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Il bando tedesco non risparmia i bioshopper

Nelle intenzioni del Governo, nel 2020 i sacchetti monouso per la spesa, anche compostabili, non saranno più venduti nei supermercati.

















La ministra dell’ambiente tedesco, Svenja Schulze (nella foto), è tornata a parlare della messa al bando dei sacchetti di plastica nei supermercati, progetto già preannunciato in agosto. Nelle intenzioni del dicastero, la legge potrebbe entrare in vigore a metà del 2020, dopo un periodo transitorio di sei mesi per permettere ai distributori e ai punti vendita di esaurire le scorte di sacchetti.
A differenza di quanto avviene in Italia il divieto alla vendita di sacchetti monouso in plastica per la spesa dovrebbe riguardare anche quelli biodegradabili e compostabili, in quanto - ha affermato la ministra - i biopolimeri non offrirebbero una soluzione alla protezione dell’ambiente.
Salate le sanzioni per chi non rispetterà il divieto: secondo le prime indiscrezioni, le multe per le imprese potrebbero arrivare fino a 100mila euro.
In base ai dati forniti dal Ministero per l’ambiente, il consumo procapite in Germania è pari a 24 sacchetti, un volume tutto sommato limitato, anche grazie ai programmi volontari avviati negli anni scorsi di concerto tra il governo e la GDO, ritenuti però non più sufficienti a ridurne ulteriormente la diffusione. Prima di queste misure, nel 2015, il consumo procapite ammontava a 64 shopper.
fonte: https://www.polimerica.it

Stoviglie in plastica monouso, Federdistribuzione pronta all’addio entro il 30 giugno 2020

Negli oltre 15mila punti vendita e supermercati associati acquistano 60 milioni di persone ogni settimana. Ma con quali prodotti verranno sostituite?



















Dopo l’iniziativa di Unicoop Firenze sui prodotti in plastica monouso è l’intero comparto di Federdistribuzione – con oltre 15mila punti vendita sparsi lungo lo Stivale e un parco clienti da 60 milioni di persone alla settimana –  a prendere posizione in merito: «Elimineremo le stoviglie in plastica monouso dai nostri punti vendita ben prima che entri in vigore la legge», dichiara il presidente Claudio Gradara facendo riferimento alla direttiva Ue approvata a marzo, che pone restrizioni sul mercato delle plastiche monouso entro il 2021 ma che è ancora in attesa di essere adottata all’interno dell’ordinamento normativo italiano.
«Con le imprese associate abbiamo preso un impegno preciso – dettaglia Gradara – Dal 1° luglio di quest’anno affiancheremo ai prodotti in plastica monouso altri prodotti in materiale riciclabile (ma anche gli attuali imballaggi in plastica monouso sono avviabili a riciclo, ndr) e compostabile, offrendo una concreta alternativa ai clienti, ed entro il termine massimo del 30 giugno 2020 tutte le stoviglie in plastica monouso usciranno definitivamente dai nostri scaffali. Non escludo che alcune aziende possano anticipare questi tempi».
Si tratta di un impegno importante e di ampio impatto sulla filiera della distribuzione organizzata italiana, ma non è ancora chiaro se e come le plastiche tradizionali monouso verranno sostituite con altri prodotti monouso in altri materiali. Come noto infatti la direttiva introduce nuovi e più sfidanti obblighi per l’avvio a riciclo di alcuni prodotti in plastica, per il maggior impiego di plastica riciclata, e proibisce l’immissione al consumo di alcune categorie di beni monouso come posate, piatti, cannucce, agitatori per bevande e bastoncini per palloncini.
L’obiettivo dichiarato è quello di  porre un freno all’inquinamento provocato dai rifiuti marini – in larga parte composti da materiali plastici – che ormai affollano i nostri mari, ma per raggiungere il target non è sufficiente sostituire i prodotti in plastica tradizionale monouso con, ad esempio, gli stessi prodotti in bioplastica compostabile; un punto sul quale si è espressa chiaramente anche l’industria di settore. «Le bioplastiche – ha sottolineato nei giorni scorsi Marco Versari, presidente di Assobioplastiche – sono prodotti che forniscono soluzioni a specifici problemi, pensati per essere gestiti nel circuito del compostaggio industriale. Non sono la soluzione all’abbandono dei prodotti in mare o in altri ambienti, e nessuno ha mai tentato di accreditarle come tali».

Ciò non toglie che, quando possibile, sostituire la plastica tradizionale con quella biodegradabile permette di fare a meno di una risorsa non rinnovabile come il petrolio, oltre a ridurre gli impatti ambientali in caso di dispersione dei rifiuti nell’ambiente, ma per affrontare il problema alla radice occorre ridurre i beni monouso – di qualsiasi tipo – immessi sul mercato a favore di quelli durevoli, e soprattutto evitare che i rifiuti vengano dispersi nell’ambiente. Al contrario occorre conferirli negli appositi contenitori, in modo che una volta differenziati possano essere avviati a riciclo attraverso impianti industriali dedicati (la cui presenza sul territorio è dunque imprescindibile) e diventare infine nuovi prodotti da re-immettere sul mercato, anziché spazzatura galleggiante nei nostri mari.

fonte: www.greenreport.it

Unicoop Firenze rinuncia a vendere piatti, bicchieri e posate in plastica monouso

Si tratta di un totale di 220 milioni di pezzi l’anno, pari a 1.500 tonnellate. Legambiente: «Un esempio da seguire per tutto il comparto»





















Anticipando in parte gli obblighi previsti per il 2021 dall’Unione europea con la nuova direttiva approvata a marzo, Unicoop Firenze ha deciso di togliere dai propri scaffali – a partire dal 1 giugno – piatti, bicchieri e posate in plastica monouso: si tratta di 220 milioni di pezzi l’anno, pari a 1500 tonnellate di plastica in meno.
«Ancora una volta Unicoop Firenze è la prima azienda della grande distribuzione organizzata nella lotta all’inquinamento da plastica; è un esempio da seguire per tutto il comparto – commenta il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – Seguendo la tradizione aziendale, che ha visto Unicoop Firenze per prima sostituire i sacchetti in plastica per la spesa con quelli in mater-bi e poi quelli per l’ortofrutta, ora la cooperativa fa da apripista anche per le plastiche monouso. Insieme abbiamo promosso con il progetto Arcipelago pulito anche il fishing for litter, inserito poi nel disegno di legge Salvamare che speriamo venga approvato al più presto dal Parlamento». Si tratta dell’iniziativa promossa in Toscana per permettere ai pescatori di diventare “spazzini” dei mari conferendo a terra i rifiuti accidentalmente pescati con le proprie reti, per poi avviarli a recupero (circa nel 20% dei casi) o a smaltimento (nel rimanente 80%) grazie al contributo della Revet di Pontedera, che ha finito per ispirare una legge di respiro nazionale.
L’inquinamento marino da rifiuti in plastica rappresenta infatti un elemento di forte preoccupazione per il nostro Paese. Come testimoniano i dati presentati ieri a Slow fish dal ministero dell’Ambiente, la densità dei microrifiuti plastici inferiori ai 5 mm ritrovati sulla superficie marina è di 179.023 particelle per km quadrato; la plastica rappresenta infatti un materiale con eccellenti proprietà a partire dalla sua durabilità, che diventano però un problema enorme per l’ambiente nel momento in cui – ad esempio – i rifiuti non vengono conferiti correttamente dai cittadini ma gettati all’aria aperta.
La direttiva Ue come l’iniziativa di Unicoop Firenze cercano di prevenire questo scempio togliendo dal mercato i prodotti incriminati, non potendo incidere direttamente sul comportamento dei cittadini, ma è importante sottolineare che il problema non si risolve sostituendo semplicemente i prodotti in plastica monouso tradizionale con i prodotti in plastica monouso biodegradabile: come evidenziato dalle stesse imprese di settore, infatti, anche questi ultimi sono progettati per essere gestiti nel circuito della raccolta dell’umido in appositi impianti industriali, e non per essere irresponsabilmente gettati in mare.
Vero è che l’esperienza maturata già maturata coi sacchetti in mater-bi da Unicoop Firenze – anche in questo caso anticipando la normativa nazionale introdotta a gennaio 2018 – è incoraggiante nel testimoniare come i consumatori siano oggi approdati a comportamenti più sostenibili: come ricorda oggi la stessa azienda, Unicoop Firenze «ha favorito nei consumatori la consapevolezza dell’importanza di evitare la plastica (o meglio i prodotti monouso, ndr). Non è un caso se oggi oltre il 70% dei soci e clienti Unicoop Firenze fa la spesa con la borsa riutilizzabile».
«Dopo aver redatto assieme la prima guida all’ecologia quotidiana in Italia e inaugurato la grande campagna regionale Liberi dai Rifiuti, con Unicoop Firenze la relazione si conferma strategica e di lunga durata – conclude il presidente di Legambiente Toscana, Fausto Ferruzza – il provvedimento infatti di eliminazione della plastica monouso dai punti vendita della Coop è una di quelle decisioni epocali e lungimiranti che condizionerà positivamente il mercato e lo stile di vita di tutti i consumatori».
fonte: www.greenreport.it

Borracce e caffè in tazza, le Università aderiscono alla campagna contro la plastica monouso

Protocollo d'intesa tra Marevivo, Conisma e Crui, che prevede negli atenei dispenser d'acqua senza bicchieri di plastica, borracce personalizzate, macchine del caffè con bicchieri di carta o tazze personali. Previsti premi per chi abbandona la plastica monouso nella ristorazione












Da oggi (martedì 29 gennaio, ndr) anche le università italiane aderiscono alla campagna #StopSingleUsePlastic, lanciata da Marevivo, per diventare plastic free. Lo rende noto la stessa associazione, che da più di trent'anni si occupa di valorizzazione e difesa del patrimonio marino. 
Alla presenza di Salvatore Micillo, Sottosegretario di Stato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è stato siglato l'accordo per rendere gli atenei italiani plastic free da Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo, Sauro Longhi, Magnifico Rettore dell'Università Politecnica delle Marche, in rappresentanza della CRUI - Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, e da Antonio Mazzola, Presidente del CoNISMa– Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare, in linea con le attuali posizioni del Parlamento europeo e della proposta legislativa della Strategia Europea sulla plastica che vieterà a partire dal 2021 la vendita di moltissimi articoli in plastica monouso.
Con il Protocollo d’intesa, MarevivoCoNISMa e CRUI si impegneranno a un reciproco rapporto di collaborazione in materia di sensibilizzazione ed educazione alla tutela dell’ambiente e a favorire l’eliminazione della plastica monouso nelle università. E' prevista l'installazione di dispenser di acqua (senza bicchieri di plastica) nelle aree pubbliche, all’interno dei Dipartimenti e degli Uffici Centrali e la relativa distribuzione di borracce personalizzate; l’installazione di macchine del caffè con bicchieri di carta e con l’opzione “senza erogazione del bicchiere”, incentivando l’utilizzo di tazze personali. Inoltre saranno previsti criteri di premialità sulle future gare di appalto dei servizi di ristorazione universitaria per chi abbandona l’utilizzo di plastica monouso (posate, piatti, bicchieri), diminuendo così la produzione di rifiuti plastici negli Atenei.
«Con il lancio di #StopSingleUsePlastic – spiega Salvatore Micillo -  in tutti gli Atenei, con una sola grande campagna di sensibilizzazione portiamo all’attenzione degli studenti e del mondo universitario tre temi importanti su cui il Ministero dell’Ambiente sta lavorando dall’insediamento di questo Governo: la riduzione della plastica monouso, la salvaguardia del mare e l’educazione ambientale. Per ottenere risultati concreti nella tutela dell’ambiente è necessario il coinvolgimento e alla partecipazione di tutta la collettività. I giovani sono pieni di entusiasmo e imparano in fretta. Sono loro il nostro futuro».
«Oggi si aggiunge un altro anello alla catena del percorso “Mare Mostro un mare di plastica”, campagna partita nel 2016, che ha già ottenuto la legge per proibire le microplastiche nei cosmetici e dei cotton fioc non biodegradabili, e che adesso è impegnata ad accelerare il cammino della legge Salvamare di cui è stata ispiratrice. La campagna “Mare Mostro” ha coinvolto i palazzi della Politica, i ministeri, le regioni, i comuni, le isole minori, le scuole e adesso approda nel tempio della ricerca e della scienza, le nostre meravigliose università – dichiara Rosalba Giugni. La plastica è, e sarà, sempre di più un problema planetario se non viene affrontato con urgenza e determinazione, visto che questo materiale indistruttibile è ormai entrato nella catena alimentare con i rischi che ne possono conseguire per l’uomo».
«Questo progetto – nelle parole del Magnifico Rettore Sauro Longhi - è un’occasione importante per diffondere un messaggio urgente: quello di evitare plastiche monouso che inquinano i nostri mari. Le università oggi hanno il compito di educare e sensibilizzare i più giovani su questo tema, poiché avranno loro, domani, la responsabilità di "governare" e scegliere per il futuro di tutti».
«Quella delle plastiche è in effetti una emergenza – spiega Antonio Mazzola, Presidente del CoNISMa -  poiché i risultati più recenti ottenuti dai progetti europei di ricerca hanno confermato gli impressionanti livelli di microplastiche già presenti negli oceani e che annualmente continuano ad aumentare. Si deve ancora fare molto per valutare gli effetti biologici delle microplastiche in mare, ma è evidente che le Università hanno un ruolo fondamentale anche nelle attività di immagine, formazione, di supporto alla politica e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questa importante problematica».