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Aria, al via il progetto Bigepi

Lo studio per la valutazione degli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute dei cittadini su tutto il territorio italiano.



L’inquinamento atmosferico può provocare sintomi e patologie di varia natura, influendo negativamente sulla salute delle persone, specialmente quelle più vulnerabili come bambini, anziani e persone affette da patologie croniche. La qualità dell’aria dovrebbe essere un bene non negoziabile, tanto che la costituzione italiana riconosce il diritto per tutti di vivere in un ambiente sano.

Nel 2018, l’Italia ha raggiunto però il triste primato europeo di morti premature dovute all’esposizione a ossidi di azoto e ozono (derivati in modo diretto o indiretto dalla combustione civile e industriale e dal traffico automobilistico) e il secondo posto nella classifica per le morti causate dall’esposizione al particolato atmosferico (l’insieme di particelle di varie dimensioni disperse nell’aria).

Anche bassi livelli di inquinamento, se prolungati negli anni, possono determinare danni importanti sulla nostra salute. Non esistono quindi limiti sotto i quali si può stare completamente sicuri. Per questo è importante monitorare l’aria, non soltanto dove l’inquinamento è particolarmente elevato, ma anche in zone di campagna o di periferia dove i danni possono vedersi dopo diversi anni di esposizione.

Il progetto BIGEPI sfrutterà i dati raccolti in un precedente progetto, INAIL-BEEP, che ha fornito mappe molto dettagliate della concentrazione di sostanze inquinanti presenti in atmosfera, dalla scala nazionale a quella urbana, suburbana e rurale.

Grazie a INAIL-BEEP sappiamo che le persone più esposte all’inquinamento atmosferico, specialmente bambini e anziani, si ammalano e muoiono di più per malattie cardiovascolari e respiratorie, sia nelle grandi città che nelle aree rurali. Si è inoltre evidenziato che anche temperature estreme, piogge intense e rumore, possono causare danni per la salute.

Il nuovo progetto BIGEPI approfondirà i legami tra gli aspetti ambientali e la salute, correlando i dati locali di mortalità, ricoveri in ospedale e malattie o sintomatologie respiratorie con la qualità dell’ambiente, sia sul breve che sul lungo periodo; indagherà inoltre eventuali legami tra esposizione agli inquinanti e mortalità per disturbi neurologici o neurocognitivi, come per esempio la malattia di Alzheimer o la demenza senile.

In particolare, grazie a BIGEPI saremo in grado di valutare gli effetti a breve termine dell’inquinamento atmosferico e delle temperature in tutti i comuni italiani, comprese le zone industriali e i siti di bonifica.

Per alcune città campione questi effetti saranno analizzati anche sul lungo termine, per capire come un’esposizione lieve ma prolungata all’inquinamento ambientale influisca sull’aspettativa di vita e sulla salute.

Per la città di Roma, infine, lo studio prenderà in considerazione anche l’esposizione a fattori inquinanti sui luoghi di lavoro, per la loro eventuale influenza, oltre che sulle problematiche già menzionate, anche sull’insorgenza di tumori, infarti, ictus, o patologie bronchiali di tipo cronico (bronchiti croniche o enfisema polmonare).

I risultati del progetto permetteranno di aumentare la consapevolezza dei cittadini su una tematica di così grande importanza, basandosi su evidenze ottenute grazie alla ricerca scientifica, e le amministrazioni locali potranno prendere decisioni consapevoli e basate su dati molto precisi per migliorare la qualità dell’aria in favore della salute pubblica, con una speciale attenzione per le persone più a rischio.


Mappa che mostra la concentrazione media di particolato atmosferico nel nostro paese per gli anni 2013-2015 (pubblicata da Stafoggia e collaboratori su Environmental International nel 2019). Le mappe di INAIL-BEEP forniscono informazioni con un dettaglio di 1 km2

Per approfondimenti: scarica la newsletter di avvio del progetto e visita il sito

Progetto reso possibile grazie al finanziamento di INAIL nell’ambito del Bando Ricerche in Collaborazione BRiC 2019.

fonte: www.snpambiente.it


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Caso Miteni e inquinamento da Pfas: prime due malattie professionali riconosciute da Inail




L’accumulo di sostanze chimiche nocive per l’organismo ha causato le malattie di due uomini per i quali l’Inail di Vicenza ha “sbloccato” i fondi previdenziali. Si preannuncia come di notevole importanza la notizia confermata due giorni fa dai sindacati Cgil, che apre una breccia in un “muro” a lungo inscalfibile sul tema di Pfas e sostanze affini: soprattutto per i lavoratori che lamentano patologie derivanti dall’esposizione agli agenti inquinanti sul luogo di lavoro.

L’Inail di Vicenza, lo scorso 6 ottobre, ha infatti accertato per due ex lavoratori Miteni “una menomazione dell’integrità psicofisica” derivante dalla concentrazione sierica di PFOA e PFOS nel sangue.

Questo il testi diffuso nel pomeriggio di venerdì dalla sigla Inca-Cgil, che ha seguito passo passo la trafila per il riconoscimento dei danni subiti in relazione all’esposizione agli agenti nocivi. “Il riconoscimento da parte dell’Inail dell’origine professionale della condizione patologica di tali lavoratori, anche per il solo anomalo iperaccumulo di sostanze in assenza di menomazioni – dichiara il Dott. Faiferri, medico legale – è un primo e importante passo per la tutela delle persone, consentendoci ora di monitorare nel tempo l’evoluzione della condizione clinica e di estendere la tutela assicurativa qualora dovessero emergere ulteriori patologie correlabili”.

Il Patronato Iinca-Cgil ha da tempo avviato un percorso di valutazione della condizione di salute dei lavoratori ex Miteni che si sono resi volontariamente disponibili, per verificare la presenza di eventuali patologie correlabili all’esposizione prolungata a Pfas o alle concentrazioni elevate nel sangue e, nello step successivo, attivare le domande di riconoscimento di malattia professionale. “La concentrazione di Pfoa e Pfos nel sangue dei lavoratori della Miteni – dichiara Anna Bilato, coordinatrice per il Veneto – sono le più alte finora accertate e richiamate dalla letteratura scientifica internazionale: una concentrazione di gran lunga più elevata anche rispetto alla stessa popolazione della “zona rossa”. Se per i cittadini si tratta di decine di nanogrammi, per i lavoratori sono centinaia quando non migliaia di nanogrammi. Perché tali valori si dimezzino sono necessari almeno tre anni, e ce ne vorranno altri per farli rientrare sotto il livello di guardia, che è considerato in un range che va da 1,8 a 8 nanogrammi. Per questo è molto importante che l’altissima concentrazione nel sangue sia stata considerata dall’Inail come un danno in sé. E’ un principio importante che può essere molto utile per verificare e sostenere anche il possibile riconoscimento del danno e di eventuali benefici previdenziali e potrà essere esteso anche ad altri lavoratori e ad altre situazioni aziendali analoghe”.

“La nostra iniziativa per la tutela dei lavoratori e della popolazione – dichiarano i segretari della Cgil e della Filctem/Cgil Giampaolo Zanni e Giuliano Ezzelini Storti – prosegue: dalla vigilanza sulla continuità della sorveglianza sanitaria per tutti i lavoratori e i cittadini coinvolti alla sollecitazione per la bonifica del sito produttivo e la completa messa in sicurezza delle falde acquifere, alla costituzione di parte civile nei procedimenti giudiziari che vedono indagati e imputati i diversi proprietari e i principali dirigenti della Miteni. Non lasceremo soli i lavoratori, le loro famiglie e la popolazione coinvolta. E ci batteremo con ancora più forza per cambiare questo modello di sviluppo, perché non è più possibile accettare un sistema produttivo che sacrifica sull’altare del profitto la salute delle persone e la salubrità dell’ambiente”.

fonte: https://www.ecovicentino.it


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