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E.P.A. Non vieteremo il clorpirifos, il pesticida legato ai problemi di salute dei bambini





















l pesticida chlorpyrifos vietato negli USA per uso domestico ma molto usato per proteggere le coltivazioni di frutti, verdure, cereali e noci (nome commerciale Lorsban) è stato dai suoi stessi esperti messo in relazione con gravi problemi di salute di bambini, ma l’amministrazione trump ha deciso in questi giorni di non vietarlo.
Nel 2015 l’amministrazione Obama aveva annunciato che avrebbe vietato questo pesticida quando l’EPA (Agenzia per la protezione ambientale statunitense) stessa aveva fatto studi scientifici che dimostravano che il pesticida poteva danneggiare lo sviluppo del cervello nei bambini, tale divieto però non era ancora entrato in vigore quando nel 2017 la nuova dirigenza EPA ha deciso invece di non vietarlo. Afferma Patti Goldman :”Consentendo al chlorpyrifos di restare nella nostra frutta e verdura l’EPA di Trump sta infrangendo la legge e sta ignorando le evidenze scientifiche schiaccianti che questo pesticida danneggia i cervelli dei bambini.” Comunque il chlorpyrifos è stato vietato nelle Hawai e la California e New York stanno valutando azioni simili; anche la Commissione europea è sotto pressione da parte di consumatori e gruppi ambientalisti con la richiesta di vietare il chlorpyrifos.
Nello stesso articolo pubblicato sul New York Times in data 18 luglio 2019 con il titolo: “EPA non vieta il chlorpyrifos, il pesticida che è stato messo in relazione con problemi di salute dei bambini”l’autrice Lisa Friedman scrive anche che l’EPA la settimana scorsa ha approvato l’ampio uso del pesticida SULFOXAFLOR che danneggia le api/ ad aprile sempre l’EPA, senza tener conto dei consigli dei suoi stessi esperti, ha messo una regola che limita ma non vieta l’amianto che è un cancerogeno ben noto, vietato nella maggior parte delle altre nazioni industrializzate/questa settimana l’EPA avvia una nuova politica, non farà più ispezioni a sorpresa agli impianti industriali e alle centrali che producono elettricità ecc.



Nadia Simonini

Rete Nazionale dei Comitati Rifiuti Zero

L’amianto torna legale negli USA, è polemica















Negli anni ’70 gli Stati Uniti hanno iniziato ad abbandonare l’amianto nella maggior parte degli edifici per poi vietarlo in diversi prodotti, ma tornerà ad essere legale per l’impiego in edilizia. In questi giorni l’EPA, l’Agenzia di protezione ambientale degli USA, ha nuovamente autorizzato l’uso di tale pericoloso materiale nell’ambito delle costruzioni edili, scatenando diverse polemiche.
L’amianto era un tempo considerato un materiale meraviglioso per i tessuti e l’isolamento termico: robusto, economico, leggero e resistente al fuoco, è stato impiegato un po’ in tutto, dal calcestruzzo alle auto, finché non è stato scoperto che provoca il cancro. Le sue minuscole fibre aghiformi penetrano in profondità nel sistema respiratorio, causando malattie come il mesotelioma e il cancro ai polmoni, così 60 Paesi in tutto il globo lo hanno completamente vietato.
Ora il dietrofront: lo scorso 11 giugno l’EPA ha presentato una proposta che sta ottenendo il sostegno di Donald Trump, presidente degli Stati Uniti d’America il quale non ha mai nascosto le sue idee sull’amianto, ovvero di sostenere di non credere che tale materiale non possa essere utilizzato, ma che debba esserci un limite minimo:
Il bando all’amianto è una cospirazione guidata dalla malavita, in quanto le società che effettuano la rimozione dell’amianto sono spesso legate alla malavita.


Secondo la proposta dell’EPA, i produttori che intendono utilizzare l’amianto dovrebbero notificare l’Agenzia prima che un prodotto del genere possa arrivare sul mercato, in modo tale che la stessa abbia sufficiente tempo a disposizione per valutare se rappresenti un pericolo troppo elevato. Gli attivisti ambientali protestano, chiedendo un divieto totale, ma intanto c’è chi festeggia: una delle poche società che ancora producono amianto, la russa Uralasbest, che esporta amianto negli USA, ha scritto su Facebook che “Trump sta con noi”, imprimendo l’immagine del presidente americano su tutti gli imballaggi dei suoi prodotti.
fonte: www.greenstyle.it

Glifosato: Monsanto accusata di dati falsi nei test di sicurezza















Non si arrestano le polemiche intorno alla questione dell’uso del glifosato. Gli studiosi si dividono fra coloro che sostengono che il famoso erbicida sia causa di molti problemi di salute e coloro che invece sono convinti che non occorra procedere a metterlo al bando.

Nel frattempo negli Stati Uniti sono emersi nuovi indizi nello scontro che vede da una parte la multinazionale Monsanto e dall’altra DeWayne Johnson. Quest’ultima è una giardiniera di 46 anni, malata di linfoma non Hodgkin, che sostiene di aver sviluppato la patologia dopo essere stata a contatto con le sostanze chimiche utilizzate per essere distribuite nei cortili delle scuole.

Secondo gli avvocati difensori di DeWayne Johnson, la donna avrebbe sviluppato la malattia proprio in seguito al contatto con il glifosato utilizzato come diserbante nell’ambito della sua attività lavorativa. Adesso i legali sostengono che Monsanto abbia reso pubblici dei dati falsi all’EPA, l’autorità statunitense che si occupa di regolarizzare la vendita di sostanze come il glifosato.

Gli avvocati fanno presente che i dati falsi potrebbero riguardare proprio il rapporto tra uso dell’erbicida e maggiore rischio di sviluppare i tumori. La vicenda si riferisce a degli episodi che sarebbero avvenuti a metà degli anni ’70.

La Monsanto si sarebbe rivolta ai laboratori di biotest industriale, per condurre delle ricerche in merito al carattere tossico del glifosato. I dati sarebbero stati richiesti proprio dall’EPA, per poter consentire la vendita proprio dell’erbicida.

Sulla base delle analisi riscontrate, il glifosato della Monsanto sarebbe stato approvato per la vendita in una prima fase a partire dal 1974. Successivamente l’EPA ha effettuato una revisione degli studi e avrebbe scoperto che i laboratori a cui si era rivolta Monsanto erano soliti falsificare i dati. Anche tre dirigenti dei laboratori di biotest industriale sarebbero stati condannati per frode.

Inoltre i legali della giardiniera fanno presente il riferimento ad altri studi condotti su animali da laboratorio tra il 1981 e il 1983, che dimostrerebbero i danni provocati dalle sostanze chimiche contenute nel diserbante.

fonte: www.greenstyle.it

Trump tagli i fondi all’ambiente, -29,6% per l’EPA secondo Bloomberg













La scure di Trump si abbatte sull’EPA e nello specifico sui fondi destinati all’Environmental Protection Agency. L’Agenzia per l’ambiente statunitense vede il suo budget per il nuovo anno ridotto del 29,6% e i suoi programmi più connessi al cambiamento climatico (emissioni CO2 e inquinamento) che si potrebbero eufemisticamente definire come “messi in secondo piano” in funzione di settori quali “Sicurezza interna”, “Difesa”, “Veterani” e “Trasporti”.

Questa è l’analisi sulla pianificazione finanziaria dell’amministrazione Trump effettuata da Bloomberg, che ha tirato le somme di quello che sarà il “giro di vite” imposto dal neo presidente USA alle agenzie governative. Altri pesanti tagli sono quelli previsti per l’agricoltura, che vede i suoi fondi ridursi del -29%, e per l’istruzione (13,6%).

Tagli che non sorprendono più di tanto, soprattutto alla luce di quelle che sono state le nomine di Trump ai vertici delle agenzie. Tra le più eclatanti quella di Scott Pruitt all’Environmental Protection Agency: il nuovo capo dell’EPA è un avvocato da sempre impegnato nel sostenere il negazionismo climatico.
Appena una settimana fa lo stesso Pruitt (leader delle lotte anti aborto, unioni gay e contro la stessa EPA che ora rappresenta) ha rilasciato pesanti dichiarazioni, negando in sostanza qualsiasi responsabilità delle emissioni di CO2 sui cambiamenti climatici:
Credo che misurare con precisione l’impatto dell’attività degli uomini sul clima sia qualcosa di molto difficile. Sul livello di questo impatto mi sembra che esista un immenso disaccordo, io direi che le emissioni di CO2 non incidono, non sono d’accordo che si tratti di un fattore primario nel riscaldamento globale.

fonte: http://www.greenstyle.it