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È nata Assosharing, l'associazione di categoria della mobilità condivisa

L’associazione, che rappresenta la maggioranza del mercato italiano, vuole proporre delle linee guida per la regolamentazione dell’industry di monopattini, bici, scooter e auto in condivisione











È nata martedì 17 novembre a Roma Assosharing, la prima associazione di categoria del comparto sharing mobility, nata con l’obiettivo di rappresentare un settore che conta oltre 5 milioni di utenti iscritti in Italia. Tra i fondatori, Matteo Tanzilli (Helbiz), Luigi Licchelli (SHARE NOW), Alessio Raccagna (Lime, che da poco gestisce anche il marchio Jump), Andrea Giaretta (Dott) e Alessandro Vincenti (Mimoto). L’associazione, che rappresenta la maggioranza del mercato italiano, vuole proporre delle linee guida per la regolamentazione dell’industry di monopattini, bici, scooter e auto in condivisione.
“Dopo tanti tentativi siamo riusciti a rappresentare una categoria e siamo sicuri che molti altri operatori del comparto si uniranno a noi per dare sempre maggior forza alla mobilità del futuro”, dichiara Matteo Tanzilli, nominato Presidente dell’organizzazione. “Questa attività diventa particolarmente importante in questo momento storico dove il trasporto pubblico locale è stato ridotto in capacità del 50% e occorre incentivare soluzioni alternative che in sicurezza permettano lo spostamento delle persone. Dal prossimo mese verremo auditi della IX commissione trasporti della Camera dei Deputati in merito alle modifiche del codice della strada”.

Tra le istanze che verranno portate di fronte ai tavoli istituzionali vi sono proposte di modifica al Codice della Strada (come l’inserimento delle varie tipologie di servizio sharing), tematiche legate alla sicurezza e al decoro urbano (come la richiesta di diminuire i limiti di velocità dei monopattini elettrici da 25 a 20 km/h nelle aree urbane e la creazione di parcheggi dedicati alla mobilità in condivisione). L’Associazione ha infine in cantiere alcune proposte che riguardano anche i temi fiscali e digitali: la richiesta di un allineamento dell’IVA dal 22% al 10% come nel trasporto pubblico locale e la creazione di un unico standard nazionale per la condivisione dei dati con la PA.

fonte: www.ecodallecitta.it

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Come sta cambiando il car sharing in Italia

Nel 2019 sono cresciute flotte e iscrizioni ai servizi. Milano e Roma hanno registrato la crescita maggiore dei noleggi




Il car sharing in Italia cresce, si evolve e si adatta alla struttura urbana. Nel 2019, infatti, i servizi di auto condivisa sul territorio nazionale hanno aumentato flotte, numero di iscrizioni e noleggi, segno di un appeal sempre maggiore. E al di là della flessione registrata nei mesi di lockdown, il comparto non ha smesso di crescere neppure nel 2020.

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale della Sharing Mobility molti operatori di car sharing stanno sviluppando nuove formule, che vanno ad integrarsi con quelle più tradizionali, la “station based”(con parcheggi dedicati) e la“free floating” (a flusso libero). Un’altra evoluzione che ha caratterizzato il 2019 è la tendenza ad adattare il modello operativo di auto condivisa alla tipologia di città e di spostamenti. Cosa significa? Che in città come Roma e Milano sono presenti soprattutto le grandi aziende internazionali che operano nel car sharing free floating; nei centri più piccoli, come Cagliari o Venezia, nascono e si consolidano nuovi operatori locali, che progettano il servizio anche in base alle caratteristiche dell’utente medio.

In generale lo scorso anno in Italia c’è stato un tasso di rotazione medio (numero medio di noleggi giornaliero per singola vettura) di 4,7, in linea con il dato 2018. Il numero totale dei veicoli in sharing attualmente è di 8.264 di cui 7.009 del free-floating e 1.255 dello station-based; e uno su 4 è un veicolo elettrico.

In questo contesto Milano si conferma ancora una volta regina dell’auto condivisa. Nel 2019, è cresciuto il numero noleggi in free-floating (6.156.385) sul territorio comunale, con una percorrenza nel noleggio media di 7,4 km, una durata media temporale di 33 minuti.
Segue Roma dove i noleggi si attestano a 3.233.448 con una percorrenza media a noleggio di 8,4 km e 36 minuti di durata del noleggio medio.

Afferma Giusy Lombardi, Direttore Clima Energia del Ministero dell’Ambiente, co-promotore dell’Osservatorio Nazionale della Sharing Mobility: “La riduzione del tasso di motorizzazione italiano, che attualmente è di 645 auto private ogni 1000 abitanti, è l’ obiettivo fondamentale della sharing mobility: meno auto private nelle città e meno auto in sosta, infatti, vuol dire liberare spazio per le modalità di trasporto condiviso e ridurre la congestione e l’inquinamento. Un buon obiettivo per l’Italia, ambizioso ma fattibile, sarebbe quello di portare entro il 2030, anche grazie alla sharing mobility, il tasso di motorizzazione privata a 500 auto ogni mille abitanti, corrispondente a quello attuale della Francia. Il Ministero dell’Ambiente è in prima linea su questo fronte”.

fonte: www.rinnovabili.it



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Cinque misure per ripensare la mobilità urbana nel post coronavirus

Dalle nuove norme per i mezzi pubblici alle piste ciclabili provvisorie, una mini guida per ridisegnare gli spostamenti urbani. Legambiente: “Per superare l’emergenza e per far ripartire le città italiane servono risposte e soluzioni eccezionali”.



Più bici e piste ciclabili, meno auto inquinanti. Più mezzi pubblici ma anche nuove regole per garantire la sicurezza degli spostamenti. Queste alcune delle misure proposte da Legambiente per ridisegnare la mobilità urbana nel dopo-coronavirus

Un “dopo” che non significa essersi lasciati tutto alle spalle, quanto aver trovato un modo per ripartire senza cadere negli errori del passato. Ecco perché, spiega l’associazione ambientalista, per il post Covid19 “servono risposte e soluzioni eccezionali”.

Per dare il giusto ritmo al rilancio della mobilità urbana, Legambiente ha scritto oggi ai sindaci delle città italiane e al presidente dell’Anci Antonio Decaro. In una lettera aperta ha stilato una serie di interventi per ripensare agli spostamenti cittadini in chiave sostenibile. Cinque proposte concrete, per lo più attuabili attuabili in pochi mesi e con risorse relativamente contenute. E senza dimenticare, ovviamente, la sicurezza. “Cari Sindaci, – spiega il cigno verde – non vi limitate all’ordinario, non restituiteci le vecchie città. Il vostro mestiere richiede visione di futuro, soluzioni inedite, capacità di guidare la comunità verso frontiere nuove”.
Le cinque proposte per una mobilità urbana più sicura e sostenibile

Trasporti pubblici – Nel post coronavirus sarà necessario programmare con attenzione le corse e garantire le distanze di sicurezza, ripensando anche agli orari per evitare congestioni nelle ore di punta. “Sarà fondamentale – scrive Legambiente – un continuo e attento monitoraggio di mezzi e stazioni, introducendo controlli e tornelli per contingentare gli ingressi oltre a garantire una quotidiana sanificazione”. Ma soprattutto saranno necessarie risorse per realizzare tutto ciò. Un’idea da replicare? Il governo spagnolo ha stabilito l’obbligo di mascherine su bus e metro, garantendone la distribuzione di nelle stazioni principali.

Bici – Le due ruote “dolci” non sono solo il mezzo per eccellenza della mobilità urbana sostenibile. Sono anche quello che permette il migliore distanziamento. Ma per iniziare a pedalare fin da subito servono percorsi ciclabili temporanei (con segnaletica orizzontale e verticale) lungo le tratte più frequentate, dotandoli di protezioni e passaggi esclusivi. Con l’obiettivo di trasformarli in futuro in vere e proprie piste ciclabili

Mobilità condivisa – La sharing mobility (auto, bici, scooter e monopattini) offre un’importante alternativa sostenibile all’auto privata e ai tradizionali mezzi pubblici. Legambiente raccomanda ai Comuni di stringere accordi con le imprese per avere più mezzi e coprire più quartieri, a prezzi più contenuti. “Serviranno risorse, ma il servizio potrà avere grande successo e in parte ripagarsi”.

4 Bonus Rottamazione – “Qui – spiega Legambiente – i Sindaci devono farsi sentire, perché le risorse ci sono! Cosa aspetta il Ministero dell’Ambiente a mettere a disposizione i fondi per ‘Programma Buoni di mobilità’ previsti dal decreto Clima approvato a dicembre scorso?” In totale sono stati stanziati 75mln per il 2020 e 180mln per le annualità successive. I fondi serviranno per offrire offrire 1.500 euro a chi rottama un’auto fino alla classe Euro 3 o 500 euro per un motociclo omologato fino alla classe Euro 2 ed Euro 3. Il bonus può essere utilizzato, entro i successivi tre anni, per l’acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico, biciclette anche a pedalata assistita o per l’utilizzo dei servizi di mobilità condivisa ad uso individuale.

5. Smart working
– L’associazione chiede ai sindaci di spingere sullo smart working per riorganizzare il lavoro dell’amministrazione pubblica, sostenendo tutte le attività che scelgono di andare in questa direzione. “Serviranno risorse, ma soprattutto idee nuove e andrà coinvolto il Governo, – scrive l’associazione – ma esistono tutte le possibilità per premiare con vantaggi fiscali sia le aziende che i lavoratori che decideranno di puntare su soluzioni innovative di smart working e mobility management di comunità”.

fonte: www.rinnovabili.it


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