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Unicoop Firenze rinuncia a vendere piatti, bicchieri e posate in plastica monouso

Si tratta di un totale di 220 milioni di pezzi l’anno, pari a 1.500 tonnellate. Legambiente: «Un esempio da seguire per tutto il comparto»





















Anticipando in parte gli obblighi previsti per il 2021 dall’Unione europea con la nuova direttiva approvata a marzo, Unicoop Firenze ha deciso di togliere dai propri scaffali – a partire dal 1 giugno – piatti, bicchieri e posate in plastica monouso: si tratta di 220 milioni di pezzi l’anno, pari a 1500 tonnellate di plastica in meno.
«Ancora una volta Unicoop Firenze è la prima azienda della grande distribuzione organizzata nella lotta all’inquinamento da plastica; è un esempio da seguire per tutto il comparto – commenta il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – Seguendo la tradizione aziendale, che ha visto Unicoop Firenze per prima sostituire i sacchetti in plastica per la spesa con quelli in mater-bi e poi quelli per l’ortofrutta, ora la cooperativa fa da apripista anche per le plastiche monouso. Insieme abbiamo promosso con il progetto Arcipelago pulito anche il fishing for litter, inserito poi nel disegno di legge Salvamare che speriamo venga approvato al più presto dal Parlamento». Si tratta dell’iniziativa promossa in Toscana per permettere ai pescatori di diventare “spazzini” dei mari conferendo a terra i rifiuti accidentalmente pescati con le proprie reti, per poi avviarli a recupero (circa nel 20% dei casi) o a smaltimento (nel rimanente 80%) grazie al contributo della Revet di Pontedera, che ha finito per ispirare una legge di respiro nazionale.
L’inquinamento marino da rifiuti in plastica rappresenta infatti un elemento di forte preoccupazione per il nostro Paese. Come testimoniano i dati presentati ieri a Slow fish dal ministero dell’Ambiente, la densità dei microrifiuti plastici inferiori ai 5 mm ritrovati sulla superficie marina è di 179.023 particelle per km quadrato; la plastica rappresenta infatti un materiale con eccellenti proprietà a partire dalla sua durabilità, che diventano però un problema enorme per l’ambiente nel momento in cui – ad esempio – i rifiuti non vengono conferiti correttamente dai cittadini ma gettati all’aria aperta.
La direttiva Ue come l’iniziativa di Unicoop Firenze cercano di prevenire questo scempio togliendo dal mercato i prodotti incriminati, non potendo incidere direttamente sul comportamento dei cittadini, ma è importante sottolineare che il problema non si risolve sostituendo semplicemente i prodotti in plastica monouso tradizionale con i prodotti in plastica monouso biodegradabile: come evidenziato dalle stesse imprese di settore, infatti, anche questi ultimi sono progettati per essere gestiti nel circuito della raccolta dell’umido in appositi impianti industriali, e non per essere irresponsabilmente gettati in mare.
Vero è che l’esperienza maturata già maturata coi sacchetti in mater-bi da Unicoop Firenze – anche in questo caso anticipando la normativa nazionale introdotta a gennaio 2018 – è incoraggiante nel testimoniare come i consumatori siano oggi approdati a comportamenti più sostenibili: come ricorda oggi la stessa azienda, Unicoop Firenze «ha favorito nei consumatori la consapevolezza dell’importanza di evitare la plastica (o meglio i prodotti monouso, ndr). Non è un caso se oggi oltre il 70% dei soci e clienti Unicoop Firenze fa la spesa con la borsa riutilizzabile».
«Dopo aver redatto assieme la prima guida all’ecologia quotidiana in Italia e inaugurato la grande campagna regionale Liberi dai Rifiuti, con Unicoop Firenze la relazione si conferma strategica e di lunga durata – conclude il presidente di Legambiente Toscana, Fausto Ferruzza – il provvedimento infatti di eliminazione della plastica monouso dai punti vendita della Coop è una di quelle decisioni epocali e lungimiranti che condizionerà positivamente il mercato e lo stile di vita di tutti i consumatori».
fonte: www.greenreport.it

Sacchetti per l’ortofrutta: Unicoop Firenze destina l’incasso ai pescatori che raccolgono la plastica nel Mediterraneo
















I pescatori porteranno a terra i rifiuti raccolti in mare



Tutti ricordano  la polemica sui sacchetti per l’ortofrutta distribuiti nei supermercati, che in virtù di una legge nazionale  dal 1 gennaio 2018  devono essere venduti ai consumatori?  Alcune catene hanno scelto di farli pagare 1 centesimo altre il doppio. Unicoop Firenze ha deciso di destinare il valore ricavato dalla vendita dei sacchetti a un  progetto della durata di  sei mesi, che permetterà ai pescatori del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano (vasta area  marina situata  fra le province di Livorno e Grosseto) di recuperare le plastiche che finiscono nelle reti. L’attuale normativa considera il rifiuto marino come “speciale”, e questo vieta ai pescatori di raccoglierlo e portarlo in porto, pena multe salate. È facile pensare che nella maggior parte dei casi la plastica incastrata nelle reti sia ributtata in mare.  Nella fase sperimentale nelle barche verrà installato un contenitore per ammassare i rifiuti da destinare alle aziende di smaltimento.

Il progetto nasce per affrontare un problema comune a tutti i mari. Ogni anno nel mondo si producono 280 milioni di tonnellate di plastica e una parte di questo materiale finisce in mare come rifiuto. Nel Mediterraneo si stima che ci siano almeno 250 miliardi i frammenti di plastica, e alcuni studi hanno rilevato che il 95% dei rifiuti galleggianti nel mar Tirreno sono di plastica (circa il 41% è costituito da buste e frammenti vari). In questa situazione il ruolo dei pescatori è un primo segnale di cambio di rotta.

fonte: www.ilfattoalimentare.it