La prima Piattaforma italiana per l’economia circolare

Lanciata da ENEA, la ICESP – Italian Circular Economy Stakeholder Platform sarà lo strumento attraverso cui scambiarsi e diffondere le buone pratiche di economia circolare sul territorio italiano e a livello europeo























Un hub nazionale che sia il punto di incontro e di scambio per la diffusione delle eccellenze italiane e delle buone pratiche di economia circolare. Proprio per questa ragione è nata la Piattaforma italiana per l’economia circolare (ICESP – Italian Circular Economy Stakeholder Platform) lanciata da Enea e che ha già visto la firma del suo manifesto programmatico da parte del presidente dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo, Federico Testa e di Fulvia Raffaelli in rappresentanza della Commissione europea. L’Enea, che guiderà la piattaforma ICESP, sarà l’unico rappresentante italiano tra i vari organismi che fanno parte del Gruppo di coordinamento a livello europeo che prende il nome di ECESP (European Circular Economy Stakeholder Platform). La piattaforma web italiana servirà per discutere e scambiarsi punti di vista, punti di forza e criticità di iniziative in tema di economia circolare. La sintesi di queste consultazioni periodiche svolte attraverso Gruppi di Lavoro tematici verrà fatta in occasione delle riunioni del Gruppo di Coordinamento. In questo modo lo scambio tra ciò che accade a livello italiano ed europeo sarà assicurato.
“Alla nostra proposta di realizzazione di questa piattaforma italiana, hanno aderito diversi rappresentanti di rilievo del settore dell’economia circolare provenienti dal mondo della ricerca, della Pubblica Amministrazione nazionale e locale e dell’impresa”, ha detto Roberto Morabito, direttore del dipartimento di Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell’ENEA. “Con la creazione della Piattaforma europea gli Stati membri hanno l’opportunità di collaborare e proporre, a partire dalle loro esperienze, soluzioni a sfide intersettoriali e specifiche sostenendo questo innovativo modello di economia”.

Alcuni report della Commissione europea del 2016 parlano di un risparmio pari a 600 miliardi di euro per le imprese e di una riduzione di gas serra di 450 milioni di tonnellate l’anno che l’economia circolare potrebbe portare se fosse applicata in diversi settori della nostra società. Significherebbe ripensare lo smaltimento dei rifiuti e il loro riutilizzo, per esempio. Inoltre, proprio ad aprile scorso, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno trovato la quadra sul cosiddetto “Pacchetto economia circolare”che aggiorna sei differenti direttive: Rifiuti, Discariche, Imballaggi, Veicoli a fine vita, Pile e Accumulatori a fine vita, RAEE (rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici). Tra le norme previste c’è l’obbligo di riciclare almeno il 55 per cento dei rifiuti urbani domestici e commerciali entro il 2025. Si introduce nelle direttive anche la raccolta differenziata per i rifiuti tessili (obbligatoria dal 2025), l’umido e i rifiuti organici (entro il 2023) e quelli pericolosi domestici, come le vernici, i pesticidi, gli oli e i solventi (entro il 2022). Infine si prevede una riduzione degli sprechi alimentari del 30 per cento entro il 2025 e del 50 per cento entro il 2030.

fonte: www.rinnovabili.it