Energia, Greenpeace: UE punta sul carbone, brutto regalo di Natale

















Il Consiglio UE sceglie carbone e fonti fossili al posto delle rinnovabili. Questo il “brutto regalo di Natale” che l’UE ha riservato ai cittadini europei secondo Greenpeace, “confezionato” in un pacchetto energia denominato “Clean Energy for All Europeans”. Ne sarebbe inoltre uscita indebolita la proposta della Commissione UE di sostenere il diritto di cittadini, cooperative energetiche e comuni di produrre e vendere la propria energia da fonti rinnovabili.

Secondo quanto riferito da Greenpeace il Consiglio UE ha ignorato anche l’invito del Parlamento europeo a innalzare gli obiettivi al 2030 in tema di produzione energetica da fonti rinnovabili. Tutto questo malgrado l’attuale obiettivo sia insufficiente, prosegue l’associazione, per rispettare gli impegni assunti dall’Unione Europea con gli Accordi di Parigi.

I prossimi passi saranno un nuovo intervento del Parlamento europeo, chiamato a finalizzare la propria posizione sulla direttiva sulle energie rinnovabili in un voto in plenaria previsto per la seconda metà di gennaio. A marzo si voterà invece per la normativa denominata “Electricity Market Design”. Il Consiglio europeo con tutta probabilità confermerà il prossimo 26 febbraio l’accordo preliminare raggiunto ieri.

A quel punto si passerà in primavera ai negoziati tra le tre parti coinvolte ovvero Parlamento, Commissione e Consiglio UE. Come ha dichiarato Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia:

"Per l’industria dei combustibili fossili il Natale è arrivato in anticipo, grazie ai ministri Ue che ieri si sono pronunciati in favore di sussidi persino per alcune tra le centrali a carbone più inquinanti d’Europa. Il potenziale dei cittadini europei, invece, non è stato minimamente tenuto in considerazione, dato che il Consiglio Europeo sta sostanzialmente svuotando la proposta della Commissione per quanto riguarda il diritto di tutti di produrre e vendere energia da fonti rinnovabili"


Decisione nella quale l’Italia ha recitato un ruolo estremamente marginale secondo
Greenpeace, che accusa il ministro dello Sviluppo Economico Calenda di aver
“appoggiato tutte le richieste delle grandi aziende legate all’uso di carbone, petrolio e
gas” boicottando al contempo ogni supporto alle fonti rinnovabili:


"Un comportamento incomprensibile, visto che l’Italia abbandonerà il carbone entro il 2025 e ha tutte le possibilità per diventare leader nella produzione di energia da fonti rinnovabili. Calenda continua però a vedere solo un futuro pieno di gas, con impianti come il TAP a farla da padrone, senza considerare che l’unica strada per essere meno dipendenti dall’estero è quella di puntare su sole, vento ed efficienza energetica"



fonte: http://www.greenstyle.it/