Il problema si pone anche per i sacchetti di carta del pane venduto nei supermercati che spesso sono fatti con materiale compostabile, mentre l’etichetta del prezzo non essendo quasi mai “eco” dovrebbe essere ritagliata e tolta, prima di gettare il sacchetto nel bidone della carta o dell’umido.
Solo alcuni bollini utilizzati per etichettare la frutta sono compostabili
Anche per la frutta marchiata con bollini multicolore che evidenziano la marca e il logo del produttore si pone un problema analogo. All’inizio c’erano solo le banane, poi sono arrivate le mele del Trentino, le pere dell’Emilia-Romagna e ormai molti tipi di frutta hanno il bollino autoadesivo. In questo caso se non si ha l’accortezza di scollarlo, il bollino finisce nel contenitore del rifiuto umido di casa. A questo punto viene spontaneo chiedersi quante persone hanno l’accortezza di togliere la piccola etichetta autoadesiva? “Melinda – precisa il consorzio – da anni porta avanti la ricerca per ottenere bollini biodegradabili in grado di essere utilizzati nella filiera di lavorazione che prevede movimentazione attraverso l’acqua e il mantenimento in celle ad umidità oltre il 90%. Ad oggi non sono ancora disponibili bollini compostabili in grado di resistere al processo di lavorazione, capaci di evitare l’innesco dei processi di degradazione del materiale. Le uniche soluzioni ad oggi esistenti sono applicabili “a valle” della filiera, le stesse che attualmente Melinda utilizza per la produzione biologica, nonostante impongano la necessità di essere applicati in modo non automatico e quindi comportino un impegno di manodopera molto importante”.
Cambiare però si può, visto che alcune catene di supermercati, come Iper, Bennet o Esselunga hanno adottato per le etichette del prezzo del sacchetto del pane e dell’ortofrutta materiale compostabile. La stessa cosa hanno fatto alcuni consorzi per i bollini della frutta.
Anche per la frutta marchiata con bollini multicolore che evidenziano la marca e il logo del produttore si pone un problema analogo. All’inizio c’erano solo le banane, poi sono arrivate le mele del Trentino, le pere dell’Emilia-Romagna e ormai molti tipi di frutta hanno il bollino autoadesivo. In questo caso se non si ha l’accortezza di scollarlo, il bollino finisce nel contenitore del rifiuto umido di casa. A questo punto viene spontaneo chiedersi quante persone hanno l’accortezza di togliere la piccola etichetta autoadesiva? “Melinda – precisa il consorzio – da anni porta avanti la ricerca per ottenere bollini biodegradabili in grado di essere utilizzati nella filiera di lavorazione che prevede movimentazione attraverso l’acqua e il mantenimento in celle ad umidità oltre il 90%. Ad oggi non sono ancora disponibili bollini compostabili in grado di resistere al processo di lavorazione, capaci di evitare l’innesco dei processi di degradazione del materiale. Le uniche soluzioni ad oggi esistenti sono applicabili “a valle” della filiera, le stesse che attualmente Melinda utilizza per la produzione biologica, nonostante impongano la necessità di essere applicati in modo non automatico e quindi comportino un impegno di manodopera molto importante”.
Cambiare però si può, visto che alcune catene di supermercati, come Iper, Bennet o Esselunga hanno adottato per le etichette del prezzo del sacchetto del pane e dell’ortofrutta materiale compostabile. La stessa cosa hanno fatto alcuni consorzi per i bollini della frutta.

fonte: www.ilfattoalimentare.it
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