Coop dice no al glifosato: un passo avanti a difesa dell’ambiente. La cooperativa mette al bando quattro pesticidi controversi da frutta e verdura


















Continuando nel suo impegno per un’agricoltura meno inquinante, Coop ha da poco avviato l’eliminazione dalla filiera ortofrutticola di quattro pesticidi da tempo sotto attacco per i possibili effetti sulla salute e il loro impatto ambientale, nella lista compare il glifosato. Obiettivo del progetto, che coinvolge oltre 7 mila aziende agricole, è arrivare entro tre anni all’eliminazione completa di questi pesticidi. Già da maggio però sono disponibili nei punti vendita, nonostante le difficoltà dovute al clima, le ciliegie coltivate senza l’uso dei prodotti incriminati (oltre al glifosato, sono in via di eliminazione terbutilazina, S-metolaclor e bentazone). Presto saranno disponibili altri prodotti, tra cui meloni, uva e clementine. Nei successivi tre anni queste pratiche agronomiche dovrebbero essere allargate a tutti i prodotti ortofrutticoli a marchio Coop.
Si tratta di un segnale importante da parte di un’azienda attenta all’ambiente, visto che il nostro è tra i primi paesi in Europa per il consumo di pesticidi per ettaro coltivato, con conseguenze pesanti soprattutto per quanto riguarda la contaminazione delle acque superficiali e sotterranee.“Il prodotto a marchio Coop – si legge in una nota  diffusa dall’azienda – vanta da tempo un ridotto contenuto di pesticidi, inferiore del 70% rispetto al residuo ammesso dalle leggi”.
La lotta al glifosato, in particolare, è da tempo un simbolo dell’impegno per un’agricoltura più sicura. Stiamo parlando dell’erbicida più diffuso al mondo, che rappresenta da solo circa il 70% del consumo totale di pesticidi: sintetizzato negli anni ’50 e commercializzato dalla Monsanto negli anni ’70 con il nome Roundup, dal 2001 è in libera vendita, essendo scaduto il brevetto. Il glifosato agisce bloccando l’azione di un enzima essenziale per il metabolismo delle piante, un processo diverso da quello presente negli animali, il che ha indotto a considerarlo scarsamente tossico per l’uomo, anche se questa sicurezza è stata smentita da numerose ricerche e la questione rimane controversa. Nel 2015 il glifosato è stato classificato come probabile cancerogeno per l’uomo dallo IARC, l’Agenzia europea di ricerca sul cancro, mentre altre due agenzie internazionali (il gruppo FAO/OMS sui pesticidi e l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, l’ECHA, si sono successivamente espresse per la non cancerogenicità della sostanza. Secondo l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (AIRC), “il caso del glifosato rappresenta, al momento attuale, un buon esempio di sospetta cancerogenicità non sufficientemente dimostrata, nei confronti della quale le istituzioni hanno deciso di mettere in atto il principio di precauzione: non vietarne del tutto l’uso (mossa che potrebbe avere effetti negativi sulla produzione agricola) ma istituire limiti e controlli nell’attesa di ulteriori studi.”
Dalla ricerca però continuano ad arrivare segnali di allarme: vari studi collegano il glifosato alla moria di api che sta destando crescente preoccupazione a livello internazionale, mentre una recente ricerca sui ratti pubblicata sulla rivista Nature mostra che questa sostanza  interferisce a livello genetico con il sistema riproduttivo causando pesanti mutazioni transgenerazionali.
pesticidi
Coop ha deciso di bandire quattro pesticidi dalle filiere produttive ortofrutticole, compreso il glifosato
Anche per gli altri pesticidi eliminati non ci sono notizie rassicuranti: la terbutilazina è un erbicida selettivo simile all’atrazina (oggi vietata) che è stato classificato come sostanza pericolosa per l’uomo e per l’ambiente dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche, mentre alcune ricerche segnalano che il bentazone potrebbe causare sterilità.
Per eliminare questi pesticidi garantendo la produttività,  si punta sull’agricoltura di precisione promuovendo tecnologie che permettano di risparmiare acqua, energia e tempo. Le principali alternative al glifosato sono interventi meccanici o pellicole biodegradabili per liberare il terreno dalle infestanti, l’utilizzo di erbicidi alternativi da verificare nel tempo (molecole che secondo i dati ISPRA non si ritrovano nelle acque superficiali e profonde come isoxaben, oryzalin, cycloxyim, propaquizafop), e una sperimentazione di nuove tecniche come l’elettro-diserbo”. A queste iniziative si aggiungono altre strategie come la lotta integrata.
A medio/ lungo termine, intanto, la sorte del glifosato sembra segnata: in alcuni paesi come Germania e Austria si sta parlando di proibirlo secondo notizie recenti la Bayer, che ha acquisito la Monsanto, ha recentemente stanziato 10 miliardi di euro per lo sviluppo di diserbanti alternativi.
fonte: www.ilfattoalimentare.it