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Riutilizzo dei contenitori per acqua e bibite, stop alla discarica. Il modello tedesco













Le restrizioni durante il lockdown hanno avuto un impatto enorme sul settore della ristorazione tanto che gli italiani hanno riscoperto i servizi di asporto e delivery diventati, negli ultimi tempi, quasi un’abitudine. La consegna a domicilio di piatti pronti ha registrato nel nostro Paese una crescita pari al 56% in solo un anno, secondo i dati dell’Osservatorio e commerce B2c del Politecnico di Milano.
Conseguenza inevitabile è stata un’impennata, senza precedenti, nel numero di imballaggi e contenitori da smaltire dopo un singolo uso. Si tratta di un trend in controtendenza rispetto agli obiettivi di circolarità cui ambiscono le politiche comunitarie, concretizzatesi con il rilascio della direttiva Singles use plastics (Sup) sul monouso. Una rapida occhiata alla piramide dei rifiuti (come definita dalla Direttiva quadro rifiuti) mostra come l’opzione meno favorevole per gestirli sia proprio lo smaltimento in discarica.

Ben più conveniente, a livello ambientale e non solo, sarebbe la possibilità di riutilizzo questi contenitori. Ed è in questa direzione che si è mosso Il Bundestag – Parlamento federale tedesco – introducendo una modifica di legge che prevede per ristoranti, bistrot e caffè, l’obbligo di offrire bevande e cibo da asporto in contenitori riutilizzabili. La norma dovrebbe portare i rivenditori a trovare delle soluzioni riutilizzabili nei formati che meglio si adattano al prodotto cui sono destinati, siano essi bicchieri, tazze o altre tipologie, con o senza coperchio, e la strada privilegiata potrebbe essere quella del deposito su cauzione: un sistema che, dati alla mano, consente in maniera semplice ed efficace il riutilizzo, riducendo i rifiuti da imballaggio.
Anche sul fronte della diffusione di questo sistema ci sono ottime notizie: dal rapporto Global Deposit Book 2020 pubblicato dalla piattaforma Reloop (organizzazione no profit che mette insieme Ong, industrie e governi per lavorare verso l’obiettivo della transizione circolare) emerge che entro la fine del 2023 i sistemi di deposito cauzionale per i contenitori di bevande serviranno almeno 500 milioni di persone (oggi sono 291 milioni).


Per molti contenitori l’ideale a livello ambientale e non solo, sarebbe il riutilizzo

Al fine di evitare pratiche sleali, la legge tedesca precisa che l’asporto in contenitori riutilizzabili non dovrà pesare sulle tasche del consumatore: il prezzo dovrà essere identico a quello fissato per il medesimo prodotto venduto in imballaggio monouso. Solo i piccoli punti vendita come snack bar, negozi aperti fino a tarda notte e chioschi in cui lavorano massimo cinque dipendenti e con una superficie di vendita non superiore agli 80 metri quadrati potranno non attrezzarsi in tal senso, ma dovranno comunque consentire ai propri clienti di usare contenitori riutilizzabili portati da casa.

Ma c’è di più. I consumatori tedeschi dovranno misurarsi con un deposito di 25 centesimi da pagare su tutte le bottiglie e lattine per bevande non ricaricabili, indipendentemente dal contenuto. Si tratta di una misura emanata in un’ottica di tutela dell’ambiente: i contenitori soggetti a un deposito finiscono in natura meno spesso di quelle senza deposito e la qualità del riciclo aumenta in maniera considerevole.
Inoltre a partire dal 2025, le bottiglie in PET non ricaricabili dovranno essere costituite per almeno il 25% da plastica riciclata e dal 2030 la quota salirà al 30%, come prevede la direttiva Sup (Single use plastics).
Avuto il via libera del Bundestag, la nuova normativa dovrà essere approvata dal Bundesrat (il Consiglio federale) e offre numerosi spunti attuabili anche in Italia.

Le politiche di riutilizzo attuate in Germania hanno reso il Paese il primo in Europa come quota di vuoto a rendere, tra bottiglie ricaricabili in vetro e Pet, sulla quantità complessiva di bevande: il 54% nel 2019.
Altro dato importante emerge dal recente studio What we waste: i Paesi con sistemi di deposito cauzionali e con una quota di mercato di vuoto a rendere con bottiglie ricaricabili superiore al 25% sono quelli che hanno ottenuto i risultati migliori in termini di minore dispersione degli imballaggi.
Il rapporto rivela che in Europa si sprecano 41 miliardi di bottiglie e lattine ogni anno. Sono in Italia i contenitori annualmente sprecati sono oltre sette miliardi: un numero esorbitante che, rapportato a livello pro capite, corrisponde a 119 contenitori “buttati via” in media da ogni italiano all’anno.

fonte: www.ilfattoalimentare.it

 

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Ridurre lo spreco alimentare dei ristoranti con l’Intelligenza artificiale

La società Elior ha avviato con la startup Winnow il primo progetto in Italia d’impiego della I.A. contro lo spreco di cibo nella ristorazione collettiva



In tutto il mondo circa un terzo del cibo prodotto viene sprecato. Un problema etico, come abbiamo spesso sottolineato, con un importante impatto ambientale dal momento che gli sprechi alimentari generano emissioni di CO2. Quale miglior modo per festeggiare la Giornata Mondiale dell’Ambiente che pensare di ridurre sprechi ed emissioni? Con questo obiettivo Elior, gruppo attivo nel settore della ristorazione, ha avviato un progetto pilota insieme alla startup Winnow con l’obiettivo di ridurre entro il 2025 gli sprechi alimentari del 30% e le emissioni di CO2 per ogni pasto del 12% nei propri ristoranti e cucine: è proprio qui che è più difficile quantificare lo spreco. Grazie alla tecnologia di Winnow Vision, basata sull’intelligenza artificiale, sarà possibile tracciare con precisione gli sprechi alimentari dei ristoranti in modo che gli chef possano disporre di dati per capire come intervenire.

La prima sperimentazione è stata avviata a Milano nella cucina e nel ristorante di Elior Fourchette. Qui è stata installata da Winnow Vision una telecamera sopra i contenitori della spazzatura per fermare le immagini dei rifiuti alimentari. Il sistema impara a riconoscere il cibo gettato, registrando le diverse tipologie di spreco (ad esempio individuando quali sono i cibi che i clienti lasciano di più nel piatto).

Già da tempo Elior ha iniziato un cammino per rendere le proprie attività più sostenibili, a cominciare dalla riduzione dello spreco alimentare. Elior aderisce al Global Compact delle Nazioni Unite, il programma sulla responsabilità sociale d’impresa ispirato alla tutela dei diritti umani, degli standard lavorativi, della difesa dell’ambiente e della lotta alla corruzione.

Innovazione e sostenibilità nel modello di business

Elior ha adottato il Positive Foodprint Plan, una strategia di responsabilità sociale d’impresa con cui si è allineato ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 quattro dei quali si accordano con il suo core business: cibo sano, utilizzo di materiali e ingredienti sostenibili, modello circolare di sviluppo che prevede la lotta agli sprechi alimentari e sviluppo del potenziale dei propri dipendenti.

Marc Zornes, CEO e co-fondatore di Winnow ha le idee molto chiare in proposito e ritiene che lo spreco alimentare sia «una sfida globale che dobbiamo risolvere tutti insieme. Elior ha una visione chiara e ambiziosa, e la determinazione per lasciare un’impronta positiva sul futuro. È un privilegio lavorare con un operatore della ristorazione così attento alla sostenibilità e aiutarlo a trasformare ulteriormente le proprie attività in ottica responsabile».

Gli fa eco Rosario Ambrosino, amministratore delegato di Elior: «I valori dell’innovazione e della sostenibilità sono alla base del nostro modello di business e riteniamo che la collaborazione con Winnow rappresenti una testimonianza importante della nostra attenzione all’evoluzione tecnologica e alla necessità di sviluppare sistemi alimentari più responsabili. Il progetto si integra nella nostra strategia di sostenibilità ambientale che vede nella lotta allo spreco alimentare un punto focale: lavoriamo con tutti i rappresentanti della filiera, inclusi i nostri collaboratori e i clienti finali, per diffondere una cultura consapevole della necessità di evitare gli sprechi di cibo, sia in cucina che nei nostri 2.200 ristoranti».

fonte: www.rinnovabili.it


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