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Ekoe: la nuova frontiera delle bustine trasparenti

La storia a lieto fine di Ekoe, una cooperativa nata nel 2015 con un unico, grande obiettivo: abolire l'uso della plastica derivata da petrolio e proporre soluzioni Plastic Free. Una scelta coraggiosa ed etica, quella di Ekoe, che oggi invia in tutto il mondo stoviglie monouso e prodotti compostabili a privati, aziende ed istituzioni.




Il dibattito sul riscaldamento globale, sull'inquinamento e sull'estinzione di numerose specie animali e vegetali è all'ordine del giorno. Si richiede ai governi di intervenire in modo efficace e alle imprese di cambiare direzione, ma per i grandi cambiamenti, si sa, c'è bisogno di tempo.

Esiste invece un cambiamento rapido che coinvolge ogni essere umano: tutti noi possiamo scegliere di mettere in atto, quotidianamente, con gesti piccoli e apparentemente banali, una rivoluzione Plastic Free che abbia un grande impatto sociale.

Obiettivo Plastic Free

Per Ekoe l'impegno all'abolizione, o almeno alla drastica riduzione dell'impiego di plastica, è l'obiettivo primario ed essenziale, la ragione di vita stessa di questa cooperativa, che vanta un passato come associazione ambientale e che ha collaborato attivamente in Italia alla promozione dei primi comuni Plastic Free, con il sostegno di istituzioni, strutture e aziende che hanno saputo credere in questo progetto e ne hanno compreso l'urgenza e la necessità.

Per contrastare efficacemente la diffusione di plastica, in particolare del monouso o del cosiddetto “usa e getta” che sta letteralmente sommergendo il Pianeta, Ekoe propone soluzioni a basso impatto ambientale, sia per quanto riguarda la loro produzione che per il loro smaltimento dopo l'uso. Oltre a detergenti per l'igiene della persona e degli ambienti completamente naturali e biodegradabili, Ekoe vanta numerose soluzioni alternative alla plastica usa e getta.

L'uso e l'abuso di plastica

Vi siete mai soffermati a riflettere su come sia difficile, soprattutto quando facciamo i nostri acquisti nei supermercati, evitare la plastica? È praticamente ovunque: dai prodotti sottovuoto alla pasta, dalle confezioni dei latticini al packaging di frutta e verdura preincartate.

Un primo passo è indubbiamente stato fatto con l'introduzione obbligatoria di sacchetti biodegradabili per l'acquisto di frutta e verdura, ma molto si può (e si deve) ancora fare.

Anche presso piccoli rivenditori è frequente trovare prodotti confezionati nelle bustine di plastica. È ormai noto, però, che soprattutto con sbalzi di temperatura o con una conservazione non adeguata, i prodotti contenuti nella plastica possono assorbirne delle microparticelle, che quotidianamente finiscono nel nostro organismo con quello che mangiamo e beviamo. Un ulteriore problema è dato dallo smaltimento di questi materiali. Purtroppo l'Italia smaltisce e ricicla meno del 10% di tutta la plastica che viene utilizzata e gettata; più del 90% finisce direttamente nei corsi d'acqua e nei mari, compromettendo la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali.

Le bustine trasparenti compostabili, la buona alternativa alla plastica

Le bustine trasparenti di Ekoe sono la soluzione ideale per ogni tipo di imballaggio alimentare e sono totalmente biodegradabili e compostabili.

Cioè?

Le bustine trasparenti sono realizzate in Natureflex, un materiale derivato dalla pasta di legno di foreste gestite responsabilmente, e sono certificate secondo la norma europea EN 13432 che ne stabilisce rigidamente i requisiti di biodegradabilità e compostabilità.

I possibili impieghi dei sacchetti compostabili come valida alternativa alle buste in plastica sono davvero numerosi.

Le bustine trasparenti in Natureflex sono infatti termosigillabili, vantano un'ottima resistenza, possono contenere cibi caldi fino a 40 °C ed in alcuni casi possono essere anche utilizzati in forno tradizionale e microonde.

Oltre a rappresentare una buona alternativa a buste e vaschette in plastica, le bustine in Natureflex possono sostituire dentro le nostre case materiali più inquinanti come pellicola trasparente ed alluminio, o meno resistenti all'unto ed al calore come le buste in carta.

In ambito commerciale, le bustine trasparenti biodegradabili possono essere impiegate per il confezionamento di biscotti, caramelle, dolciumi, pasta, verdure, infusi, tisane, semi e cereali e sono disponibili in diversi formati per soddisfare ogni esigenza di packaging.

Il circolo virtuoso del compostabile

L'impiego delle bustine trasparenti biodegradabili innesca un vero e proprio circolo virtuoso, che inizia con la loro produzione e si conclude con il loro smaltimento.

• Per la produzione di questi materiali la quantità di CO2 emessa nell'ambiente è davvero minima.

• Le aree e le foreste progettate per la realizzazione di materiali compostabili riducono l'inquinamento e migliorano la qualità del terreno, dell'acqua e dell'aria.

• I prodotti compostabili e biodegradabili non causano contaminazioni agli alimenti che contengono.

• Una volta utilizzati, possono (e devono) essere gettati nel contenitore dell'umido, facilitando sia in ambito domestico che nelle attività di ristorazione le operazioni di pulizia e smaltimento dei rifiuti.

• Invece di inquinare, quando tornano alla terra, questi prodotti diventano fertile compost naturale e riducono la necessità di additivi chimici per la coltivazione.

A conti fatti, non esiste una sola valida ragione per non scegliere le bustine trasparenti e tutti i prodotti biodegradabili ed abolire consapevolmente l'uso e l'abuso di plastica.

fonte: www.terranuova.it


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Stop alle bustine monodose in plastica: ne usiamo 855 miliardi all’anno e non le ricicliamo mai. La campagna di A Plastic Planet

















Manca poco meno di un anno all’entrata in vigore del bando europeo alla plastica usa e getta. Ma se nel gennaio 2021 dovremo dire addio alle cannucce, cotton fioc e altri oggetti plastica monouso, non ci sarà nessun divieto per le bustine monodose usati per le salse, per il miele, ma anche per campioncini di prodotti cosmetici. Questi contenitori finiscono irrimediabilmente per accumularsi nelle nostre case finché non li gettiamo nella spazzatura. Per questo l’associazione A Plastic Planet chiede a Unione Europea e Regno Unito di includere anche le “maledette” bustine nei rispettivi divieti alla plastica usa e getta.
Secondo una stima dell’organizzazione, che ha raccolto il supporto di oltre 50 aziende, politici e attivisti, ogni anno sono prodotti e utilizzati 855 miliardi di bustine, molte delle quali sono gettate via senza neanche essere aperte. E per di più non sono quasi mai riciclate. Nonostante questo i sacchetti monodose non sono stati inclusi in nessun divieto alla plastica monouso, scrive A Plastic Planet in una lettera aperta ai maggior quotidiani britannici come il Guardian.
Negli ultima anni – ha affermato Sian Sutherland, co-fondatrice di A Plastic Planet –  i governi e le aziende hanno fatto di tutto per imporre un divieto sulle cannucce, i cotton fioc e anche i sacchetti di plastica. Eppure la bustina di plastica, simbolo definitivo del nostro stile di vita “prendi e vai” e comodità-dipendente, è rimasta virtualmente invisibile a tutti. Il risultato? La Terra è saturata da questi piccoli pacchetti irrecuperabili, non riciclabili, contaminati e privi di valore.”
Ma qualcuno ci sta già provando a eliminare le “maledette” bustine. A Londra 65 ristoranti, in collaborazione con Just Eat, distribuiranno i condimenti nelle capsule Ooho a base di alghe dell’azienda Notpla.
fonte: www.ilfattoalimentare.it