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TartaLife, il progetto a tutela di Caretta caretta chiuderà a settembre
La plastica presente nel mar Mediterraneo, ma anche le normali attività di pesca, rappresentano da sempre un grave rischio per le tartarughe marine, in particolare per lo stato di conservazione della specie Caretta caretta.Partito sei anni fa, si chiuderà a fine settembre Il Progetto TartaLife (LIFE12 NAT/IT/000937), coordinato dal CNR-IRBIM di Ancona in collaborazione con altri 7 partner. Un programma che ha coinvolto 15 regioni italiane che si affacciano sul mare, dando importanti risultati nella riduzione della mortalità della specie.Obiettivo principe di TartaLife, arrivare a una diminuzione della mortalità di Caretta caretta causata dalle attività di pesca professionale, sia attraverso la riduzione del bycatch effettuato con alcuni attrezzi della pesca professionale (palangari, reti a strascico e reti da posta), che tramite la diffusione di soluzioni tecniche innovative in grado di limitare le catture accidentali e le interazioni delle tartarughe con gli attrezzi.Ma il progetto è riuscito anche a ridurre la mortalità post-cattura attraverso la formazione dei pescatori sulle buone prassi da seguire a bordo dei pescherecci in caso di cattura accidentale, e il rafforzamento dei centri per il recupero e il primo soccorso delle tartarughe marine.Numerosi, in questi anni, i seminari rivolti ai pescatori, le attività informative per turisti e studenti, gli eventi dedicati al mondo delle tartarughe marine (come l’annuale “Tartaday”), tutti sopportati anche da una comunicazione online e sui social network.
fonte: https://www.greencity.it
Plastica nelle tartarughe marine, i risultati finali in uno studio
L’ampia distribuzione geografica della Caretta Caretta , la presenza in differenti habitat e la caratteristica di ingerire i rifiuti marini fanno della specie un buon indicatore per valutare l’impatto della plastica sulla fauna marina.
Per questo il progetto biennale INDICIT (INDICator Impact Turtle), finanziato dalla Commissione Europea, è partito dalle tartarughe per analizzare quale sia il reale impatto della plastica sulla fauna marina. I risultati finali del progetto saranno pubblicati a breve, ma intanto sono stati resi noti i primi dati. Innanzitutto che il 58,2 % dei 1316 esemplari di Caretta Caretta analizzati aveva ingerito oggetti di plastica, principalmente usa e getta. Delle oltre 1300 tartarughe, ben 804 presentavano residui di plastica nell’apparato digerente, mentre altri resti sono stati trovati nei residui fecali di 407 esemplari.
I risultati del progetto mostrano, inoltre, quanto gli oggetti di plastica si spostino da un mare all’altro per mezzo delle correnti marine, anche su grandi distanze. Ad esempio, nello stomaco di tartarughe spiaggiate in Italia è stato rinvenuto l’involucro di uno snack francese, insieme a cannucce, tappi, lenze e ami.
I risultati del progetto mostrano, inoltre, quanto gli oggetti di plastica si spostino da un mare all’altro per mezzo delle correnti marine, anche su grandi distanze. Ad esempio, nello stomaco di tartarughe spiaggiate in Italia è stato rinvenuto l’involucro di uno snack francese, insieme a cannucce, tappi, lenze e ami.
Un documentario realizzato da Ispra, partner del progetto, mostra
le attività svolte sul campo dai ricercatori dei setti paesi che hanno lavorato a INDICIT (Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Turchia e Tunisia). Le immagini mostrano in che modo sono stati raccolti i dati sulle tartarughe marine, il lavoro svolto nei centri di soccorso e nei laboratori per la costruzione di un metodo comune.
le attività svolte sul campo dai ricercatori dei setti paesi che hanno lavorato a INDICIT (Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Turchia e Tunisia). Le immagini mostrano in che modo sono stati raccolti i dati sulle tartarughe marine, il lavoro svolto nei centri di soccorso e nei laboratori per la costruzione di un metodo comune.
fonte: http://www.snpambiente.it
Il sistema Carretta Caretta
Il metodo brevettato dal 2006 si chiama Carretta Caretta ed è un metodo multidisciplinare ideato e sviluppato non solo per il settore dei mal definiti "rifiuti".
Le sinergie con altri servizi su concessione comunale sono intuibili e non occorre dilungarsi.
Il controllo dei conferimenti tramite Carretta Caretta è sistemico, non episodico, così come la correzione degli errori avviene ogni giorno. I risparmi sono evidentissimi.
La purezza merceologica e la comodità molto elevate
(in
luoghi con difficoltà di accesso dove i mezzi neppure possono passare, a
volte, è il solo modo di raccogliere differenziata. Non a caso il
metodo è citato a pagina 127 del vigente Piano rifiuti della Regione
Sicilia L° 9 del 2010 e allegato tecnico n°6).
Il residuo secco raccolto una volta a settimana, l'organico invece 6 giorni su 7 a parità di costi
coi servizi tradizionali.
Il metodo Carretta Caretta si può completare anche con paline intelligenti:
stazione meteo, rilevazione inquinanti, ricarica elettrica, pubblicità, altro.
Nostri collaboratori specializzati si occupano di P.E.F., Fondi europei, analisi dati, redazione di Gare europee per l'affidamento del servizio e altro ancora, così
da pianificare i migliori risparmi per gli Enti locali e risultare il
più possibile problem solving: come diciamo sempre con Istituzionali: il 65% di RD è un punto di partenza, non di arrivo.
I mezzi raccolgono a motore spento in una postazione assegnata
(niente più assurdi mezzi di grandi dimensioni a disturbare e inquinare nei centri storici delle città italiane). E ci auguriamo anche nelle città europee: la modalità organizzativa è assolutamente esportabile.
Nelle 24 ore alle postazioni si possono erogare molti altri servizi alle città.
Il sistema Porta a Porta completa il servizio in altri quartieri dove Carretta Caretta non è adatto
in tutti i progetti che rilasciamo (in rete se ne trovano alcuni), ma sempre programmando risparmi per le comunità.
Come tutte le innovazioni in Italia, quanto vi ho fin qui sintetizzato è ancora sconosciuto se
non per giornali locali e addetti ai lavori (spesso ridurre la produzione di rifiuti sembra non essere
ancora una priorità in questo Paese...).
Ci succede anche di essere citati o descritti in progetti nei quali non siamo stati coinvolti.
Esempio:
(pagina 47)
"Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente.
Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta."
Nessun giornale nazionale ha ancora parlato di noi.
Credo
sia intuibile quanto ci auguriamo, invece di imbatterci continuamente
in articoli locali come questi, che messi in un quadro di insieme
denotano i limiti fisici, se non strutturali dei sistemi Porta a Porta
come sono stati erogati fino ad ora, e la difficoltà di applicarli in
certi contesti:
(forse Carretta Caretta è un metodo ancora -troppo-
poco conosciuto, ma non dimentico come nel 2005 ci fossero ancora
istituzionali, ad esempio in Emilia o nel Lazio che affermavano
apoditticamente "il Porta a Porta non funziona", per poi venire smentiti clamorosamente dai fatti).
Il
Porta a Porta ci ha messo circa 20 anni ad affermarsi in tutta Italia;
oggi semmai il problema è che chiamano "Porta a Porta" servizi che sono
invece stradali, o al limite sistemi misti... come quello in vigore a Modena
(anche l'informazione -non parlo del nostro caso specifico- può fare ancora molto, e meglio).
Leggere
ancora articoli su media nazionali come "sopra il 70% la raccolta
differenziata è dispendiosa", nel 2015, lascia francamente basiti.
Tariffa familiare media a Treviso, centro storico compreso: 179 euro anno. Dati del comune.
Media paragonabile a livello nazionale: 280 euro anno (...). Dati Ispra/Cittadinanzattiva.
www.wormitalia.com
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