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Seaspiracy, il documentario sugli oceani che ci cambierà per sempre è arrivato su Netflix

Dopo Cowspiracy arriva su Netflix Seaspiracy, il documentario che svela il lato oscuro dell’industria della pesca e di tutte le condotte suicide che stanno devastando gli oceani.


L’oceano, culla e polmone della vita sulla Terra, è l’habitat più vasto e prezioso del nostro ecosistema. Il luogo in cui tutto è cominciato e da cui dipende l’equilibrio di tutte le specie, uomo incluso. Noi, invece, lo stiamo condannando a morte, inquinandolo e depredandolo senza misura. A tracciare questo drammatico quadro, sbattendoci in faccia la verità è il documentario Seaspiracy, uscito il 24 marzo su Netflix.

Durante tutta la lavorazione del film, gli attivisti Kip Andersen (produttore esecutivo) e Ali Tabrizi (regista), hanno incessantemente divulgato notizie e dati sullo stato di salute dei mari, per cercare di accelerare la presa di coscienza delle persone e delle istituzioni, invocando un cambio di rotta nell’atteggiamento suicida che l’umanità porta avanti ormai da troppo tempo.













Seaspiracy, la trama del documentario

Risultato di anni di ricerche e di indagini (condotte anche a rischio della propria vita dai registi), il film mostrerà quali proporzioni ha raggiunto oggi il nostro impatto sugli oceani. Alleati indispensabili per la nostra sopravvivenza, essi producono la metà dell’ossigeno che respiriamo, ospitano l’80 per cento della vita, sulla Terra, assorbono circa un terzo delle emissioni di CO2 create dall’uomo e, dagli anni Sessanta ad oggi, hanno assorbito il 90 per cento del calore in eccesso con cui abbiamo alterato il clima della Terra.

In cambio noi, dal 1950 ad oggi, abbiamo portato al collasso il 29 per cento delle specie ittiche commerciali (con un trend che minaccia un declino sempre più rapido e devastante entro il 2048); uccidiamo 650 mila animali marini ogni anno tra balene, delfini e foche, massacrando 73 milioni di squali all’anno per la loro carne, ma anche “per errore”.

Senza fare sconti, gli autori sono andati a scavare all’origine delle condotte umane responsabili della distruzione oceanica, che sta provocando la più grande estinzione di massa delle specie degli ultimi 65 milioni di anni, dopo la scomparsa dei dinosauri.

Questo film trasformerà radicalmente il modo in cui pensiamo e agiamo sulla conservazione degli oceani per sempre. È ora che concentriamo le nostre preoccupazioni ecologiche ed etiche sui nostri mari e sui suoi abitanti. Questa è una nuova era per il modo in cui trattiamo l’habitat più importante della terra.

Ali Tabrizi, attivista oceanico e regista di Seapiracy

Andersen e Tabrizi hanno così portato le telecamere sui pescherecci, nelle aree di acquacoltura, ma anche negli uffici dei responsabili, portando a galla il lato oscuro dell’industria della pesca con il suo sfruttamento intensivo dei mari e dei suoi abitanti.


A finire sotto accusa è dunque la condotta scellerata e ottusa dell’umanità, che da anni aggredisce le acque oceaniche e i loro abitanti con spietata avidità e prepotenza. Un tema scottante e messo sotto silenzio anche da chi avrebbe dovuto denunciare e, di conseguenza, intervenire. Da qui la scelta del titolo, Seaspiracy (gioco di parole tra sea, mare, e conspiracy, cospirazione), con cui il film punta il dito contro l’omertà di chi finora ha taciuto su quello che è definito uno dei più grandi problemi che affliggono la nostra epoca e da cui dipenderà la salvezza dell’intero pianeta. 


Alcune popolazioni di squali sono diminuite fino al 98 per cento negli ultimi 15 anni e quasi un terzo delle specie di squali pelagici è considerato minacciato dall’Iucn © Netflix 2021
Il sequel di Cowspiracy

Lo stesso approccio usato in Seaspiracy era stato adottato anche nel documentario del 2015 Cowspiracy, prodotto da Leonardo DiCaprio e diretto dallo stesso Kip Andersen. Al centro delle sue indagini, allora, era stato l’impatto ambientale della produzione di carne sul pianeta e l’omertà delle associazioni ambientaliste.

Dopo aver appreso, tramite un rapporto della Fao, che l’allevamento del bestiame genera più gas serra dell’intero settore dei trasporti e rappresenta la causa motrice principale della devastazione ambientale, Andersen, attivista convinto, era rimasto sconvolto dal silenzio assordante sul tema da parte delle grandi associazioni ambientaliste. Le stesse che lui stesso aveva sostenuto per anni.

Da lì il suo desiderio di andare a fondo della questione e la scoperta del motivo di tale silenzio: la paura delle associazioni di essere identificate come realtà anti-carne, perdendo così l’indispensabile sostegno popolare ed economico.


Il legame letale tra allevamenti intensivi e oceani

Un altro aspetto che affronterà Seaspiracy è la connessione tra l’industria zootecnica e l’inquinamento delle acque, con la conseguente distruzione degli habitat, contaminati dai deflussi agricoli. Un legame letale che secondo l’Epa (Environmental protection agency) è la causa principale dell’estinzione delle specie marine e delle zone morte oceaniche.

Quello che è chiaro da tempo, insomma, è che da questa guerra che l’uomo ha dichiarato agli oceani, nessuno potrà uscire vincitore e che per ristabilire un equilibrio duraturo serve una decisa e rapida presa di posizione da parte di tutti. Il documentario Seaspiracy, con la sua denuncia chiara e coraggiosa, potrà certamente contribuire a questo scopo.


fonte: www.lifegate.it


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A life on our Planet, il documentario sull’instancabile naturalista David Attenborough arriva su Netflix

Il documentario racconta la vita del divulgatore scientifico e le catastrofi sul Pianeta di cui lui stesso è stato testimone. Disponibile dal 4 ottobre su Netflix.













Qualche giorno fa un distinto signore di 94 anni ha raggiunto un milione di follower su Instagram in sole 4 ore e 44 minuti, battendo un personaggio famoso come Jennifer Aniston di ben 32 minuti. La questione però è che non si tratta di una persona qualunque ma di uno dei massimi divulgatori scientifici noti al mondo, sir David Attenbourough, che nel frattempo di follower ne ha raccolti ben 4,9 milioni. Difatti, se proprio vogliamo essere precisi, non è nemmeno il suo primo record: ne detiene infatti sia uno per la carriera più lunga in televisione sia uno per la carriera più lunga come naturalista in televisione.


Il suo arrivo sulla piattaforma virtuale è stato sancito da un breve video in cui ammette che sarà sicuramente un’avventura esplorare il mondo dei social, ma che purtroppo non era possibile attendere oltre perché come ben sappiamo il mondo è in pericolo. La sua voce può perciò così arrivare a più persone che avranno l’occasione di conoscerlo anche per la prima volta, nonostante abbia tenuto compagnia a generazione di inglesi con i suoi programmi televisivi e documentari.



A Life on Our Planet: il nuovo documentario su Netflix

Proprio in riferimento a questi ultimi, alla novità social si aggiunge anche l’arrivo di un nuovo documentario, A life on our Planet, che approderà su Netflix il 4 ottobre. Dopo aver già conquistato gli spettatori del servizio streaming con la docuserie Our Planet, Attenborough torna questa volta sugli schermi per raccontare la sua lunga vita, così come quella della Terra, la stessa che stiamo portando ad una lenta distruzione. Prodotto da Silverbacks films e Wwf, il documentario ripercorre le catastrofi di cui il noto divulgatore è stato testimone, senza perdere comunque la fiducia nel futuro e nelle giovani generazioni. Parte da Chernobyl e dal disastro nucleare del 1986 causato da un errore umano, che continua ad avere conseguenze sull’ambiente ancora oggi; rivive la sua infanzia alla ricerca di fossili in un’ex cava nel villaggio di Tilton, gli incontri con specie che non esistono più e di cui si sente profondamente grato, ma guarda anche a quello che possiamo ancora sistemare per frenare i danni che abbiamo causato.

Per chi non lo avesse mai sentito nominare, così come per chi invece lo ringrazia ancora per i momenti di cultura regalati durante la propria crescita, è sicuramente una visione da non perdere. Senza dimenticare poi di fare un salto su Instagram e seguirlo.

fonte: www.lifegate.it


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Netflix con WWF: 8 documentari sulla natura a rischio

Una collaborazione tra Netflix e WWF per raccontare in una serie di 8 documentarilo spettacolo della natura e le minacce che incombono sul Pianeta. Dal 5 aprile 2019, infatti, sarà trasmesso sulla nota piattaforma online Our Planet, progetto che conta 4 anni di riprese per un totale di 3.500 giorni, toccando 50 paesi nei 5 continenti con un team di oltre 600 persone.



















Dai ghiacci artici agli oceani profondi fino ai vasti paesaggi dell’Africa e alle foreste del Sud America, l’ambiziosa docuserie è stata creata in collaborazione con Silverback Films – il cui regista Alastair Fothergill è stata la mente creativa delle serie originali Planet Earth e Blue Planet – e WWF.








Ad accompagnare le spettacolari immagini la voce narrante di Sir David Attenborough, considerato il Piero Angela britannico, uno dei pionieri dei documentari naturalistici. «Vogliamo portare gli spettatori in uno spettacolare viaggio di scoperta che mostri la bellezza e la fragilità della natura», ha detto Attemborough. «Oggi siamo diventati la più grande minaccia per la salute della nostra ‘casa’, ma possiamo ancora affrontare le sfide, a patto di agire ora. Our Planet riunisce alcuni dei migliori cineasti e ambientalisti del mondo e sono lieto di contribuire a portare questa importante causa all’attenzione di milioni di persone in tutto il mondo».

La collaborazione tra Netflix e WWF

La partnership con il WWF consente alla serie di essere parte di un più ampio progetto globale che aiuterà ad ispirare le persone in tutto il mondo e a diffondere il messaggio che il nostro mondo naturale è in pericolo. Dall’online ai programmi di educazione per le scuole, il progetto andrà oltre la narrativa  delle meraviglie del nostro pianeta, per rivelare ciò che dobbiamo fare ora per garantire che l’umanità e la natura possano vivere in armonia.
Colin Butfield, Direttore esecutivo di WWF-UK e produttore esecutivo di Our Planet,ha dichiarato: «Siamo la prima generazione in grado di avere la piena consapevolezza dell’impatto dell’azione umana sul pianeta, e l’ultima ad avere la possibilità di porvi rimedio. È il momento di agire e iniziare il nostro percorso verso un futuro migliore. Progetti come Our Planet rappresentano una straordinaria opportunità di diffusione del messaggio e sensibilizzazione del pubblico».
fonte: www.envi.info