Rifiuti, la Regione Toscana chiede agli Ato di fare il punto su tre obiettivi al 2020

Raccolta differenziata, termovalorizzazione, discariche: «Entro e non oltre il 15 settembre prossimo una relazione dettagliata»





Con delibera approvata ieri, la Giunta regionale chiede ai tre Ato della Toscana (Costa, Centro, Sud) di presentare “entro e non oltre il 15 settembre prossimo una relazione dettagliata descrittiva dello stato di avanzamento e del programma per la realizzazione dei tre obiettivi del Piano rifiuti e bonifiche”. Ovvero, come ricordano dalla Regione: 70% di raccolta differenziata, portare la termovalorizzazione dei rifiuti al 20% e ridurre i conferimenti in discarica al 10% (non si fa riferimento esplicito in quest’occasione agli altri due principali obiettivi presenti nel Prb per quanto riguarda i rifiuti urbani, ovvero quello relativo alla prevenzione e quello che mira a realizzare un riciclo effettivo di materia da rifiuti urbani di almeno il 60% degli stessi).

«Il settore – spiegano il presidente Enrico Rossi e l’assessore regionale all’Ambiente, Federica Fratoni – sta vivendo una fase caratterizzata da grandi novità, ed è il momento di imprimere una decisa accelerazione per giungere ad una corretta gestione dell’intero ciclo dei rifiuti. Per questo chiediamo ai tre Ato di allinearsi, nel più breve tempo possibile, agli obiettivi che ci siamo dati. E, visto che le ultime percentuali di trattamento disponibili sono quelle relative al 2016, chiediamo di conoscere lo stato attuale delle destinazioni dei rifiuti». In attesa dunque che venga elaborato il nuovo Piano regionale sui rifiuti con orizzonte 2023, come dichiarato dal presidente Rossi, al momento la Regione si muove per chiedere agli Ato di fare il punto della situazione sugli obiettivi (rivolti al 2020) presenti nell’attuale Prb.

La delibera approvata dalla Giunta chiede anche tempi e modalità di incremento della raccolta porta a porta o di quella di prossimità. L’altra richiesta riguarda le scelte impiantistiche o di destinazione dei flussi operate per la valorizzazione energetica dei rifiuti; è poi attesa una diminuzione del numero delle discariche, secondo le indicazioni del Piano rifiuti e bonifiche (quello vigente fissa a 5 il numero degli impianti nel 2020, rispetto ai 9 attivi nel 2016), mentre si chiede “una previsione dell’impiantistica necessaria a valorizzare la raccolta differenziata da incrementare”.

Una filiera che spazia ad esempio dagli impianti di selezione e avvio al riciclo agli impianti di riciclo veri e propri (ovvero vetrerie per il vetro, cartiere per la carta, acciaierie per l’acciaio, etc), ma anche agli impianti che inevitabilmente sono chiamati a gestire i nuovi scarti che tutti questi processi industriali comportano: anche la migliore economia circolare, come dovremmo sapere, non esiste a “rifiuti zero”.

Presidente ed assessore hanno poi illustrato alla Giunta i dati di un recentissimo sondaggio che la Regione ha commissionato e che Ipsos ha realizzato con 800 interviste telefoniche ai residenti in Toscana effettuate tra il 12 e il 18 luglio scorsi. Emerge che il 72% degli intervistati giudica positivo o molto positivo il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Oltre il 90% afferma di praticare sempre o spesso la raccolta differenziata di carta e cartone, plastica e vetro; leggermente sotto (88%) il dato sulle lattine e sui rifiuti organici (83%). Infine il 93% dei toscani si dice disponibile ad incrementare l’impegno nel differenziare i propri rifiuti in cambio di una riduzione della tariffa, un connubio però molto difficile da realizzare in concreto dato che – come tutti sanno – pulire casa propria costa, e lo stesso vale per la propria città: servizi di raccolta rifiuti più articolati, come ad esempio il porta a porta, non a caso sono assai più costosi di quelli tradizionali. Costi che per legge devono essere integralmente coperti dalla tariffa.

Ma se la quantità e la qualità della raccolta differenziata aumenta, e trova a valle una filiera industriale dotata di tutti gli impianti necessaria a valorizzarla, questo pezzetto d’economia circolare permette di vivere in un ambiente più pulito, con più posti di lavoro e forte di un tessuto economico più competitivo, dove le materie prime sono a km zero. E in questo caso i vantaggi, anche economici, sarebbero davvero per tutti.

fonte: www.greenreport.it