Le iniziative dell’associazione “Progetto Nuova Vita” per il recupero e il riutilizzo dei RAEE

L'associazione "Progetto Nuova Vita" nasce dall'esigenza di trovare una soluzione alla crescente produzione di RAEE con una politica incentrata sul riuso e la ricollocazione delle apparecchiature rigenerate per progetti socialmente utili.

Le iniziative dell'associazione "Progetto Nuova Vita" per il recupero e il riutilizzo dei RAEE 

RICICLO DEI RAEE -

Ogni anno nel mondo si producono dai 20 ai 50 milioni di tonnellate di rifiuti RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), rifiuti pericolosi provenienti da prodotti tecnologici come elettrodomestici e computer non più funzionanti o obsoleti. Il rischio di danni, derivanti dalla dispersione incontrollata di sostanze inquinanti e tossiche, all’ambiente e alla salute, richiede una raccolta separata di tali rifiuti, con successivo smaltimento. Una raccolta che permette anche di evitare l’inutile spreco di grandi quantità di materiali di valore, che possono essere riutilizzati in diversi processi produttivi.

IL PROGETTO DELL’ASSOCIAZIONE PROGETTO NUOVA VITA -

E questa l’idea che ha ispirato l’associazione “Progetto Nuova Vita. Se invece di buttare i nostri computer, ne recuperassimo le parti funzionanti, rigenereremmo dei pc con nessuna pretesa di velocità, ma assolutamente funzionali per le operazioni più comuni. Si otterrebbero così nuove apparecchiature funzionanti che potrebbero essere successivamente donate a scuole, associazioni e famiglie che non hanno le possibilità economiche di acquistarli.

COME CONTRASTARE IL DIGITAL DIVIDE -

Una soluzione quella proposta dal “Progetto Nuova Vita” che permette di far fronte al problema del digital-divide, accentuato dalla recente crisi economica, consentendo anche alle scuole che non dispongono di risorse economiche sufficienti di allinearsi alle attuali esigenze tecnologiche, in maniera eco-sostenibile e più attenta all’impatto ecologico. Attraverso il riuso informatico, infatti, l’associazione di Olgiate Olona è riuscita a realizzare progetti in ambito scolastico riutilizzando il materiale di scarto per la creazione di aule informatiche e organizzando degli incontri aperti mirati alla sensibilizzazione su queste tematiche nei confronti di alunni, genitori, insegnanti e Amministrazioni Locali. Dal 2010 ad oggi l’associazione è riuscita a creare una struttura consolidata che conta 2 laboratori, 4 depositi, oltre 20 punti di raccolta e 78 iscritti che hanno permesso di ricollocare oltre 3mila apparecchiature elettroniche. Campagne di sensibilizzazione, conferenze e incontri hanno interessato alcune decine di migliaia di persone, non solo in Lombardia, ma anche in altre regioni italiane.

RIUSO INFORMATICO -

Ad oggi l’associazione si pone come un vero e proprio punto di riferimento nel mondo del riuso informatico nella scuole e per progetti solidali: contattati per il terremoto in Abruzzo, l’alluvione in Liguria e quello in Sardegna, l’associazione ha fornito materiale per 2 aule informatiche. La scuola Vita Nuova a Reggio Calabria, la redazione di “Mezzo Busto” del carcere di Busto Arsizio, villaggi in Belize e Cambogia attraverso l’associazione Smom hanno ricevuto materiale rigenerato.
Il Progetto Nuova Vita ha fatto di un problema (RAEE) un’opportunità per offrire dei servizi a beneficio della collettività, coniugando il sociale con l’ecologico e sensibilizzando ogni individuo ad una maggiore responsabilità verso il prossimo; senza dover fare rinunce, si ha la possibilità di dare “nuova vita” ad un oggetto che sarebbe destinato ad una discarica, con effetti drammatici alla salute e all’ambiente.

fonte: www.nonsprecare.it

TRENTINO. RIFIUTI E DISCARICHE: PUNTIAMO SULLA BONIFICA E SULLA DIFFERENZIATA


Sul tema dei rifiuti l’assessore Gilmozzi guarda avanti, forse troppo. È certamente positivo il fatto che nella sua intervista all’Adige di oggi (lunedì 31 agosto 2015) parli di “raccolta differenziata spinta”, di riuso e di superamento del rifiuto come concetto. Ma c’è una cosa che Gilmozzi non dice: ed è come saranno trattate le discariche attualmente presenti in Trentino.

Gilmozzi sostiene che si tratti di un “problema temporaneo”. Al contrario, si tratta di situazioni al collasso, vere e proprie bombe a orologeria dal punto di vista ecologico, un pericolo serio e reale per la salute dei cittadini. Noi del MoVimento 5 Stelle lo stiamo evidenziando da tempo, a tutti i livelli della politica, dal Comune, al Consiglio provinciale, alla Camera dei Deputati. Sto parlando della discarica di Sardagna, che con le sue 285 mila tonnellate di rifiuti potenzialmente contaminati costituisce una minaccia alla salute dei circa mille abitanti della circoscrizione. Ma sto parlando anche della discarica abusiva nella ex cava di Monte Zaccon a Roncegno, la cui bonifica è prevista da una sentenza del Tribunale di Trento del 2011, ma su cui fino ad ora non si è mai proceduto. A differenza del Comune di Trento e della Provincia, che hanno adottato ambigue strategie di favoreggiamento e che, nel caso di Sardagna, erano persino favorevoli alla riapertura (dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale), noi del M5S consideriamo la salute dei cittadini e il territorio beni primari da difendere con i denti. Alla luce di questi fatti chiediamo che venga finalmente attuata l’unica opzione praticabile: la bonifica senza se e senza ma delle discariche pericolose attualmente presenti in Trentino.

La maggior parte dei rifiuti soldi urbani che finisce in discarica o nell'inceneritore è composta da materiali riciclabili e riutilizzabili. Dobbiamo, quindi, incentivare la raccolta differenziata e per farlo propongo di adottare anche in Provincia di Trento gli eco-compattatori, che in diversi comuni italiani su proposta del M5S sono già una realtà. Si tratta di un sistema incentivante di raccolta di imballaggi in plastica e alluminio attraverso speciali riciclatori automatici. Per ogni rifiuto correttamente differenziato, i cittadini ricevono voucher spendibili per acquisti sul territorio comunale nelle attività commerciali convenzionate. Una proposta interessante per ridurre il numero di rifiuti, i costi di smaltimento e assicurarsi che vengano avviati correttamente alla fase di recupero attraverso il coinvolgimento di tutta la cittadinanza, in una cultura più rispettosa dell’ambiente e della collettività.



 

No Sblocca Italia. SOTTOSCRIVI LA PETIZIONE POPOLARE

Veraldo Caffagnini

SOTTOSCRIVI LA PETIZIONE POPOLARE CONTRO L’APPLICAZIONE DEL NUOVO DECRETO SULL’ART 35 DELLA LEGGE 164/2014; A FAVORE DEGLI OBIETTIVI DELLA NUOVA LEGGERE REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA SUI RIFIUTI AFFINCHÉ’ POSSANO DIVENTARE OBIETTIVI NAZIONALI
Vi trasmettiamo il testo della PETIZIONE POPOLARE che verrà presentato alla Regione Emilia Romagna in occasione del PRESIDIO da svolgersi la mattina del prossimo 8 Settembre 2015 (dalle ore 9:00) davanti alla sede regionale a Bologna.
Si invitano Associazioni, Comitati, Comuni, Enti ed anche singoli cittadini a sottoscrivere questa PETIZIONE (indicando gli elementi idientificativi e la località di residenza).La vostra adesione deve essere inviata a questo indirizzo email reterifiutizeroemiliaromagna@gmail.com entro le ore 12 del 7 settembre.
Vi invitiamo inoltre a divulgare questa PETIZIONE ai vostri contatti per poter ottenere una massa critica più ampia e partecipata!!!
Ringraziamo anticipatamente e, restiamo in atesa di una una Vostra risposta che ci auguriamo positiva.


PETIZIONE CONTRO ART 35 SBLOCCA ITALIA - REG ER.pdf 

Veraldo Caffagnini/Noinceneritori Forliromagna

Le ecostation di Parma per la raccolta dei rifiuti. Da settembre saranno operativi, per il centro storico, anche gli Eco Wagon

Ecostation_scambiatoreOVEST 
Agevolare più possibile il corretto conferimento dei rifiuti e renderlo flessibile: è con questa finalità che vengono attivate in punti strategici della città 4 nuove Ecostation a Parma, ovvero eco punti fissi di conferimento dei rifiuti a servizio di tutte le utenze, sia domestiche sia non domestiche.
Dopo la partenza già avvenuta l’8 agosto scorso della Ecostation nella zona di sosta del cimitero della Villetta, dal 31 Agosto sono attive sul territorio comunale tutte e quattro le strutture collocate in città.
Le cosiddette casette, cioè le eco stazioni fisse, sorgono presso il parcheggio della Villetta, il parcheggio scambiatore Est, il parcheggio scambiatore Ovest e il parcheggio San Leonardo (il parcheggio scambiatore Sud è già servito da un centro di raccolta) e rappresentano un ausilio fondamentale per un coerente sviluppo del sistema di raccolta differenziata, andando incontro alle esigenze dei cittadini che si trovino in difficoltà a conferire i rifiuti secondo il normale calendario, per le esigenze più svariate (ferie, week-end, pendolari, turnisti, etc).
Le Ecostation sono strutture simili a container (circa 2,5 metri per 6,5 metri) con accesso 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che funzionano tramite l’utilizzo dell’ecocard (quella utilizzata per l’accesso ai centri di raccolta) o di tessera sanitaria dell’intestatario del contratto di igiene urbana, e sono dotate di sportelli per la raccolta di plastica, lattine, carta e cartone, organico e rifiuto residuo.
Per il rifiuto residuo possono essere utilizzati comunissimi sacchi neri o borsine della spesa di volume non superiore ai 40 litri, compatibilmente con le dimensioni della bocchetta di conferimento.
Sorvegliate in modo permanente da una telecamera, le Ecostation sono anche dotate di sensori che segnalano il livello di riempimento per ogni tipologia di contenitore rifiuti comunicando direttamente al gestore la richiesta di intervento per svuotamento.
Le nuove strutture si possono utilizzare in concomitanza con l’introduzione della tariffazione puntuale, sistema che permette di suddividere più equamente il costo del servizio in base al suo effettivo utilizzo, grazie alla conteggio degli svuotamenti del bidone dell’indifferenziato dei singoli utenti.
A questo proposito ricordiamo che ogni conferimento del rifiuto residuo all’Ecostation ha un costo di 0.70€ e non rientra all’interno degli svuotamenti minimi previsti per il calcolo della tariffazione puntuale. Il conferimento delle altre tipologie di rifiuto è invece gratuito.
Da settembre saranno operativi, per il centro storico, anche gli Eco Wagon, mezzi che effettueranno la raccolta lungo un percorso ben preciso al di fuori degli orari e dei giorni previsti dal calendario, proprio in centro storico.
Un ulteriore misura che va nel senso di aumentare la flessibilità proprio nella raccolta stessa. L’assessore Folli a questo proposito dichiara “Le persone che ho avuto modo di incontrare all’Eco-station della Villetta hanno mostrato apprezzamento per questa iniziativa e sembra che dai primi dati vi sia una buona risposta dei parmigiani a questo nuovo servizio. Verificheremo in questi mesi l’andamento e non escludiamo per l’anno prossimo di aggiungerne altre più centrali a servizio dei quartieri”.

fonte: http://comunivirtuosi.org

#‎M5S‬ ‪#‎RIFIUTI‬ #Umbria - visita al sito di Pietramelina.



Nell'area è presente un impianto per il trattamento dell'organico derivante dalla raccolta differenziata. Questo rifiuto all'ingresso subisce una prima separazione dalla plastica dei sacchetti e dei pannoloni che finiranno in discarica, il sotto-vaglio invece, una volta miscelato con materiale legnoso triturato, passa ad un ulteriore trattamento. Questa miscela finisce in una vasca di 70x25m dove subisce una fase di fermentazione dinamica aerobica per tre settimane alla fine delle quali viene ulteriormente ripulito dalla plastica e da altro materiale non compostabile e così, dopo una fase di stoccaggio, finisce il ciclo di maturazione ed è pronto all'uso. Questo impianto sarà a breve rimodernato.
Oltre questo impianto c'è la discarica che non riceve più rifiuti dal 2013 ed è in attesa di essere ricoperta. Da essa si raccolgono gas che alimentano motori per una produzione di circa 2MW.
In fondo alla discarica vi è un impianto di raccolta del percolato a micro-filtrazione che restituisce acqua e residui concentrati. La prima viene reimmessa in ambiente, i secondi in discarica.
Filippo Gallinella
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DOCUMENTO – Note critiche allo schema di Decreto Applicativo art. 35

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SCARICA IL DOCUMENTO: Note critiche sullo schema di decreto applicativo
Nei giorni scorsi, ci è stato chiesto da una pluralità di soggetti e reti associative di consolidare un documento che formalizzi le valutazioni critiche di merito allo schema di decreto applicativo dell’art. 35  del cosiddetto “sblocca-Italia”.

Come esperti e ricercatori che agiscono in sostegno alle azioni  per una evoluzione virtuosa dei sistemi di gestione dei materiali post-consumo, ci siamo attivati, allo scopo di fornire un documento di supporto alla campagna

Questa nota è il prodotto delle riflessioni da noi condivise, e viene messa a disposizione allo scopo di:

  • informare in modo efficace il dibattito e le azioni di opposizione allo schema di decreto
  • stimolare la formazione di posizioni istituzionali (a partire dalle Regioni, destinatarie della proposta di Decreto) avverse allo Schema di Decreto, e concordi con i principi di sostenibilità e beneficio economico e sociale alle comunità locali.
Mettiamo a disposizione la Nota per tutte le azioni e valutazioni di conseguenza, in particolare per comunicazioni a Regioni ed altri Enti Locali in modo che sviluppino posizioni analoghe in opposizione allo Schema di Decreto.
Tutti gli autori della Nota sono elencati qui sotto e sono disponibili  per gli eventuali approfondimenti.
Per la sua stessa natura di materiale di supporto a campagne ed azioni, la Nota può e deve essere diffusa.
Con i migliori auguri di un buon lavoro

Natale Belosi
Agostino Di Ciaula
Enzo Favoino
Beniamino Ginatempo
Andrea Masullo
Piergiorgio Rosso
Federico Valerio

Intendiamo anche ringraziare Roberto Cavallo per la condivisione ed il prezioso  contributo di idee.

 
 

A proposito di sprechi alimentari... Dobbimo reagire! Just Eat It...il video


Movimento per la Decrescita Felice

A Lecce “Il Bazar del dono” per sensibilizzare i cittadini al non spreco e alla solidarietà

Attraverso “Il Bazar del dono” l’associazione si pone l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini al non spreco delle risorse, al risparmio e alla solidarietà, valori importanti attraverso i quali combattere la crisi e costruire le basi per una società ecologica e solidale. 

A Lecce “Il Bazar del dono” per sensibilizzare i cittadini al non spreco e alla solidarietà 

ASSOCIAZIONE IL FORMICAIO A LECCE -

Contrastare la crisi e provare a rilanciare l’economia in maniera sostenibile e solidale attraverso il riutilizzo dei materiali e degli oggetti ancora utili e la creazione di una rete di relazioni tra i cittadini: questo l’obiettivo portato avanti dall’associazione di Promozione sociale “Il Formicaio” di Lecce attraverso Il bazar del dono.

IL BAZAR DEL DONO -

Lascia quello che non vuoi, prendi quello che ti serve: questa la filosofia alla base de “Il bazar del dono”, un progetto avviato nell’ottobre del 2010. All’interno del locale, chiunque può donare gli oggetti che non usa più o prendere ciò di cui ha bisogno, in maniera libera e gratuita. Non è necessario donare un oggetto per prenderne un altro, né viceversa, proprio perché il principale obiettivo è la ridistribuzione e il riutilizzo degli oggetti in un’ottica legata al non spreco e alla riduzione dei rifiuti.associazione-il-formicaio-lecce-bazar-del-dono
Tutti gli oggetti donati vengono catalogati e questo consente la realizzazione di un report statistico con la quantità di materiale sottratto alle discariche e altre interessanti informazioni da rielaborare in modalità “open data”.
Anche la sistemazione del locale è stata curata prestando particolare attenzione all’ambiente: l’arredamento si compone di mobili donati all’associazione dai cittadini e materiali recuperati mediante il riciclo creativo.
Un modo per riutilizzare gli oggetti, ridurre i rifiuti, contrastare il consumismo smisurato, smuovere le coscienze e rompere gli schemi e le abitudini delle persone sensibilizzandole al non spreco.
L’associazione “Il Formicaio” si propone infatti di promuovere e diffondere lo sviluppo di una maggiore sensibilità ecologica e solidale all’interno della società.

L’ATTIVITÀ DELL’ASSOCIAZIONE IL FORMICAIO -

Costituita formalmente nel gennaio del 2014 in seguito alla vittoria del Bando Principi Attivi 2012, l’associazione opera sul territorio leccese dall’ottobre 2010 quando, grazie alla vittoria del finanziamento dell’Agenzia Nazionale Giovani nell’ambito del Programma Europeo “Youth in Action” (YIA), ha avuto l’opportunità di aprire uno spazio nel centro di Lecce dove praticare l’economia del dono: “Il Bazar del dono”.
Composta da dieci giovani con background differenti che vanno dall’economia aziendale alle scienze ambientali, dalla psicologia a scienze della formazione fino a scienze politiche, cooperazione internazionale ed economia del turismo, “Il Formicaio” organizza anche laboratori in cui si insegna ai partecipanti come autoprodurre in casa tanti dei prodotti che acquistiamo, da quelli alimentari come il pane e le conserve fino al sapone e all’abbigliamento, e seminari in cui si affrontano tematiche come i cambiamenti climatici o l’agricoltura sostenibile

fonte: www.nonsprecare.it

M5S Orvieto: Inceneritori mai, soprattutto ad Orvieto

Endorsement di Amici della Terra agli inceneritori ed incursione all'Acea di Roma con lobbisti e senza trasparenza gettano ombre gravi sull'associazione "ambientalista". Vergaglia «Prendiamo le distanze dagli "Amici degli inceneritori" e chiediamo che l'ambiente sano sia una priorità per Orvieto che già soffre la discarica.».

Osservatorio Le Crete-logo

Inceneritori inutili e dannosi

In spregio ad ogni studio scientifico, ai dati epidemiologici, alle considerazioni di sostenibilità di lungo periodo ed alla salvaguardia del territorio c’è chi auspica gli inceneritori. Già, nel 2015, mentre mezzo mondo civile riconverte gli inceneritori che aveva, e punta tutto su recupero e riciclo, sull’economia circolare e su quello che si dovrebbe chiamare “Rifiuti Zero”.
Ultimi in ordine di tempo, in spregio al fatto che saremmo anche seduti allo stesso di promotori dell’Osservatorio Le Crete (anche se a differenza nostra non fanno parte dei firmatari del “Manifesto per l’Osservatorio“) l’associazione “Amici della Terra” ha voluto manifestare il proprio apprezzamento per il recente decreto che sblocca gli inceneritori. Un testo, a nostro avviso, vergognoso privo delle valutazioni minime di incidenza sulla salute dei cittadini per la quale non mette a disposizione che risorse residuali e competenze puramente figurative, con una strategia fuori tempo massimo ed una pessima capacità di creare lavoro e valore.
Amici della Terra non è nuova a queste boutade e non ha aggiunto valore o contributo ai tanti tavoli che in questa ultima stagione si sono succeduti, ne in termini di competenza che hanno sempre ritenuto di dover rimandare a qualche esperto da convocare a pagamento non avendone, immaginiamo, internamente o non volendo condividere conoscenze a titolo gratuito, ne in termini progettuali o fattivi. Sembrano ambientalisti confusi nella migliore delle ipotesi. A questo punto siamo stanchi di chiedere loro l’adesione formale firmando il “Manifesto per l’Osservatorio” e di rispettarne i principi, mentre senza la minima trasparenza lanciano violente accuse contro i sostenitori di Rifiuti Zero, quindi anche contro di noi.
E’ notizia da confermare, e sarebbe gravissima, quella che fa apparire come, nello stesso periodo nel quale sedevano assieme noi, organizzano incontri con l’Acea per perorare l’impianto di un inceneritore sul nostro territorio, aggiungendo al tempo stesso la richiesta di sostituzione di parte dei vertici di Sao, il tutto operando assieme ad un facilitatore, un recente ex sindaco di Orvieto; tacendo a noi dell’incontro avvenuto e mantenendo su tutto una cappa di silenzio che sembra significare solo la necessità di non divulgare motivi e risultati della visita fatta subito dopo l’endorsement agli inceneritori renziani.
Come M5S ci opporremo a tutti i livelli ad ogni progetto del genere, per la sua inattualità, insostenibilità nel lungo periodo ed anche sulla scorta dei paragonabilissimi dati epidemiologici che si rilevano presso gli inceneritori delle regioni più avanzate che in questi giorni hanno fatto tanto scalpore e portato alla rimozione di un direttore dell’Arpa per la divulgazione, anticipiamo sin d’ora che coinvolgeremo i nostri portavoce a tutti i livelli e le reti ambientaliste vere per prevenire ogni tentativo d’aggravare la situazione di sofferenza del nostro territorio.
Siamo da sempre in prima linea per l’ambiente, che è appunto una delle nostre 5 stelle. L’Orvieto, l’Umbria e l’Italia che vorremmo è un luogo in cui l’ambiente sia tutelato e rispettato. Con questi “Amici della Terra e degli Inceneritori” non possiamo collaborare, restiamo però a disposizione di tutti i cittadini.



Comunicato Stampa del Movimento 5 Stelle città di Orvieto
Orvieto 5 Stelle - http://www.orvieto5stelle.com - resp.Silvio Torre silviotorre@orvieto5stelle.com


L'evoluzione del colosso cinese fulcro dell'economia e del clima mondiale

Crollo azionario, rallentamento del Pil e calo dell’uso del carbone e delle relative emissioni di CO2 in Cina sembrano fattori scollegati, ma sono invece molto connessi tra loro. Probabilmente è in atto una transizione verso la “nuova normalità”, ma questo ribilanciamento non è detto che sia un processo indolore.

Tutti gli occhi sono puntati sulla Cina, per la contemporanea evoluzione di tre eventi potenzialmente dirompenti: il crollo azionario, un rallentamento del Pil e il calo dell’uso del carbone e delle relative emissioni di CO2. Notizie che, a parte il segnale incoraggiante per il futuro del clima, destano forte preoccupazione per le possibili ripercussioni per l’economica mondiale, considerato che la Cina ha contribuito per il 38% alla crescita globale nel 2014. 
In realtà, a un’analisi più attenta i fenomeni risultano collegati tra loro, ma in modo inverso rispetto a quanto ci si aspetterebbe. Anzi le emissioni in calo non fanno che registrare il positivo cambiamento in atto della stessa struttura economica cinese.
Ma andiamo con ordine. Intanto, separiamo dall’analisi l’andamento delle Borse che registra il necessario assestamento di un mercato iper-gonfiato che aveva visto un aumento del 150% dei valori delle azioni nei 12 mesi precedenti il giugno 2015. Per quanto riguarda invece l’economia reale, siamo certamente in presenza di un frenata della crescita che dura da diversi anni e che dovrebbe portare ad un aumento del del Pil del 6,8% nel 2015 secondo le ultime valutazioni del FMI, ma che potrebbe anche assestarsi su valori inferiori. Questo rallentamento è legato in buona parte alla riduzione delle attività dai comparti industriali e delle costruzioni a favore dei settori dei servizi che ormai rappresentano la quota maggioritaria del Pil (48,2%). Si tratta di una dinamica favorita dal governo perchè garantisce maggiore occupazione (30% di occupati in più per unità di valore aggiunto) e consente di ridurre fortemente gli impatti ambientali.
La fabbrica del mondo guarderà più al proprio interno, per soddisfare una domanda che cresce con l’urbanizzazione, e questo dato dovrebbe smorzare le preoccupazioni del resto del mondo sugli impatti globali del rallentamento in atto. Anzi, potrebbe crearsi una nuova domanda dalla Cina.
Si tratta della transizione verso la “nuova normalità”, secondo l’analisi fatta da Nicolas Stern in un recente rapporto della London School of Economics, che dovrebbe portare ad una crescita più equilibrata, con più innovazione, meno diseguaglianze sociali e una maggiore sostenibilità ambientale. Vedremo se e quanto le linee ispiratrici del 13° Piano quinquennale, che sarà reso pubblico in ottobre, sanciranno questo cambiamento. Naturalmente il ribilanciamento in atto non è un processo indolore. Comporta forti resistenze interne e, se il processo non verrà gestito con attenzione, potrà impattare negativamente sulle dinamiche economiche.
E veniamo alle conseguenze ambientali e climatiche di questa trasformazione, elemento importantissimo considerando che le emissioni di gas serra della Cina superano quelle di Usa e Europa messe insieme.
Abbiamo visto che l’uso del carbone si è ridotto nel 2014. Un fatto sorprendente considerando che nel primo decennio del secolo l’aumento annuo era del 9-10%. Che non sia stata un’anomalia, ma il risultato di un cambiamento strutturale, è dimostrato dall’ulteriore calo nella prima parte del 2015 che ha portato ad una riduzione dell’impiego nelle centrali elettriche che in dodici mesi ha raggiunto il 6%.
Questa inversione (è probabile che nei prossimi anni il consumo di carbone si stabilizzerà) è legata a forti motivazioni ambientali, oltre al già citato spostamento strutturale verso i servizi. L’inquinamento atmosferico comporta infatti 1,6 milioni di morti l’anno e danni ingentissimi all’economia. Una situazione non più tollerabile che ha indotto il governo a chiudere una serie di centrali a carbone, in particolare nei pressi dei centri urbani e a spingere sulle rinnovabili con investimenti che lo scorso anno hanno raggiunto la cifra di 83 miliardi $, un terzo del totale mondiale.
Anche il comparto industriale, sul quale si erano riversati enormi investimenti che hanno portato ad una sovraccapacità, sta rallentando. La Cina nel 2013 ha prodotto la metà dell’acciaio e il 60% del cemento mondiale. Entrambi questi settori, che sono responsabili del 60% delle emissioni climalteranti industriali cinesi, nel 2015 hanno visto un calo della produzione.
Le implicazioni di questi cambiamenti strutturali sulla diplomazia del clima sono enormi. Come è noto, la Cina si è impegnata a raggiungere un picco delle emissioni entro il 2030, ma è possibile che la CO2 inizi a calare ben prima. Secondo il rapporto della London School of Economics, le emissioni climalteranti potrebbero raggiungere il loro massimo tra il 2020 e il 2025 su valori pari a 12,5-14 miliardi di tonnellate, un valore di poco superiore agli attuali livelli di 12,5 miliardi di tonnellate CO2eq. Se questa valutazione fosse corretta, saremmo ancora in tempo ad evitare che l’incremento della temperature del pianeta oltrepassi la soglia critica dei 2 °C.

fonte: www.qualenergia.it


La crociata di Mr. Aboca: Valentino Mercati diffida 40 agricoltori dall'uso dei pesticidi. "Minacciano la nostra produzione"


Nella lotta ai pesticidi scende in campo un imprenditore conosciouto in tutto il mondo:  Valentino Mercati, fondatore e presidente di Aboca, la prestigiosa azienda di piante officinali di Sansepolcro. Una coltivazione che il suo fondatore vuole preservare e così ha dato mandato ad alcuni studi legali di Sansepolcro e di Arezzo per iniziare questa battaglia per limitare l’uso delle sostanze chimiche.
«Abbiamo diffidato legalmente 40 agricoltori proprietari di terreni confinanti con quelli della nostra azienda, tra Valtiberina toscana e umbra. Già lo scorso anno avevamo registrato un aumento di queste sostanze, nel 2015 la situazione non è migliorata. Dobbiamo difendere la nostra azienda. Inquinamenti che non sono più accettabili».
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Aboca è un’azienda importante per il settore. «Il nostro contributo economico all’agricoltura è determinante: la nostra azienda conta 900 dipendenti, altrettanti per l’indotto. I pesticidi contaminano le nostre produzioni».
Sono i tabacchicoltori quelli più vicini ai vostri terreni? «E’ il sistema produttivo che utilizza più pesticidi, ci sono  produzioni come il mais che fanno lo stesso, per legge i pesticidi non ci dovrebbero essere. Intanto sono già 40 gli agricoltori diffidati. «Questo è l’inizio, il numero potrebbe aumentare».

fonte: http://www.lanazione.it/

Ambiente, bene comune




































fonte: micropolis

L'Italia è a rischio desertificazione. L'allarme del Cnr ad Expo

deserto

Il deserto avanza anche in Italia. È a rischio desertificazione quasi un quinto del territorio nazionale, il 41% del quale nel Sud, oltre la metà del territorio in Sicilia, Puglia, Molise e Basilicata.

"Le aree siccitose coprono oltre il 41% della superficie terrestre e vi vivono circa 2 miliardi di persone. Il 72% delle terre aride ricadono in paesi in via di sviluppo, la correlazione povertà-aridità è dunque chiara. Se si guarda all'Italia, gli ultimi rapporti ci dicono che è a rischio desertificazione quasi 21% del territorio nazionale, il 41% del quale si trova nel sud. Sono numeri impressionanti che raccontano di un problema drammatico di cui si parla pochissimo", dice Mauro Centritto, direttore dell'Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche e coordinatore della conferenza.
In Sicilia le aree che potrebbero essere interessate da desertificazione sono addirittura il 70%, in Puglia il 57%, nel Molise il 58%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%. Uno scenario inquietante, che non lascia spazio a dubbi sull'urgenza di azioni strategiche per arginare o mitigare i cambiamenti climatici.
"Entro la fine di questo secolo le previsioni parlano, per il bacino del Mediterraneo, di aumenti delle temperature tra 4 e 6 gradi e di una significativa riduzione delle precipitazioni, soprattutto estive: l'unione di questi due fattori genererà forte aridità. Paradossalmente, mentre per mitigare i cambiamenti climatici sarebbe sufficiente cambiare in tempo la nostra politica energetica, per arrestare la desertificazione questo non sarà sufficiente, poiché il fenomeno è legato anche alla cattiva gestione del territorio", aggiunge Centritto.
Le conseguenze di quest'inadeguata gestione sono sintetizzate nella espressione inglese "Dust bowlification", da dust, polvere, e bowl, conca. È un concetto differente dalla desertificazione, giacché anche i più estremi deserti sono comunque degli ecosistemi (le aree aride includono il 20% dei centri di biodiversità e il 30% dell'avifauna endemica), mentre le conche di polvere sono un punto di non ritorno.
La diffusione di questi territori sempre più inospitali acuirebbe ovviamente le ondate migratorie in atto. Ad essere colpiti dalla siccità sono infatti i paesi del bacino Mediterraneo, tra i più fragili dal punto di vista ambientale e antropico. Molte persone che arrivano da noi non fuggono dalla guerra, ma da aree rese invivibili dalla desertificazione, sono rifugiati ambientali. E il loro numero è destinato a crescere esponenzialmente nel prossimo futuro.
"Occorre un approccio sistemico al problema, capace di riportare in equilibrio ecologico i territori a rischio" conclude l'esperto.

fonte: www.greenme.it

Verona, dall'11 al 14 settembre si svolge il Cosmobike Mobility

CosmoBike Mobility è un progetto sviluppato a quattro mani da Veronafiere e Bikenomist srl ed è un evento B2B in Europa interamente dedicato al tema della ciclabilità urbana
Immagine: Verona, dall'11 al 14 settembre si svolge  il Cosmobike Mobility
CosmoBike Mobility è un progetto sviluppato a quattro mani da Veronafiere e Bikenomist srl, società specializzata nella progettazione, realizzazione, promozione e comunicazione della ciclabilità. Un evento B2B in Europa interamente dedicato al tema della ciclabilità urbana.
Dall’11 al 14 settembre 2015, Verona diventerà luogo di incontro e di confronto di progettisti, tecnici, amministratori, aziende e associazioni su tutto quanto riguarda la progettazione e realizzazione di città a misura di bicicletta.
CosmoBike Mobility alternerà seminari formativi e tavole rotonde a spazi in cui le pubbliche amministrazioni avranno la possibilità di esporre le proprie problematiche ai migliori tecnici italiani ed europei beneficiando di sessioni di brainstorming collettive.
Oltre all’attività convegnistica, una parte del padiglione 5 sarà dedicata alla presentazione ed esposizione di prodotti, servizi, tecnologie e soluzioni pensate per quelle città in cui al centro è la persona e non più l’automobile.
Ecco il programma:
Venerdì 11 settembre:
Ore 10:00 – Seminario: “La visione della Mobilità Nuova, obiettivo 2030”
L’Italia è un paese con una lunga tradizione legata alla bicicletta che sta riscoprendo solamente in questi ultimi anni come mezzo di trasporto. Cosa sta facendo e cosa farà l’Italia per adeguarsi e favorire il cambio di mobilità che sta avvenendo nel nostro paese? Come sarà la mobilità nelle nostre città nel 2030?
Interverranno:
Paolo Pinzuti – responsabile sviluppo Bikenomist srl
Graziano Delrio* – Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
Paolo Gandolfi – Deputato della Repubblica (PD)
Mirko Busto – Deputato della Repubblica (M5S)
Pierfrancesco Maran – Assessore alla Mobilità di Milano e delegato ANCI per la Mobilità
Luca Tamini – Politecnico di Milano
Giulietta Pagliaccio – Presidente FIAB
Ore 11:30 - Tavola rotonda: "Il ruolo delle Regioni nella Mobilità Ciclistica"
Verso un Ufficio Nazionale ed Uffici Regionali per la promozione della Mobilità Ciclistica. A cura di FIAB
Interverranno:
Marco Passigato – Università di Verona;
Jacopo Michi – FIAB Toscana;
Valerio Montieri – Regione Lombardia e FIAB
Diego Gallo – Università di Padova e FIAB
Riccardo Buffoni, Dirigente Infrastrutture Regione Toscana;
Raffaele Donini, Assessore Trasporti Regione Emilia Romagna.
Ore 14:00- Seminario: "Strumenti per la mobilità urbana, il biciplan"
Alla rete disegnata dal Biciplan è consegnato il compito di realizzare dei percorsi di massima efficienza, sicurezza e comfort, orientati lungo i principali corridoi di traffico, che serva di riferimento per organizzare il sistema della distribuzione e degli accessi locali. Tale rete dovrà risultare quindi formata da pochi e ben definiti itinerari continui che garantiscano un collegamento diretto ed efficiente tra nuclei
insediati limitrofi, l’accesso ai principali poli urbanistici di interesse, ai nodi del trasporto pubblico e ai grandi sistemi ambientali.
Interverranno:
Modera: Alfredo Drufuca – Polinomia srl;
Roberto Di Bussolo – Comune di Venezia;
Carlo Mari – Università del Molise
Valentina Ridolfi – Agenzia Piano Strategico Rimini
Enrico Durbano – Eco Counter;
Ore 15:00 - Tavola Rotonda: "La progettazione dei percorsi ciclabili"
Per incentivare l’uso della bicicletta è necessario ricercare caratteristiche geometriche e funzionali relativamente elevate per i percorsi ciclabili in modo da consentire una buona velocità commerciale ai ciclisti che effettuano spostamenti di medio-lungo raggio. Per una corretta progettazione dei percorsi ciclabili bisogna quindi considerare diversi elementi: la classificazione funzionale del percorso, gli standard geometrici, la gestione dei conflitti laterali e longitudinali, il tipo di pavimentazioni, la messa in sicurezza degli attraversamenti, la risoluzione dei conflitti agli incroci, la manutenzione dei bordi, e molto altro ancora.
Modera: Matteo Dondé – Direttore Scientifico Bikenomist srl;
Alessandro Meggiato – Comune di Reggio Emilia;
Jacopo Michi – FIAB.
Giorgio Fiorillo – SRM Reti e Mobilità
Alberto Fiorillo – Legambiente / VeloLove
Marco Magistrali/Riccardo Rampini – Betonrossi spa
Ore 17:00 - Lecture: "Le nuove frontiere del bike sharing"
Il bike sharing è una delle possibili soluzioni al problema dell’ultimo chilometro, cioè quel tratto di percorso che separa la fermata del mezzo pubblico alla destinazione finale dell’utente e in diverse città del mondo hanno trasformato le abitudini di mobilità dei cittadini. Quali sono le città da prendere a modello e, soprattutto, in che direzione sta andando l’evoluzione tecnica del settore?
Massimo Pegoretti – Lock and Charge
Vito Caiata – KCS
Fabio Lopez – Direttore del progetto ciclabilità, Milano.

Sabato 12 settembre:
Ore 10:00 - Tavola rotonda:"Il contrasto al furto di bici"
La paura del furto è uno dei maggiori disincentivi all’uso della bicicletta in ambito urbano. Il tema è tanto importante che molti paesi hanno adottato veri e propri manuali di pianificazione e progettazione dei parcheggi per biciclette. In qualsiasi area in cui è presente, attesa o auspicata una concentrazione di biciclette parcheggiate, queste dovrebbero essere posizionate in parcheggi pubblici dedicati alle due ruote ben organizzati, comodi e sicuri.
interverranno:
Modera: Simona Larghetti – Presidente associazione Salvaiciclisti Bologna
Andrea Colombo – Assessore alla Mobilità del Comune di Bologna
Paolo Hutter – Eco dalle Città
Bruno Lerda – Mobility Studio
Paolo Bernini – Deputato della Repubblica (M5S)
Piero Nigrelli – Direttore Settore Ciclo, ANCMA
Ore 11:30 - Seminario: "Intermodalità"
Intermodalità significa combinare più mezzi di trasporto nei percorsi quotidiani e nello specifico significa poter trasportare la bicicletta sui mezzi pubblici urbani, autobus tram e metropolitane, sui treni, sulle navi e, perché no, anche sugli aerei. Molti paesi europei hanno dimostrato che incentivare una politica di integrazione modale può favorire notevolmente la diffusione dell’uso della bicicletta in ambito urbano, extraurbano e per il cicloturismo.
interverranno:
Sara Poluzzi – Associazione Salvaiciclisti Bologna
Anna Donati – Gruppo Mobilità Sostenibile Kyoto Club.
Ore 14:00 - Tavola rotonda: "Moderazione del Traffico, Sicurezza e zone 30"
La prima e più importante questione che le azioni per la difesa e diffusione della mobilità ciclistica urbana devono saper affrontare è quella della costruzione di un contesto generale “amico” della bicicletta, nel quale cioè sia possibile per un ciclista muoversi ovunque in modo confortevole e sicuro. Moderazione del traffico non significa solo far andare più piano le auto: se così fosse, tanto varrebbe limitarsi a disseminare le città di dossi, nell’attesa che sistemi più efficienti di controllo delle autovetture le costringano ad un rigoroso rispetto dei limiti. Moderazione significa invece affrontare l’enorme problema della qualità degli spazi pubblici urbani e quindi porsi in primo luogo l’obiettivo della loro riqualificazione per incentivarne usi più ricchi ed articolati in un contesto di ‘pacifica’ convivenza.
interverranno:
Edoardo Galatola – FIAB
Claudio Lubatti – Assessore alla Mobilità del Comune di Torino
Alberto Marescotti – Architetto, settore Mobilità e Traffico del Comune di Padova
Federico Del Prete – Associazione Cyclopride
altri interventi in fase di definizione
Ore 15:00 - Lecture: "Sperimentazioni: Spazio condiviso e Open Street"
Le sperimentazioni realizzate attraverso un intervento temporaneo, a basso costo e progettato dal basso, hanno lo scopo di far “toccare con mano” i vantaggi della velocità ridotta, permettere ai cittadini di rendersi conto della migliore vivibilità di una strada moderata, della maggiore sicurezza per tutti gli utenti della strada, della riduzione del rumore, dell’aumento della qualità e vivibilità dello spazio pubblico, di proporre eventuali modifiche o migliorie prima della realizzazione definitiva, creando il consenso necessario alla buona riuscita dell’intervento.
A cura di:
Matteo Dondé – Direttore Scientifico Bikenomist srl
Giuseppe Piras – Associazione Bike Pride FIAB Torino
Ore 17: 00- Seminario: "Orientamento e segnaletica urbana"
Per promuovere l’uso della bicicletta non tanto per fini ricreativi ma soprattutto come mezzo di trasporto alternativo all’automobile per recarsi sul luogo di lavoro, “andare a fare la spesa” o per altri spostamenti cosiddetti “sistematici” (ricorrenti, quotidiani), è necessario offrire agli utenti – oltre ad appropriate infrastrutture – anche adeguate informazioni.
interverranno:
Modera: Matteo Dondé – Direttore Scientifico Bikenomist srl
Rito Briglia – Assessore Mobilità, Comune di Pesaro
Ivan Moroder* – Direttore Ufficio Mobilità, Comune di Bolzano
Francesco Seneci – Direttore Tecnico Netmobility s.r.l.

Domenica 13 settembre
Ore 10:30 - Tavola rotonda: Cicloturismo Urbano: il GRAB
Il Grande Raccordo Anulare delle Biciclette è un  progetto che sta riscuotendo grande interesse a livello nazionale e internazionale. Come fare a renderlo interessante per il grande pubblico e appetibile per i tour operator che possono portare grande afflusso di turisti?
Interverranno:
Alberto Fiorillo – Legambiente/Velo Love
Pierpaolo Romio – Girolibero
Rossella Daolio – Verde Natura
Michela Valentini – SL&A, Amministratrice Delegata
Sebastiano Venneri – Responsabile turismo Legambiente
Ore 11:30 - Lecture: La città dei bambini
Raramente si pensa ai bambini quando si progettano spazi pubblici e servizi. Eppure la prevenzione primaria e le buone prassi si apprendono da piccoli. La mobilità a piedi e in bicicletta: quali i benefici e quali le criticità?
A cura di:
Germana Prencipe – Referente Salute FIAB Onlus
Ore 14:00 - Ciclologistica: un'opportunità economica per i privati e per le città
I centri delle nostre città sono sempre più chiusi al traffico veicolare e, anche quando sono aperti al traffico motorizzato, la congestione stradale rende comunque difficile la consegna delle merci. In molte città europee e del nord America, la ciclologistica sta offrendo l’opportunità, da un lato, di risolvere il problema della consegna delle merci anche in zone pedonalizzate o a traffico limitato e, dall’altro, sta consentendo a privati di creare le condizioni per aprire aziende di successo.
Interverranno:
Cosimo Chiffi – TRT
Ore 16:00- Lecture: L'immagine della bicicletta e dell'automobile
Una pedalata nel costume e nella cultura del Novecento per scoprire il futuro delle nostre città, nel tramonto della motorizzazione di massa. Da Frank Capra a Steven Spielberg, da John Lasseter alla saga di 007, intrecci tra automobile e bicicletta tra
cinema e comunicazione pubblicitaria.
a cura di:
Federico Del Prete – Associazione Cyclopride
Ore 16:45 - Lecture: Sempre in salute in bici
La nostra società ha visto nell’arco degli ultimi dieci/quindici anni una evoluzione continua dell’offerta in ambito motorio. Andare in bici al lavoro o nel tempo libero può essere definito un esercizio fisico ideale?
A cura di:
Giorgio Pasetto – Dottore in Scienze Motorie
Giornata di formazione tecnica rivolta ai professionisti (avanzata richiesta crediti all'ordine degli architetti e ingegneri)
Sala Rossini
Ore 10:00 – Progettare la Mobilità Nuova: ciclabilità e moderazione del traffico
La visione della Mobilità Nuova
Progettare una città ciclabile
Moderazione del traffico, Zone 30 e ciclabilità diffusa
Ore 13:00 – Esempi pratici a confronto
Presentazione best practices olandesi
via Emilia Ospizio e la fascia centrale polifunzionale
Comunicazione e animazione locale: prima, durante e dopo la realizzazione della zona 30 di Torino Mirafiori
#Bicittadini: Le scuole promuovono gli itinerari ciclabili urbani
Comunicare la sicurezza stradale
Living street e sperimentazioni: i casi di Terni e Casalmaggiore
*in attesa di conferma

fonte: www.ecodallecitta.it

PRESIDIO NO INC TERNI: Venerdì 4 NON PIÙ ALLE 9,30 MA ALLE 10,30 SOTTO LA PROVINCIA

Venerdì 4 NON PIÙ ALLE 9,30 MA ALLE 10,30 SOTTO LA PROVINCIA.
PRESIDIO NO INC CONTRO LA NUOVA AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE ALL'INCENERITORE DELLA TOZZI HOLDING



Comitato No Inceneritori Terni

TTIP: 10 cose da sapere sul trattato che ci priverà di ogni controllo democratico

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La globalizzazione si nutre, anche e soprattutto, di trattati internazionali che progressivamente minano le sovranità nazionali degli stati. In nome della libera concorrenza e della libera circolazione delle merci da oltre vent’anni intercorrono tra Europa e Usa progressive deregolamentazioni sul fronte dell’import/export e della concorrenza.
Il Ttip non è altro che l’ultimo tassello che mira a cancellare quel poco che rimane della possibilità per uno stato di pianificare il proprio sviluppo e soprattutto a cancellare la possibilità di un controllo democratico sull’economia, la salute e i servizi pubblici.
In questi dieci punti cerchiamo di spiegare i contorni di un trattato ancora molto fumoso, sia perché le trattative su molti punti chiave sono ancora in corso, sia perché, come vedrete, si sta facendo di tutto per non permettere ai cittadini (ed anche ai loro rappresentanti politici) di entrare a conoscenza dei dettagli dell’accordo.
globe1. COS’E IL TTIP
Il Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) sarà il nuvo accordo di libero scambio che regolamenterà i commerci tra Europa e Usa. Per dare un’idea della sua importanza, ed anche della complessità, basti sapere che la sua progettazione cominciò nel 1995, quando venne fondato il Transatlantic Business Dialogue (Tabd), poi evolutosi nel Transatlantic Business Council (Tabc). Il Tabc è un gruppo di consulenza del quale Europa e Usa si avvalgono quando devono negoziare accordi commerciali, ed è formato da oltre 70 multinazionali (per l’Italia Eni e Telecom) le quali da anni chiedono che venga approvato il Ttip.
La negoziazione ufficiale del Ttip è cominciata nell’autunno 2013 e la sua entrata in vigore era inizialmente prevista nel 2015, ma al momento siamo ancora alla fase negoziale (a metà luglio si è tenuto il decimo round di consultazioni, come sempre a porte chiuse) ed una volta raggiunto l’accordo definitivo esso dovrà essere ratificato dal Parlamento europeo e da quello statunitense. Quindi ci vorrà ancora almeno un anno.
crossroads2. COSA PREVEDE IL TTIP
Per mesi ogni dettaglio è stato avvolto dalla segretezza. Ancora oggi siamo lontani dal conoscerne tutti i dettagli, quello che si può affermare, però, è che in linea di massima il Ttip ha tre macro obiettivi: l’apertura totale di ogni stato membro al mercato delle merci, dei servizi, degli investimenti e degli appalti pubblici con l’eliminazione di ogni dazio doganale; l’abolizione degli ostacoli non tariffari tra Ue e Usa (legati a quantità, standard di qualità, regolamenti e così via); una profonda armonizzazione normativa, che punti ad omologare le diverse norme su sicurezza, alimentazione, ambiente e molto altro. Si tratterebbe sostanzialmente di una spoliazione di ogni diritto da parte degli stati membri a proteggere il proprio sistema produttivo ed a limitare le importazioni di merci che non soddisfino i propri requisiti minimi anche su aspetti come salute, rispetto ambientale e sicurezza per i cittadini.
denied3. QUELLO CHE INVECE NON CI VIENE RACCONTATO
La questione della segretezza è stata e continua a essere uno dei maggiori punti di opposizione al trattato, denunciato da molte e diverse organizzazioni sia negli Stati Uniti che nei paesi dell’Unione Europea (come la campagna internazionale Stop Ttip). Per mesi le uniche notizie che abbiamo avuto sono provenute dai “leaks” (messaggi riservati intercettati da giornalisti e associazioni) pubblicati su alcuni giornali. Successivamente le istituzioni europee hanno allentato la morsa ed hanno diffuso alcune notizie sul sito dell’Unione. Tuttavia ogni round negoziale rimane privato, ed anche ai parlamentari europei e ai governi degli stati membri è fortemente limitato l’accesso alle informazioni. Solo da qualche mese l’Ue ha ammesso che ogni eurodeputato avrebbe potuto accedere alla “reading room”, la stanza di sei metri quadri in cui si trovano i documenti classificati del Ttip. Il primo ad avere avuto l’accesso è stato Ernest Urtasun, eurodeputato iscritto al Gruppo dei Verdi, il quale ha dichiarato: “L’esperienza è stata molto negativa, mi hanno tolto la penna, mi hanno tolto la carta dove avrei potuto scrivere e mi hanno rimosso il telefono. Si firma un documento riservato di 14 pagine, il tempo massimo è di due ore e durante quel periodo c’è un funzionario che controlla in modo permanente”. Inoltre pare che alcuni dei documenti, i più riservati, non siano neppure catalogati all’interno dell’archivio.
global4. L’INFLUENZA DELLE LOBBY
Se ai rappresentanti dei cittadini viene limitato ogni tipo di accesso ai dati, il paradosso è che invece molte più informazioni paiono essere a disposizione dei grandi gruppi industriali e delle lobbies. I rapresentanti del “Transatlantic Business Council” e dell’altra grande lobby “Transatlantic Policy Network“ sono da alcuni considerati i veri motori dell’accordo. Ne fanno parte tutti i giganti della chimica, delle bio-tecnologie, della farmaceutica, della news economy, oltre che tutte le maggiori banche di Usa e Europa. Ne fa parte anche l’Aspen Institute, che nella sezione italiana è guidato da Giulio Tremonti, del quale fanno parte anche gli ex premier Enrico Letta, Giuliano Amato e Romano Prodi, oltre a industriali come John Elkann ed Emma Marcegaglia.
Ad oggi i negoziatori del Ttip hanno incontrato 289 “portatori di interessi” e hanno avuto con loro, complessivamente 560 fra consultazioni, riunioni a porte chiuse e dibattiti. Il 92% di questi incontri – 520 su 560 – riguardava “business lobbyst”: lobbisti attivi nel settore dell’economia e degli affari. Solo il 4% degli incontri (26 su 560) é stato con gruppi di interesse pubblico. Un altro 4% di incontri é stato con privati e con soggetti tipo amministrazioni pubbliche e istituzioni accademiche. Ovvero, per ogni incontro con i cittadini o con i sindacati ci sono stati 20 incontri con società private o con organizzazioni di tipo imprenditoriale.
clipboard5. COSA POTREBBE CAMBIARE CONCRETAMENTE CON IL TTIP
Secondo la Commissione Europea il Ttip comporterà solo grandi progressi economici e nuovi posti di lavoro. “Ogni miliardo di euro di commercio di beni e servizi significa quindicimila posti di lavoro nell’Unione”, sostiene un documento della Commissione pubblicato nel settembre 2013. Esso però si basa su uno studio del Centre for Economic Policy Research (Cepr), un think-tank londinese finanziato da Deutsche Bank, Bnp Paribas, Citigroup, Barclays e Jp Morgan: non certo una garanzia di indipendenza. Il Cepr ritiene che il trattato farà aumentare le esportazioni europee del 28%, cioè di 187 miliardi di euro.
Secondo studi differenti, invece, questi potenziali benefici economici sarebbero enormemente inferiori (si veda ad esempio questo rapporto) e comunque dall’altra parte della bilancia andrebbero poste le ripercussioni (anche economiche) dovute alla perdita di sovranità, all’obbligo di aprire le gare d’appalto alle aziende americane, e di una ulteriore deregolamentazione del mercato alimentare.

caution6. COSA PREVEDE LA CLAUSULA ISDS

Passiamo ora ad alcuni esempi concreti su come il Ttip cambierà l’Europa e limiterà il poco che rimane delle sovranità nazionali e democratiche. Il più contestato tra i punti dell’accordo è sicuramente quello relativo alla clausola Isds. Dal punto di vista prettamente tecnico, si tratta di un meccanismo di composizione delle liti fra gli stati e gli investitori stranieri. Niente di strano fino a qui. Il problema è che a giudicare chi ha ragione non saranno tribunali ordinari, ma collegi arbitrari di tre giuristi che saranno così nominati: uno da parte dell’impresa che ha citato in causa lo stato, uno da parte dello stato stesso, e il terzo di comune accordo. A vigilare sulla regolarità del tutto i delegati della Banca Mondiale. Ovviamente la presenza della clausola ISDS vincola l’operato dei governi. Qualsiasi scelta politica, qualsiasi normativa a protezione della salute, dell’ambiente, dei cittadini può minare le “legittime aspettative” di un investitore e può costituire un trattamento non “giusto ed equo” nei suoi confronti. E quindi potrebbe essere passibile di causa da parte dell’industria. In altre parti del mondo queste cause sono già state intraprese per esempio da alcune multinazionali contro lo stato del Messico, “colpevole“ di aver vietato le bibite gassate, e contro l’Egitto, che dopo la rivoluzione si era permesso di alzare di 31 dollari al mese il salario minimo degli operai senza chiedere il permesso agli investitori esteri.

merge7. LA CLAUSULA DELLA CONVERGENZA NORMATIVA

Le differenze normative sulle due sponde dell’Atlantico (come quelle su chimica e cibo) sono molto profonde ed al momento le trattative su questo punto sono ancora in corso e, ovviamente, secretate. Quello che è ovvio è che l’approvazione del Ttip comporterà ampie omologazioni nelle legislazioni che in Usa e Europa regolamentano gli standard che un prodotto deve rispettare per poter essere venduto. In molti campi la legislazione europea è molto più stringente di quella americana. Basta un punto per capirlo: in Europa vige il principio di precauzione, ogni prodotto cioè può essere commercializzato solo dopo che sia stata verificato che non comporti rischi per la salute dei cittadini. Negli Usa, invece, vige il principio opposto: ogni prodotto è considerato sicuro fino a prova contraria. Le associazioni temono che il Ttip produrrà su questi temi un accordo al ribasso, i cui rischi potrebbero essere molteplici su salute, alimentazione ed ambiente.
profle8. I POSSIBILI RISCHI ALIMENTARI
In Europa è vietato l’utilizzo di Ogm in agricoltura, mentre negli Usa esso non solo è concesso, ma le confezioni dei prodotti venduti nei supermercati non sono nemmeno tenute a precisare se la materia prima utilizzata provenga da coltivazioni Ogm. Inoltre molte pratiche che sono vietate in Europa (ad esempio l’utilizzo di alcuni ormoni ed erbicidi Monsanto, dei quali abbiamo parlato in questo articolo) sono consentite oltre Oceano.
eyedropper9. VERSO LA CARNE CON ANTIBIOTICI?
Uno dei rischi maggiori, secondo le associazioni, è quello collegato all’utilizzo degli antibiotici negli allevamenti intensivi di bestiame. In Europa è vietato somministrare antibiotici se non in caso di effettiva infezione da curare, mentre negli Usa essi vengono utilizzati in via preventiva, tanto che oltre il 70% del consumo di antibiotici in America è destinato alla produzione di carne. Il rischio è che queste pratiche vengano consentite anche in Europa in nome del Ttip. Anche noi di recente abbiamo trattato l’argomento dell’abuso di antibiotici sugli animali.
hazard10. I POSSIBILI RISCHI PER LA SALUTE
Le principali disposizioni previste nel Ttip si basano sul cosiddetto “evergreening”, pratica con la quale le case farmaceutiche si assicurano il perdurare di un brevetto attraverso la registrazione di nuovi farmaci che non sono altro che riformulazioni di farmaci già esistenti con piccole modifiche ma senza vantaggi terapeutici. Una pratica che consentirebbe alle aziende farmaceutiche di conservare sostanzialmente per sempre i diritti esclusivi sui farmaci, rendendo di fatto impossibile la produzione di farmaci generici a prezzo più contenuto. Per questo Medici Senza Frontiere ha denunciato che “se le grandi case farmaceutiche ottenessero ciò che vogliono, farmaci e vaccini di marca non avrebbero concorrenza diretta per decenni mentre pazienti, programmi sanitari nazionali e attori medico-umanitari dovrebbero affrontare costi enormi per l’acquisto dei farmaci“. Una eventualità che comporterebbe costi enormi per la sanità pubblica.

fonte:http://www.dolcevitaonline.it

Cinema e ambiente, i vip green a Venezia

Colin e Livia FirthVenezia, Mostra del Cinema. Gli organizzatori del Green Drop Award, il premio che per il quarto anno sarà assegnato al film che meglio interpreta la sostenibilità tra quelli in gara, hanno individuato attori e registi dal cuore “green” che saranno protagonisti in Laguna.
Cominciamo con Leonardo DiCaprio, paladino delle cause ambientaliste. Negli ultimi mesi ha deciso di devolvere, attraverso la fondazione che porta il suo nome, 15 milioni di dollari a vari associazioni ambientaliste e animaliste che si battono per la tutela della biodiversità e contro il riscaldamento globale. Leonardo, che sulle biografie dei social si definisce “attore e ambientalista”, nel 2007 ha anche prodotto e narrato il docufilm sulle tematiche ambientaliste “The 11th Hour - L'undicesima ora”. A Venezia72 sarà presentato il cortometraggio “The Audition", regia di Martin Scorsese, in cui Leonardo DiCaprio recita a fianco di Brad Pitt e Robert De Niro.
Leonardo Di Caprio





















Passiamo a Jake Gyllenhaal: forse è stato proprio il ruolo da protagonista in “The Day After Tomorrow”, film sui cambiamenti climatici, ad avvicinare l’attore statunitense alle tematiche ambientali. Gyllenhaal, che sarà a Venezia72 per presentare “Everest”, il lungometraggio che darà il via alla kermesse cinematografica, ora supporta numerose fondazioni e associazioni ambientaliste, tra cui The CarbonNeutral Company e Global Green, la filiale statunitense di Green Cross International che promuove un cambiamento verso un futuro sostenibile e sicuro.
Sul red carpet del Lido sfilerà anche l’attrice italiana Alba Rohrwacher per presentare il film in concorso a Venezia72 “Sangue del mio sangue” di Marco Bellocchio, in cui recita al fianco di Filippo Timi. Con la regia della sorella Alice Rohrwacher, Alba è stata invece protagonista del film Le Meraviglie (Italia, 2014), Gran Premio Speciale della Giuria di Cannes 2014 e film a basso impatto ambientale grazie all’adozione del Disciplinare “EcoMuvi”, che promuove la sostenibilità ambientale nella produzione audiovisiva: per girare “Le Meraviglie” sono state messe in atto specifiche misure volte a ridurre l’uso delle risorse e i consumi di energia, a limitare il più possibile le emissioni di gas ad effetto serra associate sia all’impiego dei sistemi di illuminazione che ai trasporti, nonché all’ottimizzazione della gestione dei rifiuti.
Non dimentichiamo Valeria Golino. Per la causa ambientale l’attrice italiana è arrivata nel 2013 a spogliarsi e sporcarsi per Greenpeace, organizzazione non governativa ambientalista e pacifista: Valeria Golino è infatti scesa in campo per la campagna “The Fashion Duel” per chiedere alle case dell’Alta Moda un impegno ambientale concreto. Valeria Golino sarà a Venezia72 come protagonista di uno dei 4 film italiani in concorso: “Per amor vostro” di Giuseppe M. Gaudino.
Colin Firth e Livia Firth, coppia d’oro dell’ambientalismo: l’attore inglese e la moglie da anni si occupano di attirare l’attenzione dei media sul tema della moda eco e promuovono la causa anche attraverso gli store Eco Age a Londra e Milano, negozi di abbigliamento sostenibile in cui sono in vendita abiti e accessori in materiali organici per tutte le età e per tutte le tasche. Nel 2012 la coppia si è presentata agli Oscar sfoggiando due creazioni in eco-tessuto 100% Pet post-consumo.
Dakota Johnsons
L’attrice Dakota Johnson sarà a Venezia72 per presentare insieme a Johnny Depp il film fuori concorso ”Black Mass”. Dakota Johnson sarà presto al cinema anche con “Chloe and Theo”, una commedia ambientalista in cui interpreta una senza tetto che incontra Theo, un vecchio Inuit con uno scopo nella vita: evitare il riscaldamento globale, parlando con i piani alti del sistema statunitense.
Il regista israeliano Amos Gitai sarà in gara a Venezia 72 con il suo ultimo film “Rabin, the last day”, sull’uccisione del premier laburista Yitzhak Rabin avvenuta vent’anni fa. Amos Gitai, da sempre attento ai bisogni delle comunità in cui ambienta le proprie storie e al panorama socio-politico nel quale vivono, nel 2013 ha vinto il Green Drop Award per “Ana Arabia”, film che rappresentava, come si legge nella motivazione del premio, «i valori morali di una piccola comunità autosufficiente e solidale, capace di riorganizzare i propri bisogni e la propria economia di fronte alla scarsità delle risorse e di trasformare la memoria individuale in memoria collettiva».


fonte: http://www.oggigreen.it

#Parigi2015: stop ai crimini climatici, appello alla mobilitazione di massa

freezefossilfuel
Artisti, giornalisti, scienziati ed esponenti del mondo accademico, tutti a firmare un appello contro la schiavitù e l’apartheid, passando per la lotta ai cambiamenti climatici. Ci sono anche Desmond Tutu, Vivienne Westwood, Naomi Klein e Noam Chomsky tra i firmatari. Il tutto in vista dell’appuntamento Onu di Parigi a dicembre.
Il loro appello è pubblicato nel libro “Stop Climate Crimes” e Cambiamenti climatici: per Schwarzenegger 'non sono fantascienza':
“Siamo ad un bivio. Non vogliamo essere costretti a sopravvivere in un mondo che è stato reso evidentemente invivibile per noi… la schiavitù e l’apartheid non finiscono nel momento in cui gli Stati li aboliscono. La mobilitazione di massa non lascia ai politici un’altra scelta”.
Secondo Bill McKibben, fondatore del movimento ambientalista 350.org, tutta la società civile dovrebbe diventare consapevole di quanto sia importante la sua presenza e la sua voce in vista della conferenza di Parigi. E mancano meno di 100 giorni, intanto.
Il commissario Ue al Clima Miguel Arias Cañete ha già avvertito che le negoziazioni devono accelerare il loro ritmo se si vuole che gli accordi presi poi siano reali. L’appello in questione ha come obiettivo aziende e attori del commercio intenazionale, a cui si chiede di bloccare i sussidi istituzionali alle fonti fossili e le estrazioni.
Stop Climate Crimes
“Decenni di liberalizzazioni e investimenti hanno indebolito la capacità degli Stati nel fronteggiare i cambiamenti climatici. Ad ogni livello ci sono forze superiori – la lobby delle fossili, le compagnie dell’agro-business, le istituzioni finanziarie, gli economisti scettici – propongono soluzioni finte. 90 aziende sono responsabili dei 2/3 dei gas serra emessi in tutto il mondo”, dicono i firmatari.
Il libro è in realtà una raccolta di saggi, molti pubblicati per la prima volta. Nella premessa, Desmond Tutu, già arcivescovo di Cape Town, scrive:
“Ridurre la carbon footprint non è solo una necessità scientifica, è anche un nuovo diritto umano. La storia dimostrache quando gli esseri umani camminano insieme verso una giusta causa, niente può opporre resistenza”.
 fonte: www.greenbiz.it