PNRR, critico il WWF: capitale naturale italiano non è tutelato

WWF critico riguardo il PNRR, secondo l'associazione in nessuno dei diversi punti c'è una vera tutela del capitale naturale italiano.



Il PNNR non tutela il capitale naturale italiano. Questa la critica principale rivolta dal WWF al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, considerato poco ambizioso e non coerente con gli obiettivi fissati dal Green New Deal.

Uno dei punti su cui batte il WWF è la mancanza di strumenti a favore della tutela del patrimonio naturalistico dell’Italia, in particolare di “obiettivi concreti e misurabili” per la conservazione della biodiversità. Manca, prosegue l’associazione, anche un piano specifico per l’ecosistema mare.

Mancano i presupposti per la creazione di un “futuro sano”, spiega il WWF, nell’ottica di quanto indicato dal programma Next Generation EU. A questo proposito l’associazione invierà ai parlamentari italiani la sua analisi.

In primo luogo emerge come vi sia stato, tra la precedente bozza e la versione attuale, un netto taglio dei fondi destinati alla “Rivoluzione Verde e alla Transizione Ecologica” (da 74,4 a 69,8 miliardi di euro). Un calo di 4,4 miliardi di euro, malgrado i fondi generali siano saliti di 31 mld (passando da 193 a 223,9 mld di euro). 

Secondo il WWF:

Non viene in alcuna parte chiarito come il Piano intenda traguardare l’obiettivo, richiesto dalla Commissione Europea agli Stati Membri, di destinare il 37% dell’ammontare complessivo delle risorse messe a disposizione dai Piani nazionali per azioni per il clima, l’adattamento ai cambiamenti climatici e alla biodiversità terrestre e marina.

Il WWF sottolinea poi un’ulteriore mancanza, ancora una volta relativa alla tutela del capitale naturale italiano:


Nel PNRR non si dedica nemmeno un euro alla tutela e il restauro del nostro patrimonio naturale, asset fondamentale per la salute, la sicurezza, il benessere e il rilancio del nostro Paese (che vanta una delle più ricche biodiversità d’Europa), nonché elemento centrale del Green Deal europeo e della Strategia Europea sulla Biodiversità.

Il WWF punta il dito anche sulla quantificazione delle risorse aggiuntive, rispetto agli impegni già assunti con provvedimenti di spesa nazionali, dato che la quota dei “progetti in essere” dichiarata nel PNRR, sul totale della somma messa a disposizione dal Piano, ammonta ad un ragguardevole 28% e, nel caso specifico degli interventi della Missione 2, questa quota traguarda il 45,5%, ponendo dei dubbi sulla reale portata innovativa dei progetti messi in campo.

Non si tratta solo di cifre, perché ciò che preoccupa è che la sommatoria di progetti, vecchi e nuovi, non abbia quel respiro sistematico e quella ambizione che faccia compiere un salto di qualità al Paese nella sua capacità nell’affrontare in futuro le sfide dettate dalle emergenze ambientale e sanitaria, condizionate in maniera determinante dai cambiamenti climatici e dalla perdita di biodiversità. 

Dall’analisi del WWF emerge anche come il PNRR:

– non menzioni, né chiarisca quante e quali siano gli interventi e le risorse destinate alla protezione della natura e della biodiversità e alla tutela e il rispristino dei siti della Rete Natura 2000, tutelati dall’Europa, che secondo quanto richiesto dall’Europa devono rientrare nella quota del 37% degli investimenti per l’ambiente dei PNRR (ultima bozza del Regolamento istitutivo del Recovery and Resilience Facility RFF).
– manchi l’obiettivo di delineare una strategia industriale dell’Italia basata sul rinnovamento dei processi produttivi, coerenti con i target di decarbonizzazione, e non presenti nemmeno una long-term strategy di decarbonizzazione, che l’Europa attende dal primo gennaio 2020 e che rende impossibile la verifica di coerenza tra le spese del PNNR e gli obiettivi di decarbonizzazione, richiesta dall’Europa.

PNRR e Missione 2

L’ultima parte dell’analisi del WWF pone in evidenza i diversi pesi riconosciuti alle priorità di spesa indicate nella “Missione 2” del PNNR, dedicata a quella che è definita la “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”. 

Ha concluso l’associazione:

Il Bonus verde del 110%, misura seppur condivisibile, assorba il 42,2% (29,55 mld su 69,80 mld) delle risorse messe a disposizione complessivamente; mentre alla tutela del territorio dal rischio idrogeologico – una delle più gravi emergenze che affligge il Paese – vengono assegnati solo 3,61 mld, equivalenti all’1,6% della cifra totale stanziata dal PNRR; e all’economia circolare – che dovrebbe essere trainante per il futuro produttivo dell’Italia – si stanzia solo il 2%, 4,5 mld di euro.

fonte: www.greenstyle.it


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