Osservazioni di Rifiuti Zero Sicilia sull' inceneritore della Valle del Mela

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Dopo tanti annunci, finalmente la Edipower ha scoperto le carte ed ha presentato il progetto esecutivo per la conversione della centrale Termoelettrica alimentata ad olio combustibile in un inceneritore di CSS (combustibile Solido Secondario) ovvero inceneritori di rifiuti.

Dopo tanti annunci, finalmente la Edipower ha scoperto le carte ed ha presentato il progetto esecutivo per la conversione della centrale Termoelettrica alimentata ad olio combustibile in un inceneritore di CSS (combustibile Solido Secondario) ovvero inceneritori di rifiuti.
Il progetto è visionabile sul sito internet del Ministero dell’Ambiente e noi ci siamo concentrati al momento sullo studio di impatto ambientale.
Da un attento studio delle dichiarazioni riportate sul documento possiamo segnalare le seguenti osservazioni:
  • punto 1.1 l’impianto viene definito come un impianto alimentato da fonti di energia rinnovabile.
Duole fare notare che le fonti di energia rinnovabile si intendono i metodi di produrre energia da fonti di energia derivanti da risorse naturali, che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano almeno alla stessa velocità con cui vengono consumate o non sono “esauribili” nella scala dei tempi di “ere geologiche“; per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le stesse risorse naturali per le generazioni future. Per quanto riguarda le risorse rinnovabili di tipo energetico, si considerano tali (più propriamente fonti):


E’ evidente che un impianto che brucia rifiuti non può essere classificato come impianto di produzione di energia rinnovabile. Semmai è un impianto di produzione di energia “assimilato” alle rinnovabili definizione all’”italiana” ma che almeno chiarisce la differenza tra le due definizioni. Diciamo all’”italiana” perché in Italia attraverso la delibera del CIP6 1992 si è creata confusione tra le profondamente diverse definizioni.
Il Cip6 è un provvedimento del Comitato Interministeriale Prezzi adottato il 29 aprile 1992, che stabilisce prezzi incentivati per l’energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate. Sono considerati impianti alimentati da fonti assimilate:
-gli impianti in cogenerazione
– gli impianti che utilizzano calore di risulta, fumi di scarico e altre forme di energia recuperabile in processi e impianti
– gli impianti che usano gli scarti di lavorazione e/o di processi industriali
– gli impianti che utilizzano fonti fossili prodotte solo da giacimenti minori isolati.

Il CIP 6/92 promuoveva lo sfruttamento delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) o assimilate da parte di impianti entrati in funzione dopo il 30 gennaio 1991 e garantiva l’acquisto dell’energia da parte di ENEL a prezzi incentivati, lasciando libera in questo modo la quantità offerta.
Il prezzo della cessione di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili veniva stabilito da due componenti:
– componente di costo evitato: costo dell’impianto, di esercizio, di manutenzione e acquisto combustibile;
– componente di incentivazione: basata sulla stima dei costi aggiuntivi per ogni singola tecnologia.
Mentre la componente di incentivo era riconosciuta solo per i primi 8 anni di esercizio dell’impianto, quella relativa ai costi evitati veniva concessa per tutto il periodo di durata del contratto di fornitura (fino a 15 anni).
Quindi, ieri come oggi, sono i consumatori a pagare direttamente i costi di tale incentivazione, attraverso la Cassa Conguaglio del Settore Elettrico.
In quest’ottica, il rischio per gli investitori risultava basso, poiché entrambe le componenti erano legate all’indice annuo dei prezzi al consumo.
Questo tipo di incentivazione ha permesso un notevole sviluppo in Italia delle tecnologie legate allo sfruttamento delle FER, soprattutto eolica e biomassa.
Il CIP 6/92 ha infatti creato opportunità di investimento per un volume superiore a 10 miliardi di euro, promuovendo circa 6,5 GW di nuova capacità nominale.
Per contro, si calcola che il costo del programma nel periodo 1992-2012 sia pari a circa 13 miliardi di euro (tenendo conto solo della componente d’incentivo attribuita agli impianti rinnovabili). Questo programma ha rappresentato quindi un carico economico molto oneroso per i consumatori.
Ma l’aspetto critico principale è l’incentivazione di impianti a fonte assimilata, ovvero a impianti alimentati da fonti di origine fossile: in pratica, una quota superiore al 70% dei contributi è stata indirizzata a questi impianti, anziché a quelli a fonte rinnovabile, favorendo di fatto i grandi gruppi elettrici ed industriali nazionali. (fonte: educambiente.tv).
Per quanto sopra riportato riteniamo pertanto che la definizione riportata al punto 1.1 sia da rivedere in modo da non creare confusione. L’unico interesse di questo genere di impianti è proprio quello di percepire questi fondi che rappresentano un ennesimo salasso indiretto ai danni dei consumatori che indirettamente sono costretti a finanziare questo genere di impianti.
Punto 2. quadro di riferimento programmatico
In questo punto si dichiara che l’impianto debba consumare circa 510 mila\tonn anno di CSS.
Questa quantità risulta essere elevata in quanto lo stesso decreto attuativo Sblocca Italia prevede per la Sicilia una capacità di incenerimento totale pari a 700 mila tonnellate anno (pari cioè al 35% di rifiuti non differenziati) e prevede 2 inceneritori da 350 mila tonnellate ciascuna. Ne lo sblocca Italia ne tantomeno questo progetto citano la Direttiva Europea 98\08 ché all’art.11 prevede che gli Stati:
-adottino misure per promuovere il riciclaggio di alta qualità;
-istituiscano la raccolta differenziata dei rifiuti,
-adottino misure necessarie per conseguire i seguenti obiettivi:
  1. a) entro il 2020,come minimo per carta, metalli, plastica e vetro, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti domestici e assimilati sia aumentata almeno al 50% in peso.
Ciò vuol dire che le politiche devono andare verso il riciclo preferendolo rispetto all’incenerimento.
Infatti il CSS (combustibile solido da rifiuti) è un combustibile ottenuto dalla componente secca (plastica, carta, fibre tessili, ecc.) dei rifiuti non pericolosi, sia urbani sia speciali, tramite appositi trattamenti di separazione da altri materiali non combustibili, come vetro, metalli e inerti. Per raggiungere il potere calorifico necessario ad avere un buon prodotto da bruciare è necessario utilizzare carta e plastica che vengono sottratte al riciclo e, viste le quantità dichiarate, addirittura un quarto dei rifiuti prodotti da tutta la Sicilia verrebbero bruciate in un solo impianto. Inoltre visto che si dichiara che l’approvvigionamento sarà fatto dalle province di Messina, Catania ed Enna questa quantità di CSS risulta essere pari ad una RD del 45% e nemmeno del 65% come la normativa prevede. Ribadendo comunque che le politiche devono andare in tutt’altra direzione così come l’Europa impone.
Inoltre secondo quanto riportato il CSS dovrebbe essere fornito da impianti di TMB ubicati nella provincia di Catania, Messina ed Enna. Ad oggi l’unico impianto presente è nella provincia di Catania.
Punto 2.3.3.4
Si dichiara a proposito dei siti UNESCO che non vi sono siti dov’è ubicata la centrale. Bisogna considerare che l’area interessata è molto vicina agli attracchi degli aliscafi per le Isole Eolie che sono un patrimonio UNESCO. Come vedremo più avanti l’impatto che ha questa centrale sul traffico è importante con migliaia di mezzi pesanti che transiteranno in strade che non sono state progettate per un flusso di veicoli così alto che si va ad aggiungere ad un flusso già elevato visto che il polo industriale rimane così com’è.
3.2
Nello scenario attualmente autorizzato vi è il funzionamento di 4 gruppi di generazione alimentati, come si legge dal progetto presentato, direttamente dalla raffineria di Milazzo attraverso un oleodotto. Ne consegue che l’impianto della Edipower fa parte dell’indotto della Raffineria. Se, come dichiarato, si dismettono le due linee SF5 e SF6 che sono addirittura i più grossi e si diminuisce la potenza dei SF1 ed SF2 non si capisce come farà la raffineria a smaltire tutto l’olio combustibile che continuerà a produrre. Inoltre la Raffineria non ha dichiarato ad oggi cosa dovrebbe fare (di certo i costi di smaltimento aumenterebbero per la raffineria a dismisura). Infine nell’incertezza normativa ed in assenza di un piano energetico regionale le affermazioni riportate nel progetto (di una inversione di tendenza verso le energie rinnovabili che in questo caso di rinnovabile non hanno nulla) non sono supportate da dati scientifici ne energetici. Al contrario il governo nello stesso sbocca Italia in cui incentiva la costruzione degli inceneritori inserisce anche lo Sblocca trivelle per estrarre altro petrolio dalle coste Italiane andando verso una politica basata ancora su fonti fossili. Il rischio, che è tra l’altro scritto nello stesso progetto, è che dopo aver costruito l’impianto di incenerimento si riattivi tutto l’impianto dell’Edipower con un peggioramento ulteriore peggioramento delle condizioni ambientali di un già compromesso comprensorio.
Tabella 3.3.10°
Dalla tabella è possibile fare un paragone tra lo scenario attuale e quello futuro anche se la tabella contiene un errore nel calcolo dello scenario futuro (forse un lapsus froidiano). Infatti nello scenario attuale l’impianto produce ben 2430 MW di energia termica e 290 MW di energia elettrica per un totale di ore di lavoro anno pari a 8760. Nello scenario futuro e senza l’errore di calcolo presente in tabella l’impianto dovrebbe produrre 47,6 MW di energia termica e 18,3 MW di energia elettrica dagli impianti SF1 e SF2 che lavorano a 1000 ore anno, mentre l’impianto di CSS dovrebbe produrre 200 MW di energia termica e 59,9 MW di energia elettrica per 7800 ore di funzionamento anno. Il totale è 247,6 MW anno di energia termica e 78,2 MW di energia elettrica Con una riduzione di produzione del 90% nel caso dell’energia termica e del 70% circa per l’energia elettrica.
3.3.11
L’approvvigionamento idrico è certamente ridotto se si paragona l’assetto attuale con quello della centrale TMV a pieno regime. Ma è ridotto solo per la chiusura dei due impianti gruppo 5 gruppo 6 che dovrebbe avvenire comunque e non perché l’impianto in questione consumi meno acqua. Inoltre si bruciano 500 mila tonnellate di preziosi rifiuti per produrre 200 MW di energia termica ed appena 50 di energia elettrica.
3.3.11.3C
Anche in questo caso si paragonano due scenari che prevedono in cui uno vede la chiusura dei due gruppi 5 e 6. Si nota che in tabella nel nuovo scenario si ha la presenza di nuove materie prime da utilizzare per la gestione degli impianti.
3.3.11.8
Nella descrizione della produzione di rifiuti in uscita si ha una produzione complessiva di rifiuti pari al 23 % dei rifiuti immessi nei camini come CSS. Ciò significa che in soli 4 anni questo impianto produrrà la stessa quantità di rifiuti che sono stati bruciati (forse per questo gli ingegneri lo definiscono un impianto ad energia rinnovabile). Solo che mentre quei rifiuti in ingresso potevano essere riciclati recuperando energia a monte come dimostrato da uno studio del politecnico di Milano 2007 che paragona il risparmio energetico di 1000 chili di materiali differenziati annualmente da due famiglie pari a:
  • 3.140 chilowattore di energia
  • 183 chili di inquinanti
Mentre se fossero inceneriti si risparmierebbe appena un terzo di energia:
  • 1.039 chilowattore
  • 65 chili di inquinanti.
In questo modo abbiamo dei rifiuti speciali (ceneri leggere e ceneri pesanti) che dovranno comunque essere abbancati in apposita discarica creando un ulteriore danno ambientale. Inoltre la normativa sulla classificazione dei Rifiuti è cambiata in quanto è entrata in vigore il Reg. CE n° 1357/2014 che prevede che la classificazione del rifiuto da pericolo a non pericoloso debba essere fatto a seguito di analisi chimiche sul rifiuto e sul rispetto di determinati limiti. Vista la complessità del CSS le ceneri potrebbero essere un cocktail di sostanze chimiche visto che rappresenta il residuo della combustione del CSS stesso.
Tabella 4.3.9.2.a
Il traffico veicolare per il trasporto del CSS e per la gestione dell’impianto è pari a 11 mezzi ora come riportato in tabella con un traffico veicolare di mezzi su gomma pari a 83.460 mezzi in un anno. Ricordiamo ancora una volta che l’impianto è vicinissimo all’imbarco di uno dei posti turistici più belli del mondo che sono le EOLIE e che nella maggior parte dei casi i turisti si muovono su gomma. Un numero così elevato di mezzi pesanti rischia seriamente di compromettere il delicato e precario equilibrio già provato dalla coesistenza di un polo industriale ed un punto turistico. Gli assi viari inoltre non sono certamente all’altezza di un così elevato flusso di mezzi pesanti.
Riassumendo questi sono alcuni dei i punti critici da noi riscontrati:
  • Quantità di rifiuti da bruciare troppo elevata (510 mila tonn.anno);
  • Progetto di modifica degli impianti non supportato da scenari economici ed energetici attuali (si prevede una riduzione di produzione di energia pari al 90% per l’energia termica e al 70 % per l’energia elettrica);
  • Produzione di rifiuti in uscita elevata (il 23% si 510 mila tonn. sono i rifiuti che vengono prodotti);
  • Traffico veicolare alle stelle (più di 80 mila mezzi all’anno che devono trasportare rifiuti).
  • Vicinanza al patrimonio UNESCO delle Isole EOLIE.



Danilo Pulvirenti
Chimico - Libero Professionista
www.progettoambiente.org
www.rifiutizerosicilia.com