Besseghini: «Le regole dell’Autorità e gli
stimoli tariffari dovranno supportare tanto i cambiamenti
comportamentali dei singoli utenti, quanto lo sviluppo tecnologico degli
impianti di trattamento»
Sta proseguendo secondo le tappe previste il percorso avviato
dall’Arera – l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente –
per arrivare entro la fine dell’anno alla definizione del primo metodo
tariffario condiviso in tutta Italia per la Tari, destinato ad unificare
la complessità delle tariffe e delle imposte sui rifiuti urbani e
assimilati, anche differenziati. Di fronte ad una platea con oltre 650
partecipanti – tra rappresentanti delle aziende di servizi pubblici,
delle istituzioni, degli enti locali e dei consorzi nazionali ma anche
dei titolari delle industrie, delle associazioni datoriali e sindacali
della filiera dei rifiuti – Arera ha infatti illustrato oggi gli
elementi di dettaglio delle proprie proposte, in particolare in tema di
metodo tariffario e trasparenza.
«Gli obiettivi che la legge finanziaria 2018 ha affidato ad Arera in
materia di rifiuti erano ambiziosi – afferma il presidente di Arera
Stefano Besseghini – miglioramento del servizio agli utenti, omogeneità
tra le aree del paese, valutazione dei rapporti costo-qualità e
adeguamento infrastrutturale. Ben si comprende come sarebbe difficile
portare a compimento qualsiasi riforma omogenea senza un consapevole e
attivo contributo di ciascun segmento della filiera. Le regole
dell’Autorità e gli stimoli tariffari dovranno supportare tanto i
cambiamenti comportamentali dei singoli utenti, quanto lo sviluppo
tecnologico degli impianti di trattamento, tenendo ben presenti che ad
obiettivi sociali e ambientali occorre affiancare una pragmatica
sostenibilità economica dei percorsi che si intraprendono».
Nella consultazione sono stati dunque coinvolti tutti i soggetti
interessati dal ciclo dei rifiuti, in un processo che porterà l’Autorità
a definire – entro il 2019 – i criteri tariffari per favorire la
trasparenza delle informazioni verso gli utenti, l’efficienza e la
selettività degli obiettivi da perseguire e le misure per la corretta
allocazione degli incentivi nelle diverse fasi della filiera.
Un metodo tariffario destinato ad introdurre una graduale
omogeneizzazione nel Paese, partendo da condizioni molto diversificate,
sia a livello industriale che di governance territoriale: ad esempio il
prezzo pagato attraverso la Tari per la gestione dei rifiuti urbani varia enormemente da una città all’altra,
anche vicine tra loro, dai 558€ a tonnellata di Venezia ai 306 di
Verona. Non esistono parametri condivisi per l’individuazione di costi
standard per la gestione rifiuti lungo lo Stivale, né il principio di
legge per cui la Tari dovrebbe essere a copertura integrale di tali
costi è rispettato (ad esempio per gli ampi problemi portati
dall’evasione, come documentato recentemente dal Sole 24 Ore).
A partire dall’anno prossimo invece eventuali variazioni tariffarie
future saranno legate alla riscontrabilità di miglioramenti nella
qualità gestionale oppure a modifiche del perimetro di intervento nei
servizi (aggiunta di fasi del ciclo o sviluppo di nuovi servizi). Verso
gli utenti i gestori dovranno implementare gli strumenti informativi, ad
esempio predisponendo e rendendo accessibile sul proprio sito la Carta
della qualità dei servizi. Saranno inoltre previsti specifici obblighi
in materia di trasparenza dei documenti di riscossione della tariffa,
che dovranno essere chiari e completi di tutte le informazioni utili.
Per garantire un confronto continuativo con i diversi attori
coinvolti nella governance del settore rifiuti Arera ha inoltre
istituito un tavolo permanente con Regioni e Autonomie locali, che si è
riunito per la prima volta proprio in questa occasione.
fonte: www.greenreport.it