Banca mondiale: nuovi sussidi ai combustibili fossili. Violati gli impegni su cambiamenti climatici e foreste

Prestiti per 5 miliardi di dollari a carbone e fossili In Asia, Sudamerica e Africa
















Secondo il nuovo rapporto “World Bank Development Policy Finance Props Up Fossil Fuels and Exacerbates Climate Change: Findings from Peru, Indonesia, Egypt and Mozambique”, presentato da Bank Information center (Bic) insieme a Greenpeace, 11.11.11, Derechos, Ambiente y Recursos Naturales (Dar), Friends of the Earth Mozambique, Egyptian Initiative for Personal Rights, «La politica dei prestiti dalla Banca Mondiale ha creato sussidi per progetti di carbone, gas e petrolio e le iniziative di sottoquotazione per la costruzione di eolico, solare e infrastrutture geotermiche e per proteggere le foreste pluviali vulnerabili, compresa l’Amazzonia». Lo studio, che prende in esame 7 policy operations della Banca Mondiale dal 2007 al 2016 per un totale di 5 miliardi di dollari  in Indonesia, Perù, Egitto e Mozambico, rivela che «I fondi destinati a stimolare la crescita a low-carbon, invece sostengono gli incentivi agli investimenti per progetti che mettono a rischio il clima , le foreste e le persone».
Il rapporto fa luce su un angolo poco illuminato, ma molto influente della Banca Mondiale: le operazioni della Development Policy Finance (Dpf),  che rappresentano circa un terzo di tutti i finanziamenti della World Bank, pari a più di 15 miliardi di dollari nel 2016. Bic spiega che «Le operazioni Dpf forniscono finanziamenti in cambio di riforme politiche e istituzionali nazionali di comune accordo per la Banca e il governo che accetta il prestito. Come parte del suo Climate Action Plan, la Banca Mondiale identifica operazioni Dpf come lo strumento principale per l’incentivazione dei Paesi verso la transizione ad economie low.carbon. Per soddisfare gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra, sono fondamentali nuovi investimenti in infrastrutture low.carbon, in particolare nel settore energetico».
Per questo lo studio Bic  prende in esame le riforme politiche finanziate dal Dpf  che riguardano incentivi a  investimenti per i progetti infrastrutturali su larga scala.
Nezir Sinani,  dierettore Bic per l’Europa e l’Asia Centrale, ricorda che «La Banca Mondiale si è impegnata ad aiutare i paesi ad adottare uno specifico percorso di sviluppo low-carbon, per la graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili e la promozione di una carbon tax. Tuttavia, la politica dei prestiti della Banca fa il contrario con l’introduzione di agevolazioni fiscali per le centrali elettriche a carbone e le infrastrutture di esportazione di carbone».

fonte: http://www.greenreport.it