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Green deal e sostenibilità per le isole minori, al via il Fondo

 

È stato finalmente pubblicato in Gazzetta ufficiale il Dpcm contenente il regolamento del "Fondo per gli investimenti nelle isole minori", in attuazione di quanto previsto dall'articolo 1, comma 553, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020).


Il Dpcm 4 febbraio 2021, n. 34, contiene tutte le procedure necessarie per consentire ai Comuni ricompresi nell'ambito delle isole minori (Allegato "A", legge n. 448/2001) di accedere ai 41,5 milioni di euro complessivamente disponibili per il triennio 2020-2022.

Le domande dei Comuni devono riferirsi a progetti rispondenti ad almeno una delle due seguenti condizioni:

• collocarsi nell'ambito del Green Deal europeo ed essere riferiti alla decarbonizzazione del settore energetico, alla ristrutturazione degli edifici, alla riduzione delle bollette energetiche e dell'uso dell'energia, al sostegno all'industria per innovare a fini di green economy, a introdurre forme di trasporto finalizzate alla riduzione dei consumi e delle emissioni nocive;

• essere improntati alla sostenibilità ambientale, con particolare riferimento al recupero e alla gestione dei rifiuti, alla gestione delle acque, alla viabilità ed al recupero e al riutilizzo del patrimonio edilizio ed urbanistico esistente, al contingentamento dei flussi turistici e alla destagionalizzazione, alla protezione degli habitat prioritari e delle specie protette, alla certificazione ambientale dei servizi.

Le domande dovranno essere presentate entro 30 giorni dalla data di pubblicazione di un successivo decreto di ripartizione delle risorse, che avverrà sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie.


Riferimenti
Dpcm 4 febbraio 2021, n. 34 - Modalità e criteri di erogazione delle risorse del Fondo per i Comuni nelle isole minori per gli anni 2020, 2021 e 2022 - Progetti sulla gestione dei rifiuti, la decarbonizzazione del settore energetico, l'efficienza energet
in Nextville (Osservatorio di normativa energetica)

Legge 27 dicembre 2019, n. 160 - Legge di bilancio 2020 - Stralcio - Misure in materia di plastica monouso, bonifiche siti inquinati, energia ed efficientamento energetico, utilizzo agronomico del digestato, territorio, incentivi alle imprese "green", eco
in Nextville (Osservatorio di normativa energetica)

fonte: www.nextville.it
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Transizione energetica nelle isole: un progetto fornisce assitenza tecnica e finanziaria

Con il progetto NESOI la Commissione europea finanzia 60 iniziative per la transizione energetica delle isole. Sono 2400 le isole, incluse tutte quelle italiane, che possono partecipare alla selezione presentando le proprie iniziative entro fine settembre.



Si chiama NESOI, dal nome di una divinità dell’antica Grecia e acronimo di New Energy Solutions Optimised for Islands, ed è il progetto europeo finanziato per oltre 10 milioni di euro nell’ambito del programma Horizon2020.

Sinloc, Sistema Iniziative Locali, è capofila del consorzio europeo che, nell’arco di 4 anni, supporterà l’ideazione e l’attuazione di progetti per le energie rinnovabili, l’efficienza energetica, le reti elettriche avanzate e le infrastrutture energetiche.

In rapporto alla terraferma il costo dell’energia consumata sulle isole è dieci volte superiore ma, nonostante il grande potenziale, solo un limitato numero di isole europee sviluppa e replica con successo investimenti in progetti di transizione energetica. Raggiungere la diffusione su larga scala richiede un alto livello di innovazione organizzativa, tecnica e finanziaria di cui spesso le amministrazioni locali non dispongono.

NESOI European Island Facility mira a colmare questa mancanza e Sinloc mette a disposizione sia le sue competenze economiche e finanziarie sia l’esperienza nella gestione e nella facilitazione dell’accesso ai Fondi e agli strumenti finanziari europei e di mercato.

Attraverso il decentramento e l’efficientamento dei sistemi energetici delle isole il progetto intende mobilitare oltre 100 milioni di euro di investimenti, 440 GWh di nuova produzione e 160.000 kt di emissioni di CO2 evitate.

Sono 60 le proposte che saranno selezionate e ciascuna potrà ricevere fino a 120.000 euro, il 50% in consulenza tecnica e progettuale diretta e il 50% in denaro che potrà essere investito dalle Pubbliche amministrazioni per l’attivazione di competenze locali.

A Andrea Martinez, vicedirettore generale di Sinloc, abbiamo chiesto di spiegarci in cosa NESOI si distingue dalle tante iniziative europee che nel tempo hanno riguardato le isole. Ma vediamo prima in cosa consiste e a che punto è il progetto.

L’indagine conoscitiva e la mappatura delle iniziative di transizione energetica

La prima fase del progetto intende raccogliere indicazioni utili sulla presenza, le caratteristiche, il livello di maturità dei progetti di transizione energetica previsti dalle attività pianificatorie e mappare le iniziative in corso nelle isole europee.

Allo scopo è stato predisposto un questionario che potrà essere compilato dalle Pubbliche Amministrazioni e dai proponenti privati fino alla fine del mese di settembre.

Il questionario rappresenta il primo canale di comunicazione di NESOI con i potenziali beneficiari. La sua compilazione richiede 15/20 minuti, ed è diviso in due sezioni: la prima ha lo scopo di inquadrare lo stato energetico dell’isola, una sorta di diagnosi energetica del territorio, mentre la seconda sezione riguarda la descrizione di progetti specifici.

La Piattaforma di supporto

NESOI metterà a disposizione una Piattaforma di supporto per l’assistenza tecnica nella fase preliminare di strutturazione e sviluppo delle iniziative oltre a uno sportello unico per le isole, dove poter trovare idee e strumenti organizzativi, tecnici e finanziari utili lungo tutta la catena del valore di un progetto.

Organizzerà, infine, due bandi di selezione per supportare progetti con diversi livelli di maturità, da quelli nelle prime fasi di sviluppo, che richiedono attività di assistenza tecnica ed economica di alto livello, fino ai più avanzati, che necessitano di specifiche consulenze in ambito tecnico, legale e finanziario.

I criteri di selezione e i tempi del progetto

Tutte le isole italiane possono partecipare, avendo dimensioni idonee rispetto ai parametri fissati. Potranno essere finanziati più progetti afferenti ad una stessa isola purché non siano l’esito dello spezzettamento di un unico progetto. Sono infine ammissibili progetti di privati che siano corredati di una lettera di supporto dell’Autorità locale.

Ogni progetto deve essere correlato all’ambito energetico (produzione, riqualificazione, sistemi di accumulo, reti, calore, mobilità, monitoraggio e gestione, pianificazione energetica, auditing, ecc.) e avere una dimensione minima e un impatto in almeno due settori: risparmio energetico, riduzione delle emissioni, mitigazione della povertà, miglioramento delle condizioni ambientali, ecc.

Sarà data la precedenza a progetti con largo impatto, replicabilità e moltiplicazione di valore rispetto al finanziamento ricevuto.

Dalla chiusura della survey (30 settembre 2020) e fino al mese di aprile 2021 saranno valutate e selezionate le proposte, avviata la fase di assistenza tecnica e firmati i contratti per l’attivazione dei progetti.

I primi 30 progetti saranno avviati entro il mese di aprile 2021 e i restanti 30 entro i 12 mesi successivi.

Abbiamo chiesto al vicedirettore Andrea Martinez qual è il valore aggiunto di NESOI European Island Facility per le isole?

Sono tre le opportunità che il progetto aiuta a cogliere. Un’opportunità tecnologica, perché aiuterà le isole ad adottare il meglio della tecnologia disponibile a livello globale. Una opportunità normativa, per una pronta adozione delle norme volte a favorire la transizione energetica in Europa e un’opportunità finanziaria, grazie al contributo economico e consulenziale le isole potranno infatti trasformare le loro iniziative in progetti e cogliere le tante possibilità di finanziamento in un momento in cui tanti capitali pubblici e privati sono alla ricerca di investimenti sostenibili.

In cosa NESOI si distingue dai precedenti progetti europei destinati alle isole?

NESOI non punta a fare innovazione tecnologica, ma ad usare ciò che c’è e a sistematizzare gli interventi focalizzandosi sul progetto di transizione energetica delle isole. Non ci sono preferenze per una tecnologia o un’altra e si cercherà di attingere a tutte le fonti finanziarie disponibili anche in un’ottica di massimizzazione della leva finanziaria sulle risorse pubbliche esistenti. La nostra esperienza nella strutturazione di investimenti affiancando soggetti pubblici è stata la carta vincente che ci ha permesso di diventare capofila del progetto. NESOI lavorerà in stretto coordinamento con la DG Energia della Commissione Europea perché insieme al progetto European City facility, che prevede di raggiungere oltre 8mila città e comunità in tutta Europa, costituisce uno degli strumenti principali per accelerare l’attuazione del New Green Deal.

Su quali basi garantite la replicabilità dei 60 progetti per arrivare a 100 milioni di euro di investimento sulle isole?

Sinloc è una società di investimenti e advisory con rilevante esperienza in più di 500 progetti infrastrutturali di interesse locale, molti dei quali afferenti a transizione energetica e sostenibilità. Tutte le attività che andremo a realizzare traggono spunto e metodo dalla nostra competenza, maturata nella concreta gestione e strutturazione dei progetti. Tra questi, l’attivazione di numerosi progetti ELENA, European Local Energy Assistence, nelle principali città italiane come Milano, Venezia, Bergamo, Padova, Rovigo, ci porta a saper valutare attentamente la relazione tra la dimensione dell’assistenza tecnica che possiamo dare e le taglie medie dei progetti. Nel caso di Elena il fattore di moltiplicazione era circa 40, considerando la complessità e la frammentazione delle isole ci siamo attestati su un moltiplicatore di circa 17 sui 6,2 milioni di euro di assistenza tecnica fornita.

Ricordiamo che il consorzio NESOI è costituito da 10 aziende qualificate ed esperte da 9 Paesi europei: SINLOC – Sistema Iniziative Locali, R2M Solution, RINA Consulting, ZABALA Innovation Consulting, Fundacion CIRCE Centro de Investigacion de Recursos y Consumos Energeticos, Centre for Research and Technology Hellas, E.ON Solutions, Deloitte Advisory, WOLF THEISS e Hellenic Association for Energy Economics, sotto la direzione esecutiva dell’INEA – Innovation and Networks Executive Agency.

Documentazione:
Webinar di presentazione del progetto e slides
Brochure di presentazione del progetto (pdf in italiano)


fonte: www.qualenergia.it


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Il fotovoltaico “con parasole” di Giannutri e i complicati progetti per le isole italiane

Lo strano caso dell’unico impianto solare al mondo dotato di tendine parasole sull'isola di Giannutri e le complicazioni per fare rinnovabili nelle altre piccole isole italiane. Ne parliamo con Luigi Michi di Terna.
















Certe volte viene da pensare che il fotovoltaico susciti nei burocrati pulsioni sadiche.
Consideriamo ad esempio lo strano caso, segnalatoci da un lettore, dell’unico impianto solare al mondo, dotato di… tendine parasole.
Se ne è scoperta l’esistenza informandosi sul Progetto Smart Islands, promosso da Terna, il gestore della rete ad alta tensione italiana, per dotare le piccole isole italiane non connesse alla rete (di cui ci siamo occupati infinite volte) di generazione elettrica a fonti rinnovabili, che andasse a sostituire l’inquinante e costosissimo diesel.
L’unico impianto Smart Islands finora realizzato è da 60 kW su pensilina, con 100 kWh di accumulo in batterie, nell’isola di Giannutri, in Toscana.
Il problema è che è stato dotato, appunto, di una grottesca tendina parasole, il che ha portato il nostro lettore a chiedersi come faccia a produrre, se lo si copre quando c’è il sole (foto in alto).
Abbiamo girato la domanda all’ingegner Luigi Michi, direttore Strategie, Sviluppo e Dispacciamento di Terna, che ci ha confermato quanto sospettavamo riguardo alle contorte fantasie punitive che il fotovoltaico suscita nella burocrazia nostrana.
«Quell’impianto si trova accanto all’eliporto di Giannutri, e come per ogni infrastruttura in quell’area, abbiamo dovuto chiedere un parere anche ad Enac, l’Ente nazionale aviazione civile, che ci ha risposto di no, perché avrebbe “abbagliato i piloti” con i suoi riflessi».
Ma gli avete fatto presente che nel mondo ci sono gigawatt di impianti FV intorno agli aeroporti?
«Sì, ma sono stati irremovibili perché secondo loro i piloti di elicotteri sono particolarmente disturbati dai riflessi».
Chi l’avrebbe detto che gli elicotteristi avessero questa debolezza oculare. Va detto però che negli aeroporti, pur se circondati da pannelli solari FV, pare atterrino anche gli elicotteri.
«Lo dica ad Enac. Comunque, per risolvere abbiamo dotato l’impianto di una tendina telecomandata dal pilota, che potrà così schermare l’impianto. Il costo dell’aggiunta è stato contenuto e dato che la pista è usata più che altro per emergenze, pensiamo che sarà usata molto raramente. Il problema, magari, sarà che, essendo quella una zona esposta al salmastro, dovremo mandare un manutentore a controllare lo scorrimento della tenda, e qui i costi diventano notevoli».
E il parasole solare non è stato neanche il peggiore degli intoppi.
«Come è noto Terna non può per statuto gestire impianti di produzione elettrica. Noi facciamo solo da progettisti e costruttori, e poi consegniamo l’impianto alle società elettriche dell’isola: offriamo, insomma, un servizio di assistenza a piccolissime aziende, che spesso non hanno mezzi finanziari e tecnici per provvedere da sole in tempi rapidi. Ma a Giannutri, a un anno dalla fine dei lavori, non siamo ancora riusciti a consegnare, e quindi ad accendere, l’impianto alla SIE, che rifornisce l’isola, per un problema di accatastamento. Speriamo di risolvere la questione entro ottobre».
Cosa succede nelle altre piccole isole?
Giannutri a parte, Terna ha fatto proposte di assistenza per velocizzare la transizione energetica a tutte le isole non connesse, tranne quelle gestite da Enel, che, si immagina, possa provvedere da sola alla transizione verso le rinnovabili. Ma la risposta non è stata entusiasmante.
«Per ora hanno accettato solo due società, la SIE che rifornisce Giglio e Giannutri, e la SMEDE, che provvede a Pantelleria; in entrambi i casi ciò è avvenuto per una forte intesa con le amministrazioni locali, e anni di discussioni per rassicurare queste aziende circa il nostro ruolo. Il punto è che queste società elettriche monopolistiche, spesso si comportano come feudatari che non vogliono scocciature e interferenze nella loro rendita di posizione. Molte ci hanno risposto: “No, grazie alle rinnovabili ci penseremo da soli”; ma temiamo, viste le complessità tecnico-burocratiche e i capitali necessari a installarle, che voglia spesso dire: “Non le faremo mai”».
E così Terna, a parte Giannutri e le sue “tendine”, per ora non è riuscita a completare alcun progetto.
«Al Giglio siamo però riusciti a trovare le aree adatte: dovremmo installare 500 kW in una vecchia cava di allume e 1,2 MW su una vecchia discarica, più altri impianti distribuiti sui tetti e batterie per l’accumulo. Il problema è che, abbiamo scoperto, i terreni della cava di allume sono divisi fra 60 proprietari, molti dei quali morti o emigrati chissà dove, mentre la discarica deve essere prima messa in sicurezza. Con pazienza stiamo cercando di risolvere i vari problemi e contiamo entro un paio di anni di raggiungere una copertura del 20% dei consumi isolani».
Pantelleria sono però ancora più indietro.
«Lì non ci sono problemi paesaggistici, visto che esiste un’area industriale piena di rovine: basterebbe ripulire quella per installare  i 4,3 MW previsti, oltre altri 8 MW sui tetti dell’isola e batterie per 4 MW, e così raggiungere un primo 20% di copertura della domanda. Secondo me potremmo anche mettere del minieolico, ma per ora c’è forte ostilità. Le cose però vanno a rilento, e prima di qualche anno non credo che vedremo nulla».
Tutti questi sforzi per arrivare poi solo al 20% di copertura. Non potreste essere più ambiziosi?
«L’obbiettivo finale è arrivare al 100%, ovviamente, ma ci potremo arrivare solo un passo alla volta. Forse non ci si rende conto delle difficoltà di operare in contesti dove tutto costa molto caro; si è soggetti a mille vincoli e autorizzazioni e ci sono i problemi peculiari di cui si è detto. Anche il fatto che la domanda vari di dieci e più volte fra estate e inverno non aiuta: se si copre il carico estivo, ci si ritrova con impianti costosissimi e sovradimensionati negli altri otto mesi dell’anno».
Per questo aiuterebbero sistemi di accumulo diversi dalle batterie: per esempio idroelettrico con pompaggio, come hanno fatto a Hierro, nelle Canarie. Oppure batterie a flusso, dove si può accumulare il liquido elettrolita carico. O anche la produzione di idrogeno da elettrolisi, da immagazzinare e usare poi per l’elettricità, ma anche per la mobilità e gli usi domestici.
Con accumuli di questo tipo potreste, per esempio, installare generatori ad onde, privi di impatto visivo e molto attivi d’inverno, così che accumulino energia per l’estate.
«Nelle isole minori italiane, che hanno rilievi modesti, l’idroelettrico di pompaggio richiederebbe volumi e costi enormi per servire come accumulo, e nessuno ci darà mai i permessi per i relativi bacini. Batterie a flusso e idrogeno sono ancora tecnologie sperimentali o molto costose. Idem per i generatori a onde marine, anche se stiamo valutando con Eni, Fincantieri e CDP, l’industrializzazione dei primi prototipi testati dal Politecnico di Torino proprio a Pantelleria».
Ma non pensate che le isole minori potrebbero essere anche un laboratorio dove sperimentare tecnologie innovative, da applicare poi in tutto Italia?
«Certo, ma bisogna essere realistici. L’importante è partire con questi primi progetti di limitata copertura dei consumi, che usino le tecnologie più collaudate ed economiche oggi disponibili. Così si creano esempi anche per le altre isole. Successivamente, con il perfezionamento e lo scendere dei prezzi di tecnologie innovative, più adatte al contesto isolano, potremo procedere con step successivi, fino a raggiungere il 100% di produzione da rinnovabili».
Per arrivare a questo, però, forse servirebbero anche interventi legislativi, oltre al decreto del 14 febbraio 2017, che prevede alte tariffe e incentivi alla produzione da rinnovabili nelle piccole isole.
«In realtà stiamo ancora aspettando il regolamento che spieghi chi ha diritto agli incentivi per la produzione da impianti “innovativi”. Ma forse neanche ciò sarà sufficiente a far decollare il settore: servirebbero meccanismi che forzino le società elettriche isolane al cambiamento, altrimenti temo che continuino a preferire il business as usual del diesel, ai fastidi e alle difficoltà di intraprendere la via delle rinnovabili», conclude Michi.
fonte: https://www.qualenergia.it

Greening the Islands, a Favignana la conferenza delle isole sostenibili















Dopo Pantelleria nel 2014, Malta nel 2015 e Gran Canaria nel 2016, quest’anno sarà l’isola di Favignana a ospitare Greening The Islands international conference, giunta ormai alla sua quarta edizione, prevista per le giornate del 3 e 4 novembre.
L’evento è un importante momento annuale per affrontare il tema dell’economia circolare che parte dalle isole: i diversi relatori dei panel parleranno di energia sostenibile, rifiuti, acqua, mobilità sostenibile, turismo responsabile, agricoltura. Si ragionerà di innovazione tecnologica con una particolare attenzione ai progetti già realizzati o in fase di realizzazione sulle isole che promuovono il collegamento e la sinergia tra i vari settori della green economy.
Come per le edizioni precedenti, anche in questo caso si potrà assistere alla conferenza in streaming, collegandosi direttamente al sito di Greening the Islands.

La conferenza nazionale Greening the island

Venerdì 3 novembre, per la seconda volta, alla conferenza internazionale si affiancherà una conferenza nazionale realizzata in collaborazione con Ancim (Associazione nazionale comuni isole minori), che si svolgerà solo il 3 novembre. I temi principali di questa sessione saranno due: il decreto approvato recentemente che prevede incentivi alle energie rinnovabili sulle isole, con l’obiettivo di evitare il consumo di combustibile diesel – il provvedimento è il primo schema “in conto energia” mai applicato alle isole – e il risultato di uno studio di Ancim atto a introdurre specifiche procedure di autorizzazione semplificate per progetti sostenibili sulle isole minori.

Greening the Islands Awards

Durante la conferenza internazionale sarà anche assegnato il premio Greening the Islands Awards, giunto ormai alla sua terza edizione, a cui possono partecipare tutte le isole che abbiano lavorato o stiano lavorando su progetti ambientali, atti a implementare l’uso delle energie rinnovabili o a ridurre i consumi energetici, a rendere più sostenibile la mobilità e a promuovere un uso sostenibile dell’acqua. I vincitori della terza edizione saranno votati dai membri della giuria e da membri della comunità di GreeningTheIslands.net.

Greening the islands Awards
Durante la conferenza verrà assegnato il premio Greening the Islands Awards, 
alla sua terza edizione.

La app che connette le isole minori di tutto il mondo

Per l’evento è stata realizzata anche un’app dedicata alle isole, GreeningtheIslands.Net – connecting island innovations. Questa piattaforma informatica ha l’obiettivo di diffondere e favorire la replica di progetti sostenibili nelle isole di tutto il mondo, anche nelle località più remote, e di promuovere la collaborazione e la connessione tra diverse competenze.

Info

Appuntamento il 3 e 4 novembre sull’isola di Favignana (TP), nella bella cornice dell’Ex Stabilimento Florio (Via Amendola 29), tonnara ora musealizzata che ospita, tra l’altro, anche gli importantissimi reperti archeologici della battaglia delle Egadi, che concluse la prima Guerra Punica.
Per partecipare all’evento, di cui LifeGate è media partner, è necessario prenotarsi a questo link.

fonte: www.lifegate.it

Piscopi, è greca la prima isola alimentata solo da energie rinnovabili

Piscopi, isoletta greca del Mediterraneo, sarà la prima isola alimentata solo da energie rinnovabili: grazie ad un finanziamento europeo, a settembre sarà completamente scollegata dalla rete elettrica. E il suo sindaco già guarda al futuro. 















La prima isola alimentata solo da energie rinnovabili è l’antica isola di Tilos, o Piscopi, in Grecia: dal prossimo settembre, il progetto di avere un isola nel Mediterraneo alimentata esclusivamente da fonti green e rinnovabili diventerà realtà.

Piscopi, caratteristiche di un’isola alimentata solo da energie rinnovabili

Piscopi è una piccola isola del Mediterraneo, parte dell’arcipelago del Dodecanneso, situata tra le isole di Kos e Rodi e abitata da sole 535 persone. L’isola possiede una straordinaria biodiversità, dato che la quasi totalità della sua superficie è in realtà una riserva naturale, in cui vivono 150 specie di uccelli e 650 tipi diversi di piante.
La reputazione di Piscopi come Isola verde della Grecia dipende dalla straordinaria rete di sorgenti sotterranee che alimentano cinque zone umide dell’isola, ma anche dalle iniziative che negli anni ’90 ha avviato il sindaco ambientalista, Tassos Aliferis, come quella ad esempio di bandire la caccia dall’isola.





Presto l’isola sarà un'”isola verde” non soltanto per la presenza della sua riserva naturale e della diversità della sua flora e fauna ma anche sotto l’aspetto energetico.
A settembre 2017 l’isola si distaccherà dall’energia elettrica derivata dal petrolio. Rompere con la tradizione non è stato semplice. Piscopi è infatti una piccola isoletta del Dodecanneso, posta a pochi chilometri di distanza da Rodi, che può essere raggiunta solo in traghetto, data l’assenza di aeroporti. L’isola è stata possedimento italiano tra il 1912 e il 1943 e si è spopolata nel secondo dopoguerra, quando la maggioranza dei suoi circa 2000 abitanti ha lasciato le sue rive per tentare la fortuna negli Stati Uniti.

Il progetto energetico green di Piscopi

L’sola di Piscopi attualmente riceve il petrolio utile ad alimentare la rete elettrica da un oleodotto sotterraneo, che la collega alla vicina isola di Kos. Non mancano tuttavia cali di potenza e problemi tecnici, dato che il cavo sottomarino è vulnerabile ai guasti.
Grazie alla sua trasformazione energetica, nell’isola sarà istallata una turbina eolica e un piccolo parco fotovoltaico, in grado di generare e immagazzinare energia, per soddisfare le esigenze energetiche dell’esigua popolazione locale.
Per raggiungere il suo obiettivo di isola green, l’isola di Piscopi ha partecipato ad un programma finanziato dalla Commissione Europea. Sono stati quindi stanziati 15 milioni di euro per la diffusione del rinnovabile, con i quali sono stati costruiti una pala eolica e numerosi pannelli fotovoltaici.
L’obiettivo a lungo termine è poi quello di attirare nuovi finanziamenti per avviare un progetto di mobilità sostenibile, fatto di auto e bici elettriche, da ricaricare mediante l’istallazione di stazioni apposite, oltre che di realizzare lampioni per l’illuminazione stradale che funzionino ad energia solare.

Piscopi: dallo sviluppo energetico allo sviluppo turistico e al sostegno ai rifugiati

Con la sua svolta ecologica, il sindaco attuale, Maria Kamma, spera che l’isola di Piscopi abbia un ritorno anche in termini di immagine.
Grazie ai finanziamenti della Commissione Europea, infatti, si è incentivata anche l’attività dell’associazione dei residenti dell’isola, che promuove sia la tutela naturalistica dell’isola che la sua promozione turistica.
L’associazione si occupa infatti di fornire supporto ai circa 13 mila turisti che ogni anno si recano a scoprire le bellezze dell’isola, i suoi sentieri e i migliori itinerari per godere della sua natura incontaminata e per osservare le numerose specie di uccelli che qui trovano residenza.
Il sindaco dell’isola ha poi esteso un invito alle famiglie rifugiate a stabilirsi a Piscopi, organizzando, in collaborazione con l’ONG SolidarityNow e l’UNHCR, sistemazioni per l’alloggio, corsi di lingua, sistemi di tutoraggio per aiutare i richiedenti asilo ad avviare aziende agricole biologiche, in collaborazione con gli abitanti del posto.
L’obiettivo è di far rivivere alcune tradizioni che stavano morendo a causa della diminuzione della popolazione, come fare il formaggio o raccogliere le erbe medicinali, afferma Kamma, Grazie all’integrazione dei rifugiati, possiamo rilanciare l’economia locale ed incoraggiare l’eco-turismo.

fonte: www.green.it

Isole sostenibili: i dati sulle isole italiane e 22 isole nel mondo 100% rinnovabili

Rinnovabili, differenziata, gestione virtuosa delle risorse idriche, mobilità sostenibile



















Energia, acqua, economia circolare, mobilità. Secondo Legambiente la sfida delle isole di tutto il mondo passa e si intreccia con questi quattro temi per una gestione e un futuro sempre più sostenibile e innovativo».
Oggi a festambiente verrà presentato il dossier  “Isole Sostenibili” che evidenzia che si tratta di «Una scommessa che è stata raccolta da 22 grandi e piccole isole del Pianeta – da quelle del Pacifico all’Atlantico, da quelle dei Mari del Nord all’Australia – impegnate nella transazione di uno scenario al 100% rinnovabile.  Il segreto? Mettere a sistema progetti green e ripensare ad una gestione sostenibile delle proprie risorse locali, e in questa rivoluzione anche le 20 isole minori italiane hanno grandi potenzialità, e qualcuna comincia a percorrere la giusta strada»:
Il dossier fa l’esempio della raccolta differenziata a  Capri (Na) e Pantelleria (TP) con una raccolta differenziata rispettivamente al 56% e 45%. Qualche miglioramento lo si vede anche nell’attenzione alla mobilità sostenibile, tra le isole virtuosa c’è Ponza (LT) dove sono cinque le linee di autobus che collegano i vari punti dell’isola, raggiungendo anche le spiagge più famose ed il porto con frequenza ogni 15 minuti, ed è possibile inoltre noleggiare biciclette elettriche. C’è poi chi guarda all’innovazione nei regolamenti edilizi come l’isola di Capraia (LI) che fissa obiettivi nelle nuove costruzioni per la bioedilizia e la permeabilità dei suoli (almeno il 25% della superficie) ed ha incentivato il ricorso ai tetti verdi. E poi le rinnovabili, dove di positivo ci sono solo le potenzialità, perché su ognuna delle isole minori italiane si potrebbero arrivare a soddisfare tutti i fabbisogni con il sole, il vento e le altre fonti rinnovabili».
Il quadro complessivo sulla sostenibilità delle isole è tracciato da Legambiente, che oggi presenterà a Rispescia (Gr) a Festambiente, che analizza energia, acqua e depurazione, rifiuti e mobilità,  raccontando le esperienze virtuose presenti in Italia e nel resto del mondo, le novità importanti che sono state introdotte, come il decreto del ministero dello sviluppo economico che spinge la diffusione delle fonti rinnovabili nelle isole minori e la tassa di sbarco che prevede di destinare gli introiti a interventi di gestione e valorizzazione ambientale, e denunciando allo stesso tempo ritardi e difficoltà che frenano in qualche modo questa rivoluzione.
Da Festambiente Legambiente lancia «un osservatorio sui processi di sostenibilità nelle isole minori italiane, pensato proprio per raccontare quanto sta avvenendo nelle isole e avviare anche in Italia un confronto pubblico per far comprendere le opportunità che esistono e gli obiettivi che occorre porsi per incentivare questa rivoluzione. Un cambiamento green che sta producendo risultati concreti in diverse isole nel mondo sia per quanto riguarda la percentuale del fabbisogno energetico coperto sia per l’applicazione di tecnologie sempre più ricercate e innovative come ad esempio l’utilizzo del moto ondoso dei mari o di impianti idroelettrici ed eolici combinati insieme».
Legambiente ricorda che «La sfida per le isole italiane sta oggi nello spingere un modello energetico innovativo che punti sempre di più su sole, vento, mare e rinnovabili attraverso una innovativa gestione delle reti, dei sistemi di accumulo e di tecnologie efficienti che permetta di dare risposta anche alla domanda di mobilità (spingendo quella elettrica e quindi riducendo consumi di benzina e diesel), di riscaldamento/raffrescamento delle abitazioni e delle attività, di desalinizzazione dell’acqua di mare».
Secondo il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, «Oggi ci sono tutte le condizioni per realizzare un cambiamento positivo nelle isole minori, a vantaggio dell’ambiente e dei cittadini, della qualità e dell’occupazione, dell’attrattività turistica. Le buone pratiche che raccontiamo in questo dossier dimostrano che questa rivoluzione e occorra perseguirla spingendo tre obiettivi: puntare a un modello energetico al 100% rinnovabile sulle Isole al posto di quello attuale inquinante e costosissimo, realizzare un modello virtuoso di gestione della risorse idriche recuperando i gravi ritardi nella depurazione, spingere la raccolta differenziata dei rifiuti e il recupero dell’organico per la produzione di compost sull’isola. Ma per realizzare quello che serve alle isole italiane è necessaria una cabina di regia nazionale per accompagnare ogni isola nella realizzazione di questi obiettivi, sbloccando gli interventi nelle fonti rinnovabili e nella depurazione, e superando i veti che oggi esistono per gli impianti solari e eolici».
Per quanto riguarda le energie pulite, in nessuna delle isole minori si arriva al 4% dei consumi elettrici, mentre nel resto d’Italia siamo al 35%. Il Dossier evidenzia che «La diffusione presenta dei numeri molto bassi, ad esempio sull’isola di Capri sono presenti 92,15 mq di solare termico, 11,9 kW di solare fotovoltaico e 32,3 kWt di biomasse per il Comune di Capri; sono invece 25,94 i mq di solare termico installati nel Comune di Anacapri. Ad Ustica i 29,33 kW di solare fotovoltaico sono distribuiti su 5 impianti privati. A Pantelleria i 470 kW di solare fotovoltaico sono distribuiti tra 69 impianti, di cui uno a concentrazione da 85kW (presso l’aeroporto) e gli altri installati sull’ospedale, una scuola, alberghi e edifici privati. Inoltre sono presenti due impianti minieolici. Nell’isola di Capraia sono installati 2.388 kWe di una centrale alimentata a biodiesel di importazione derivante da coltivazioni di soia, girasole e colza. Il paradosso è che a fronte di potenzialità rilevantissime di diffusione di solare e eolico, i fabbisogni di energia sono garantiti oggi da vecchie, inquinanti e costose centrali a gasolio». 
Per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti, i dati Ispra e Comieco evidenziano che  le isole minori sono ancora molto indietro con una media del 18% I dati migliori di raccolta differenziata sono a Capri (56%) e a Pantelleria (45%), mentre molto preoccupanti sono quelli di Favignana (TP) con una differenziata al 19% e Lipari (ME) al 13%». 
Poi c’è la partita mobilità, con le isoleche  stanno cercando di fare passi avanti incentivando il trasporto pubblico, il bike sharing, il trasporto elettrico. Come l’isola di Capri che  recentemente ha attivato 3 navette elettriche e un servizio di bike-sharing gratuito con 15 bici a disposizione dei turisti in 3 diverse zone del porto».
Ma Legambiente sottolinea che «La rivoluzione green che stanno avviando diverse isole deve, però, far fronte ancora a diversi ritardi che riguardano la gestione delle risorse idriche e la depurazione. In diverse isole (come Favignana, Isola del Giglio (GR), Lampedusa (AG), Linosa (AG),  Lipari (ME), Pantelleria (TP), Ustica (PA), Capraia (Li), Vulcano (ME) dove è in corso di realizzazione) è diffuso l’utilizzo di impianti di dissalazione che però molto spesso non riesce comunque a coprire la domanda. In particolare nelle isole della Sicilia il 50% della fornitura di acqua avviene ancora con navi cisterna e tale sistema presenta da sempre costi elevati. Drammatico è il ritardo nella depurazione, con sei isole che ne sono dotate (Tremiti (Fg), Capri, Lipari, Pantelleria, Ustica, Ventotene (LT) e Vulcano (Me)». Una situazione per Legambiente è «vergognosa e che impatta sulla stessa appetibilità turistica dell’isola. Per questo è fondamentale spingere il completamento della depurazione degli scarichi esistenti, prevedendo anche trattamenti innovativi per il riutilizzo delle acque reflue (impianti di affinamento e fitodepurazione) anche per le utenze isolate».
Il Cigno Verde propone di «approvare in ogni Isola un piano per arrivare al 100% di energia da fonti rinnovabili, attraverso interventi di efficienza energetica e riduzione dei consumi e di sviluppo degli impianti puliti. In questa direzione è fondamentale un ruolo di supporto da parte del Ministero dell’Ambiente nei confronti degli Enti Locali, e un coordinamento con le Soprintendenze in modo da trovare soluzioni condivise per i progetti. E poi importante realizzare un modello virtuoso di gestione della risorse idriche che punti a ridurre i consumi, a recuperare gli sprechi e le perdite (assai rilevanti) nella rete di distribuzione della risorsa. E spingere la raccolta differenziata dei rifiuti (attraverso un modello di porta a porta e di centri di raccolta) e il recupero dell’organico per la produzione di compost. L’associazione ambientalista ricorda anche come l’agricoltura può essere il perno intorno a cui ridisegnare un modello di economia circolare utile e fondamentale per le isole, che risentono sempre più dei cambiamenti climatici».
Per gli ambientalisti, ci sono novità normative importanti su cui si può puntare per avviare questo cambiamento: «Il Decreto del Ministero dello sviluppo economico che incentiva le fonti rinnovabili nelle 20 Isole minori non interconnesse alla rete elettrica. E la Legge che ha introdotto il contributo di sbarco sulle Isole minori, che prevede di indirizzare le risorse per interventi di gestione e valorizzazione ambientale. Ma per sbloccare le rinnovabili serve ancora una Delibera dell’Autorità per l’energia. E rispetto al contributo di sbarco troppe Isole si muovono in ordine sparso e non è chiaro come le risorse possano davvero migliorare la situazione della gestione dei rifiuti, dell’acqua o valorizzare il turismo sulle Isole».
Per dimostrare che si tratta di obiettivi possibili e già realizzati altrove, il dossier Legambiente raccoglie 22 esempi virtuosi di isole nel mondo che hanno scommesso sulla rivoluzione green. Dalle Isole Scilly nel Regno Unito alle Green Island nelle Filippine, per arrivare a Kodiak Island (USA), Hawaii (USA), King Island (Australia), Orkney Island (Scozia), Jamaica, Graciosa (Portogallo), Capo Verde, Sumba (Indonesia), Tilos (Grecia), El Hierro (Spagna), Samso (Danimarca), Eigg (Scozia), Bonaire (Paesi Bassi), Bornholm (Danimarca), Pellworm (Germania), Tokelau (Nuova Zelanda), Aruba (Paesi Bassi), Muck (Scozia), Wight (Inghilterra), Gigha (Scozia). «Un esempio  – dicono a Legambiente – sono le Isole Scilly nel regno Unito dove si sta portando avanti un progetto che punta a tagliare le fatture, aumentare le energie rinnovabili e veicoli a basso tenore di carbonio, con l’utilizzo di veicoli elettrici e batterie domestiche in sistemi energetici intelligenti. A fronte di un investimento di 10,8 milioni di sterline, circa 12 milioni di euro, sulle Isole di Scilly si svilupperà un modello innovativo, sostenuto dalla principale azienda leader a livello mondiale nella batteria domestica, che svilupperà piattaforme che consentono di utilizzare veicoli elettrici e batterie intelligenti per contribuire a bilanciare l’offerta e la domanda all’interno del sistema energetico delle isole».
Anche l’unico Stato insulare Usa, le Hawaii, ha già iniziato il cammino verso un futuro sostenibile: «Attualmente le Hawaii hanno già coperto per oltre il 23% il fabbisogno elettrico di energia grazie alle fonti rinnovabili, soprattutto grazie ad impianti solari e eolici – conclude Legambiente –  Ma non è tutto. La principale utility energetica dello Stato ha presentato un nuovo piano energetico che punta all’obiettivo del 100% di energia da fonte rinnovabile del Paese entro il 2045. La sfida delle Hawaii è quella di porsi come prima realtà degli Stati Uniti energeticamente indipendente. Ad oggi sono già stati installati 602 MW tra impianti fotovoltaici ed eolici. Inoltre sono in corso di implementazione smart grid che meglio integrino le risorse energetiche distribuite, una rete wireless moderna, contatori intelligenti e sistemi di accumulo sia su scala utility che a livello domestico».

fonte: www.greenreport.it

Pubblicato il decreto per le fonti rinnovabili nelle isole minori

Definiti gli obiettivi quantitativi del fabbisogno energetico di 20 isole minori da coprire attraverso la produzione di energia da fonti rinnovabili. in programma nuovi incentivi ad hoc

















Trasformare le piccole isole italiane in laboratori a cielo aperto dove sperimentare soluzioni energetiche sostenibili e innovative. Questo il cuore del nuovo decreto per le fonti rinnovabili nelle isole minori, pubblicato oggi dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il provvedimento definisce il percorso per rendere le green energy l’asse principale del sistema energetico di 20 piccole realtà non interconnesse alla rete elettrica del continente.
Un’ottima notizia – commenta Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente – perché oggi le isole sono in tutto il mondo al centro di interventi e sperimentazioni che stanno dimostrando come possano essere al 100% rinnovabili. Dalle Canarie ai mari del Nord, dalla Polinesia all’Alaska, sono sempre di più le isole che sono diventate indipendenti dalle fonti fossili e stanno puntando su un turismo sostenibile”.

Alla sempre più lunga lista di comunità isolane nel mondo alla ricerca dell’autosufficienza energetica, da oggi si uniranno anche Capraia, Giglio, Ponza, Ventotene, Tremiti, Favignana, Levanzo, Marettimo, Pantelleria, Ustica, Alicudi, Filicudi, Lipari, Panarea, Salina, Stromboli, Vulcano, Lampedusa, Linosa e Capri.
Per loro, il decreto prevede di individuare gli obiettivi quantitativi di produzione verde, i target temporali e le modalità finanziarie di sostegno. “L’obiettivo del provvedimento – spiega il Mise in una nota stampa – quindi dare maggiore sicurezza e sostenibilità ai sistemi energetici delle isole minori, promuovendo le politiche del Governo a favore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, in corso di ulteriore potenziamento con la nuova Strategia energetica nazionale (SEN)”.


Target e incentivi per le fonti rinnovabili nelle isole minori

Per ciascuna delle isole indicate sono stabiliti gli obiettivi minimi di sviluppo dell’utilizzo delle fonti rinnovabili da raggiungere al 31 dicembre 2020, sia sul fronte termico (solare termico, solar cooling e pompe di calore) che su quello elettrico. Ad esempio, per l’isola siciliana di Pantelleria è stato fissato un obiettivo di potenza affidata a FER elettriche di 2.720 kW e una per le FER termiche di 3.130 kW.  A ciò si aggiungono particolari “Progetti integrati innovativi” che possono includere anche impianti eolici offshore o alimentati dal moto marino.

L’energia prodotta dagli impianti avrà diritto a una remunerazione (differenziata per ciascuna isola e tipologia di intervento) le cui modalità di erogazione, periodo di diritto ed entità, saranno determinati con provvedimenti dell’Autorità per l’energia. Gli incentivi saranno coperti da risorse ottenibili dalla riduzione delle integrazioni tariffarie attualmente erogate per la costosa generazione della produzione da fonti fossili a cui potranno accedere cittadini, enti e imprese.

Gli interventi sulla rete elettrica

Il decreto stabilisce anche che i gestori dei sistemi elettrici delle venti isole, entro il 31 dicembre 2017, presentino a Mise, Authority e amministrazioni locali interessate un documento tecnico che definisca:
  • gli “interventi di ammodernamento e rafforzamento della rete elettrica isolana, funzionali all’installazione di una potenza elettrica da fonti rinnovabili pari ad almeno tre volte i valori degli obiettivi indicati” comprendenti anche sistemi di accumulo dell’energia elettrica.
  • le “ipotesi di copertura dei costi di realizzazione del programma a valere su programmi di sostegno nazionali e regionali, anche cofinanziati dalla Commissione europea, e, in via complementare, sulla componente tariffaria UC4”.

Scarica il testo del decreto (pdf)


fonte: www.rinnovabili.it

La rivoluzione delle isole minori

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Le piccole isole rappresentano geograficamente ciò che in una prospettiva di economia circolare dovrebbero essere gli ambiti territoriali ottimali di pianificazione sostenibile: territori omogenei nei quali modulare lo sviluppo valorizzando al massimo le risorse locali. La piccola isola rappresenta una tessera disgiunta di quello che sulla terraferma dovrebbe costituire il mosaico di pianificazione (Regional Mosaic Approach). Ciò che in un “mosaico regionale” rappresenta la singola tessera da definire come “unità di paesaggio”, “unità ecologica”, “unità storico-culturale”, attraverso studi interdisciplinari, con la difficoltà di definizione dei flussi di scambio di, risorse, beni, persone, o delle influenze storiche, politiche e culturali, con le aree (tessere del mosaico) circostanti, nel caso delle piccole isole viene automaticamente definito dal mare. Nel nostro caso gli scambi avvengono via mare con la terraferma e sono quindi riconducibili a dati commerciali, spostamenti da/verso di persone per studio, lavoro o turismo. Questo comporta in tutte le attività e in tutti i settori un costo aggiuntivo che è il costo del trasporto, che rende massima la convenienza della progettazione di una economia circolare.
Gli esempi più evidenti di convenienza dell’applicazione dei principi di economia circolare sono rappresentati dalla gestione dei rifiuti e dell’energia.
I rifiuti
Le soluzioni standard (business as usual) hanno segnato pienamente la loro impraticabilità nel medio-lungo termine e la loro insostenibilità ambientale. Lo smaltimento in inceneritori e discariche hanno messo presto a rischio, non solo la saluta dell’uomo e dell’ambiente, ma anche il bene economico primario di queste isole: la qualità ambientale (la bellezza in senso lato) e la sua valorizzazione turistica.
L’accumulo enorme, soprattutto nella stagione turistica, di materiali di scarto provenienti dal “packaging” delle merci importate dalla terraferma, ha comportato nella maggior parte dei casi un flusso inverso verso i centri di smaltimento e riciclo, con il costo aggiuntivo del trasporto. Ma a tale svantaggio strutturalmente isolano, corrisponde una altrettanto vantaggiosa opportunità: la possibilità di controllare i flussi di merci in ingresso. Da ciò discende l’opportunità di far pesare gli oneri aggiuntivi di trasporto sul packaging rendendo convenienti le più spinte pratiche “zero-waste”, quali:
• i distributori alla spina di liquidi alimentari e bevande,
• distributori pubblici di acqua potabile
• i dispenser per saponi e detersivi
• la vendita “sfusa” di zucchero, farine ecc.
• il divieto di commercializzazione di stoviglie in plastica non compostabile
• la separazione (automatica, semi-automatica e manuale) dei materiali riciclabili non compostabili per conferire un valore aggiunto alla spedizione verso la terraferma
• il trattamento sul posto della materia organica pulita per la produzione di bio-metano e compost di alta qualità da utilizzare sull’isola stessa per il miglioramento di suoli spesso soggetti strutturalmente ad erosione.
• ecc.
Energia
Salvo eccezioni, le piccole isole non sono connesse alla rete elettrica nazionale ed autoproducono la loro energia. Ciò comporta il ricorso a gruppi elettro-generatori ed impianti termici alimentati da combustibili importati con i relativi oneri di trasporto, oltre ad impatti ambientali aggravati dai limiti di superficie e dagli elevati picchi di consumo nella stagione turistica. L’alto livello di soleggiamento, una anemometria quasi sempre interessante per piccoli generatori eolici, l’opportunità in alcuni casi di sfruttare il calore geotermico, con una continuità garantita dal biometano autoprodotto dalla digestione anaerobica dei rifiuti organici, potrebbe rendere autosufficienti energeticamente le piccole isole. Ulteriore vantaggio è la coincidenza del picco di consumi energetici con la stagione estiva, quindi con maggior potenziale sia per il solare termico che fotovoltaico, stagione in cui il forte aumento delle presenze crea un altrettanto elevato aumento della produzione di rifiuto organico destinabile alla produzione di bio-metano.
Trasporti
Per quanto riguarda i trasporti interni alle isole, è evidente la grande convenienza dell’applicazione di modelli di mobilità sostenibile. La congestione provocata di autoveicoli trasportati via mare dai turisti ha sempre costituito un grave problema nella stagione estiva. L’offerta di un efficace sistema di trasporto locale comporterebbe, oltre al miglioramento della qualità ambientale e del confort, un notevole risparmio per i visitatori che potranno evitare di traghettare i loro mezzi di trasporto privati. Bici e mini-veicoli elettrici o alimentati da bio-gas, potrebbero essere messi a disposizione dei turisti attraverso le consuete modalità di bike/car-sharing.
Carbon free zone
Applicando i criteri descritti, le piccole isole diventerebbero esempi virtuosi di “carbon free zone” costituendo un prezioso esempio di pratica da implementare, con i necessari adeguamenti, anche sulla terraferma in una prospettiva di conversione ad una “economia circolare”.


fonte: http://blog.rinnovabili.it

Isole minori, pioniere della transizione energetica 100% rinnovabili

Le isole minori posso tramutarsi da residui del sistema energetico del secolo scorso ad avanguardia della transizione verso le fonti rinnovabili. Il prossimo 4 maggio se ne parlerà in un convegno organizzato da FREE in vista delle novità normative in arrivo dal MiSE.

Il sistema energetico della maggior parte delle piccole isole nel mondo è basato sui combustibili fossili, con una produzione molto costosa e consumi inefficienti. E questo, malgrado le notevoli risorse rinnovabili disponibili.
In Italia il maggior costo di generazione legato ai generatori diesel presenti nelle 13 isole minori non gestite dall’Enel ammonta a 70 milioni di euro all’anno, cui si aggiungono circa 10 milioni €/anno per le 8 isole non interconnesse e gestite da Enel.
La rapida riduzione dei prezzi del solare, dell’eolico e degli accumuli e l’Accordo sul clima di Parigi stanno però rapidamente cambiando le prospettive future.
Al momento si contano alcune limitate esperienze che generano il 100% dell’elettricità consumata grazie alle fonti rinnovabili, come El Hierro, un’isola delle Canarie che utilizza un parco eolico con 5 impianti collegato ad un sistema di pompaggio con un bacino posto in cima ad una montagna, o l’isola danese di Samsø che basa la propria autosufficienza su un parco eolico di 34 MW (QualEnergia.it, Isole, le 11 campionesse dell'energia pulita).
Crescono comunque le iniziative nelle isole di tutto il mondo volte ad accrescere il ruolo delle energie rinnovabili. E, naturalmente, anche le nostre isole minori verranno coinvolte dal vento del cambiamento. Una novità importante, vista la loro importanza strategica, anche come anticipatrici della transizione energetica italiana ed europea.
Dopo mezzo secolo di immobilismo la situazione sta evolvendo rapidamente sotto la spinta di interessanti novità in campo normativo. Il Ministero dello Sviluppo Economico sta infatti emanando un provvedimento che, finalmente, prevede impegni per i produttori locali sul fronte delle rinnovabili.
Finora non c’era nessun interesse a intervenire su questi fronti: anzi, il pagamento a piè di lista degli extra-costi portava ad un atteggiamento passivo, se non ostile. 
Se è probabile una maggiore apertura da parte delle società elettriche isolane, andrà affrontato con equilibrio il delicato tema dell’inserimento nel territorio degli impianti. È il caso dell’eolico che, al momento, viene escluso dalle Soprintendenze.
E poi ci sono gli aspetti tecnici. Superata una certa percentuale di copertura della domanda con le rinnovabili, si pone con forza la questione della scelta dei sistemi di accumulo dell’energia.
Un convegno organizzato dal Coordinamento FREE e dal titolo "Isole minori, possibili avanguardie della transizione energetica" che si terrà il 4 maggio 2016 (ore 14-18), a Roma presso il Ministero dell'Ambiente (Via C. Colombo, 44) farà il punto sulle promettenti prospettive che si apriranno nelle piccole isole italiane e sugli ostacoli che si dovranno superare per consentire una rapida transizione.

fonte: http://www.qualenergia.it