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FFF Perugia: Il primo sciopero globale del 2021 sarà il 19 marzo!

 

Nel mezzo delle crisi sanitaria, sociopolitica ed economica che il mondo continua ad affrontare all’inizio dell’anno nuovo, i nostri governi, stanno continuando a non mettere in pratica le azioni necessarie a contrastare la crisi climatica, e la salute, l’istruzione, sono lasciate da parte per i profitti di pochi.


La nostra generazione viene sacrificata, e tradita.
Ciò di cui abbiamo bisogno ora non sono vuote promesse lontane nel futuro, ma obiettivi di riduzione di CO2 annuali e vincolanti e tagli immediati delle emissioni in tutti i settori della nostra economia.
“Quando la tua casa è in fiamme, non aspetti 10, 20 anni prima di chiamare i vigili del fuoco; agisci subito”

L’Italia non sta rispettando l’accordo di Parigi sul clima, si sta arrendendo alla catastrofe senza davvero provare ad evitarla. I fondi del Next Generation Eu assegnati alla transizione ecologica sono del tutto insufficienti, rischiano di finire alle aziende più inquinanti come Eni e Snam e di finanziare progetti verdi solo a parole

In gioco c’è non solo il nostro futuro, ma anche la salvaguardia dei sistemi di supporto vitale di milioni di persone oggi, e delle prossime generazioni.
Non staremo a guardare mentre ci viene negato tutto questo.

Con la pandemia COVID-19, le azioni assumeranno forme diverse in luoghi diversi, ma la richiesta “Niente Più Vuote Promesse” ci unisce oltre i confini con lo stesso obiettivo di un’azione immediata per il clima!

@FridaysPerugia

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Settimana d'azione per il clima: meglio non aspettarsi troppo dalla politica

Tornano le manifestazioni e gli scioperi di giovani (e non solo) per il clima e l'emergenza ambientale. Eppure la politica sembra ancora girata dall'altra parte, con qualche piccolo e irritato accenno di ascolto. Inazione colpevole?




















Tornano le manifestazioni e gli scioperi degli studenti (e non solo) nell’ambito della settimana d'azione per il clima promossa a livello mondiale dai gruppi di giovani nati dalla protesta di Greta Thunberg. Si prevede che la pressione sui politici sarà significativa, vista anche ormai la enorme popolarità della candidata al premio Nobel per la pace. E la stessa Greta Thunberg continua il suo confronto con i politici ai quali non risparmia dure e giustissime critiche.
In Italia su proposta dei gruppi FFF italiani, sono state stilate varie dichiarazioni di emergenza climatica da parte dei Comuni, ma analizziamo meglio questo avvenimento. Una emergenza è qualcosa, come dice la parola stessa, che spinge ad agire immediatamente; eppure, nonostante le varie adesioni, sembra che ciò non stia accadendo, non come un'emergenza richiederebbe.
Non solo non si sta agendo, ma c’è il concreto rischio che queste dichiarazioni si trasformino in un boomerang per l’ambiente. Sappiamo bene come i Comuni e la politica in generale piuttosto che agire e cambiare lo status quo si farebbero tagliare le mani, quindi per molti di loro una dichiarazione d’emergenza con tanti bei proponimenti diventa l’inizio e la fine del percorso. Con la differenza rispetto a prima che fanno una bella figura nei confronti dei giovani e l’opinione pubblica. Una specie di green washing come quello delle imprese ma che in questo caso è delle amministrazioni pubbliche. 
Prevederanno qualche blanda iniziativa, bandiranno le cannucce di plastica monouso, metteranno qualche pannello fotovoltaico sui tetti, organizzeranno assieme a qualche organizzazione ambientalista la raccolta di rifiuti nelle spiagge e così l’emergenza sarà affrontata.  
Ma tutto ciò non significa ovviamente affrontare un'emergenza che in quanto tale presuppone un totale ripensamento di tutto, come se fossimo in guerra, visto che proprio di guerra si tratta, di noi contro la natura, cioè contro noi stessi.
A questo punto sorge legittima la domanda: la politica può e vuole davvero impegnarsi per fare qualcosa? In teoria potrebbe fare tanto, in pratica fa assai poco e lo testimoniano tutti gli interventi che Greta ha fatto ovunque rivolgendosi ai politici, criticando fortemente l’inazione della politica stessa. Si parla tanto di Green new deal ma se ne parlava anche quando era al governo Obama e quella amministrazione non ha fatto praticamente niente in quel senso. Intanto sono passati vari anni, la situazione è peggiorata e ora ci si trova addirittura con l’Attila Trump che non solo non fa nulla per l’ambiente morente ma praticamente infierisce con una logica pervicacemente dannosa pure su quel poco di intatto e sano che rimane. Ma a pensarci bene cosa e chi glielo fa fare a un politico di impegnarsi sul serio, dato che farlo forse significherebbe più lavoro, più impegno e magari anche la perdita di qualche interesse da parte di finanziatori e lobby inquinanti varie che da sempre ungono e foraggiano interi eserciti di politici?
Sperando che la politica agisca per davvero in emergenza come le varie risoluzioni richiederebbero, la strada principale da percorre è un'altra ed è in teoria potentissima e avrebbe anche l’effetto di fare agire la politica, se non altro per paura di perdere potere e consenso.
Dato che si stanno mobilitando milioni di persone in Italia e nel mondo e sono persone che poi hanno influenza su parenti, amici, conoscenti, basterebbe che prendessero pochi ma chiari e netti provvedimenti per far valere molto più pesantemente la loro voce.  Alcune semplici azioni efficaci alla portata di tutti. Ritirare o fare ritirare tutti i soldi che ci sono nelle banche tradizionali e depositarli in banche etiche o locali, che comunque non abbiano progetti o finanzino progetti di nessun tipo contro l’ambiente e le persone. Iniziare a formarsi e organizzare un lavoro che non sia nocivo per persone e ambiente e convincere parenti, conoscenti e amici a farlo anche loro. Costruire comunità in città o fuori città dove organizzare la maggiore autosufficienza alimentare ed energetica possibile, anche ripopolando assieme ad amici o persone affini, luoghi periferici o abbandonati dove creare una alternativa, seria, concreta di società ecologicamente sostenibile e socialmente giusta ed egualitaria. Siamo sicuri che se si agisse in questo modo e quindi si avesse un impatto profondo nei tre aspetti fondamentali della finanza, economia e lavoro, declinati attraverso una coscienza ambientalista, si avrebbe un impatto così forte che anche i politici sarebbero costretti a cambiare e finalmente assecondare richieste sacrosante.  Fino a quel momento e cioè fino a quando i cambiamenti saranno concreti, seri, efficaci e duraturi, il rischio che succeda poco e che quel poco sia assolutamente insufficiente, è assai alto.
Pensare di manifestare senza costruire un mondo diverso, aspettando che ci pensino i politici, oltre che essere ingenuo, è la strada più veloce per la disfatta totale.
Paolo Ermani
fonte: http://www.ilcambiamento.it

Fridays For Future Perugia‎3° Sciopero Globale per il Clima - FFFPerugia


Manca poco all'arrivo del 27 settembre, siete pronti?

In queste settimane e abbiamo cercato di spiegare in modo semplice e quanto più sintetico possibile quali sono i problemi da risolvere e abbiamo avanzato qualche soluzione. Ma volete sapere la verità? Chi dovrebbe ascoltarci sa già tutto e nasconde o evita le soluzioni, poiché politicamente o economicamente sconvenienti. Perché scomodarsi per un progetto che può farmi perdere consenso o soldi? Tanto quegli scemi non si lamentano mai!

Adesso tocca alle istituzioni ed alle grandi aziende. Se non rispondono, sapete cosa fare!
Noi abbiamo il potere, dobbiamo esercitarlo!

Ribellati, protesta.
Richiedi il tuo futuro, pretendilo.
Scendi in piazza con noi il 27 settembre.
#FFFPg #ClimateStrike #UniteBehindTheScience #FridaysForFuture 


Ambientalisti: ridefinire PNIEC, serve un taglio del 55% di emissioni al 2030

Le richieste e una proposta di legge nell'appello lanciato in previsione dello sciopero per il clima (20-27 settembre).










Aumentare al 55% l’obiettivo nazionale di riduzione dei gas serra al 2030, approvare una legge d’iniziativa popolare che assuma questo target, prevedendo un fondo speciale per realizzarlo, da finanziare con l’abolizione degli incentivi alle fossili e con l’istituzione di una carbon tax.
Queste le richieste contenute in un appello lanciato in previsione dello sciopero per il clima (20-27 settembre), firmato da esponenti ambientalisti e della società civile, scienziati, accademici, esperti e giornalisti (vedi allegati in basso).
L’obiettivo della mobilitazione – spiega una nota stampa – è coinvolgere i cittadini nella richiesta di politiche di contrasto al riscaldamento globale.
In particolare gli attivisti auspicano che il governo ridefinisca nel PNIEC, “quel vergognoso obiettivo del 33% di riduzione dei gas serra al 2030, fissato proprio mentre la neo-presidentessa dell’UE, Ursula von der Leyen, propone di alzare al 50-55% il precedente obiettivo UE del 40%”.
fonte: www.qualenergia.it

Cambiare il rapporto con la terra

Due nuovi rapporti elaborati dalle autorità scientifiche confermano le previsioni più drammatiche. Quelle sugli impatti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura e sul cibo e quelle sui sistemi economici che continuano a ignorare allegramente il problema del riscaldamento del pianeta. Eppure, a inizio agosto, ancora una volta, l’Ipcc è stato chiaro: “Cambiare il nostro rapporto con la terra è una parte vitale per fermare il cambiamento climatico”. Il 27 settembre nuovo sciopero mondiale per il clima




Due nuovi rapporti sul clima elaborati dalle massime autorità scientifiche pubbliche internazionali, l’Intergovernmental Pannel on Climate Change (scritto da 107 scienziati di 52 paesi) e l’European Environmental Bureau (143 organizzazioni di 30 paesi), confermano che i sistemi economici sono ancora completamente fuori controllo rispetto all’obbiettivo del contenimento dell’aumento della temperatura terrestre. Lo Special Report dell’Ipcc, Climate Change and Land, presentato a Ginevra il 2 agosto, si occupa degli impatti del riscaldamento climatico sull’agricoltura e quindi sull’alimentazione confermando le previsioni più drammatiche in particolare per le popolazioni delle regioni tropicali e subtropicali.

Perdita di fertilità dei suoi, deforestazioni, salinizzazione dei fiumi, crisi idriche e molteplici altri fattori di stress genereranno carestie, conflitti e sempre più pesanti migrazioni interne ed esterne ai paesi colpiti. Interessante è sapere che secondo l’Ipcc (in accordo in questo con la Fao) il 38% delle emissioni globali di gas serra di origine antropica è dovuto proprio al sistema alimentare industrializzato ipertrofico causato soprattutto dalla filiera della carne di allevamento di bovini e altri ruminanti. La zootecnia e l’agricoltura chimicizzata, che, secondo i fautori della “rivoluzione verde”, avrebbero dovuto risolvere la “fame nel mondo”, in realtà si rivelano una delle principali cause della distruzione dei sistemi socioeconomici locali e di sussistenza delle popolazioni contadine. Conclude l’Ipcc: “Cambiare il nostro rapporto con la terra è una parte vitale per fermare il cambiamento climatico”.

Photo by Vincent M.A. Janssen from Pexels

Ancora più esplicito, già nel titolo, lo studio dell’Eeb presentato 8 luglio: Decoupling Debunked. Why green growth is not enough. Ovvero, la ipotesi teorica sostenuta da tempo dai governi e dalle agenzie dell’Onu (codificata nella Agenda 2030, varata nel 2015) secondo cui lo sviluppo delle tecnologie “green” avrebbe consentito di “disaccoppiare” la crescita economia dai danni provocati agli ecosistemi naturali (inquinamenti e prelievi di risorse non rinnovabili) non si è rivelata vera, non regge alla prova dei fatti. Il Pil mondiale continua ad aumentare – è vero – ma non diminuisce affatto la pressione (material footprint) dei sistemi economici in atto. La “crescita verde”, insomma, è una chimera, si è rivelata per quello che è: un modo per fare aumentare i business delle imprese più avanzate (comprese quelle impegnate nelle energie rinnovabili) e i consumi delle persone più sensibili, ma non ha modificano i bilanci globali di materia e di energia impiegati nei cicli produttivi.

Molto spesso – documenta il rapporto dell’Eeb – l’aumento di efficienza dei macchinari si traduce solamente in una aggiunta di merci immesse sul mercato. Altre volte si tratta solo di uno spostamento dei problemi da una matrice ambientale ad un’altra (vedi il nucleare), da una materia prima in esaurimento ad un’altra ancora più rara (vedi litio, rame, cobalto), da una regione ad un’altra attraverso l’esternalizzazione delle produzioni più sporche in paesi con minori protezioni ambientali. “Il disaccoppiamento – scrivono i ricercatori – ha fallito nel raggiungere la sostenibilità ecologica che aveva promesso. Non è che gli aumenti dell’efficienza non siano necessari, ma è irrealistico aspettarsi che possano scollegare in modo assoluto, globale e permanente dalla sua base biofisica un metabolismo economico in costante aumento”.

Che fare, allora? Hanno ragione i ragazzi di Fridays for future, gli attivisti di Extintion rebellion, dei movimenti contrari alle grandi opere energivore e dannose e di quanti si battono per un cambiamento radicale del modello socieoeconomico che metta l’economia nei binari della salvaguardia ecologica e della giustizia umana. Il 27 settembre ci sarà una nuova giornata di sciopero mondiale per il clima. Non lasciamo i millennials da soli a fare i conti con il mondo che gli lasciamo! Se ci pensiamo bene, vedremo che i negazionisti del cambiamento climatico, alla Trump e Salvini, sono gli stessi che in campo sociale portano avanti politiche improntate sull’esclusione, sul disciplinamento di censo, sullo sciovinismo nazionalista.

fonte: https://comune-info.net

Global Strike For Future: l'intervento di Walter Ganapini



















Lo scorso 15 marzo in oltre 2000 città di 120 Paesi di tutto il mondo, milioni di persone hanno risposto all'appello lanciato dalla giovane attivista per l'ambiente Greta Thunberg, partecipando al primo sciopero globale per il futuro per chiedere ai rispettivi governi impegni concreti contro i cambiamenti climatici. Anche a Perugia si è svolta la medesima manifestazione che ha visto la partecipazione straordinaria di oltre 2000 persone. Al termine della marcia il Direttore Generale di Arpa Umbria, Walter Ganapini, volto storico dell'ambientalismo italiano, ha tenuto un appassionato discorso rivolto alle ragazze e ai ragazzi impegnati nella costruzione di un futuro sostenibile.




Arpa Umbria

Marcia per il Clima" / Perugia, 15 marzo 2019















Greta Thunberg chiama, Perugia risponde aderendo allo "Sciopero Mondiale per il Futuro".
La mobilitazione globale nasce con le proteste della giovane attivista svedese che il 20 agosto 2018 decise di non andare a scuola manifestando di fronte al Parlamento svedese fino alle elezioni del 9 settembre 2018 per chiedere politiche contro il Cambiamento Climatico, ancora inefficaci e deludenti a livello mondiale.
È necessario un movimento sempre più ampio e trasversale che esiga dalla politica strategie coordinate tra i diversi Paesi per rispettare gli impegni presi con l'Accordo di Parigi.
Il Cambiamento Climatico globale è asseverato dagli scienziati che, lavorando per UN- IPCC, hanno spiegato natura e cause del fenomeno ed i rischi futuri che può determinare.
Possiamo invertire la tendenza? Dobbiamo!
A Perugia il 15 marzo lottiamo per il clima e difendiamo il futuro del Pianeta, che è il nostro!

PROGRAMMA
ore 8,30
ritrovo partecipanti ai Giardini di Santa Giuliana

ore 9,00
Partenza della “Marcia per il Clima”
Percorso: Piazza Partigiani, via Masi, Via Indipendenza, Piazza Italia, Corso Vannucci, Via Calderini, Piazza Matteotti, Via Oberdan, Scalette di Sant’Ercolano.

0re 11.00
Scalette di Sant’Ercolano
Difendere la biodiversità dal Clima che cambia
intervento di Lorenzo Ciccarese, Nobel per il clima, Membro IPCC, Ricercatore ISPRA

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 20-30 delle Nazioni Unite
intervento di Walter Ganapini, Direttore Arpa Umbria

0re 12.15
- interventi programmi di alcuni studenti degli Istituti dell’Umbria
- interventi conclusivi degli organizzatori di #Fridaysforfuture di Perugia


0re 13.00
Chiusura della “Marcia per il Clima”

fonte: Arpa Umbria Forum               

Sciopero del clima: in UK si uniscono anche gli insegnanti

Nel Regno Unito anche il corpo docente si unisce allo sciopero del clima degli studenti e chiede una revisione del curriculum degli studi affinché il clima e la crisi ecologica diventino una priorità educativa

















La solidarietà agli alunni promotori dello sciopero del clima nel Regno Unito arriva anche dal corpo docente, che si unisce alla protesta degli studenti affinché il clima e la crisi ecologica diventino una priorità educativa. La manifestazione avrà luogo venerdì 22 febbraio e, stando a quanto dichiarato dagli organizzatori, coinvolgerà più di 10.000 giovani in almeno 60 città del Regno Unito, intenzionati a continuare le ondate di scioperi fino a che il Governo non prometterà di migliorare l’educazione al cambiamento climatico, argomento fino a ora trattato marginalmente all’interno di materie come la geografia e la scienza. In pratica, durante gli 11 anni di istruzione obbligatoria, su un totale di circa 10.000 lezioni, gli studenti attualmente hanno affrontato il problema del crisi climatica sì e no in una decina di lezioni; fatto che viene ritenuto piuttosto grave dagli insegnanti che si sono uniti agli scioperi degli studenti.


All’inizio di febbraio, il gruppo Teachers for Climate Truth ha scritto al Dipartimento dell’istruzione britannico per richiedere una revisione dell’attuale curriculum degli studi, affinché gli alunni vengano opportunamente preparati a un futuro che sarà plasmato dalla crisi ecologica e climatica. Il governo ha detto che il curriculum attuale già includeva molti spunti relativi alle questioni climatiche, tra cui lezioni sui cambiamenti stagionali, sul ciclo dell’acqua, sul ciclo del carbonio, gli ecosistemi, la composizione dell’atmosfera e l’impatto del biossido di carbonio sul clima. Critico verso gli studenti è stato anche il segretario all’istruzione, Damian Hinds, convinto che lo sciopero non serva ad aiutare l’ambiente, ma crea soltanto un lavoro extra per gli insegnanti. Eppure alla manifestazione del prossimo venerdì si prevede che parteciperanno tra i 100 e i 200 insegnanti.

In attesa della manifestazione climatica globale del 15 marzo, lo sciopero del clima nel mondo sta andando avanti e sta creando scompiglio. In Australia, per esempio, che ha visto ondate di scioperi scolastici negli ultimi mesi, il ministro dell’istruzione del New South Wales, Rob Stokes, ha minacciato di punire studenti e insegnanti se salteranno le lezioni per partecipare alla manifestazione del 15 marzo. La promotrice di tutti gli scioperi del clima, Greta Thunberg, ha risposto con un tweet provocatorio: “Ok, abbiamo capito, ma non ci interessa. La tua affermazione sta bene in un museo”.

La scorsa settimana, 200 accademici hanno espresso sostegno per gli attivisti giovanili in una lettera aperta sul Guardian. Tra i firmatari c’era anche Alison Green, una psicologa che si è dimessa dalla sua posizione di vice-cancelliere della Arden University, per potersi concentrare sull’attivismo climatico e che venerdì si unirà alla protesta. “È incredibilmente coraggioso che gli scolari affrontino la prospettiva così terrificante che il futuro che sperano non è disponibile per loro – ha detto Green – Siamo stati umiliati dal fatto che i bambini siano andati in sciopero nonostante le minacce di detenzioni e altre punizioni. Dovremmo almeno eguagliare il loro coraggio”.

fonte: www.rinnovabili.it

Luca Mercalli: invito a tutti gli studenti per partecipare allo sciopero globale per il clima





Luca Mercalli invita tutti gli studenti a partecipare allo sciopero globale per il clima del 15 marzo. Aderiranno almeno 40 Paesi, fra cui l'Italia. Il nostro sito web italiano sarà pronto a brevissimo! E non dimenticate che allo Sciopero siamo invitati TUTTI, studenti e non! L’Unione fa la forza 💪🏻💪🏻

Fridays For Future - Italy