Evitare lo spreco alimentare è ormai un’esigenza sentita da fasce sempre più ampie di popolazione, oltre che riconosciuta dalle istituzioni: come contributo nella lotta alla fame, anzitutto, ma anche per la riduzione dell’impatto ambientale legato alla produzione del cibo che altrimenti non verrebbe neanche consumato.
Da qui nel 2015 ha preso le mosse l’iniziativa di Rebecca Zaccarini, studentessa che decide di reagire davanti allo spreco di intere casse di frutta e verdura a fine giornata nei mercati di Milano: chili e chili di cibo, che come già avviene spesso nelle mense scolastiche poteva essere recuperato.
Nasce così, con un passaparola tra amici, “Recup”, progetto di economia circolare e inclusione sociale cresciuto tanto da arrivare a redistribuire, nel 2020, ben 25 tonnellate di alimenti.
Una risposta concreta, nata sul territorio, a diverse delle sfide identificate dai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030: per questo Recup compare tra i progetti di “Lombardia 2030”, la sezione di questa piattaforma dedicata da Regione Lombardia alle realtà che si muovono nella direzione di una maggiore sostenibilità economica, sociale, ambientale.
Cinque anni di attività
Nel 2016 Recup diventa un’associazione, via via si espande fino a ‘coprire’ 11 mercati rionali di Milano. “Qui i volontari, in media una quarantina - spiega Lorenzo Di Stasi, portavoce e membro del Direttivo di Recup - fanno prima un sopralluogo per presentarsi ai commercianti, quindi passano a fine attività per raccogliere casse di cibo che altrimenti andrebbe buttato: frutta e verdura ancora buona, anche se magari troppo matura, che in ogni caso gli ambulanti non avrebbero modo di conservare”. Da potenziali rifiuti a risorse, insomma, grazie all’azione di Recup.
Alla raccolta e redistribuzione di tutto ciò partecipano anche - e qui sta la novità - le stesse persone che di quel cibo hanno bisogno”: persone di tutte le età, anche giovani, italiane e straniere, ognuno prende quello che gli serve, e aiuta altri. Altro valore aggiunto, chi è in difficoltà riceve alimenti freschi, ricchi di vitamine: un contributo diverso dunque dai cibi a lunga conservazione che spesso per questioni pratiche compongono gli aiuti alimentari.
Circa il 70% dei beneficiari della raccolta è donna, così come sono in maggioranza donne le socie dell’associazione. Quella che si crea è quindi una collaborazione virtuosa, a volte alcuni dei beneficiari diventano anche soci dell’associazione e comunque sul territorio si creano relazioni e nuove reti di conoscenza e solidarietà.
I numeri di una scommessa vincente
A oggi Recup conta 125 soci, “ma sono più che raddoppiati nel 2020 - racconta Di Stasi -: è stato uno degli effetti della pandemia, in tanti hanno voluto mettersi in gioco e dare una mano di fronte al crescere dei bisogni”. Partecipare alle singole giornate di raccolta del resto è facile, si può farlo anche in modo occasionale a seconda delle proprie disponibilità, contattando l’associazione o recandosi direttamente nei punti di raccolta nei mercati rionali.
Nel 2020 però è arrivato anche un altro passo in avanti: “Con il lockdown, ai primi di aprile abbiamo spostato la nostra base operativa all’Ortomercato di Milano, l’ingrosso ortofrutticolo più grande d’Italia - spiega ancora Di Stasi -. In rete con altre 15 associazioni, tra aprile e maggio con i nostri pacchi alimentari abbiamo aiutato 4.900 famiglie, con l’attività di giugno e luglio siamo arrivati a raccogliere e distribuire 17 tonnellate di frutta e verdura, per un totale di 25 tonnellate a fine 2020, raccolte anche nei 7 mercati cittadini in cui l’associazione è riuscita a tornare a settembre, dopo il lockdown.
Non solo: Recup è attiva anche sul fronte della formazione, con laboratori e comunicazione sui principi basilari dell’economia circolare e dell’educazione alimentare: una strategia anti spreco efficace parte anche da una corretta conservazione dei cibi, come da una pianificazione della spesa alimentare.
Scopri questo e altri progetti - e promuovi anche tu la tua iniziativa per uno Sviluppo Sostenibile - nella sezione “Lombardia 2030” della nostra piattaforma.
fonte: www.openinnovation.regione.lombardia.it
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