Si è svolto oggi, nell’ambito del progetto “Il Cibo è Salute“, un incontro online con gli studenti dell’Istituto Tecnico Tecnologico Da Vinci di Foligno. Tema centrale il rapporto tra Ambiente, Cibo e Salute, con uno sguardo particolare sulla prevenzione dello spreco alimentare, sulla corretta gestione dei rifiuti e sul compostaggio.
Durante l’evento, a cura di Movimento Difesa del Cittadino Perugia, sono intervenuti Tommaso Bertolini, dell’app Too Good To Go, e Enzo Favoino, ricercatore presso la Scuola Agraria del Parco di Monza e tra i fondatori dell’ECN (European Compost Network). Favoino è anche coordinatore del Comitato Scientifico di Zero Waste Europe (il network di riferimento per la strategia Rifiuti Zero in Europa) e di Zero Waste Italy e Membro del Board di ZWIA (Zero Waste International Alliance).
Un’occasione per confrontarsi con i ragazzi sull’importanza, oggi più che mai, di “salvare” i beni alimentari, riducendo quindi gli sprechi, anche a tutela della salute e dell’ambiente, minacciato dai cambiamenti climatici.
Spreco alimentare, alcuni numeri
Un terzo di tutto il cibo viene sprecato, con conseguenze ambientali, sociali e ed economiche. 1,6 miliardi di tonnellate in totale, di cui 1.3 miliardi edibili e 300 tonnellate non edibili. Uno spreco che – spiega Tommaso Bertolini – si verifica lungo tutta la filiera agroalimentare.
In base a una media degli sprechi a livello globale, il 32% avviene nella fase di produzione, il 23% nella fase di trattamento e stoccaggio, il 10% in quella di lavorazione e packaging, il 13% in distribuzione e retail e il 22% nella fase di consumo. (Fonte; Fao, 2011; BCG 2018)
In Europa, in particolare, il 53% dello spreco alimentare si verifica proprio tra le mura domestiche (Fonte: EU Fusions 2016).
Numeri che mettono in luce la necessità di affrontare la problematica nel suo complesso.
“Capire da dove arriva il cibo è un gesto rivoluzionario – afferma Tommaso Bertolini. – Andare a comprare qualcosa che ha una filiera più corta, prodotto senza un determinato uso di fertilizzanti e in modo sostenibile è un gesto importante, con un impatto importante”.
Come funziona l’app Too Good To Go?
Da queste premesse nasce l’idea di creare uno strumento in grado di mettere in contatto diverse realtà, dalle aziende al consumatore finale, nella lotta allo spreco alimentare.
L’app Too Good To Go, nata nel 2015 in Danimarca e presente in 13 Paesi d’Europa, permette a bar, ristoranti, forni, pasticcerie, supermercati ed hotel di recuperare e vendere online – a prezzi ribassati – il cibo invenduto “troppo buono per essere buttato”, grazie alle Magic Box. Delle “bag” con una selezione a sorpresa di prodotti e piatti freschi che non possono essere rimessi in vendita il giorno successivo.
L’utente si geolocalizza sull’app e cerca il suo store preferito nelle vicinanze. Con pochi click prenota e acquista le sue magic box. Completato l’acquisto il consumatore può andare a ritirarle, nella fascia oraria indicata, per scoprire cosa c’è dentro, mostrando tramite cellulare la ricevuta.
Fonte: Too Good To Go
Un sistema che la piattaforma definisce “win win win”, in cui tutti vincono.
“Gli utenti – spiega Tommaso Bertolini – acquistano delizioso cibo invenduto a prezzi convenienti, aiutiamo l’ambiente riducendo gli sprechi e gli store riducono lo spreco e possono raggiungere nuovi clienti”.
L’app ha lanciato, inoltre, il “Patto contro lo Spreco Alimentare”, a cui diverse aziende hanno già aderito. Tra le iniziative, l’Etichetta consapevole che, posta sulla confezione del prodotto, inviterà i consumatori a verificare se i il cibo sia ancora consumabile dopo la data minima di conservazione, grazie alla presenza di una frase distintiva “Spesso buono oltre” e ad una serie di pittogrammi che consiglieranno di “osservare, annusare, assaggiare”.
Il ruolo dello scarto organico
Quando il cibo non è più adatto al consumo umano cosa si può fare? Da questa domanda parte l’intervento di Enzo Favoino, che ha spiegato agli studenti in che modo può essere valorizzato lo scarto organico tramite il processo di compostaggio.
In ogni parte del mondo, Europa compresa, lo scarto organico rappresenta la gran parte del rifiuto urbano.
“Quando riusciamo a raccogliere bene lo scarto organico – spiega Enzo Favoino – si minimizza la percentuale di organico nel rifiuto residuo (indifferenziato), e il fatto di avere poco organico ci consente di ridurre la frequenza di raccolta del rifiuto residuo stesso”.
Questo produce due effetti positivi sulla raccolta dei rifiuti: una ottimizzazione operativa ed economica e un’ulteriore spinta per l’utente a separare meglio anche gli altri materiali riciclabili, come carta, plastica, vetro, metalli.
Cos’è il compostaggio?
Il compostaggio è un processo biologico del tutto naturale, mediante il quale i materiali organici si decompongono grazie all’azione di microrganismi e si trasformano in “compost”, un terriccio che può essere utilizzato nel giardinaggio, nell’orto, come fertilizzante naturale.
Il processo, pur essendo naturale, va però controllato e “ingegnerizzato” – spiega Favoino – in modo da velocizzarlo, assicurare prodotti di alta qualità e minimizzare problemi come il rilascio di odori, gas serra.
Il processo avviato nel modo corretto produce, quindi, un aumento della temperatura della massa di materiale, consentendo la sanitizzazione: muoiono gli organismi dannosi e sopravvivono quelli positivi che portano avanti il processo. Muoiono, ad esempio, i patogeni delle piante.
Alcune regole per il compostaggio
Favoino spiega che vi sono due tipologie di materiali destinati al compostaggio: quelli a lenta degradazione, come paglie, potature di siepi e alberi, e quelli putrescibili, come verdure, scarto alimentare cotto, scarti di carne e pesce. La regola è, quindi, miscelare questi due materiali e il metodo più semplice è quello di disporli a strati.
Un’altra regola importante è quella di allontanare l’eccesso d’acqua che, accumulandosi alla base, determinerebbe condizioni che potrebbero causare assenza di ossigeno e quindi la putrefazione del materiale.
Per evitare l’eccesso di acqua si potrebbe, ad esempio, fare il cumulo su uno strato drenante, come un bancale di legno, che tramite le sue fessure permette di sgrondare l’acqua, o uno strato di paglia o ramoscelli spezzati grossolanamente.
Con queste poche regole si può dare via libera alla fantasia per creare diversi sistemi di compostaggio.
“Realizzato/acquistato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Umbria con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2018”
fonte: www.mdcumbria.it
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