Abbiamo sottostimato il costo della crisi climatica, i danni economici che causa? Cosa succede se al conto proviamo ad aggiungere anche gli effetti a lungo termine, e non solo gli impatti nel brevissimo periodo? Secondo un team internazionale di scienziati, questa operazione fa moltiplicare per 6 il costo del cambiamento climatico.
Entro il 2100, calcola lo studio apparso su Environmental Research Letters, il costo della crisi climatica potrebbe rosicchiare fino al 37% del Pil globale. Come sono arrivati a questa conclusione, gli scienziati? Attualmente, la maggior parte dei modelli usati per stimare il costo del climate change si concentra sui danni a breve termine. Un approccio che viene criticato dalla ricerca perché assume che il cambiamento climatico non abbia un effetto duraturo sulla crescita economica, nonostante ci siano sempre più prove che dimostrano il contrario. Un esempio? Eventi estremi come siccità, incendi, ondate di calore e tempeste possono causare danni economici a lungo termine a causa del loro impatto sulla salute, sui risparmi e sulla produttività del lavoro.
Anche i numeri sul costo della crisi climatica presentati dal nuovo studio vanno presi con le pinze. Il perché lo spiega Chris Brierley, uno degli autori: “Non sappiamo ancora esattamente quanto effetto avrà il cambiamento climatico sulla crescita economica a lungo termine, ma è improbabile che sia zero, come ipotizzato dalla maggior parte dei modelli economici”. Modelli che per il momento prevedono una contrazione del Pil globale di 6 punti percentuali al massimo. Lo stesso procedimento, gli scienziati l’hanno adottato per correggere il modello più usato per calcolare il costo sociale del carbonio, cioè il costo reale delle emissioni di CO2 quando si tengono in considerazione gli impatti su clima, economia, salute ecc. Le stime variano tra i 10 e i 1.000 dollari per tonnellata. Ma le nuove previsioni fanno triplicare il limite massimo: 3.000 dollari, se si guardano anche gli effetti di lungo periodo.
“Il cambiamento climatico rende molto più probabili eventi dannosi come la recente ondata di caldo in Nord America e le inondazioni in Europa”, prosegue Brierley. “Se smettiamo di presumere che le economie si riprendano da tali eventi entro pochi mesi, i costi del riscaldamento sembrano molto più alti di quanto solitamente dichiarato”.
fonte: www.rinnovabili.it
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