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Verso il primo Ecodistretto ad economia circolare in Umbria - Città della Pieve - Sabato 11 marzo 2018


11 marzo 2018
Verso il primo Ecodistretto ad economia circolare in Umbria”

ore 10:00 – 13:00 Conferenza - Sala S. Agostino di Città della Pieve.
Ore 15:00 - 19:00 Laboratori di riparazione, riuso e riciclo creativo - Rocca di Città della Pieve 
  
Siete tutti invitati a partecipare alla conferenza di presentazione della proposta di legge regionale ad iniziativa popolare, per l’istituzione di Ecodistretti che facciano riferimento, non necessariamente ad aree circoscritte da medesimi confini giuridici, bensì da condivisi orizzonti identitari, per storia, natura, agricoltura, interessi economici o altro.
Agli esperti ISDE, WWF, LIPU e Carabinieri Forestali che vorranno onorarci con la loro presenza chiederemo di aggiornarci sullo stato in cui versano boschi, laghi, corsi d’acqua e ambienti naturali che caratterizzano i nostri paesaggi.
L’ Incontro – Conferenza, convocata dalla locale Associazione “ Gruppo Ecologista il Riccio” sarà aperta e dialogante con i comitati ambientalisti umbri e di zona ed avrà come obiettivo quello di informare, sensibilizzare e coordinare le azioni che in fatto di volontariato, ad oggi, risultano ancora essere insufficienti o subordinate a decisioni di carattere politico-amministrativo.
Nei mesi scorsi, presenti ad un' iniziativa del CRURZ (coordinamento regionale umbro rifiuti zero) per la redazione di una proposta di legge regionale popolare a scrittura dei medici ISDE: Vantaggi e Romagnoli, finalizzata alla tutela delle matrici ambientali: aria, acqua e suolo, abbiamo ricevuto il compito di far cominciare da Città della Pieve la campagna di sensibilizzazione e adesione al progetto di tutela ambientale per la nascita di Ecodistretti Umbri e per la nostra area all'Ecodistretto “Trasimeno – Alto Orvietano”.
Desiderosi di contribuire al cambiamento e certi che più ancora di una indispensabile legge a tutela della nostra "casa comune" occorra un più oculato senso di responsabilità civile, individuale e collettivo, partendo dalle nostre piccole azioni quotidiane, abbiamo cercato di individuare strategie che ci accompagnino nel necessario ed epocale passaggio, dal distruttivo ruolo di consumatori di beni a quello di suoi " coltivatori!"
La giornata inizierà con la conferenza che si terrà dalle ore 10:00 alle 13:00 e continuerà dalle 15 alle 19 con una serie di laboratori pratici per la promozione di buone pratiche di riuso, riciclo e rigenerazione di prodotti, spesso erroneamente considerati rifiuti. Si cercherà, così facendo, di osteggiare, per quanto possibile, la dilagante propensione della moderna economia all’obsolescenza pianificata e percepita, all’origine di tanti scempi ambientali, troppo spesso, affrontati negli effetti e mai nelle cause.

Associazione “Gruppo Ecologista il Riccio”

Verso il primo Ecodistretto ad economia circolare in Umbria - Città della Pieve - Sabato 11 marzo 2018


11 marzo 2018
Verso il primo Ecodistretto ad economia circolare in Umbria”

ore 10:00 – 13:00 Conferenza - Sala S. Agostino di Città della Pieve.
Ore 15:00 - 19:00 Laboratori di riparazione, riuso e riciclo creativo - Rocca di Città della Pieve 

 
Siete tutti invitati a partecipare alla conferenza di presentazione della proposta di legge regionale ad iniziativa popolare, per l’istituzione di Ecodistretti che facciano riferimento, non necessariamente ad aree circoscritte da medesimi confini giuridici, bensì da condivisi orizzonti identitari, per storia, natura, agricoltura, interessi economici o altro.
Agli esperti ISDE, WWF, LIPU e Carabinieri Forestali che vorranno onorarci con la loro presenza chiederemo di aggiornarci sullo stato in cui versano boschi, laghi, corsi d’acqua e ambienti naturali che caratterizzano i nostri paesaggi.
L’ Incontro – Conferenza, convocata dalla locale Associazione “ Gruppo Ecologista il Riccio” sarà aperta e dialogante con i comitati ambientalisti umbri e di zona ed avrà come obiettivo quello di informare, sensibilizzare e coordinare le azioni che in fatto di volontariato, ad oggi, risultano ancora essere insufficienti o subordinate a decisioni di carattere politico-amministrativo.
Nei mesi scorsi, presenti ad un' iniziativa del CRURZ (coordinamento regionale umbro rifiuti zero) per la redazione di una proposta di legge regionale popolare a scrittura dei medici ISDE: Vantaggi e Romagnoli, finalizzata alla tutela delle matrici ambientali: aria, acqua e suolo, abbiamo ricevuto il compito di far cominciare da Città della Pieve la campagna di sensibilizzazione e adesione al progetto di tutela ambientale per la nascita di Ecodistretti Umbri e per la nostra area all'Ecodistretto “Trasimeno – Alto Orvietano”.
Desiderosi di contribuire al cambiamento e certi che più ancora di una indispensabile legge a tutela della nostra "casa comune" occorra un più oculato senso di responsabilità civile, individuale e collettivo, partendo dalle nostre piccole azioni quotidiane, abbiamo cercato di individuare strategie che ci accompagnino nel necessario ed epocale passaggio, dal distruttivo ruolo di consumatori di beni a quello di suoi " coltivatori!"
La giornata inizierà con la conferenza che si terrà dalle ore 10:00 alle 13:00 e continuerà dalle 15 alle 19 con una serie di laboratori pratici per la promozione di buone pratiche di riuso, riciclo e rigenerazione di prodotti, spesso erroneamente considerati rifiuti. Si cercherà, così facendo, di osteggiare, per quanto possibile, la dilagante propensione della moderna economia all’obsolescenza pianificata e percepita, all’origine di tanti scempi ambientali, troppo spesso, affrontati negli effetti e mai nelle cause.

Associazione “Gruppo Ecologista il Riccio”

Progetto CIVIC: la vulnerabilità delle filiere dei rifiuti

Progetto CIVIC: la vulnerabilità delle filiere dei rifiuti
 
Dopo due anni di lavoro si è concluso il progetto Civic – Common intervention on vulnerability in chains, finanziato dalla Commissione Ue per individuare le vulnerabilità alle proiezioni criminali e proporre soluzioni concrete per combatterle.
Un progetto che ha unito il Corpo forestale dello Stato, Legambiente e l’Agenzia delle dogane e dei monopoli nel produrre – insieme al coinvolgimento dei principali stakeholder (produttori, commercianti, esportatori, consorzi, esperti, autorità di controllo e forze dell’ordine), che hanno contributo all’analisi dei dati – le Linee guida per contrastare le illegalità ambientali nelle filiere oggetto di studio: ovvero, rifiuti, agroalimentare e specie protette.
 

Nella filiera dei rifiuti, in particolare plastica e Raee, viene evidenziata l’esigenza di estendere tra i paesi membri Ue, il delitto di traffico organizzato di rifiuti (secondo quanto disciplinato dall’art. 260 Dlgs 152/2006).
L’incentivo alla raccolta differenziata e alla differenziazione all’origine dei rifiuti (urbani e speciali); il miglioramento della tracciabilità, anche facendo ricorso ai più innovativi strumenti tecnologici e di investigazione.

L’adozione di misure fiscali ed economiche per incentivare il recupero di materia, valorizzando al massimo il Green public procurement.

La disposizione di controlli più stringenti e coordinati sui flussi transfrontalieri, definendo modelli di analisi dei rischi e standard di controllo uniformi presso ciascun Paese membro. 

Nell’agroalimentare, in cui sono stati analizzati olio extravergine d’oliva e parmigiano reggiano, si segnala in primis l’estensione a livello europeo del sistema di tracciabilità informatico esistente per l’olio di oliva in Italia (il cosiddetto Cruscotto olio).  


Per le filiere relative alle specie protette, nello specifico pellame di rettile e legno protetto, vengono invece e in primo luogo ripresi gli accordi tra Paesi esportatori e Unione europea per il rafforzamento della trasparenza nella Pubblica amministrazione.
In tutti e tre i casi, le Linee guida sono nate al termine del lavoro di mappatura tracciato dai partner sulle tre filiere interessate e ai dossier redatti per ciascuna di esse dove sono disponibili molti e più dettagliati spunti d’indagine e proposte concrete.
«Il nostro vuole essere un contributo – spiegano in una dichiarazione congiunta Forestale, Legambiente e Agenzia delle dogane–, speriamo il più efficace possibile, destinato a capire meglio le filiere interessate dallo studio ai fini di una migliore strategia di prevenzione e di contrasto dell’illegalità.


Allo stesso tempo i risultati non vogliono essere un punto di arrivo ma solo di partenza, con l’impegno condiviso di continuare con sempre maggiore impegno e passione per contrastare gli ecocriminali e tutelare più efficacemente gli ecosistemi e le comunità che li abitano».
L’obiettivo di fondo del progetto è stato infatti quello di comprendere in profondità i modelli di governance che hanno riguardato le filiere scelte per il progetto, privilegiando un approccio sistemico e non settoriale.
Con l’avvertenza di fondo di non privilegiare solo l’aspetto repressivo, ma di guardare soprattutto a ciò che accade nei processi regolatori previsti dalle norme ufficiali e implementati nella pratica.
«A fronte di una ecocriminalità sempre più capace, raffinata e agguerrita, lo sforzo delle forze sane – che questo progetto ha messo in rete – deve essere sempre rivisto e perfezionato, sia qualitativamente che quantitativamente», hanno concluso i partner.
Civic, contro l’illegalità nella filiera dei rifiuti servono «incentivi al recupero di materia».

fonte: http://rifiutizeroer.blogspot.it/

ISDE e Corpo Forestale dello Stato insieme per proteggere l’ambiente e la salute

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Si è svolta ieri la conferenza stampa che ha ufficialmente dato il via alla partnership tra l’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia e il Corpo Forestale dello Stato CFS che da oggi sono impegnati insieme per promuovere iniziative volte ad informare e sensibilizzare i cittadini sulla tutela e la cura dell’ambiente e del paesaggio, oltre che a principi della sicurezza agroalimentare.
Il Presidente di ISDE Italia, Roberto Romizi e il Comandante regionale della Toscana, Giuseppe Vadalà hanno firmato il Protocollo d’Intesa stipulato tra le parti, proprio durante la conferenza stampa che si è tenuta nell’ufficio del Procuratore Capo di Arezzo, Roberto Rossi, alla presenza del Direttore Generale di Area Vasta sudest, Enrico Desideri.
Il Protocollo pone l’accento su 4 punti in particolare che ISDE e CFS si impegnano a rispettare e a portare avanti insieme:
  1. Realizzazione di specifiche campagne regionali per la promozione della cultura della legalità, con riferimento alla difesa del patrimonio agroforestale, agroambientale toscano, da tutte le forme di illegalità, con una particolare attenzione a quelle poste in essere a tutela della sicurezza agroalimentare e della salubrità ambientale e dei cittadini;
  2. Predisposizione di dossier dedicati, in particolare, alla prevenzione e repressione dei reati ambientali e agroalimentari, e alla prevenzione delle patologie connesse all’alimentazione ed alla salubrità dell’ambiente;
  3. Realizzazione di strumenti e attività di comunicazione, educazione e sensibilizzazione sui temi della legalità, della sicurezza ambientale e agroalimentare nelle scuole e nelle Università;
  4. Attività di formazione comune.
La conferenza è stata molto sentita e partecipata e oltre ad illustrare il Protocollo si è parlato di inquinamento e di problematiche ambientali strettamente legate alla salute di tutti i cittadini.
Il “patto” tra ISDE e il Corpo Forestale dello Stato segna quindi il via di una collaborazione che muoverà i suoi passi sempre in direzione della protezione ambientale, a difesa della salute, partendo dal presupposto che non ci possono essere persone sane in un ambiente inquinato.
Leggi il comunicato stampa
Leggi il Protocollo d’Intesa tra ISDE e CFS


fonte: http://www.isde.it

Wwf: sul Corpo forestale dello stato «è stata fatta la scelta più difficile e contraddittoria»

Corpo forestale dello Stato fottuto
Continuano le prese di posizione contro la decisione del Governo di sciogliere il Corpo forestale dello Stato e accorparne gran parte delle funzioni a Carabinieri. Dopo Legambiente interviene il Wwf , che avrebbe preferito un altro epilogo per il futuro del Corpo forestale.
Secondo il Panda, «la legge delega consentiva al Governo la possibilità di una riforma radicale della Forestale senza necessariamente un accorpamento ad altre forze della Polizia. Questa ipotesi, di gran lunga la più ragionevole ed efficace per le esigenze del nostro paese, non è stata presa in considerazione. Il Governo ha invece predisposto una norma che accorpa il Corpo ad altre forze di Polizia, cioè di fatto, lo smembra. E’ vero che la gran parte dei forestali dovrebbero andare ai Carabinieri, ma è altrettanto vero che una parte di competenza andrà  alla Guardia di Finanza e che il passaggio ai Carabinieri sarà solo su base volontaria. Il Governo ha dunque rinunciato alla scelta, anche in questo caso la più logica ed efficace, ovvero, un  accorpamento specialistico alla Polizia di Stato che, non essendo un corpo militare, avrebbe permesso il passaggio in blocco di tutto il Corpo Forestale»
Detto questo, il Wwf, «ribadisce la propria massima stima nei confronti dell’Arma dei Carabinieri riconoscendone il profondo valore e lo straordinario operato, ma ritiene che in questo caso la scelta di militarizzare delle funzioni di controllo e prevenzione ambientale, oltre a quelle di gestione delle Riserve dello Stato, di tutela della biodiversità ed educazione ambientale, avrebbero trovato altrove una più naturale collocazione».
Il Wwf avverte il governo che «Il provvedimento si presta a inevitabili critiche che emergeranno in sede delle Commissioni parlamentari e del Consiglio di Stato. Così come scritto, la norma si presta anche a possibili importanti ricorsi che i singoli forestali potranno avanzare. La complessità  dei problemi che potrebbero nascere è tale da rendere paradossale il fatto che tale decisione sia all’interno di un contesto definito di “semplificazione” della Pubblica Amministrazione».
Il Panda conclude con l’auspicio che «i pareri obbligatori previsti da parte delle Camere e del Consiglio di Stato possano portare ad una serie di correttivi importanti che salvaguardino non tanto la repressione dei reati ambientali , certamente garantita all’interno dell’Arma dei Carabinieri, ma tutte quelle funzioni specialistiche tra cui, in primis,  la gestione delle Riserve Naturali dello Stato, funzioni  che rischiano di soccombere rispetto ad altre urgenze».
Sulla sua pagina Facebook Francesca Fabrizi, coordinatrice nazionale della CGIL- Corpo Forestale dello Stato, scrive: «Oggi è un giorno triste.  Da cittadino, perché il mio Paese torna indietro di 60 anni e comincia un anacronistico percorso di militarizzazione dello Stato, desindacalizzazione e repressione del dissenso. Da Forestale perché il nostro sogno di una Polizia Ambientale, Forestale e Agroalimentare al servizio del Popolo e del Paese, moderna ed efficiente, si è definitivamente spento.  Esultano i massoni, che finalmente vedono attuata una parte del disegno del compianto Gelli,  esulta il Governo che ha finito di girare un altro spot pubblicitario di autopromozione, esultano le ecomafie e gli speculatori ambientali che finalmente avranno un potere militare fidato ad ingessare la libertà di azione del loro unico antagonista, esultano gli alti vertici del Corpo che si sono saputi abilmente riciclare vendendo il personale in cambio del mantenimento dei propri privilegi. Io invece, almeno per oggi, piango. Ma da domani ricomincia la battaglia per impedire, con tutti i mezzi possibili, che questo piano oscurantista sia attuato. E per chiedere, insieme alla parte più numerosa, sana e democratica dei lavoratori di polizia dell’Arma dei Carabinieri, la SMILITARIZZAZIONE di tutte le Forze di Polizia e di Pubblica Sicurezza. Ma oggi piangete con me, perché è un giorno triste».

fonte: http://www.greenreport.it

Enio e le scorie tese

Una cosa è certa, l'inceneritore non chiude nessun cerchio virtuoso
La questione del destino delle ceneri è stato senz'altro in questi anni uno dei temi più caldi (!) della questione inceneritore di Parma e dello scontro tra chi si opponeva e chi sosteneva il progetto di costruzione di una fabbrica insalubre di classe prima, la più pericolosa, nella food valley.
Dove vanno a finire le scorie del camino, visto che se ne producono 30 mila tonnellate circa all'anno? Quali le risposte fornite a questa domanda? C'è poca chiarezza.

Sulla possibile destinazione, le preoccupazioni aumentano quando si apprendono notizie come quella apparsa di recente su diversi siti, come Repubblica http://parma.repubblica.it/cronaca/2016/01/14/news/sequestrata_cava_di_ghiaia_in_zona_parco_del_taro-131262046/,
e il Fatto Quotidiano
I sigilli sono stati apposti dal Corpo Forestale dello Stato all'area di "Ghiaie di mezzo", proprio a ridosso del Parco del Taro, un grande appezzamento di 6 ettari, con una cava dove si ipotizza siano stati immessi grossi quantitativi di materiali illeciti in arrivo da tutta Italia come fanghi, ceneri, scorie da incenerimento.
L'indagine parte da Bologna, dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ed è coordinata dal sostituto procuratore Stefano Orsi.
Di ceneri e del loro smaltimento se ne parlò tanto anche a Parma.
In città, avevano lodato la pratiche messe in atto da aziende specializzate nelle gestione dei rifiuti, in particolare, delle ceneri di risulta degli inceneritori.
A dirlo fu il presidente di Enia, Andrea Allodi,
"A Noceto c'è un ditta…" e aveva tuonato, “noi seguiremo questa strada!”.
Quella, quindi, di convogliare le ceneri in un impianto specializzato nella periferia di Parma, che ne avrebbe fatto la malta di base per il calcestruzzo, risolvendo il problema scorie, anzi trasformandole in materiali da costruzione, “mattoni al profumo di camino” per le nostre case.
A quanto risulta da atti pubblici, Iren ha, infatti, attivato una serie di bandi per affidare i cumuli fumanti in uscita dall'impianto di Ugozzolo.
Gare che hanno determinato i vincitori, come l'appalto 6470, lotto n 2, Parte A, che ha visto anche una ditta di Noceto tra i soggetti aggiudicati per un valore di gara di oltre 500 mila euro, http://eeparma.ireti.it/upload/appalti/598-esito%20guce%206469%206470%206471.pdf
I siti della società hanno in primo piano proprio il trattamento delle scorie da incenerimento.
Nei servizi giornalistici trasmessi non si fanno nomi, si citano solo luoghi. Ma quante aziende a Noceto saranno impegnate in questa attività?
Gli investigatori hanno perquisito molti uffici e tratto tanta documentazione, definita interessante, durante una operazione che visto l'impiego di 40 agenti della Forestale.
Ci sono state proteste e segnalazioni dei cittadini, che in questi anni avevano più volte segnalato sia il fitto traffico di bilici provenienti da molteplici località sia il persistente polverino che ammantava alberi e terreni di quelle zone.

Una cosa è certa: l'inceneritore non chiude nessun cerchio virtuoso, lasciando alle sue spalle una scia di rifiuti imponente e molto pericolosa.
 
fonte: http://aldocaffagnini.blogspot.it

All'Italia serve una politica forestale

Il Corpo forestale dello Stato non è solo una "polizia ambientale", ma un corpo tecnico per la gestione dei territori montani. Secondo il professor Pettenella, che insegna all'Università di Padova ed è presidente di FSC Italia, il dibattito sullo smembramento del CFS, dopo la legge Madia dell'estate 2015, non ha evidenziato come quest'identità sia stata accantonata negli ultimi decenni: "Di fronte all’opinione pubblica conta di può denunciare il reato ambientale che fare assistenza tecnica, monitorare, raccogliere statistiche, controllare e promuovere investimenti nel settore forestale"

 
Davide Pettenella è il presidente dell’associazione FSC Italia, nata nel 2001 come sezione nazionale del Forest Stewardship Council, un'organizzazione internazionale non governativa, indipendente e senza scopo di lucro, che dal 1993 promuove la gestione responsabile di foreste e piantagioni. Pettenella, docente di economia e politica forestale e coordinatore del dottorato “Land, Environment, Resources and Health” dell’Università di Padova, è tra i promotori di un appello rivolto al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, che nasce dal dibattito in corso sullo smembramento del Corpo forestale dello Stato (CFS), dopo l’approvazione della legge Madia di riforma della pubblica amministrazione. Sintetizzando, l’appello chiede al Paese di dotarsi di una politica per la tutela delle foreste italiane, perché una polizia (il CFS, appunto) non è sufficiente.

Secondo Pettenella, le riflessioni sul Corpo forestale, iniziate nell'estate del 2015 con l’approvazione della legge Madia (qui l'approfondimento pubblicato su Ae 175, http://bit.ly/corpoforestale), avrebbero mancato di evidenziare il problema principale: “Il CFS era un tempo il corpo tecnico e di polizia per la gestione dei territori montani, ma è andato negli ultimi decenni a focalizzarsi sulle funzioni di polizia, perdendo poco a poco la propria identità ‘forestale’, e quasi tutte le funzioni di carattere tecnico”.
Pettenella le elenca: “Il coordinamento delle politiche forestali delle Regioni, il ruolo di cerniera tra queste e ciò che viene definito a livello internazionale, la raccolta delle statistiche forestali, il monitoraggio delle foreste, la gestione del patrimonio forestale del Demanio statale, che dovrebbe essere condotto in modo esemplare, come modello di riferimento gestionale, promozione e coordinamento nel settore. Faccio un solo esempio nel campo dell’economia e politica forestale -aggiunge il docente dell’Università di Padova-: non è dato sapere quanto legname si taglia in Italia. Questo dato da 2 anni non viene più raccolto, non è più disponibile, e non viene trasmesso alla FAO e agli altri organismi internazionali di statistica”.

Per comprendere davvero ciò che sta accadendo serve tornare indietro, a quando “il Capo del CFS era un dirigente del settore ‘Economia montana e foreste’ [del Ministero dell’Agricoltura, ndr], e il Corpo rappresentava l’amministrazione civile e tecnica dello Stato nei territori montani. Con la regionalizzazione, a partire dalla fine degli anni Settanta, e poi con l’evoluzione del settore, il CFS è cambiato. Alcun funzioni sono passate alle Regioni, che oggi faticano a portale avanti. Altre sono state accantonate perché non erano premianti, almeno nella logica di chi oggi guida il CFS: di fronte all’opinione pubblica conta molto di può denunciare il reato ambientale che fare assistenza tecnica, monitorare, raccogliere statistiche, controllare e promuovere investimenti nel settore forestale”.

“L’aspetto più problematico è che il CFS ‘spegnendosi’ nelle proprie funzioni ha limitato la capacità dell’autorità centrale dello Stato di promuovere politiche attive di gestione delle risorse forestali che sono oggetto di estesi fenomeni di abbandono”.
Si legge nel testo della petizione online: “Sembra […] che per l’autorità centrale dello Stato il fatto che la superficie forestale nazionale sia raddoppiata negli ultimi 50 anni, che l’Italia sia il più grande importatore di legname illegale in Europa e il primo importatore mondiale di legna da ardere, che sia un paese molto più forestale di Francia, Germania e Regno Unito, e con una superficie boscata in forte espansione ma anche sempre più abbandonata, siano tutti elementi di scarsa rilevanza, tanto da comportare uno smantellamento progressivo di un ruolo di governance del settore” .

Secondo il professor Pettenella, è su questi aspetti che dovrebbe essere aperto nel Paese un dibattito, che ad oggi si è però limitato ad affrontare il tema della riorganizzazione delle funzioni di polizia in ambito ambientale ed agroalimentare legata al possibile accorpamento di alcune attività del CFS all’interno dell’Arma dei Carabinieri, con conseguente militarizzazione del Corpo.

“Mi sembra di poter dire che la situazione attuale, con CFS, Polizia di Stato, Carabinieri e talvolta anche Guardia di Finanza impegnate sulle stesse tematiche crea una sovrapposizione” dice Pettenella. Con la riforma Madia, afferma il docente dell’Università di Padova, “si è colpito l’anello più debole: avrebbe avuto molta più logica, come nel disegno iniziale, abolire anche la polizia penitenziaria, e pensare di andare a 2 corpi di polizia, di cui uno con una organizzazione territoriale capillare, come i Carabinieri, ed uno specializzato in diverse funzioni -postale, penitenziaria, ferroviaria, finanziaria, etc.-. Ciò comporterebbe un risparmio in termini di funzioni di servizio e logistiche, oltre che sugli stipendi dei quadri dirigenti”. Secondo un articolo pubblicato nel 2014 su lavoce.info dal professor Roberto Perotti -che allora coordinava un gruppo di lavoro della segreteria di Matteo Renzi sulla spesa pubblica-, nel CFS c’è oggi un dirigente in posizione apicale ogni 90 dipendenti (nella Polizia di Stato lo stesso dato è di circa 100, nei Carabinieri è di oltre 250, anche se lo stipendio medio di un dirigente del CFS è in media di 15-20mila euro inferiore a quello che si registra negli altri corpi).


fonte: www.altraeconomia.it 

Il CRU-RZ ha un conto presso Banca Etica (ccbccdne) 
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