Clima, cosa rischia l’Italia se il pianeta si surriscalda. E cosa possiamo fare

Il rapporto speciale dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) conferma la necessità di contenere l’aumento delle temperature sotto 1,5°C. Per farlo, bisogna ridurre drasticamente l’uso di carbone, petrolio e gas

















Dopo un lavoro durato oltre due anni e seimila studi esaminati, gli scienziati dell’IPCC hanno confermato che un pianeta due grandi centigradi più caldo sarebbe molto meno vivibile di uno in cui la temperatura media non superasse il grado e mezzo in più rispetto all’epoca pre-industriale.  
  
L’Italia e il Mediterraneo, in particolare, non se la passerebbero tanto bene. Secondo uno studio pubblicato da Science nel 2016, un aumento delle temperature superiore ad 1,5°C renderebbe l’intera regione mediterranea irriconoscibile.  

L’Italia e il resto del Mediterraneo avranno a che fare con un aumento dei decessi causati dal caldo eccessivo, raccolti da buttare a causa della siccità o delle forti piogge e conflitti sull’uso delle risorse idriche. Le alluvioni a cui stiamo assistendo in questi giorni aumenteranno in frequenza ed intensità, mettendo a dura prova le infrastrutture del paese. Dovremo anche fare i conti con un aumento del livello dei mari che metterà a rischio una parte rilevante delle fasce costiere: spiagge, centri urbani, porti.  

Non è finita qui. Gli attuali piani messi a punto dai governi nazionali sulla base dell’accordo sul clima siglato a Parigi due anni fa - compreso quello dell’Unione Europea , che comprende l’Italia - ci condannerebbero ad un pianeta oltre 3°C più caldo entro la fine del secolo. Entro il 2020 i governi nazionali dovranno sottoporre alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (UNFCCC) nuovi e più ambiziosi piani. Il rapporto dell’IPCC rende chiaro quanto ambiziosi questi piani dovranno essere per riuscire ad arrestare l’aumento delle temperature.

La buona notizia è che si può fare. Fermare il termometro del pianeta a +1,5°C richiede una transizione molto rapida e molto drastica nei campi dell’energia, dell’uso della terra, delle infrastrutture urbane e dei trasporti, così come dei sistemi industriali. Le fonti rinnovabili dovranno fornire il 70-85% dell’energia entro il 2050, mentre le emissioni da attività industriali dovranno essere il 70-95% in meno rispetto al 2010Il carbone e altri combustibili fossili dovranno progressivamente scomparire, le emissioni dimezzarsi entro il 2030.    

Bisogna iniziare subito: l’assenza di politiche energetiche radicali prima del 2030 renderebbe pressoché impossibile contenere l’aumento delle temperature. L’IPCC ha fissato una data di scadenza: se continuassimo ad emettere gas serra ai livelli attuali, ci rimarrebbero meno di dodici anni prima di sforare il budget. Per guadagnare un po’ di tempo dovremo iniziare immediatamente a ridurre le emissioni di gas serra, dimezzarle entro il 2030 e portarle a zero entro metà secolo. In Italia questo significherebbe ridurre da circa 400 a 200 milioni di tonnellate di CO2 equivalente le nostre emissioni annuali , in pratica quanto emesso nel 2015 dall’intero settore dei trasporti e da tutte le centrali elettriche del paese messi insieme.

Per gli ambientalisti come Payal Parekh, Programme Director della campagna per il clima 350.org, questa è una conferma che “l’IPCC ha dato ragione alle comunità che si oppongono in tutto il mondo all’espansione dei combustibili fossili”.
In Europa, grandi progetti come il gasdotto TAP e le espansioni delle miniere di carbone in Germania e Polonia dovranno essere abbandonati, mentre sarà necessario accelerare rapidamente il passaggio alle auto elettriche, costruire case passive o a bassissime emissioni e ridurre la dispersione di energia degli edifici già costruiti, sostituire le centrali termoelettriche e a gas con pannelli solari e turbine eoliche, ripristinare una parte della copertura boschiva del paese e ridurre le emissioni del settore agricolo. 
Secondo Parekh, “la scienza nel rapporto dell’IPCC parla chiaro. Limitare l’aumento delle temperature ad 1,5°C è adesso solo una questione di volontà politica”. 
  
CLAUDIO MAGLIULO -  350.org  

fonte: www.lastampa.it