Quattro proposte per sbloccare le rinnovabili italiane



Coordinamento Free: «Il Governo afferma che ci sono tutte le condizioni per installare, ma la realtà è che ad oggi è impossibile»

In Italia il costo delle bollette energetiche sta salendo alle stelle a causa di rincari e speculazione sul gas naturale nei mercati internazionali, e solo in parte (20%) per l’incremento dei costi d’emissione della CO2 nel mercato Eu Ets.

Del resto nel Paese il 73,4% del fabbisogno di energia viene ancora coperto dall’import, e per il 40% dal gas. La via di fuga verso la sostenibilità – ambientale ed economica – passa dalle rinnovabili, ma la realtà è che le istallazioni di nuovi impianti sono al palo, come testimoniano dal Coordinamento Free.

«Se il Governo afferma che ci sono tutte le condizioni per installare gli 8 GW/anno di rinnovabili che servono per centrare gli obiettivi europei al 2030 – spiega Livio de Santoli, presidente del Coordinamento e prorettore per la sostenibilità dell’Università Sapienza di Roma – la realtà è che a oggi ciò è impossibile per gli stop alle autorizzazioni che i provvedimenti sulla semplificazione non affrontano».

A certificarlo sono i più che deludenti risultati conseguiti sullo stanziamento degli incentivi per le rinnovabili previsti dal decreto Fer 1.

«Dopo circa due anni nelle sei procedure per le fonti rinnovabili definite dal Dm 4 luglio 2019, sono stati assegnati circa 3.127 MW rispetto a 5.660 previsti, poco più del 50%, su una previsione per il 2030 del Pniec di realizzare 42 gigawatt entro il 2030, valore che verosimilmente sarà innalzato a oltre 70 GW – argomenta de Santoli – Ciò significa che stiamo marciando verso l’obiettivo europeo con una lentezza inaccettabile. Di questo passo raggiungeremo gli obiettivi di 42 GW nel 2048 e quelli di 70 GW nel 2065».

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sembra non cogliere la portata del problema dato che ritiene di aver già fatto «tutto ciò che era in nostro potere» per sbloccare le installazioni di impianti rinnovabili, ma la realtà sembra andare piuttosto ostinatamente in direzione contraria.

Per questo dal Coordinamento Free avanzano quattro proposte per provare ad accelerare davvero: raddoppiare il contingente incentivato; individuare immediatamente le aree dove si possono realizzare gli impianti a fonte rinnovabile senza vincoli, dato che non bastano le linee guida della presidenza del Consiglio, ma occorre contingentare i tempi di risposta da parte delle Regioni, ed eventualmente avocare centralmente le decisioni; definire presto le quote minime di riduzione delle emissioni da assegnare ad ogni regione (burden sharing); migliorare le proposte legislative sulle semplificazioni che allo stato appaiono blande e inefficaci, per esempio, limitare il ruolo delle Sovrintendenze alle aree di propria pertinenza e a quelle effettivamente che saranno definite non idonee.

Riteniamo inoltre che una quinta, ragionevole proposta dovrebbe inoltre passare dall’effettivo coinvolgimento delle comunità locali interessate dall’installazione di impianti: non solo dibattiti pubblici dunque, ma anche condivisione diretta (ad esempio tramite lo strumento del crowdfunding) dei benefici economici legati alla presenza dell’impianto in modo da provare a superare le sempre più diffuse sindromi Nimby & Nimto.

Per quanto riguarda invece interventi specifici sulle fonti solare ed eolica, dal Coordinamento avanzano proposte specifiche.

«Nel caso del fotovoltaico occorrerà necessariamente prevedere impianti a terra, da ricondurre innanzitutto nelle aree a vocazione industriale e alle aree agricole degradate, abbandonate o comunque alle aree dichiarate inidonee alla produzione agricola, sulle quali si potrebbero pertanto sviluppare iniziative totalmente dedicate alla produzione di energia, nonché a soluzioni “agrovoltaiche” su aree agricole produttive. In particolare si dovrebbero complessivamente impegnare circa 37.500 ettari che, anche nell’ipotesi fossero tutti a destinazione agricola, rappresenterebbero una percentuale molto bassa, lo 0,20%, rispetto all’attuale superficie agricola totale che in Italia è pari a 16,5 milioni di ettari, ed anche rispetto alla quota agricola della Sau (superficie agricola utilizzabile) inutilizzata, oltre 3,7 milioni di ettari, sarebbe l’1,4%».

Per l’eolico, invece, secondo il Coordinamento «si devono individuare delle procedure super semplificate da applicare in tutte le aree dove non vi siano dei vincoli per gli impianti nuovi e nelle aree ove già insorgono degli impianti per i repowering. L’esclusione da tali aree dal parere della Soprintendenza è l’unica possibilità per rendere gli strumenti di semplificazione coerenti con gli obiettivi».

fonte: www.greenreport.it


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