Mamma mia, il glifosato. Veleni nel piatto


















Il risultato è piuttosto scioccante: 14 donne incinte si sono sottoposte a un test per verificare la presenza nelle urine dell’erbicida che ha segnato le fortune del brevetto Monsanto e oggi si trova in 750 prodotti commerciali realizzati da ben 13 multinazionali. Le future mamme sono risultate tutte positive, 14 su 14. Malgrado la pericolosità del glifosato sia ormai universalmente nota, la sua diffusione continua a crescere in modo smisurato quanto assurdo: nel 2014 ne sono stati venduti 826 milioni di chili. Poche sostanze rappresentano la perversa relazione tra scienza e business meglio di quell’erbicida. Per avvelenarsi non c’è bisogno di vivere vicino ai campi, attraverso l’alimentazione si è esposti al rischio anche abitando al centro di Roma. Le analisi condotte dal Salvagente, in collaborazione con l’associazione A Sud, parlano chiaro. I quantitativi riscontrati vanno da 0,43 a 3,48 nanogrammi per millilitro di urina. Non esistono parametri adatti a indicare la gravità del danno, perché non ci sono quantità massime consentite. Quel che è certo è che il glifosato è stato classificato come “probabilmente cancerogeno” dalla massima autorità mondiale in tema oncologico


“Il veleno è servito. Glifosato e altri veleni dai campi alla tavola”. È questo il titolo del nuovo dossier nato dalla collaborazione tra A Sud e Navdanya International sui pericoli causati dal (falso) mito del modello agroindustriale, ampiamente legato alle monocolture intensive e all’impiego intensivo di prodotti chimici di sintesi prodotti dalle multinazionali agrochimiche – leggasi Monsanto, Syngenta, Dow, Dupont, Bayer e Basf, che da sole controllano il 63% del mercato globale dei semi e il 75% di quello dei pesticidi.
Il lavoro nasce sotto l’impulso dato nel febbraio 2017 dal lancio della raccolta firme ICE #StopGlifosato, per chiedere alla Commissione Europea di vietare l’utilizzo del glifosato sul territorio comunitario, chiedendo di rivedere il processo di revisione scientifica per l’approvazione delle sostanze chimiche immesse in commercio, viziato dagli studi non indipendenti che ad oggi vengono presentati dalle sole multinazionali produttrici degli agrofarmaci. L’ICE chiede inoltre l’impegno UE alla dismissione progressiva degli agrofarmaci nell’agricoltura.



















Cosa è il glifosato?
Lanciato nel 1974 con il nome commerciale RoundUp, il glifosato è la sostanza base dei pesticidi più utilizzati al mondo. È un erbicida non selettivo utilizzato per uccidere le piante infestanti, che agisce compromettendo il meccanismo nutritivo della pianta e ne causa così la morte. Nel 1994 vince il premio come uno dei 10 prodotti che hanno cambiato il volto dell’agricoltura mondiale, mentre nel 1996 viene lanciata la prima soia OGM in grado di resistere al potere tossico del glifosato: la RoundUp Ready Soy. Alle soglie del Nuovo Millennio, scaduti i brevetti Monsanto, le multinazionali del biotech hanno immesso sul mercato molte altre sementi geneticamente modificate, da considerarsi un vero e proprio ampliamento della gamma dei pesticidi, che hanno caratterizzato la diffusione delle monocolture di soia mais, cotone, grano. Oggi sono più di 750 i prodotti commerciali a base di glifosato e 13 le multinazionali che li producono. Proprio per dare un’idea sui consumi di glifosato collegati alle colture OGM, nel 2012 il 45,2% della domanda globale di glifosato era destinato ai campi seminati con OGM.
















Perchè il glifosato è sotto la luce dei riflettori?
Scadute varie autorizzazioni commerciali sul territorio europeo, è in atto un ampio processo di revisione delle sostanze attive di base degli agrofarmaci. Nel 2012 la Germania è Stato relatore responsabile di revisionare gli studi scientifici per valutare la pericolosità della sostanza e nel 2014 presenta la sua relazione in cui assolve il glifosato dal rischio di genotossicità, e ne aumenta i limiti di esposizione Dar da 0,3 a 0,5 mg/kg. Gli studi utilizzati vengono però presentati dalle stesse multinazionali produttrici – sotto l’evocativo nome di Glifosate Task Force – mentre si rifiutano di rendere pubblici i 2 studi utilizzati per la peer review che assolverebbero la sostanza dal rischio di genotossicità, con la scusante di dover tutelare il loro segreto industriale. Il tutto a discapito del principio di precauzione base della normativa europea, in quanto la sostanza viene denunciata da numerosi studi come ad alto potenziale cancerogeno e come interferente endocrino. Nel 2015, infatti, è la stessa IARC, massima autorità mondiale in tema oncologico, a registrare la sostanza glifosato nel Gruppo 2A “probabilmente cancerogeno per gli umani”. Significativo, se si pensa che negli anni la IARC non si è mai sbagliata sui rischi legati alle sostanze registrate in tale gruppo.



















Nessuno è al sicuro.
Il dossier mette quindi in luce i processi di influenza che le lobby degli agrofarmaci stanno operando sulle autorità europee in questi mesi convulsi di revisione delle sostanze, fornendo esempi concreti di come questo modello stia presentando già da anni gravose conseguenze in ogni latitudine del globo: perdita di biodiversità, espulsione dei piccoli agricoltori dalle terre, impoverimento dei suoli, inquinamento delle acque e dell’aria, compromettendo la sovranità alimentare a favore di un modello agroindustriale basato sul controllo delle sementi, monocolture e utilizzo massivo di agrotossici che è tra le cause strutturali delle crisi che il pianeta sta attraversando: climatica, alimentare, ambientale, idrica, sanitaria mentre – con la falsa promessa di risolvere l’ansioso quesito di come sfamare una popolazione in crescita – favorisce processi di accentramento del potere in mano a poche grandi multinazionali.
Il dossier “Il veleno è servito”, conclude in modo positivo, ricalcando le azioni dal basso promosse in diversi Paesi da cittadini, agricoltori e movimenti sociali in prima linea per difendere la propria salute e la sovranità alimentare.

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Milena L.V. Molozzu

Co-autrice del Dossier “Il veleno è servito”


fonte: http://comune-info.net