Nasce la mappa per fare la spesa senza supermercato

Dopo il successo del suo libro “Vivere senza supermercato”, Elena Tioli lancia una nuova iniziativa per supportare la costruzione di un’economia sostenibile, basata su relazioni di fiducia tra produttori e consumatori e su scelte di acquisto responsabili. Si tratta di una mappa della Piccola Distribuzione Disorganizzata: chiunque può segnalare sulla mappa le realtà attive nel proprio territorio e contribuire alla crescita di una comunità nazionale impegnata nel diffondere la possibilità del consumo critico e solidale.


















C’era una volta una consumista ossessiva, insoddisfatta cronica, fumatrice, dipendente a tempo indeterminato. Sembra l’inizio di una favola, e invece è la realtà di Elena Tioli. Meno di un lustro fa, Elena ha detto basta e ha cambiato la sua vita, iniziando dal lavoro e dalla spesa. Dal 2015 non è più entrata in un supermercato e, col tempo, ha acquisito una nuova coscienza nelle sue scelte d’acquisto, guadagnandone in salute, tempo e relazioni.

Una favola il cui lieto fine sembrava dovesse essere la pubblicazione di “Vivere senza supermercato”, il libro nel quale condivide non soltanto le tappe del suo percorso personale, ma anche una grande quantità di informazioni e conoscenze pratiche, utili a chi potrebbe decidere di percorrere la sua strada, in direzione contraria a quella comune. E invece no. Perché la favola si arricchisce ora di un nuovo episodio.

Da qualche tempo, infatti, Elena ha pubblicato sul sito del suo libro una mappa della Piccola Distribuzione Disorganizzata  – come giocosamente la chiama lei – ossia una mappa delle realtà che, nel settore alimentare, operano fuori dalla Grande Distribuzione Organizzata e che rispondono a requisiti minimi di sostenibilità ecologica e sociale.

Nata più o meno come un omaggio a quelle attività che, a cominciare da quelle del suo quartiere a Roma, le avevano consentito di vivere senza supermercato all’inizio della sua avventura, la mappa si è poi allargata; prima all’intero Municipio del quale il suo quartiere fa parte, e poi all’intera città di Roma. È lei stessa a rivelare che: “Mai avrei pensato che una simile idea potesse piacere tanto e che moltissime persone fossero così felici di farne parte.” E così, entusiasmo dopo entusiasmo, la mappatura è continuata fino a spingersi un po’ dappertutto in Italia.

In questa mappa è presente “l’Italia dei piccoli produttori, dei negozi che vendono senza imballaggi, degli agricoltori che si prendono cura della terra, dei mercati a chilometro zero, delle aziende familiari e delle filiere corte, delle botteghe e dei negozi di quartiere, dei gruppi di acquisto solidale”, spiega lei stessa sul sito. “L’Italia che, quando mette mano al portafogli, si ferma per un attimo a chiedersi se quei soldi finiranno a una delle multinazionali che stanno divorando il pianeta o a chi il pianeta sta provando a salvarlo”.
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Come tutte le mappature nate su base volontaria, la mappa dell’Italia senza supermercato è tutt’altro che un lavoro compiuto ed esaustivo. Va invece considerato un work in progress, al quale chiunque può dare un contributo. Basta collegarsi al sito ed inserire una realtà di propria conoscenza che abbia almeno qualcuna di queste caratteristiche: filiera corta, chilometro zero, GAS-Gruppi di Acquisto Solidali, gli alveari, mercati contadini, artigiani, biologico (anche se non certificato), assenza o sostenibilità degli imballaggi (es. cassette, sfuso, buste in tela), produttori che rispettano la stagionalità.

Elena ci tiene a precisare che sulla mappa nessuno fa pubblicità a pagamento e che nessuno garantisce per nessuno: “Ci fidiamo di chi inserisce un’azienda, un gruppo, un negozio, perché pensiamo sia normale che ciascuno si assuma le proprie responsabilità e che sia bello costruire qualcosa di utile insieme”. Ciò non toglie che, qualora sulla mappa vengano inserite realtà non in linea con i principi sopra espressi, basterà segnalarle e verranno rimosse.

Insomma, un’iniziativa che ha lo scopo di fornire un nuovo strumento per creare una comunità nazionale sempre più grande, impegnata nel diffondere la possibilità del consumo critico e solidale, basata su relazioni di fiducia fra produttori responsabili e consumatori consapevoli. “Per favorire un’economia virtuosa, etica e sostenibile, in cui oltre al guadagno personale si pensa al bene comune”. E se poi, come nelle favole più belle, questa diventerà una mappa del tesoro per tanti altri, starà a voi raccontarcelo.

fonte: www.italiachecambia.org