Foto Riccardo Troisi mercato contadino di Neiva ( Colombia)
La parola “economia” affonda le sue radici nella parola greca“oikos”, che in origine si riferiva alla casa o alla famiglia, alle sue attività quotidiane e alla sua manutenzione.L’economia, che deriva dall’oikonomia, è quindi la gestione della casa. Oggi, abbiamo bisogno di interpretare “oikos” sia in relazione alle nostre proprie case, sia al pianeta inteso come nostra casa comune, e alla Famiglia della Terra come una famiglia di tutti gli esseri e persone sulla Terra. Oikonomia, o Economia, per essere fedele al suo nome e alle sue radici, dovrebbe dunque essere la cura e la gestione della Terra come nostra casa.
Aristotele ha definito “Oikonomia” come l’arte di vivere. Come arte di vivere, l’economia è allineata ai processi vitali della natura e della società. Ha differenziato “Oikonomia” dalla “Crematistica”, l’arte di fare soldi. Oggi, l’Economia ha perso la sua strada. È diventata una brutale macchina da soldi che sta distruggendo le case dei poveri e la nostra casa comune. È diventata una guerra contro le persone e il pianeta.L’Economia deve allora essere riportata al servizio della terra e l’armonia con l’Ecologia, le leggi della Terra, deve essere ripristinata (c’è anche chi rifiuta di utilizzare il concetto di economia, come Serge Latouche, leggi anche Uscire dall’economia, ndr).
La natura è stata sottomessa al mercato come semplice fornitore di materie prime industriali e discarica di rifiuti e inquinamento. Si sostiene falsamente che lo sfruttamento della terra crea valore economico e crescita economica, e questo migliora il benessere umano. Il benessere umano viene, in questo modo, invocato per separare gli esseri umani dalla terra e giustificare il suo illimitato sfruttamento. Ma mettere l’uomo contro la natura non è semplicemente antropocentrico, è corporativo-centrico. Le grandi corporazioni multinazionali rimodellano parte dell’umanità come consumatori dei loro prodotti. I consumatori perdono la loro identità di cittadini della terra, come co-creatori e co-produttori con la natura.
La parola “economia” affonda le sue radici nella parola greca“oikos”, che in origine si riferiva alla casa o alla famiglia, alle sue attività quotidiane e alla sua manutenzione.L’economia, che deriva dall’oikonomia, è quindi la gestione della casa. Oggi, abbiamo bisogno di interpretare “oikos” sia in relazione alle nostre proprie case, sia al pianeta inteso come nostra casa comune, e alla Famiglia della Terra come una famiglia di tutti gli esseri e persone sulla Terra. Oikonomia, o Economia, per essere fedele al suo nome e alle sue radici, dovrebbe dunque essere la cura e la gestione della Terra come nostra casa.
Aristotele ha definito “Oikonomia” come l’arte di vivere. Come arte di vivere, l’economia è allineata ai processi vitali della natura e della società. Ha differenziato “Oikonomia” dalla “Crematistica”, l’arte di fare soldi. Oggi, l’Economia ha perso la sua strada. È diventata una brutale macchina da soldi che sta distruggendo le case dei poveri e la nostra casa comune. È diventata una guerra contro le persone e il pianeta.L’Economia deve allora essere riportata al servizio della terra e l’armonia con l’Ecologia, le leggi della Terra, deve essere ripristinata (c’è anche chi rifiuta di utilizzare il concetto di economia, come Serge Latouche, leggi anche Uscire dall’economia, ndr).
La natura è stata sottomessa al mercato come semplice fornitore di materie prime industriali e discarica di rifiuti e inquinamento. Si sostiene falsamente che lo sfruttamento della terra crea valore economico e crescita economica, e questo migliora il benessere umano. Il benessere umano viene, in questo modo, invocato per separare gli esseri umani dalla terra e giustificare il suo illimitato sfruttamento. Ma mettere l’uomo contro la natura non è semplicemente antropocentrico, è corporativo-centrico. Le grandi corporazioni multinazionali rimodellano parte dell’umanità come consumatori dei loro prodotti. I consumatori perdono la loro identità di cittadini della terra, come co-creatori e co-produttori con la natura.
Foto Riccardo Troisi mercato contadino di Neiva
La povertà non è lo stato originale della natura o delle comunità locali. I piccoli agricoltori si stanno impoverendo perché le aziende verticalmente integrate stanno rubando il 99% del valore che producono. Diventano sempre più poveri perché il “libero scambio” promuove il dumping, la distruzione dei mezzi di sussistenza e la depressione dei prezzi agricoli.
Anche il significato originale di ricchezza è benessere e felicità, non denaro. E il denaro non è finanza, sicuramente non è finanza digitale che permette ai miliardari di fare soldi con il denaro mentre colonizza le economie locali auto-organizzate. La vera ricchezza è la nostra biodiversità e i semi, il nostro suolo e la nostra terra, l’acqua e l’aria pulita, il cibo e la nostra salute. Non si tratta di proprietà da possedere e scambiare a scopo di lucro, né di materie prime da usare e gettare via come spazzatura e rifiuti, inquinando e degradando il pianeta. I beni comuni e le comunità sono al di là dello Stato e del mercato. Sono auto-organizzati. Sono autopoietici. La vera ricchezza è allora la nostra capacità di creare, produrre e fare ciò di cui noi, e le nostre comunità, abbiamo bisogno per assicurare il nostro benessere. Il lavoro crea ricchezza. Come co-creatori e co-produttori con la natura proteggiamo la ricchezza della terra creando capacità e valorizzando le nostre. Creiamo vera ricchezza quando viviamo come cittadini della Terra nelle economie terrestri, consapevoli del potenziale della Terra di creare abbondanza ma anche dei suoi limiti che pongono, a loro volta, dei limiti alle nostre attività.
Parliamo quindi di economie circolari che conoscono e mantengono i cicli della natura. Tutte le crisi ecologiche sono la rottura dei cicli naturali e la trasgressione di quelli che sono stati chiamati confini planetari. Quando restituiamo materia organica alla natura, lei continua a darci cibo. Il lavoro di restituzione è il nostro lavoro. Dare cibo è un lavoro complesso della natura – attraverso il suo suolo, la sua biodiversità, la sua acqua, il sole, l’aria. Nell’economia circolare restituiamo alla società. La ricchezza è condivisa e circola.
fonte: https://comune-info.net/
La povertà non è lo stato originale della natura o delle comunità locali. I piccoli agricoltori si stanno impoverendo perché le aziende verticalmente integrate stanno rubando il 99% del valore che producono. Diventano sempre più poveri perché il “libero scambio” promuove il dumping, la distruzione dei mezzi di sussistenza e la depressione dei prezzi agricoli.
Anche il significato originale di ricchezza è benessere e felicità, non denaro. E il denaro non è finanza, sicuramente non è finanza digitale che permette ai miliardari di fare soldi con il denaro mentre colonizza le economie locali auto-organizzate. La vera ricchezza è la nostra biodiversità e i semi, il nostro suolo e la nostra terra, l’acqua e l’aria pulita, il cibo e la nostra salute. Non si tratta di proprietà da possedere e scambiare a scopo di lucro, né di materie prime da usare e gettare via come spazzatura e rifiuti, inquinando e degradando il pianeta. I beni comuni e le comunità sono al di là dello Stato e del mercato. Sono auto-organizzati. Sono autopoietici. La vera ricchezza è allora la nostra capacità di creare, produrre e fare ciò di cui noi, e le nostre comunità, abbiamo bisogno per assicurare il nostro benessere. Il lavoro crea ricchezza. Come co-creatori e co-produttori con la natura proteggiamo la ricchezza della terra creando capacità e valorizzando le nostre. Creiamo vera ricchezza quando viviamo come cittadini della Terra nelle economie terrestri, consapevoli del potenziale della Terra di creare abbondanza ma anche dei suoi limiti che pongono, a loro volta, dei limiti alle nostre attività.
Parliamo quindi di economie circolari che conoscono e mantengono i cicli della natura. Tutte le crisi ecologiche sono la rottura dei cicli naturali e la trasgressione di quelli che sono stati chiamati confini planetari. Quando restituiamo materia organica alla natura, lei continua a darci cibo. Il lavoro di restituzione è il nostro lavoro. Dare cibo è un lavoro complesso della natura – attraverso il suo suolo, la sua biodiversità, la sua acqua, il sole, l’aria. Nell’economia circolare restituiamo alla società. La ricchezza è condivisa e circola.
fonte: https://comune-info.net/