
La situazione umbra sui rifiuti si fa ogni giorno più pesante. Vediamo di fare una breve storia.
Il 12 ottobre una cinquantina di agenti del Corpo Forestale, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, effettuano un blitz negli uffici di Gesenu (Perugia), Negli uffici di Tsa (Magione), nella discarica di Pietramelina (Perugia) e nella discarica di Borgogiglione (Magione) acquisendo documenti sulla gestione dei rifiuti. Gli accusati sono dodici per traffico illecito di rifiuti ed avvelenamento colposo di acque, mentre per otto di loro c’è anche l’accusa di associazione a delinquere. Tra di essi manager e tecnici di Gesenu e Tsa.
Cominciano a trapelare le prime notizie: sembra che il percolato è penetrato il terreno sottostante la discarica di Pietramelina. Il danno ambientale è praticamente certo. Inoltre sui campioni di compost prelevato all’impianto di Pietramelina risulterebbe che ci sono cose che non dovrebbero esserci (forse anche nocive).
L’inchiesta sembra fermarsi qui ma all’improvviso c’è un’accelerazione: Gesenu subisce un’interdittiva antimafia e viene posta sotto sequestro una parte di discarica, una parte di bosco ed una parte del torrente che scorre sotto la discarica. Si comincia a parlare di una possibile truffa, dello smaltimento di percolato non corretto e di traffici illeciti di rifiuti speciali.
Tutti pensano che siamo alla fine ma al peggio non c’è mai fine. Arriva una seconda interdittiva antimafia per Ecoimpianti (una controllata sarda) ed una terza interdittiva a Gest (che ha vinto l’appalto per la gestione dei rifiuti dell’Ati 2 Umbria).
L’ultima notizia è che sembra ci siano indagini perché, dopo i rapporti con Cosa Nostra, ci sarebbero stati rapporti anche con la Camorra.
Se solo un terzo di tutte queste indagini fossero vero ci troveremmo di fronte alla peggior gestione dei rifiuti in Italia.
Umbria verso Rifiuti Zero