Sabato 28 febbraio, parte Scala
Mercalli, il nuovo programma di Rai3 dedicato ai grandi temi ambientali.
Sei puntate in prima serata per comprendere i gradi della crisi
ambientale ma per scoprire anche le vie possibili per la sostenibilità.
Ne abbiamo parlato con Luca Mercalli, autore e conduttore del programma.
Come nasce l’idea di Scala Mercalli?
È un’idea che ho da diverso tempo, da circa dieci anni, da quando ho iniziato a collaborare con Che Tempo che fa.
Mi resi conto che i temi ambientali erano ben accetti dal pubblico ma
ci voleva però più tempo per approfondire, rispetto ai pochi minuti a
disposizione, così ho proposto la mia idea alla Rai e quest’estate hanno
deciso che era il momento di partire.
Per che pubblico è stato pensato il programma?
Vista la collocazione al sabato sera, penso a un pubblico per la divulgazione scientifica, abituato ad appuntamenti simili come Ulisse
di Alberto Angela, tuttavia spero di raggiungere un pubblico giovane
perché i problemi che tratto sono i problemi del futuro. Dai, diciamo
che confido nei ragazzi che al sabato sera magari vanno in discoteca più
tardi…
Quali saranno i temi trattati?
Tutti i grandi temi ambientali cercando
però di entrare veramente negli argomenti. Troppo spesso si parla di
tutto superficialmente, magari sull’onda dell’emergenza senza aver il
tempo di approfondire. I temi saranno i cambiamenti climatici, i
problemi dell’energia, dal petrolio alle rinnovabili, i rifiuti, la
cementificazione, gli eventi estremi, il sovrasfruttamento degli oceani e
delle foreste, l’inquinamento e tanto altro ancora.
Lei crede che oggi ci sia una reale percezione degli effetti sulla nostra vita di quello che stiamo producendo sull’ambiente?
Direi ancora forse no, tranne qualcuno
che magari è stato toccato direttamente da un disastro ambientale o da
un tipo di inquinamento, la maggior parte delle persone non se ne rende
conto perché semplicemente sono dei sintomi ancora lontani , temporanei,
spesso a scoppio ritardato. E quindi fare prevenzione prima che i
sintomi siano evidenti non è così ovvio. È un po’ come per una malattia,
per prevenire un infarto, la dieta la devi fare prima, ancora quando
hai l’impressione di stare bene.
Nel programma si parlerà dei confini planetari, ci può spiegare che cosa sono?
Il nostro pianeta ha dei limiti in tutto
quello che ci offre. Sia in termini di materie prime, sia in termini di
capacità di smaltire l’inquinamento e i rifiuti che produciamo. Ora,
questi limiti la scienza li ha individuati, quando vengono superati,
come nel caso dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità,
esistono sempre delle conseguenze.
Il programma cerca anche di
tracciare quelle che possono essere le vie per la sostenibilità. Quali
sono e in che modo ne parlerete?
Sono molto semplici e non vado a
inventare nulla. Anzi molte cose le conosciamo già. Sono gesti
individuali, soprattutto quando parliamo di rifiuti ed energia, quindi
azioni molto vicine alla vita di tutti noi. Poi ovviamente parleremo di
iniziative più grandi come quelle portati avanti dai governi e dai
progetti di ricerca a livello internazionale.
Si parla di governi, ci saranno riferimenti anche alla situazione italiana?
Ma certo, tenendo però sempre un taglio divulgativo, non sarà un programma d’inchiesta né un talk show
politico. Si parlerà di argomenti legati al nostro paese con
ricercatori, esperti e magari discuteremo anche di scelte politiche che
non sono adeguate a questa sfida ambientale. Credo che faremo vedere
l’incoerenza, perché noi italiani magari abbiamo anche ottime idee ma
poi facciamo tutto e il contrario di tutto. A tal riguardo io mi rivolgo
ai giovani non solo per raccontare le grane del pianeta ma perché
assumano un atteggiamento politicamente attivo. Spero sempre che ci sia
una certa pressione da parte dei cittadini e spero che la politica
risponda.
Lei parla degli studi del Club di Roma, quanto sono stati importanti nella scrittura del programma?
L’Italia in tantissimi settori è spesso
stata all’avanguardia, dalla ricerca scientifica al mondo culturale. E
lo è stata anche con l’intuizione di Aurelio Peccei, a mio parere un
grandissimo italiano, che aveva visto lungo e in sostanza aveva parlato
dei grandi problemi ambientali ancora quarant’anni anni fa. Il Rapporto del Club di Roma,
prende il nome da un gruppo di scienziati e intelettuali che furono
riuniti da Peccei a Roma nel ’68, per dare un punto di vista
multidisciplinare ai problemi del pianeta. Da qui nacque, in
collaborazione con il MIT di Boston, il famoso libro I Limiti dello sviluppo
che fu ampiamente screditato forse perché era troppo avanti nei tempi e
dava fastidio a degli interessi economici. Nella prima puntata vedremo
che gli scenari presentati dal Club di Roma erano sostanzialmente
corretti. E allora riconoscendo che questa consapevolezza ecologista, in
fondo, è nata proprio in Italia, perché non ci facciamo portatori di
questa idea invece di continuare a mettere la testa sotto la sabbia?
Che tipo di programma sarà Scala Mercalli?
Un bel mix di un paio d’ore tra
documentari, alternati a piccole lezioncine e interviste con gli
esperti. Ci saranno circa una quindicina di servizi internazionali
girati tutti dalla Rai, quindi non riprenderemo il classico documentario
della BBC tradotto, vedrete materiale freschissimo di questi ultimi
mesi.
Tornando a Aurelio Peccei era
solito dire “bisogna lavorare con i giovani e tutta la popolazione a
un’educazione anticipativa e partecipativa”. In quest’ottica quale pensa
possa o debba essere, il ruolo dei mass media?
Per me è un ruolo fondamentale. Anche i
grandi organismi delle Nazioni Unite come l’IPCC per quanto riguarda i
cambiamenti climatici, sono consapevoli che ormai la scienza ha fatto la
sua parte. Adesso se si vuol raggiungere dei risultati sono i cittadini
che devono essere raggiunti, informati e spinti all’azione. Quindi
penso che i mass media siano un anello fondamentale di questa catena che
in certi casi direi proprio che manca, oppure se esiste spesso è
difettoso.
Scala Mercalli non andrà in onda da uno studio qualunque…
Già, il programma verrà trasmesso dalla
FAO, una delle grandi agenzie ONU che si occupa di cibo e agricoltura.
Sarò con i piedi in una zona extraterritoriale, un grande palazzo a Roma
dove lavorano più di duemila persone da tutto il mondo su progetti
legati alla sostenibilità ambientale. Penso sia un bellissimo segnale.
Un’anticipazione sulla prima puntata?
Parleremo di clima, con un primato
italiano, in fin dei conti un pezzo della meteorologia l’abbiamo
inventata noi, parleremo di Peccei, del Rapporto dei limiti dello sviluppo e della sua attualità e poi vedremo degli esempi di economie alternative che non inseguono per forza la crescita.