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La transizione ecologica del PNRR si è scordata del suolo e del paesaggio



Nelle 337 pagine del PNRR il suolo viene citato appena 14 volte (titoli e tabelle comprese) e il paesaggio ancor meno: 7 volte. Il cambio di visione in senso ambientale non si vede e il suolo appare come un semplice elemento su cui poggiare impianti per la produzione di energia. Green, ovviamente…

Il dado è tratto: Camera e Senato hanno approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che in 337 pagine di testo definisce obiettivi, missioni, priorità trasversali e riforme di carattere epocale per trasformare l’Italia, finanziandola con la bellezza di 248 miliardi di euro.

Fare un esame particolareggiato del corposo dossier necessita di un po’ di tempo (e molta paziente dedizione) e non mancheremo di esercitarci nelle prossime settimane, ma qualche necessario primo interrogativo crediamo sia già possibile e utile esprimerlo, perchè forti dubbi e conseguenti preoccupazioni non mancano osservando, ad esempio, il drastico taglio dei processi che regolano le Valutazioni d’Impatto ambientale per piccole e grandi opere, le modifiche delle regole sugli appalti, il proliferare di opere e infrastrutture di ogni genere, l’assenza di programmi complessivi per ripristinare la biodiversità e favorire l’agricoltura biologica, l’assenza di un piano programmatico per gli impianti di energia da fonti rinnovabili; non sono previsti provvedimenti importanti per assicurare l’incremento del patrimonio arboreo o la messa in sicurezza del territorio e magari anche un Piano di prevenzione sismica.

Il rapporto tra i sostegni previsti per contrastare il dissesto idrogeologico e quelli destinati alle opere è molto indicativo: 3,61 miliardi contro 25 miliardi. Di euro…

Limitandoci ai soli temi cari al Forum Salviamo il Paesaggio i dubbi si tramutano in sconforto: nel documento approvato (ripetiamo: 337 pagine) la parola “suolo” viene menzionata 14 volte e “paesaggio” 7 volte. Ma anche il termine “acqua” trova ben poco spazio: 12 sole citazioni.

Forse sarebbe sufficiente fermarci qui.
Ma andiamo avanti; queste sono le citazioni per il termine “suolo”:

pagina 27
L’inquinamento del suolo e delle acque è molto elevato, soprattutto nella Pianura Padana.

pagina 114
Da ultimo, in conformità agli obiettivi europei, il Governo si impegna ad approvare una legge sul consumo di suolo, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, sostenendo con misure positive il futuro dell’edilizia e la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola.

pagina 144
Per esempio, la transizione verde e la sostenibilità ambientale nel nostro Paese non possono che fondarsi sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale, attraverso politiche intrinsecamente ecologiche che comportino la limitazione del consumo di suolo.

pagina 167
In particolare, il progetto si pone l’obiettivo di incentivare l’installazione di pannelli ad energia solare su di una superficie complessiva senza consumo di suolo pari a 4,3 milioni di mq, con una potenza installata di circa 0,43GW, realizzando contestualmente una riqualificazione delle strutture produttive oggetto di intervento, con la rimozione dell’eternit/amianto sui tetti, ove presente, e/o il miglioramento della coibentazione e dell’areazione.

pagina 174
La misura di investimento nello specifico prevede: i) l’implementazione di sistemi ibridi agricoltura-produzione di energia che non compromettano l’utilizzo dei terreni dedicati all’agricoltura, ma contribuiscano alla sostenibilità ambientale ed economica delle aziende coinvolte, anche potenzialmente valorizzando i bacini idrici tramite soluzioni galleggianti; ii) il monitoraggio delle realizzazioni e della loro efficacia, con la raccolta dei dati sia sugli impianti fotovoltaici sia su produzione e attività agricola sottostante, al fine di valutare il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture.

pagina 176
La linea di investimento si pone l’obiettivo di: i) riconvertire e migliorare l’efficienza degli impianti biogas agricoli esistenti verso la produzione totale o parziale di biometano da utilizzare sia nel settore del riscaldamento e raffrescamento industriale e residenziale sia nei settori terziario e dei trasporti; ii) supportare la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano (attraverso un contributo del 40% dell’investimento), sempre con le stesse destinazioni; iii) promuovere la diffusione di pratiche ecologiche nella fase di produzione del biogas (siti di lavorazione minima del suolo, sistemi innovativi a basse emissioni per la distribuzione del digestato) per ridurre l’uso di fertilizzanti sintetici e aumentare l’approvvigionamento di materia organica nei suoli, e creare poli consortili per il trattamento centralizzato di digestati ed effluenti con produzione di fertilizzanti di origine organica; iv) promuovere la sostituzione di veicoli meccanici obsoleti e a bassa efficienza con veicoli alimentati a metano/biometano; v) migliorare l’efficienza in termini di utilizzo di calore e riduzione delle emissioni di impianti agricoli di piccola scala esistenti per i quali non è possibile accedere alle misure di riconversione.

pagina 193 e 194
Salvaguardia della qualità dell’aria e della biodiversità del territorio attraverso la tutela delle aree verdi, del suolo e delle aree marine: risorse stanziate per 1,69 miliardi di euro.

pagina 195
Con gli interventi del PNRR si agirà a 360 gradi su foreste, suolo, mare e aria per migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini attraverso la tutela delle aree esistenti e la creazione di nuove.

pagina 199
Il Po è una delle 6 aree vaste prioritarie per la connessione ecologica e l’adattamento ai cambiamenti climatici dove avviare un’azione diffusa di ripristino ambientale in Italia e rappresenta un primo stralcio per la più vasta e importante azione di restoration ecology e adattamento nel nostro Paese. L’eccessiva “canalizzazione” dell’alveo, l’inquinamento delle acque, il consumo di suolo, le escavazioni nel letto del fiume fino agli anni ’70, hanno compromesso parte delle sue caratteristiche e aumentato il rischio idrogeologico e la frammentazione degli habitat naturali. È quindi indispensabile avviare una diffusa azione di rinaturalizzazione lungo tutta l’area per riattivare i processi naturali e favorire il recupero della biodiversità.

pagina 278
L’intervento Piani urbani integrati è dedicato alle periferie delle Città Metropolitane e prevede una pianificazione urbanistica partecipata, con l’obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili, limitando il consumo di suolo edificabile.
Nelle aree metropolitane si potranno realizzare sinergie di pianificazione tra il Comune “principale” ed i Comuni limitrofi più piccoli con l’obiettivo di ricucire tessuto urbano ed extra-urbano, colmando deficit infrastrutturali e di mobilità.

pagina 279
L’investimento si articola in due linee di interventi, da realizzare senza consumo di nuovo suolo: (i) riqualificazione e aumento dell’housing sociale, ristrutturazione e rigenerazione della qualità urbana, miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza, mitigazione della carenza abitativa e aumento della qualità ambientale, utilizzo di modelli e strumenti innovativi per la gestione, l’inclusione e il benessere urbano; (ii) interventi sull’edilizia residenziale pubblica ad alto impatto strategico sul territorio nazionale.

Il termine “paesaggio” è, invece, richiamato 7 volte (ci verrebbe da dire “per caso”…) e l’unica citazione significativa (eufemismo) è questa:

pagina 63
supporto alle amministrazioni nella gestione delle procedure complesse (ad esempio VIA e altre valutazioni ambientali, infrastrutture, urbanistica, edilizia, paesaggio, ecc.) e a ogni altra attività utile alla velocizzazione degli iter procedurali.

Ci auguravamo di poter registrare un salto culturale: sarà per un’altra volta (ma quando mai capiterà un’occasione così ghiotta sotto il profilo finanziario?).

Ci auguravamo che il concetto di “transizione ecologica” fosse almeno un minimo rispondente alle emergenze attuali e future (pandemie e cambiamenti climatici in primis): idem come sopra.

Ci auguravamo potesse prendere forma un’idea (anche solo un’idea…) di cambiamento verso un modello di comunità che tornasse ad avvicinare la Natura e gli esseri umani, riconoscendo gli errori commessi da una società dei consumi ormai arrivata a fine corsa.

Nulla di tutto questo, il PNRR è un Piano Nazionale per la Resistenza al Rinnovamento…

Rimbocchiamoci le maniche, molto lavoro ci attende!


fonte: www.salviamoilpaesaggio.it


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La tutela del paesaggio e il consumo di suolo dopo l’epidemia. Che cosa ci aspetta

In una lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Forum Salviamo il Paesaggio invita a una riflessione sulle misure da prendere per evitare che nel post-emergenza “capitali e interessi soggettivi più o meno legittimi” prevalgano sul bene comune




Un rilancio economico che rispecchi i bisogni autentici della collettività. Passata la fase dell’emergenza sanitaria, la sfida sarà attuare una ricostruzione capace di tenere insieme, oltre all’economia e all’occupazione, il benessere sociale e la tutela dell’ambiente. Da qui la necessità di articolare una visione critica capace di mettere in discussione gli attuali sistemi di sviluppo, riflettendo sull’adozione di un modello di crescita giusto. Sono alcuni degli spunti di analisi rivolti al presidente del Consiglio Giuseppe Conte dal Forum Salviamo il Paesaggio, la rete nazionale formata da oltre mille membri tra associazioni, comitati e singoli, promotrice di iniziative per tutelare il paesaggio italiano e di una proposta di legge contro il consumo di suolo, ora ferma al Senato. In una lettera aperta indirizzata a Palazzo Chigi, il Forum chiede di iniziare a pensare al dopo-emergenza, adottando da subito un piano strategico di azioni per evitare che, superata l’epidemia, “capitali e interessi soggettivi più o meno legittimi” prevalgano sul bene comune.

La necessità di superare “le rigidità strutturali che hanno impedito di dispiegare tutto il potenziale del Paese, ad esempio nel settore dell’edilizia e delle opere pubbliche”, cui Conte ha fatto riferimento negli interventi del 25 e del 26 marzo, scrive il Forum, deve tradursi nell’arresto del consumo di suolo e nella spinta “verso il riuso dei suoli urbanizzati” da parte del settore edile. In Italia, come sottolineato dall’Istituto superiore di protezione ambientale (Ispra), nell’ultimo ventennio il consumo di suolo non si è mai arrestato, nonostante abbia subito significativi rallentamenti nel periodo 2008-2013 a causa della crisi economica. Il suolo consumato è passato dal 2,7% degli anni 50 al 7,6% stimato per il 2017. In termini assoluti, il consumo di suolo si stima abbia intaccato ormai oltre 23.000 chilometri quadrati del nostro territorio: una superficie pari all’Emilia-Romagna.

Report Ispra del 2019 alla mano, la cementificazione è andata avanti senza sosta in aree già compromesse, dove il valore è stato dieci volte maggiore rispetto alle zone meno consumate. A Roma in un solo anno sono stati cancellati 57 ettari di aree verdi della città (su 75 ettari di consumo totale); a Milano il consumo di suolo ha spazzato via 11 ettari di aree verdi (su un totale di 11,5 ettari). Un fenomeno che, ha sottolinea l’Ispra, non segue la crescita demografica. Nel Paese ad ogni abitante corrispondono oltre 380 metri quadrati di superfici occupate da cemento, asfalto o altri materiali artificiali: il valore cresce di quasi 2 metri quadrati ogni anno, mentre la popolazione diminuisce.
Le conseguenze sull’ambiente sono notevoli: dalla perdita di servizi ecosistemici (come l’approvvigionamento di acqua, cibo, materiali o la capacità di resistere a eventi estremi e a variazioni climatiche) all’aumento delle temperature. Secondo Ispra, infatti, il consumo di suolo in città ha un forte legame anche con l’aumento delle temperature in quanto dalla maggiore presenza di superfici artificiali a scapito del verde urbano deriva anche un aumento dell’intensità del fenomeno delle isole di calore.

“Il contrasto al consumo di suolo deve essere considerato una priorità e diventare una delle massime urgenze dell’agenda parlamentare”, afferma il Forum, ricordando come la legge contro il consumo di suolo sia ancora ferma al Senato perché l’iter legislativo, come denunciato, ha subito “ritardi e rallentamenti gravi”. Da qui, alcune proposte di azione indirizzate al presidente del Consiglio. Linee programmatiche da potere attuare che vanno dalla messa in sicurezza e riqualificazione degli edifici degli anni Cinquanta e Sessanta alla bonifica di aree inquinate. Dall’avvio di un piano per il recupero delle migliaia di borghi e centri storici in via di abbandono o già deserti alla riconversione di aree industriali in nuovi quartieri urbanisticamente autonomi da destinare in modo prioritario alle classi sociali più deboli attraverso l’adozione di un grande “piano casa”. Dalla messa in sicurezza di strade, ponti e gallerie all’attuazione di un grande piano di cablaggio dei territori pedemontani e montani e al sostegno all’agricoltura ecocompatibile. Dalla sostituzione delle rete idriche “colabrodo” alla messa in sicurezza delle aree a rischio ideogeologico.

“Crediamo che la grande sfida della pandemia imponga il coraggio di mettere in discussione il nostro modello di sviluppo per attivare, sin d’ora, strumenti di rilancio economico basato sulle opere pubbliche realmente necessarie al nostro Paese”, si legge nella lettera. “Un new deal che rispecchi i veri bisogni della collettività. Dopo questa crisi epocale, non potremo più continuare a seguire dinamiche economiche voraci, spietate, distruttive, ma piuttosto abbracciare una visione etica, l’unica che -suggeriscono grandi economisti come il Premio Nobel Amartya Sen- potrebbe davvero garantirci un futuro dignitoso e pacifico”.

fonte: https://altreconomia.it


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Consumo di suolo: che fine ha fatto la legge del Forum Salviamo il Paesaggio

Da oltre un anno le Commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente del Senato stanno lavorando sulla bozza di una norma nazionale a contrasto del consumo di suolo. L’iter sta però procedendo con “ritardi e rallentamenti gravi” e nelle ultime settimane pare essersi fermato. “Salviamo il Paesaggio” e “Pro Natura” sollecitano il Parlamento e provano a tenere viva la discussione nei territori

© Kolar - Unsplash


L’iter legislativo che dovrebbe dare all’Italia una legge sul consumo di suolo è da alcuni mesi fermo al Senato. Lo denuncia il Forum Italiano dei Movimenti per la Terra ed il Paesaggio, formato da diverse associazioni e da singoli cittadini, a cui si deve la proposta di legge presentata nel febbraio 2018, il Ddl AS 164: “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati”, un testo elaborato da 75 esperti della materia. Nel frattempo, l’ultimo rapporto ISPRA-SNPA (2019) informa che in media 14 ettari al giorno e 2 metri quadrati al secondo di suolo vengono persi in Italia e che per ogni persona ci sono oltre 380 metri quadrati occupati da cemento, asfalto e altri materiali artificiali. Un fenomeno particolarmente accentuato nelle aree urbane ad alta densità, dove nel 2018 si sono persi in media 24 metri quadrati per ogni ettaro di aree verde. Di recente, anche la Corte dei Conti (con la Deliberazione del 31 ottobre 2019) ha invitato a ridurre il consumo di suolo, evidenziando il rapporto con i fenomeni di dissesto idrogeologico che comportano un grave impegno finanziario per il Paese. Per non parlare delle conseguenze sul cambiamento climatico, evidenziate nel rapporto ISPRA-SPNA.

“Le Commissioni congiunte ambiente ed agricoltura del Senato hanno fatto un lavoro importante con moltissime audizioni di esperti, enti e associazioni. Nonostante questo, non si è giunti a un accordo sul testo definitivo, che era previsto per novembre scorso. Ci sono state altre priorità e le resistenze politiche sono molte, da più fronti, come dimostra il complicato iter legislativo, oltre 12 proposte di legge diverse”, spiega Alessandro Mortarino del Forum.

E se con una legge che azzera il consumo di suolo la paura infondata è quella di “bloccare il settore edilizio”, Mortarino risponde che “Il titolo della nostra proposta parla chiaro, stop alle costruzioni da una parte, riuso dell’esistente dall’altra: nella rigenerazione urbana ecocompatibile ci sono moltissime potenzialità di sviluppo economico. Alcuni dati del censimento promosso dal Forum nei Comuni ci dicono che gli edifici sfitti e non utilizzati sono tra il 30% e il 40% del totale, un patrimonio su cui lavorare. Si può discutere sui singoli emendamenti, ma la cornice generale deve essere questa”.

Il rischio ora è che la legislatura si concluda senza arrivare a nulla. Si vanificherebbe così l’enorme lavoro che ha portato alla proposta di legge, risultato della convergenza di competenze scientifiche e accademiche e della mobilitazione della cittadinanza attiva (sono circa 100 le associazioni nazionali e più di 800 quelle locali che aderiscono al Forum). Da qui, dunque, la necessità di tornare a scuotere cittadini ed istituzioni per sollecitare l’urgenza di un cambio di rotta radicale. Il Forum, insieme alla Federazione nazionale Pro Natura, ha realizzato un documento congiunto, dove si rivolge un appello alle due Commissioni del Senato per riprendere al più presto i lavori. Secondo punto: agire nei Comuni. “Davanti a un percorso rallentato in Parlamento -dice Mortarino- bisogna tenere viva la discussione nei territori. Abbiamo preparato una mozione per i Consigli comunali dove si chiede di attuare iniziative e azioni a sostegno del Ddl. Attraverso gli aderenti al Forum, che comprende molti singoli cittadini, stiamo cercando di diffonderla in più Comuni possibile”. Proprio grazie al coinvolgimento della cittadinanza, alcuni Comuni (ad esempio in provincia di Milano Desio, Cassinetta di Lugagnano, Ozzero e altri) hanno potuto adottare in questi anni nuovi Piani urbanistici a crescita zero. “Infine -conclude Mortarino- vogliamo rilanciare la discussione a un livello nazionale: stiamo progettando due incontri importanti sul consumo di suolo in primavera, a Roma, uno con un taglio più politico-istituzionale e l’altro tecnico- scientifico”.

fonte: https://altreconomia.it