Le Nazioni Unite, il 5 giugno, giornata mondiale dell'ambiente, hanno dato avvio ad un nuovo decennio per la salvaguardia della biodiversità, che, insieme ai cambiamenti climatici, rappresenta una delle più importanti sfide ambientali che dovremo affrontare nel prossimo futuro.
In occasione, invece, della giornata mondiale degli oceani, l'attenzione è stata puntata sul Mediterraneo e il cambiamento climatico. Da una parte, il WWF ha pubblicato un nuovo report dal titolo “ Gli effetti del cambiamento climatico nel Mediterraneo. Sei storie da un mare sempre più caldo”, dove mette in luce come il cambiamento climatico abbia già influenzato e alterato il "nostro mare", per alcuni versi in modo irreversibile; dall'altra, Enea ha presentato un innovativo modello per proiezioni climatiche ad alta risoluzione dell’area mediterranea, dal nome ENEA-RegESM, che è in grado di simulare le dinamiche atmosfera-oceano in relazione con i processi fisici e biologici che avvengono sulla superficie terrestre, come flussi di calore, assorbimento di CO2 da parte degli ecosistemi terrestri e ciclo idrologico.Secondo Enea, il Mar Mediterraneo è un "sorvegliato speciale". Da un punto di vista atmosferico, la regione mediterranea è una zona di transizione compresa tra la fascia temperata e quella tropicale caratterizzata da basse precipitazioni totali annue; durante l’inverno, la pioggia è portata dai venti occidentali, mentre le estati secche e calde dipendono dall’influenza innescata dal monsone indiano.
Conformazione del territorio, natura frastagliata delle aree costiere con un numero considerevole di isole e stretti e variabilità dell’orografia delle aree continentali interne rendono il bacino del Mediterraneo una regione particolarmente complessa.
Le temperature delle acque del Mediterraneo stanno aumentando il 20% più velocemente rispetto alla media globale, questo comporta gravi conseguenze, destinate ad aumentare nei prossimi decenni; se non verrà fatto nulla, assisteremo all’aumento del livello del mare che potrebbe superare il metro entro il 2100, con impatti su un terzo della popolazione che vive in questa regione.
Il WWF, nel suo nuovo report, evidenzia come siano necessarie azioni urgenti e significative, sia per ridurre ulteriori emissioni di gas serra, sia per adattarsi alle nuove condizioni con un mare sempre più caldo, pur consapevoli che non esiste un modo veloce per sconfiggere il cambiamento climatico. Infatti anche con un’azione globale immediata di riduzione delle emissioni di gas serra, le temperature probabilmente continuerebbero ad aumentare per decenni, quindi quello che dobbiamo fare è aumentare la resilienza e proteggere e ripristinare le risorse naturali del Mar Mediterraneo.
Nel report si sottolinea come sia in atto un'allarmante perdita di biodiversità marina, la fauna marina, sottoposta a enormi pressioni, sta diminuendo a causa di inquinamento, sviluppo costiero, eutrofizzazione, traffico marittimo, produzione di energia e altre attività antropiche. A questo si aggiunge una presenza sempre maggiore di specie non autoctone, nel Mediterraneo, si registrano 1.000 specie animali aliene tipiche dei mari tropicali, la cui sopravvivenza e diffusione, soprattutto verso nord e ovest del bacino, è favorita dall’aumento della temperatura media dell’acqua dovuta ai cambiamenti climatici.
Al tempo stesso, il cambiamento del clima comporta lo spostamento di alcune specie native, che stanno muovendo i propri areali verso nord per seguire le acque più fredde, mentre altre specie endemiche sono state spinte sull’orlo dell’estinzione.
Tutto questo determina
un'alterazione degli equilibri tra specie, come è evidente con la proliferazione di meduse, che affligge pescatori e turisti
l’emergere di nuovi patogeni
l’aumento di fenomeni atmosferici estremi, che sta devastando habitat marini fragili come quelli della Posidonia e i fondali corallini.
Per approfondimenti leggi: “Gli effetti del cambiamento climatico nel Mediterraneo. Sei storie da un mare sempre più caldo”
fonte: www.arpat.toscana.it
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