Che sia partito il treno delle
rinnovabili? Con “treno” non intendiamo la solita abusata metafora, ma
proprio letteralmente i convogli ferroviari.
Sembra
infatti che le società che gestiscono treni e binari, e che hanno
bisogno di grandi quantità di elettricità, si stiano finalmente
accorgendo delle opportunità che offrono le fonti rinnovabili.
O
almeno così sembra a leggere lo stillicidio di notizie che riguarda
questo possibile matrimonio fra il più sostenibile dei trasporti di
massa e le più sostenibili fra le fonti energetiche.
Hanno cominciato in sordina un anno fa le indiane Northern Railways,
annunciando la sperimentazione su alcuni convogli diesel di carrozze
con il tetto coperto di pannelli FV, abbastanza da installare 3,6 kWp
per vagone, così da alimentare autonomamente luci e ventilazione e
ridurre i consumi di carburante.
Più consistente quanto annunciato nel gennaio scorso dalle ferrovie olandesi:
dal 2018 i loro treni marceranno al 100% con energia eolica. A parte le
facili battute sui “treni a vela”, questo essenzialmente vorrà dire che
la compagnia NS, le FS olandesi, comprerà dalla società elettrica Eneco
abbastanza elettricità eolica da alimentare tutte le proprie linee,
anche se, ovviamente, non sarà sempre il vento a mandare effettivamente
avanti i treni.
Lo stesso mese l’Imperial College di Londra, ha annunciato la ricerca Renewable Traction Power,
realizzata in collaborazione con l’associazione ambientalista10:10, per
valutare la produzione di energia solare lungo le massicciate
ferroviarie, da immettere poi direttamente nell’alimentazione dei treni,
approfittando del fatto che dai gruppi di moduli esce elettricità in corrente continua, già prossima ai 750 volt utilizzati dai convogli, senza bisogno di ulteriori conversioni.
Infine, a marzo Alstom ha iniziato a testare in Germania il primo treno a idrogeno e fuel cell del mondo, destinato, dal 2018, a sostituire i convogli diesel su alcune tratte in Bassa Sassonia.
E per una volta, bisogna dire che anche il nostro paese si sta posizionando in questo nuovo settore.
È di pochi giorni fa l’annuncio di un protocollo di intesa fra ENEA e Italferr,
la società di ingegneria delle FS, per lo sviluppo di progetti di
riduzione dei consumi energetici e di diffusione di fonti rinnovabili
nelle ferrovie, anche attraverso lo studio di progetti innovativi, quali
l’installazione di pannelli fotovoltaici sulle barriere antirumore ai
lati delle massicciate (sperando che i writer li risparmino …).
«L’ENEA
metterà a disposizione di Italferr il know how maturato in settori di
eccellenza quali l’efficientamento energetico, le fonti rinnovabili e i
sistemi di accumulo», ha dichiarato Federico Testa presidente ENEA.
A questo accordo ne segue un altro, firmato stavolta fra Rete Ferroviaria Italiana, la società che si occupa dei binari e reti elettriche per i treni, e Terna, specificamente rivolto alla fornitura di elettricità fotovoltaica per l’alimentazione dei treni
Abbiamo fatto alcune domande ai responsabili di Rfi per poter raccontare meglio questo secondo progetto.
Quali
sono le ragioni strategiche dietro a questa scelta? Volete prevenire
futuri aumenti di costo dell’elettricità, oppure ritenete che il FV sia
già conveniente nella situazione attuale?
La
scelta va inquadrata nello scenario macroeconomico dei prossimi 20-30
anni, che vedrà sia la necessità di riduzione dell’impatto ambientale,
che quello della stabilizzazione dei costi energetici. Ma a consentirla,
ovviamente, è stato il raggiungimento della grid parity, la produzione
di elettricità solare a costi convenienti anche in assenza di incentivi
statali, grazie al calo dei costi di realizzazione e di gestione degli
impianti fotovoltaici.
In che modo pensate di produrre questa elettricità fotovoltaica per i treni?
L’ipotesi
prevalente è quella di produrre l’elettricità solare a ridosso delle
nostre sottostazioni elettriche, per alimentare direttamente il sistema
di trazione elettrica ferroviaria. In questo modo, l’energia prodotta da
campi fotovoltaici, ma anche su tetti e pensiline delle stazioni
medio-grandi, sarebbe destinata solo ai treni. Questa ipotesi richiede
però di trovare particolari soluzioni tecniche per collegare gli
impianti fotovoltaici alle sottostazioni elettriche, e la
quantificazione accurata delle dimensioni degli impianti in rapporto
alle capacità di assorbimento delle utenze collegate. A questo proposito
valuteremo anche l’uso di sistemi di accumulo, per avere una maggiore
flessibilità.
Basterà?
Un’altra
parte dell’energia rinnovabile potrebbe però anche essere prodotta
altrove e immessa nella rete generale. Anche Rfi, insomma, seguirebbe
l’esempio dell’acquisto di energia eolica compiuto dai colleghi
olandesi. In ogni caso pubblicheremo un bando di gara internazionale,
cercando di adottare soluzioni tecnologiche e sistemistiche idonee per
tutti i siti individuati.
Terna
gestisce la rete ad alta tensione, e non si occupa direttamente di
energie rinnovabili, perché l’avete scelta come partner?
Terna
ha sviluppato negli anni una profonda conoscenza nell’integrazione di
impianti a fonti energetiche rinnovabili nella propria rete, ma ha anche
realizzato rilevanti impianti di questo tipo, ceduti poi a soggetti
terzi, pur continuandone la manutenzione. È quindi uno dei maggiori
player nazionali nel settore. Grazie a questa loro esperienza tecnica,
gruppi di lavoro congiunti stanno già analizzando le ipotesi tecniche e
sistemistiche per l’integrazione di impianti a rinnovabili nelle
sottostazioni elettriche di RFI e Terna e nei centri di controllo della
circolazione ferroviaria.
Quanta potenza contate di installare con questo progetto e quanto vi consentirà di risparmiare?
L’operazione
riguarda una potenza massima di 200 MW, che potrebbe garantire a Rete
Ferroviaria Italiana una produzione di energia pulita fino a circa 300
GWh l’anno, ovvero intorno al 5% del nostro fabbisogno. Comunque è
ancora presto per definire nel dettaglio gli effetti sul portafoglio di
energia di RFI.
Quando inizieranno le installazioni e quando si concluderanno?
Per
quanto riguarda la tempistica, a breve saranno concluse le fasi di
analisi e fattibilità tecnica, dopodiché saranno avviati gli iter
autorizzativi. I primi megawatt potranno essere connessi alla rete tra
fine 2017 e inizio 2018.
È possibile che dopo i primi 200 MW si continui ulteriormente a “solarizzare” la rete ferroviaria italiana?
L’accordo
con Terna è uno studio pilota che ci consentirà di poter meglio
valutare le opzioni tecnologiche disponibili e quelle da implementare.
La scelta di effettuare ulteriori investimenti sarà valutata in base ai
risultati ottenuti.
fonte: http://www.qualenergia.it