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Borraccia in plastica, alluminio, acciaio o vetro? L’esperto Luca Foltran ci spiega come scegliere il materiale più adatto


















Grazie alla crescente consapevolezza dell’impatto della plastica sull’ambiente, si stanno diffondendo alternative ecologiche alle bottiglie usa e getta. Tra quelle che stanno riscuotendo maggiore successo c’è l’uso della borraccia, importante, per disincentivare il consumo delle minerali, specie se si considera che gli italiani sono i primi in Europa per consumo di acqua minerale imbottigliata (8 miliardi di bottiglie l’anno) e al secondo posto a livello mondiale dietro solo al Messico.
Quando ne vogliamo acquistare una la scegliamo sulla base di caratteristiche di affidabilità, di praticità o di comodità e valutando la resistenza del contenitore, la facilità di apertura, l’isolamento termico, l’ermeticità, il diametro del collo. Meno frequentemente però diamo il giusto peso a un aspetto altrettanto importante a cui è legata la salubrità della bevanda che ingeriamo: il materiale (o i materiali) con cui è realizzata.
Anche le autorità sanitarie ci ricordano l’importanza per il nostro corpo di una giusta idratazione, come il Ministero della Salute sulla pagina “Quanto bere“, ma non è altrettanto facile trovare informazioni sui materiali più adatti per farlo.  In parte perché molto dipende dagli utilizzi cui destineremo la nostra borraccia: per bevande acide, caffè, latte o infusi caldi, piuttosto che solo per acqua, fredda o a temperatura ambiente.
Tra i materiali più comuni con i quali sono realizzate le borracce si annoverano la plastica, l’acciaio e l’alluminio; in misura minore anche il vetro, che ha lo svantaggio del peso e della fragilità. Questi materiali prevedono anche rivestimenti e componenti che li rendono più pratici o più eleganti, realizzati per esempio in bambù o in silicone, ma che oltre ad impattare sull’estetica possono avere un ruolo importante sulla sostanza.
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Le borracce in plastica, indipendentemente dal polimero usato, devono sottostare a rigide leggi comunitarie
BORRACCE IN PLASTICA
La leggerezza e la versatilità sono i pregi più grandi associati all’acquisto di borracce di plastica; e ovviamente il prezzo, inferiore rispetto a quello dei contenitori prodotti con altri materiali, come l’acciaio: è comunque consigliabile diffidare da quelle che hanno prezzi troppo economici perché potrebbe essere sinonimo di scarsa qualità. Uno dei possibili problemi legato all’uso di polimeri è rappresentato dalla facilità di incorrere in un sapore alterato dell’acqua o della bevanda che vi è contenuta; ma questa eventualità è fortemente legata alla qualità della plastica e alle temperature di utilizzo.
Tra le plastiche più frequentemente impiegate vi sono il tritan, il polipropilene, il polietilene, il PET: plastiche in cui il rischio di migrazione di sostanze potenzialmente pericolose è minimizzato, alla luce del fatto che raramente vengono impiegati ingredienti problematici durante la loro produzione. Strano a dirsi, si trovano in commercio anche prodotti realizzati in policarbonato, materiale ormai bandito per la realizzazione di articoli come biberon o tazze per bambini, a causa della presenza del noto interferente endocrino Bisfenolo A (BPA).
Orientarsi durante la scelta d’acquisto dovrebbe essere facile visto che nella maggior parte dei casi il materiale plastico impiegato è indicato sull’imballaggio o su etichette che accompagnano l’articolo; tuttavia, in alcune situazioni di vendita online, si parla solo di “materiale sintetico” senza specificare quale plastica sia stata usata: in questo caso è impossibile conoscere il tipo di polimero che si sta acquistando.
In generale comunque, quando si parla di prodotti nuovi, il tema della contaminazione delle bevande non deve preoccupare in quanto, se legalmente commercializzate, le borracce in plastica, indipendentemente dal polimero usato, devono sottostare a rigide leggi comunitarie (Regolamento 10/2011 della Commissione e suoi aggiornamenti). La legge definisce specifici criteri compositivi e test di migrazione; prove che, eseguite da laboratori specializzati, tengono sotto controllo i livelli di sostanze indesiderate durante utilizzi prolungati nel tempo.
Tuttavia la plastica, pur essendo durevole, può rovinarsi per lunghi utilizzi o addirittura impropri: graffi, tagli, scolorimenti della parte interna della borraccia suggeriscono di sostituirla; si tratta di situazioni in cui i fenomeni di migrazione di sostanze indesiderate potrebbero accentuarsi specie nei punti più degradati.
Generalmente sono lavabili in lavastoviglie e utilizzabili con tutti i tipi di bevande, anche calde (fino a 100°C) ma è sempre bene verificare in etichetta che non siano previste limitazioni: sbagliare ad utilizzarla può rovinare prematuramente l’articolo o condurre a situazioni impreviste di migrazione di sostanze inattese.
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L’acciaio è resistente e inossidabile ma più pesante della plastica
BORRACCE IN ACCIAIO
Al momento l’acciaio inossidabile è il materiale chimicamente ideale per realizzare una borraccia. Si tratta di una lega ferrosa che, oltre a essere resistente, ha il vantaggio di essere inossidabile; bevande, anche particolarmente acide, non rischiano di corroderlo. È relativamente inerte rispetto a tutto ciò con cui viene in contatto (acqua, bevande energetiche, succhi di frutta) e in caso di cadute accidentali della borraccia, l’unico rischio, seppur minimo, è che si ammacchi.
Grazie alla sua inossidabilità non necessita di alcun rivestimento interno o di vernici che si potrebbero scheggiare durante un urto o usurare nel corso del tempo.
Altro punto a favore delle borracce in acciaio risiede nella capacità di non conservare odori e sapori dei liquidi che hanno contenuto precedentemente, così come nell’essere meno soggette alla proliferazione di muffe e batteri (a patto che siano adeguatamente lavate).
Il Decreto Ministeriale italiano 21.3.1973 ne regola gli aspetti di migrazione (focalizzati sui metalli pesanti cromo, nichel e manganese) garantendo che in commercio vengano immessi solo oggetti sicuri per i consumatori.
Tra i difetti il peso, non comparabile con quello di un contenitore in plastica, ma su cui le aziende stanno lavorando agendo sullo spessore delle pareti del contenitore.
La borraccia in acciaio può essere generalmente lavata in lavastoviglie senza problemi ma è sempre bene controllare che questa funzionalità sia dichiarata in istruzione in quanto decori, stampe o l’abbinamento con altri materiali potrebbero precludere questa caratteristica di funzionalità.
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Le borracce in alluminio devono essere rivestite internamente per evitare fenomeni di migrazione
BORRACCE IN ALLUMINIO
Il punto di forza di questo materiale è certamente la leggerezza ma il fatto che l’alluminio non sia inossidabile rende necessaria l’applicazione di un rivestimento all’interno del contenitore, per isolare il metallo dal contatto diretto con la bevanda.
In passato venivano utilizzati prevalentemente rivestimenti polimerici di natura epossidica, da monitorare costantemente: cadute accidentali o usura potevano portare al loro deterioramento, esponendo direttamente il metallo alla bevanda e accentuando potenziali fenomeni di migrazione (l’alluminio è un metallo tossico per il sistema nervoso, può danneggiare le ossa e compromettere la funzionalità renale).
Oggi invece il rivestimento più gettonato è di natura ceramica: si tratta di un materiale molto più resistente all’usura, ai danneggiamenti meccanici, e in grado di mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche (odore, sapore) delle bevande. È bene tuttavia verificare l’uniformità del rivestimento durante la fase di acquisto: recenti ricerche hanno evidenziato che se lo strato ceramico presenta irregolarità e increspature, è molto facile che si formino e prolifichino muffe e batteri
Altro punto da controllare durante l’acquisto di una borraccia in alluminio, la possibilità di usarla per quello che si ha in mente: in diversi casi, le istruzioni indicano chiaramente che non è adatta per contenere liquidi grassi (latte, oli), bevande acide (succhi di frutta, bevande energetiche, limonata) o calde.
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Il vetro è il materiale maggiormente inerte dal punto di vista chimico, ma è più pesante più fragile
ALTRI MATERIALI
Il vetro ha un utilizzo limitato nel campo delle borracce perché, pur rappresentando il materiale maggiormente inerte dal punto di vista chimico, è più pesante della plastica e dell’acciaio ed è ovviamente più fragile. Oltre a non conservare tracce odorose dei liquidi con cui viene riempita, il contenitore vetro azzera i rischi di contaminazione da parte di sostanze organiche.
Solitamente si utilizza vetro borosilicato per realizzarle e per questo motivo eventuali sbalzi termici non rappresentano un problema; sono tra l’altro impiegabili con qualsiasi tipo di bevande, siano esse fortemente acide o a base grassa.
Come già accennato, esistono svariati altri materiali che vengono utilizzati in abbinamento al corpo della borraccia e che, entrando a contatto diretto con bevande (dato che costituiscono tappi, guarnizioni, beccucci) sono determinanti per la qualità della stessa.
Il silicone è il materiale più comunemente usato per guarnizioni e cannucce interne e, in casi più rari, anche per realizzare la borraccia stessa. Il pregio maggiore è la flessibilità tant’è che serve a realizzare borracce pieghevoli, ma anche la capacità di resistere ad altissime temperature (in alcuni casi oltre 200°C).
Tra i più curiosi appare il bamboo, usato in alcune situazioni per realizzare tappi di borracce dal design accattivante, ma non esenti da limiti: questi genere di tappi non possono essere lavati in lavastoviglie e anche pulirli a mano per garantire un’igiene adeguata non è semplice.
Da ultimo il PLA, acido polilattico, materiale biodegradabile e compostabile, derivato dalla trasformazione degli zuccheri presenti in mais, barbabietola, canna da zucchero e altri materiali naturali: è utilizzato in pochissime borracce in commercio attualmente (e con forti limitazioni negli impieghi in merito a tipi di bevande e temperature di utilizzo) ma è la dimostrazione di come il settore sia in fermento e di quanto frenetica sia la ricerca verso materiali innovativi.
fonte: www.ilfattoalimentare.it

San Francisco, l’aeroporto internazionale vieta la vendita di bottiglie di plastica: “Zero rifiuti in discarica entro il 2021”

La novità fa parte di un piano quinquennale per diminuire i rifiuti, le emissioni di anidride carbonica e lo spreco energetico. Nello scalo viene già fornita gratuitamente acqua filtrata in 600 stazioni d’idratazione, dove i viaggiatori possono riempire le proprie "ecobottiglie"





Dal 20 agosto nell’aeroporto internazionale di San Francisco sarà vietata la vendita di bottiglie di plastica. La novità fa parte di un piano quinquennale per diminuire i rifiuti, le emissioni di anidride carbonica e lo spreco energetico: l’obiettivo dello scalo è arrivare a “zero rifiuti in discarica” entro il 2021. Il divieto si applicherà a tutti i ristoranti, caffè e distributori automatici, ma non agli aerei che utilizzano lo scalo.

Nella struttura viene già fornita gratuitamente acqua filtrata in 600 stazioni d’idratazione, dove i viaggiatori possono riempire le proprie “ecobottiglie“: contenitori riutilizzabili in vetro, alluminio riciclato o materiali compostabili certificati. L’aeroporto, che si descrive come “leader” nella sostenibilità, in passato ha installato pannelli solari e imposto l’utilizzo di stoviglie completamente biodegradabili, incluse cannucce e posate. Altri aeroporti a Dubai e in Indiahanno annunciato divieti simili sulle bottiglie di plastica, ma devono ancora applicarli del tutto.

Già dal 2014 la città di San Francisco ha vietato la vendita di bottiglie per l’acqua in plastica sul territorio cittadino, ma da allora ha previsto rinvii ed eccezioni. La produzione globale di plastica è cresciuta sempre più velocemente nel mondo e attualmente è a oltre 400 milioni di tonnellate l’anno. I prodotti monouso rappresentano circa il 70% dei rifiuti in plastica che inquinano l’ambiente marino e ogni anno un milione di uccelli e oltre 100mila mammiferi marini muoiono o vengono feriti perché strangolati dalle plastiche o per averle ingerite. Canada e Unione europea hanno promesso che vieteranno gli oggetti monouso in plastica dal 2021.

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it

Borracce alle matricole, differenziata in dipartimento e corsi sostenibili: le università abbracciano l'ambiente

Interventi concreti da Venezia a Catania. Sul tema una due giorni della Conferenza dei rettori a Udine. E dal 2013 ad oggi 68 atenei pubblici e privati hanno aderito alla Rete per lo sviluppo sostenibile

























ROMA - L’università italiana si spende per l’ambiente e la sua sostenibilità. Non è più solo una questione di corsi di laurea a trazione ecologica nei dipartimenti più diversi: ovviamente Agraria, ma anche Ingegneria, Architettura e Giurisprudenza (il Diritto all’ambiente si studia all’Università di Bologna e aFerrara, all’Università della Tuscia e a Teramo). Gli atenei singoli, uno dopo l’altro, stanno facendo scelte concrete per dare il proprio contributo negli anni della condivisione e del messaggio green. Oggi sono sessantotto, quindi la maggioranza, gli atenei pubblici e privati che aderiscono alla Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (partita nel novembre 2013).

Il prestigioso Ateneo di Ca’ Foscari, Venezia, con il prossimo anno accademico – quindi a settembre - doterà tutte le matricole di borracce in metallo, una vera e propria dotazione per eliminare dai corridoi e dalle aule le bottiglie di plastica. Una scelta già messa in atto in questi mesi dall'ateneo di Roma Tre. Ancora, in tutti i principali incontri e nelle riunioni istituzionali di Ca' Foscari – Senato accademico, consigli di amministrazione, riunioni di valutazione - sui tavoli si vedranno caraffe d’acqua e bicchieri compostabili. Il servizio di catering sarà scelto sulla base della miglior offerta di cibo (biologico, vegetariano, a chilometro zero) e il non utilizzo di stoviglie e bicchieri monouso. L’Università estenderà la diffusione delle colonnine dell’acqua nelle principali sedi e sostituirà in tutte le macchine del caffè i bicchieri e le palette di plastica con equivalenti biodegradabili consentendo di selezionare l’opzione “senza erogazione del bicchiere” per incentivare l’utilizzo di tazze personali. Il rettore Michele Bugliesi ricorda come Ca’ Foscari abbia attivato da tempo la raccolta differenziata interna e il controllo dei consumi energetici.

Anche l’Università di Catania, dopo una campagna plastic free, in questi giorni arriva alla raccolta differenziata nelle diverse strutture dell’Ateneo. Il professor Federico Vagliasindi, Dipartimento di Ingegneria civile e Architettura, spiega: “Queste buone pratiche sono state avviate in passato con iniziative disorganiche che hanno avuto successo solo nel breve termine, senza lasciare un'organizzazione consolidata. Vogliamo creare un sistema di raccolta differenziata permanente applicabile in ateneo e che coinvolga tutte le componenti universitarie”. Nell’intera città di Catania la raccolta differenziata è al 123 per cento, decisamente bassa.
 
Uno studio dell’Università di Parma condotto insieme a Milano Bicocca – e pubblicato su "Ecological Economics" – spiega come un aumento del tasso di raccolta differenziata del 10 per cento produrrebbe una riduzione di rifiuti pro-capite dall’1,5 al 2 per cento: mezzo milione di tonnellate in meno ogni anno. In Italia nel 2017 sono stati prodotti 489 chili di rifiuti urbani pro-capite, un dato in linea con la media europea. La percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, va detto, è cresciuta in modo significativo negli ultimi ventidue anni passando dal 5 per cento nel 1995 al 55,5 per cento nel 2017.
 
La partecipazione accademica alle sorti ambientali di tutti ha portato la Conferenza dei rettori (Crui) a organizzare una "due giorni" a Udine – ieri e oggi – nell’ambito dei “Magnifici incontri”. Otto temi in discussione nei tavoli di lavoro a partire da questo concetto: “Le università svolgono un ruolo cruciale sia nella formazione delle generazioni future che nella trasmissione della conoscenza all’intera società”.
 
A Udine si è costruito il discorso attorno all’Agenda 2030 e alla presa d’atto che l’attuale modello di sviluppo è insostenibile non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale.


fonte: https://www.repubblica.it