Tra le sfide che dovremo affrontare nel prossimo futuro, oltre al cambiamento climatico, c'è la perdita di biodiversità, tanto che anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si fa riferimento al nostro "ecosistema naturale e culturale di valore inestimabile", definendolo un elemento distintivo dello sviluppo economico presente e futuro, da proteggere come patrimonio unico dell'Italia.
Nella sezione del PNRR dedicata alla transizione ecologica, uno dei pilastri, in particolare la Componente 4, si incardina sulla messa in sicurezza il territorio, intesa come:
mitigazione dei rischi idrogeologici (con interventi di prevenzione e di ripristino),
salvaguardia delle aree verde e della biodiversità (es. con interventi di forestazione urbana, digitalizzazione dei parchi, ri-naturificazione del Po),
eliminazione dell’inquinamento delle acque e del terreno (es. con bonifica siti orfani) ,
disponibilità di risorse idriche (es. infrastrutture idriche primarie, agrosistema irriguo, fognature e depurazione.
Il WWF, partendo proprio dal riferimento alla salvagardia della biodiversità, contenuto nel PNRR, ricorda che "il nostro Paese ha una delle biodiversità più ricche d’Europa" e nel documento, "Riqualificare l'Italia", chiede al Governo di redarre un Piano nazionale di ripristino ambientale che definisca le priorità d’azione, in modo da dare vita ad un’azione “straordinaria”. Il piano del WWF si concentra su:
6 aree vaste prioritarie per la connettività ecologica, ovvero le Alpi, il Corridoio Alpi Appennino, la valle del Po, l’Appennino umbro-marchigiano, l’Appennino campano centrale, la Valle del Crati - Presila Cosentina
un’azione “diffusa” sul resto del territorio.
Nel definire un piano per la conservazione e rigenerazione della biodiversità, le singole Agenzie ambientali possono dare il loro contributo, in quanto svolgono un'importante attività di monitoraggio dell'ambiente e mettono a disposizioni informazioni ambientali, attraverso dati, mappe e pubblicazioni e notizie. Questo quadro informativo si arrichicchisce, a livello nazionale, attraverso tutte le pubblicazioni realizzate dal Sistema Nazionale di Protezione Ambientale (SNPA), che racchiude ISPRA e tutte le Agenzie presenti sul territorio nazionale.
Per quanto riguarda ARPAT, pensiamo, in particolare, alla mole di informazioni presenti:
nelle sezioni del sito Web di ARPAT
nelle pubblicazioni realizzate da ARPAT, sia annualmente, come nell'Annuario dei dati ambientali, dove vengono messi a disposizione di tutti i cittadini, attraverso sei aree tematiche, aria, acqua, mare, suolo, agenti fisici e sistemi produttivi, più di 90 indicatori ambientali, con i quali si definisce la situazione ambientale in Toscana, che periodicamente, attraverso le pubblicazioni su temi ambientali e, su questo argomento nello specifico, quella dedicata alle piante aliene. La stessa Regione Toscana, basandosi sulle informazioni ambientali messe a disposizione da ARPAT, elabora la sua Relazione sullo Stato dell'ambiente.
La quantità di informazioni ambientali, frutto dell'attività svolta dalla nostra Agenzia, può aiutare a definire alcuni importanti tasselli del quadro dell'ecosistema nella nostra regione, una sorta di fotografia dello "stato di salute" del nostro habitat, grazie al quale siamo informati, ad esempio, su quale sia la qualità delle acque sia interne (superficiali, sotterranee, destinate alla potabilità) che marino-costiere oppure su PFAS e fitofarmaci nelle acque, su quanta parte di territorio sia soggetta ad un procedimento di bonifica oppure sulla biodiversità marina.
Tutti temi particolarmente interessanti per delineare una strategia per la conservazione e rigenerazione della natura, sia a livello locale che nazionale, e tutti richiamati dalla Componente 4 della strategia per la transizione ecologica contenuta nel PNRR.
Al momento non è obbligatorio definire, a livello nazionale, un piano per la biodiversità ma questo renderebbe più concreto quanto contenuto nella strategia UE per la biodiversità, il cui titolo è alquanto esemplificativo: "Riportare la natura nella nostra vita".
Con questo documento la Commissione evidenzia i forti legami tra la nostra salute e quella degli ecosistemi e sottolinea come la difesa della biodiversità abbia anche un valore economico, in quanto oltre la metà del PIL mondiale dipende dalla natura e dai servizi che ci offre, soprattutto nei settori dell'edilizia, dell'agricoltura e degli alimenti e bevande.
La Commissione europea afferma che in Europa "la natura versa in uno stato critico" e 5 risultano essere le cause principali della perdita di biodiversità:
cambiamenti dell'uso del suolo e del mare
sfruttamento eccessivo delle risorse
cambiamenti climatici
inquinamento
presenza di specie esotiche invasive.
L'obiettivo della strategia europea per la biodiversità è proprio quella di "riportare la biodiversità in Europa sulla via della ripresa entro il 2030 a beneficio delle persone, del pianeta, del clima, dell'economia". Gli ecosistemi giocano, infatti, un ruolo cruciale nel fornire cibo, acqua, energia, materiali, medicinali e risorse genetiche, regolano il nostro clima, garantiscono la qualità dell’acqua e riducono l’inquinamento.
Le azioni principali individuate a livello europeo sono:
ripristinare vaste superfici di ecosistemi degradati e ricchi di carbonio
invertire la tendenza alla diminuizione degli impollinatori
ridurre del 50% i rischi e l'uso dei pesticidi chimici
destinare almeno il 10% delle superfici agricole ad elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità
destinare almeno il 25% dei terreni agricoli all'agricoltura biologica ed aumentare le pratiche agroecologiche
piantare tre miliardi di nuovi alberi nell'Unione Europea
aumentare la bonifica dei terreni contaminati
riportare almeno 25 000 km di fiumi a scorrimento libero
ridurre del 50% il numero di specie della lista rossa minacciate dalle specie esotiche invasive
limitare le perdite dei nutrienti contenuti nei fertilizzanti di almeno il 50% ottenendo una riduzione di alemno il 20% nell'uso dei fertilizzanti
dotare le città con almeno 20 000 abitanti di un piano ambizioso di inverdimento urbano
eliminare l'uso dei pesticidi chimici nelle zone sensibili, come le aree verdi urbane dell'UE
mitigare gli effetti negativi della pesca e delle attività estrattive sulle specie e sugli habitat sensibii, compresi i fondali marini al fine di riportarli ad un buono stato ecologico
eliminare le catture accessorie o ridurle a un livello che consenta il ripristino e la conservazione della specie.
fonte: www.arpat.toscana.it
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