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Quarantena senza supermercato

In questi giorni di isolamento forzato torna di attualità l’autoproduzione e la necessità di rendersi per quanto possibile autosufficienti, favorendo lo scambio e l’aiuto locale reciproco. Anche la nostra spesa può esser una scelta che fa la differenza. Dai gruppi d’acquisto solidale ai mercati contadini, ai piccoli agricoltori locali,alle Csa, sono tante le economie virtuose che possiamo sostenere

Foto tratta da Fb della Cooperativa Agricola Coraggio

Possono fermare tutto ma la terra non si ferma. Non si fermano le piante nel germogliare, i frutti nel maturare, gli animali nel mangiare. I contadini non si fermano. Non possono fermarsi. Per senso di responsabilità, nei confronti della vita che custodiscono. E mentre la gente si ammassa nei supermercati (gli ultimi santuari chiudibili, insieme ai tabaccai, immuni a qualsiasi virus o decreto) c’è chi è costretto a buttare i prodotti o a vederli marcire, senza trovare un vero perché. Perché la fila (la ressa) alla cassa va bene, il ritiro della cassetta dal contadino o dal Gruppo d’acquisto solidale no?

Mai in questo Paese si è pensato così tanto alla salute delle persone come in questo momento. E mai come oggi si è fatto appello – riuscendoci – alla responsabilità. Ottimo. Facciamolo fino in fondo. Salute è anche mangiar sano, responsabilità è anche aiutare i più piccoli e fragili.

C’è un grande assente nella campagna mediatica e politica di questi giorni: è la parola prevenzione. “Grandi studi epidemiologici (…) hanno dimostrato che chi ha un’alimentazione ricca di fibre vegetali, soprattutto di cereali integrali, muore meno, oltre che di diabete, di infarto e di cancro, anche di malattie infettive” scrive il dottor Franco Berrino in un suo post su Facebook. Pensate “già 50 grammi di cereali integrali al giorno riducono significativamente la mortalità per malattie infettive e 90 grammi al giorno la riducono del 25 per cento”. E ancora: “le fibre fanno funzionare bene l’intestino, nutrono i microbi buoni che vivono nell’intestino e lo mantengono in buona salute, e se l’intestino è sano anche il sistema immunitario è sano e ci difende dalle infezioni”. Insomma, scegliere cibo vero – integrale, naturale, stagionale – sicuramente ci può aiutare. Acquistarlo locale ci può salvare.

Adottiamo un contadino. Un piccolo produttore. Un allevatore. Perché la Grande Distribuzione da tutto questo ne uscirà rafforzata. I piccoli no, loro saranno a pezzi.



“Mentre c’è chi oscilla fra riaprire tutto e il chiudere tutto, noi, i contadini e le contadine che producono il cibo per alimentare il nostro benedetto, assurdo Bel Paese, non ci siamo mai fermati e non ci possiamo fermare. Cercateci, chiamateci!” l’appello arriva da Ari – Associazione Rurale Italiana. “Noi non possiamo (e non vogliamo) fermare la natura, ma possiamo portarvi le nostre produzioni a casa in modo da darvi alimenti freschi, genuini e sicuri tutti i giorni e scambiare con voi due parole (a distanza si capisce) che rinfrancano il cuore… – continua il comunicato – Certo, avremo bisogno di tutt* noi e di ognun@ di voi per superare questo momento difficile in quell’ottica di mutuo aiuto che nei periodi duri deve diventare il mantra che indica la strada. Poi il governo e il ministero dovranno fare la loro parte perché mutui, bollette, contributi Inps incombono e noi non siamo le multinazionali dell’agricoltura che possono rivalersi sui piccoli… Noi siamo quei piccoli”. Quei piccoli che fanno grande il nostro Paese.

Cerchiamoli. Chiamiamoli. Dai Gruppi d’Acquisto Solidale all’Alveareche Dice sì, dai mercati coperti alla vendita diretta, dall’agricoltore vicino casa ai siti online che mettono in contatto diretto produttori e consumatori… ci sono tanti modi per sostenere le economie virtuose che animano e custodiscono i nostri territori. Sosteniamoli.

Ora che abbiamo più tempo, che possiamo soffermarci un po’ di più nella ricerca dei luoghi, nella scelta dei produttori, adesso che possiamo scegliere materie prime e dedicarci alla cucina, all’autoproduzione, alla dispensa intelligente. Oggi che siamo tutti un po’ più responsabili e consapevoli. Con la nostra spesa possiamo fare la differenza. Da quello che mettiamo nel nostro piatto dipende la nostra salute e l’ambiente in cui viviamo. Il nostro dentro e il nostro fuori. Dal cibo che scegliamo dipende il nostro futuro e quello del nostro Paese. Oggi più che mai. Siamo comunità, anche in questo.

Elena Tioli

fonte: https://comune-info.net/

Il contadino batte la globalizzazione: un italiano su quattro fa la spesa da lui

Secondo Coldiretti negli ultimi cinque anni infatti i consumatori che fanno la spesa nelle fattorie o nei mercati degli agricoltori dove è stato raggiunto il record di 15 milioni di presenze nel 2015

Il contadino batte la globalizzazione: un italiano su quattro fa la spesa da lui
MILANO - Nel mercato globalizzato dell'Unione europea, del Ttip  e dove anche Amazon si è messo a fare concorrenza agli alimentari tradiziona vince - a sopresa - il vecchio contadino tornanto prepotentemente di moda. Negli ultimi cinque anni, infatti, triplicati gli italiani che fanno la spesa nelle fattorie o nei mercati degli agricoltori dove è stato raggiunto il record di 15 milioni di presenze nel 2015 (un italiano su quattro).

E' quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixè, a 15 anni dall'approvazione della legge di orientamento che ha allargato i confini dell'imprenditorialità agricola, aprendo a nuove opportunità occupazionali nell'agri-benessere, nella tutela ambientale, nel risparmio energetico, nelle attività sociali, nella trasformazione aziendale e nella vendita diretta. "Un exploit da ricondurre - sottolinea la Coldiretti - all'attenzione per il benessere, la forma fisica e la salute, oltre che alla crescente attenzione alla sostenibilità ambientale e alla valorizzazione del proprio territorio, come dimostra il fatto che il 70% degli italiani è addirittura disposto a pagare di più un alimento del tutto naturale, il 65% per uno che garantisce l'assenza di Ogm, il 62% per un prodotto bio e il 60% per uno senza coloranti".

La domanda di naturalità, spiega la Coldiretti, ha fatto nascere anche nuovi prodotti come gli 'agri-gelati' che utilizzano il latte dalla stalla al cono, le 'agri-birre' con l'impiego dell'orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore o gli 'agri-cosmetici' che sono ottenuti da proprie coltivazioni o allevamenti, da quelli a base di bava di lumaca al latte d'asina, al miele, all'olio o al vino. Si assiste inoltre anche ad inaspettati ritorni come il pane del contadino che utilizza grano recuperato dal rischio di estinzione.

Un vero boom, sottolinea l'organizzazione agricola, che ha portato alla nascita di oltre diecimila punti vendita gestiti direttamente dagli agricoltori tra fattorie e mercati lungo tutta Italia dove trovano sbocco, tra l'altro, almeno 100 varietà vegetali definite minori e prodotti ottenuti da 30 diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta.


fonte: http://www.repubblica.it