Secondo l’organizzazione ambientalista si tratta di «una versione peggiorata della strategia energetica del precedente Governo»
La proposta di Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) che il Governo italiano ha inviato alla Commissione europea l’8 gennaio continua a riscuotere magri consensi tra gli ambientalisti e gli imprenditori della green economy italiana: ai commenti di Elettricità futura, del Coordinamento Free e della Fondazione per lo sviluppo sostenibile si è aggiunto quello di Greenpeace, che non fa veli sulla stroncatura.
Per l’organizzazione ambientalista il Piano energia e clima appena
presentato dall’esecutivo è «deludente: una versione peggiorata della
strategia energetica del precedente Governo», ovvero quella delineata
all’interno della Sen approvata nell’autunno 2017.
Per questo «Greenpeace chiede dunque che si apra un confronto sulle
prospettive energetiche del Paese», partendo da un punto fermo: «Se
l’Italia vuole davvero rispettare l’Accordo di Parigi sul clima non deve
certo puntare sulle scarse riserve di idrocarburi ma su efficienza e
fonti rinnovabili».
Il richiamo è alla querelle sulle trivellazioni volte a ricercare ed
estrarre dai mari italiani nuovi idrocarburi, con un’aspra polemica che
ha tenuto banco dentro e fuori le fila del Governo nazionale nelle ultime settimane.
«È ora che questa follia si concluda – dichiara Giorgia Monti,
responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia – non ha alcun
senso continuare a bombardare il nostro mare per estrarre riserve
limitate che non ci garantiscono nessuna indipendenza energetica, ma
solo rischi ambientali ed economici. Se Di Maio e Costa sono davvero
contrari alle trivelle e, come dichiarato a più riprese, non vorrebbero
riportare l’Italia al Medio Evo economico e ambientale, facciano subito
approvare una legge che vieti per sempre l’utilizzo degli airgun. È
questo il modo più immediato ed efficace per allontanare per sempre la
minaccia di nuove trivelle dai nostri mari».
fonte: www.greenreport.it
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Petrolio: rischio air gun per lo Ionio, la denuncia di Greenpeace
Mar Ionio a rischio per colpa dei petrolieri. La denuncia arriva da Greenpeace, che attraverso il suo rapporto “Troppo rumor per nulla. Un altro assalto degli air gun al nostro mare, tra Adriatico e Ionio” indica le acque a largo di Santa Maria di Leuca, malgrado siano classificate come EBSA (particolarmente preziose per l’ecosistema marino nel suo complesso) secondo la Convenzione sulla Biodiversità (Convention on Biological Diversity – CBD), come possibile vittime della tecnica nota come “air gun”.
La ricerca di petrolio nel Mar Ionio a largo di Leuca sarebbe operata da Edison S.p.A. (Permesso di Ricerca di Idrocarburi Liquidi e Gassosi “d 84F.R-EL”), sostiene Greenpeace, attraverso la generazione artificiale di onde d’urto, il cui riflesso sui fondali marini verrebbe analizzato al fine di individuare eventuali giacimenti di idrocarburi sottomarini. Come spiegato dall’associazione ambientalista, questo sarebbe il meccanismo alla base della tecnica nota come “air gun“:
Per la ricerca di un giacimento marino sono impiegati decine di air gun, disposti su due file a una profondità di 5-10 metri: producono violente detonazioni ogni 10-15 secondi per settimane, continuativamente. Il rumore generato è almeno doppio rispetto a quello del decollo di un jet.
Minacciate dalle esplosioni diverse specie marine tra le quali pesci spada, tonni, squali, tartarughe caretta, mobule e cetacei. A rischio anche coralli e spugne, importanti aree di biodiversità e di riproduzione per molte specie ittiche. Come ha sottolineato Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia:
Ci sono Paesi che hanno vietato la ricerca, e quindi l’estrazione, di nuovi giacimenti fossili nei loro mari. Ultima in tal senso la Nuova Zelanda, che sta rinunciando a riserve infinitamente più consistenti di quelle presenti sotto i nostri fondali pur di proteggere questi ecosistemi, il clima e ogni altra attività economica legata al mare e potenzialmente danneggiata dal petrolio. Cosa aspetta l’Italia a darsi un indirizzo conseguente con gli impegni presi in sedi internazionali come l’Accordo di Parigi?
Una richiesta lacunosa e omissiva, secondo Greenpeace, quella presentata da Edison. L’associazione ha annunciato di voler presentare le proprie osservazioni presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, affinché respinga l’ennesimo attacco a un patrimonio marino italiano:
La scoperta dei banchi di coralli di acque fredde (o di profondità, o “coralli bianchi”) al largo di Santa Maria di Leuca ha fatto di questo tratto di mare un’area di primissimo interesse biologico. Si tratta di comunità dominate da Madrepora oculata e Lophelia pertusa. Questi banchi di coralli di profondità sono un hot spot di biodiversità. Ci sono non meno di 222 specie a profondità tra 280 e 1121 metri. Spugne (36 specie), molluschi (35), cnidari (o celenterati: coralli, anemoni…: 31 specie), anellidi (24 specie, di cui una trovata qui per la prima volta nel Mediterraneo), crostacei (23), briozoi (19) e 40 specie di pesci.
fonte: www.greenstyle.it
Petrolio, ricerche con l’airgun: ennesimo regalo alla lobby fossili?
Il petrolio non basta mai e, dopo il mancato raggiungimento del quorum al referendum trivelle, il Ministero dell’Ambiente approva nuove ricerche, stavolta con l’air gun, tecnica che prevede l’utilizzo dei cannoni ad aria compressa per prospezioni marine, e che consente di ricavare informazioni sulla stratigrafia del sottosuolo, portando a riconoscere la presenza di gas o liquidi.
Le indagini interesseranno il Mar
Ionio, il Canale di Sicilia, il Golfo di Taranto, e il Sud
dell’Adriatico e, stando a quanto affermato dal Governo che ha giudicato
positivamente le Valutazioni di Impatto Ambientale (Via) dei
procedimenti, comporteranno rischi per l’ambiente contenuti e non pericolosi. Essendo poi a 13 miglia dalla costa, tali indagini risultano appena in linea con il divieto a 12 miglia sancito dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Quindi tutto eco-friendly? Oppure è l’ennesimo regalo alle lobby fossili? L’abbiamo chiesto alle associazioni di categoria.
Alfonso Fimiani, Presidente Circoli dell’Ambiente:
Probabilmente è troppo semplice
rispondere immediatamente “Sì” ed è questo il motivo per il quale noi
dei Circoli dell’Ambiente intendiamo approfondire ulteriormente il
tema.Ci siamo spesi durante l’intera campagna referendaria per tentare
di spiegare che il nostro Paese necessita di una completa riconversione energetica: abbiamo elaborato un Piano Energetico Nazionale
che andremo a presentare di qui a breve alla Camera dei Deputati e, con
l’avvento del nuovo anno, tenteremo di avviare un gruppo di lavoro per
scrivere, ad integrazione, una proposta di Piano per la Mobilità Sostenibile.
Con le energie fossili
alimentiamo le nostre auto, il riscaldamento dei nostri edifici e le
nostre centrali che producono energia elettrica, ma l’obiettivo deve
essere chiaro: ridurne il più possibile l’utilizzo.
Ad essere concreti e realisti, in un sistema di differenziazione delle fonti vi è una quota ineliminabile di fossili pari al 20-35%, ma per arrivare a quelle percentuali servono almeno quindici anni. Gli attuali provvedimenti, primo fra tutti l’ultimo Decreto Rinnovabili,
di certo non agevolano tale percorso ed anzi il forte taglio agli
incentivi all’idroelettrico va in direzione esattamente opposta.
La soluzione definitiva e reale rimane la riapertura della strada del nucleare:
oggi paghiamo le conseguenze delle scelte scellerate del passato e fino
alla costruzione delle centrali non potremo rinunciare alle nostre
materie prime presenti nell’Adriatico così come nelle altre zone di
terra e di mare.
Se vogliamo andare ad analizzare
le tecnologie utilizzate per la ricerca, certamente l’Air Gun è meno
invasiva rispetto alle tecniche che utilizzano esplosivi, ma tale
aspetto appare davvero marginale rispetto al discorso complessivo.
Maria Rapini, segretario generale di Marevivo:
Sono la negazione delle politiche che il Governo a parole dice di voler promuovere: si contraddice nei fatti la ratifica dell’accordo di Parigi, e non si capisce come verranno mantenuti gli impegni presi. Sarebbe più utile per il Paese rivedere la strategia energetica.
Si continua ad ostacolare e a penalizzare iniziative e progetti di sviluppo sostenibile.
Faccio un esempio per tutti: Jonian Dolphin Conservation, start up di
giovani ricercatori che studiano i cetacei del Golfo di Taranto nel Mar
Ionio Settentrionale, con cui Marevivo collabora da tempo, svolge anche
attività di dolphin watching, facendo diventare ricercatori per un
giorno turisti e cittadini, proprio in quella zona che sarà ora
interessata dall’utilizzo dell’airgun, con tutte le conseguenze negative
che possiamo immaginare.
È stato dimostrato l’impatto
ambientale della tecnica dell’airgun utilizzata per la ricerca del
petrolio, non solo sui mammiferi marini, ma su tutta la vita del mare. Cambiamenti nel comportamento, elevato livello di stress, indebolimento del sistema immunitario, allontanamento dall’habitat sono gli effetti legati ad esposizioni prolungate nel tempo a suoni generati dalle emissioni acustiche.
Un ulteriore dato che dovrebbe
spingere ad un’inversione di rotta è quello fornito in questi giorni
dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) secondo la quale nel
2015 l’anidride carbonica in atmosfera a ha raggiunto le 400 parti per milione ed è allarme
del mondo scientifico. Insomma, l’era del petrolio e dei combustibili
fossili “deve essere sostituita senza indugio dalle energie rinnovabili”
per citare persino Papa Francesco e l’Enciclica ‘Laudato sì’.
Fabrizia Arduini, Presidente WWF Zona Frentana e Costa Teatina:
Sì, ma soprattutto è un regalo che non riusciamo a comprendere, visti anche gli ultimi appelli allarmanti sui cambiamenti climatici
e sullo sviluppo delle energie alternative, che promettono, tra
l’altro, anche molti posti di lavoro, e che hanno un impatto
sull’ambiente e sui cambiamenti climatici non preoccupanti come i
combustibili fossili.
Purtroppo il mare non è un
contenitore vuoto dove vi si può gettare di tutto, inclusi i veleni,
come vogliamo, o un contenitore di cose da prelevare. Il mare è un organismo vivente, complesso, che garantisce la vita a questo pianeta.
L’Italia è una penisola,
circondata dal mare. Le valutazioni positive sugli ultimi 6 progetti di
prospezione geosismica, che tutti conosciamo con il nome di airgun e che
uccide i grandi mammiferi marini come le balene,
porteranno a ricerche in aree importanti per la biodiversità: due nel
Mar Ionio, uno nel Canale di Sicilia, uno nel Golfo di Taranto, e altre
due nel Sud dell’Adriatico.
La pratica, come dice benissimo dal fisico Maria Rita D’Orsogna, implica fortissimi spari che possono essere paragonati a un miliardo di volte il suono di un concerto rock (‘Perforazioni nel Mare Adriatico - Conferenza dibattito sugli effetti dell’industria degli idrocarburi' , N.dR.). E questo potrebbe bastare a capire i danni potenziali di questa tecnica.
fonte: http://www.greenbiz.it
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