La pesca eccessiva svuota i mari! Riesci ad immaginare un mare senza pesci?


In nome del Mare ci battiamo per fermare chi, in nome del profitto, minaccia la sopravvivenza dell'ecosistema marino: la pesca eccessiva e distruttiva sta impoverendo i nostri mari, danneggiando i pescatori che lavorano riducendo al minimo gli impatti sull'ambiente e le risorse ittiche.
Mentre i mari e le reti si svuotano, chi dovrebbe proteggere le risorse della pesca non fa abbastanza, consegnando i pesci del Mediterraneo, già pesantemente a rischio, alle scappatoie e ai privilegi di chi il mare lo sfrutta senza pietà.
Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha tutti gli strumenti per fermare la pesca eccessiva, ma fino ad ora ha fatto ben poco per garantire un futuro a pesci e pescatori: cattiva gestione e politiche di breve periodo mirate al profitto piuttosto che alla sostenibilità ambientale, economica e sociale, stanno portando inesorabilmente al collasso il mare e le comunità che dipendono da esso.
Il mare deve essere di chi lo rispetta. Firma l'appello e condividilo con hashtag #InNomeDelMare per chiedere di eliminare la pesca eccessiva e di sostenere chi pesca sostenibile.

FIRMA ORA 

Greenpeace Italia

Messinambiente: migliora la qualità delle raccolte differenziate

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Oltre al notevole incremento degli ultimi mesi nelle quantità di raccolta differenziata a Messina, migliora significativamente anche la qualità dei materiali avviati a riciclo.
E’ il caso ad esempio del Vetro, raccolto per oltre 68.000 kg nel solo mese di gennaio, passato dall’ultima fascia per qualità che il COREVE (il consorzio nazionale che effettua le analisi) denominata “E” alla “C”. Questo significativo miglioramento comporta naturalmente anche una maggiore remunerazione economica dei materiali conferiti che passa da 5 euro/tonnellata relativi alla fascia E ai 39 euro/tonnellata della C, con un conseguente vantaggio economico di circa 30 mila euro annui per la sola filiera del vetro.
Anche Carta e Cartone hanno migliorato significativamente la qualità del materiale avviato a riciclo, come riconosciuto dalla Cartiera Cartesar di Salerno in una recente visita all’impianto effettuata da Alessio Ciacci assieme al tecnico di Messinambiente Roberto Lisi e al consorzio nazionale COMIECO con il quale da mesi è in corso una positiva collaborazione per un sostegno nazionale agli sforzi che la città di Messina sta facendo per migliorare la propria raccolta differenziata.
Aumentata inoltre significativamente anche l’avvio a riciclo del Verde che da ottobre a Gennaio ha visto trasformare in ottimo compost oltre 480 tonnellate di materiale, per un risparmio complessivo per la comunità di circa 25 mila euro per il minor costo rispetto allo smaltimento in discarica.
Questi dati –afferma il Commissario Alessio Ciacci – testimoniano la crescente sensibilità della cittadinanza di Messina che risponde in modo sempre più forte ed attento ai percorsi di raccolta differenziata che Messinambiente, con i suoi operatori, si sforza di migliorare continuamente. Grazie a questi dati procediamo in modo sempre più deciso verso il potenziamento interno della raccolta differenziata aumentando anche le azioni di ulteriore sensibilizzazione ed incontro con la cittadinanza”.
Questi dati positivi si aggiungono ai numerosi ed incoraggianti dati di risparmio economico conseguiti dall’avio della nuova gestione di Messinambiente dell’era Ciacci-Rossi che ha determinato risparmi di gestione ormai consolidati di oltre 1 milione di euro. Cifre da capogiro ma raggiunte grazie alla sempre più preziosa collaborazione interna che ha ridotto le inefficienze ed i costi superflui costruendo un’azienda sempre più attenta alla qualità e all’economicità del servizio.
“”Questi dati positivi si aggiungono ai numerosi ed incoraggianti dati di risparmio economico conseguiti dall’avvio della nuova gestione di Messinambiente che ha determinato risparmi di gestione ormai consolidati di oltre 1 milione di euro – afferma l’Assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua – sono questi i fatti concreti che ci confermano la validità di scegliere professionalità del settore,  che per Messinambiente, possano scrivere una nuova pagina. Massimo sostegno, visti i risultati, alla nuova governance e ai lavoratori dell’azienda per proseguire in questo processo di trasparenza e cambiamento che tanti risultati sta portando alla città e che ha visto cancellare le numerose e continue emergenze che prima, purtroppo spesso, eravamo costretti a subire””.
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fonte: www.ciaccimagazine.org 

A Verona tolleranza zero contro chi disbosca per impiantare nuovi vigneti abusivi


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Provincia di Verona: due ettari di terreno in località Maternigo sono stati disboscati senza autorizzazione per l’impianto di un nuovo vigneto, il Corpo Forestale ha sequestrato l’area disboscata e denunciato il proprietario e la ditta esecutrice dei lavori.

Il comandante provinciale del Corpo Forestale: «Non guardiamo in faccia nessuno: né il blasone della casa vinicola né le amicizie potenti che possono vantare, perché dobbiamo porre un freno a questo sistema».

Dove prima c’era un bosco ora c’è un deserto, soltanto terra rivoltata e riportata senza un filo d’erba. Il proposito era l’impianto di un nuovo vigneto, ma prima delle barbatelle sono arrivati gli agenti del Corpo Forestale dello Stato di Verona e del Comando Stazione di Tregnago, che hanno messo sotto sequestro probatorio e preventivo un terreno di circa due ettari in località Maternigo, nell’alta valle di Mezzane, confinante con i Comuni di Mezzane di Sotto e Tregnago.
L’autorizzazione al sequestro era appena arrivata dal Pubblico ministero e giovedì mattina gli agenti hanno provveduto a circondare l’area con il nastro bianco e rosso con stampata la scritta «Non oltrepassare» e ad apporvi i cartelli di avvertenza dell’avvenuto sequestro.
Sui terreni, infatti, erano stati eseguiti recentemente dei lavori di ingente movimentazione terra e riduzione di superficie boscata in area che è sottoposta a vincolo paesaggistico e ambientale e tutta l’operazione di scasso era priva delle necessarie autorizzazioni. Sia il proprietario dei terreni, sia il titolare della ditta esecutrice dei lavori, sono stati denunciati per questo motivo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona, contestando loro i reati previsti dagli articoli 44 lettera C del Testo unico 380/2001, 181 comma 1 bis del Decreto legislativo 42 del 2004, 734 e 110 del Codice penale.
Per questi reati è previsto l’arresto fino a due anni e l’ammenda da 15.493 a 51.645 euro, ma gli anni di reclusione possono arrivare fino a quattro se le aree, per le loro caratteristiche paesaggistiche, siano state dichiarate di notevole interesse pubblico; inoltre sono previste ammende fino a 6.197 euro per la deturpazione di luoghi soggetti a speciale protezione e il codice prevede che quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse sia soggetta alla pena stabilita, che vale quindi sia per i proprietari dei terreni sia per l’esecutore materiale dell’intervento.
«Vorrei che fosse chiaro che a Verona, per questo tipo di reati è cominciata la tolleranza zero», esordisce Isidoro Furlan, comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato, «perché deve finire questo prurito primaverile di certi imprenditori agricoli che ogni anno si attrezzano per ampliare le superfici a vigneto senza chiedere le necessarie autorizzazioni».
«Non è questo il primo caso e non sarà l’ultimo, purtroppo, ma non guardiamo in faccia nessuno: né il blasone della casa vinicola né le amicizie potenti che possono vantare, perché dobbiamo porre un freno a questo sistema».
«Vorrei fosse chiaro che il Corpo Forestale fa solo i controlli, non autorizza gli interventi».
«Come in questo caso, si sarebbe dovuto chiedere autorizzazioni preventive alla Soprintendenza ai beni ambientali per i vincoli paesaggistici, ai Servizi forestali regionali per il vincolo idrogeologico, al Comune di competenza per la comunicazione di inizio lavori. Invece nulla di tutto questo è stato fatto».

«Se è un diritto il nuovo impianto di vigneto e l’estirpazione del bosco, nessuno lo può negare», continua il comandante Furlan, «ma la provincia di Verona non può essere considerata un Far West dove ognuno si regola secondo la propria idea. Le leggi ci sono e vanno rispettate», conclude.

L’ipotesi di reato è stata formulata dalla Forestale e la legge prevede che dopo l’iter della denuncia, del processo, della sanzione penale e amministrativa, ci sia anche il ripristino dello stato dei luoghi com’era prima dell’intervento di disboscamento, ma questa è materia sulla quale decidono la Procura e il Tribunale.

fonte: http://www.salviamoilpaesaggio.it

 

Trovato l’accordo: “Accam sarà chiuso”

Un’intesa tra Regione, Provincia di Varese e Comune di Busto Arsizio ha sancito la chiusura dell’inceneritore, primo caso in Lombardia dopo il piano di dismissione regionale. Per la bonifica serviranno 9 milioni di euro

E' durato quasi due ore l'incontro tra i vertici della Regione, il comune di Busto Arsizio e la Provincia. Un summit attesissimo per delineare il futuro dell'inceneritore di Borsano e che ne ha decretato la morte. Gigi Farioli, Claudia Terzi (assessore all'ambiente), Luca Marsico (presidente della commissione ambiente) e Gunnar Vincenzi avrebbero trovato un accordo per "aggiornare gli accordi intrapresi a suo tempo per la realizzazione del revamping -si legge nella nota diffusa al termine dell'incontro- essendo mutato lo scenario regionale dello smaltimento dei rifiuti nonché il quadro economico, finanziario e giuridico nel quale si trovano ad operare".

In sostanza l'inceneritore sarà spento, l'impianto smantellato e il sito bonificato. Un accordo che concilia sia le posizioni dei numerosi sindaci che chiedevano la dismissione sia quelle del sindaco Gigi Farioli che per continuare a lasciare l'utilizzo dell'area presupponeva una continuità con l'attività di incenerimento. L'intesa, almeno sulla carta, potrebbe già contare sulla maggioranza degli azionisti della società. Sarà infatti il Consiglio di Amministrazione di Accam a dover formalizzare ufficialmente la dismissione dell'impianto in un'assemblea dei soci già convocata per il 2 marzo.

"Una volta conclusa l’assemblea -continua la nota- le parti si ritroveranno per un incontro che per l’occasione sarà allargato anche al Cda di Accam in modo da poter discutere delle iniziative concrete da intraprendere nell’immediato". Azioni che, sostanzialmente, equivarranno all'inizio della bonifica dell'area. Secondo una prima valutazione serviranno tra gli 8 e i 9 milioni di euro per l'intervento che riceverà il supporto di Regione Lombardia. Accam sarà il primo degli inceneritori chiusi dopo l'avvio del piano di dismissione degli impianti deciso un anno fa all'unanimità dal Consiglio Regionale.

fonte: http://www3.varesenews.it

Scala Mercalli



Sabato 28 febbraio, parte Scala Mercalli, il nuovo programma di Rai3 dedicato ai grandi temi ambientali. Sei puntate in prima serata per comprendere i gradi della crisi ambientale ma per scoprire anche le vie possibili per la sostenibilità. Ne abbiamo parlato con Luca Mercalli, autore e conduttore del programma.
Come nasce l’idea di Scala Mercalli?
È un’idea che ho da diverso tempo, da circa dieci anni, da quando ho iniziato a collaborare con Che Tempo che fa. Mi resi conto che i temi ambientali erano ben accetti dal pubblico ma ci voleva però più tempo per approfondire, rispetto ai pochi minuti a disposizione, così ho proposto la mia idea alla Rai e quest’estate hanno deciso che era il momento di partire.
Per che pubblico è stato pensato il programma?
Vista la collocazione al sabato sera, penso a un pubblico per la divulgazione scientifica, abituato ad appuntamenti simili come Ulisse di Alberto Angela, tuttavia spero di raggiungere un pubblico giovane perché i problemi che tratto sono i problemi del futuro. Dai, diciamo che confido nei ragazzi che al sabato sera magari vanno in discoteca più tardi…
Quali saranno i temi trattati?
Tutti i grandi temi ambientali cercando però di entrare veramente negli argomenti. Troppo spesso si parla di tutto superficialmente, magari sull’onda dell’emergenza senza aver il tempo di approfondire. I temi saranno i cambiamenti climatici, i problemi dell’energia, dal petrolio alle rinnovabili, i rifiuti, la cementificazione, gli eventi estremi, il sovrasfruttamento degli oceani e delle foreste, l’inquinamento e tanto altro ancora.
Lei crede che oggi ci sia una reale percezione degli effetti sulla nostra vita di quello che stiamo producendo sull’ambiente?
Direi ancora forse no, tranne qualcuno che magari è stato toccato direttamente da un disastro ambientale o da un tipo di inquinamento, la maggior parte delle persone non se ne rende conto perché semplicemente sono dei sintomi ancora lontani , temporanei, spesso a scoppio ritardato. E quindi fare prevenzione prima che i sintomi siano evidenti non è così ovvio. È un po’ come per una malattia, per prevenire un infarto, la dieta la devi fare prima, ancora quando hai l’impressione di stare bene.
Nel programma si parlerà dei confini planetari, ci può spiegare che cosa sono?
Il nostro pianeta ha dei limiti in tutto quello che ci offre. Sia in termini di materie prime, sia in termini di capacità di smaltire l’inquinamento e i rifiuti che produciamo. Ora, questi limiti la scienza li ha individuati, quando vengono superati, come nel caso dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità, esistono sempre delle conseguenze.
Il programma cerca anche di tracciare quelle che possono essere le vie per la sostenibilità. Quali sono e in che modo ne parlerete?
Sono molto semplici e non vado a inventare nulla. Anzi molte cose le conosciamo già. Sono gesti individuali, soprattutto quando parliamo di rifiuti ed energia, quindi azioni molto vicine alla vita di tutti noi. Poi ovviamente parleremo di iniziative più grandi come quelle portati avanti dai governi e dai progetti di ricerca a livello internazionale.
Si parla di governi, ci saranno riferimenti anche alla situazione italiana?
Ma certo, tenendo però sempre un taglio divulgativo, non sarà un programma d’inchiesta né un talk show politico. Si parlerà di argomenti legati al nostro paese con ricercatori, esperti e magari discuteremo anche di scelte politiche che non sono adeguate a questa sfida ambientale. Credo che faremo vedere l’incoerenza, perché noi italiani magari abbiamo anche ottime idee ma poi facciamo tutto e il contrario di tutto. A tal riguardo io mi rivolgo ai giovani non solo per raccontare le grane del pianeta ma perché assumano un atteggiamento politicamente attivo. Spero sempre che ci sia una certa pressione da parte dei cittadini e spero che la politica risponda.
Lei parla degli studi del Club di Roma, quanto sono stati importanti nella scrittura del programma?
L’Italia in tantissimi settori è spesso stata all’avanguardia, dalla ricerca scientifica al mondo culturale. E lo è stata anche con l’intuizione di Aurelio Peccei, a mio parere un grandissimo italiano, che aveva visto lungo e in sostanza aveva parlato dei grandi problemi ambientali ancora quarant’anni anni fa. Il Rapporto del Club di Roma, prende il nome da un gruppo di scienziati e intelettuali che furono riuniti da Peccei a Roma nel ’68, per dare un punto di vista multidisciplinare ai problemi del pianeta. Da qui nacque, in collaborazione con il MIT di Boston, il famoso libro I Limiti dello sviluppo che fu ampiamente screditato forse perché era troppo avanti nei tempi e dava fastidio a degli interessi economici. Nella prima puntata vedremo che gli scenari presentati dal Club di Roma erano sostanzialmente corretti. E allora riconoscendo che questa consapevolezza ecologista, in fondo, è nata proprio in Italia, perché non ci facciamo portatori di questa idea invece di continuare a mettere la testa sotto la sabbia?
Che tipo di programma sarà Scala Mercalli?
Un bel mix di un paio d’ore tra documentari, alternati a piccole lezioncine e interviste con gli esperti. Ci saranno circa una quindicina di servizi internazionali girati tutti dalla Rai, quindi non riprenderemo il classico documentario della BBC tradotto, vedrete materiale freschissimo di questi ultimi mesi.
Tornando a Aurelio Peccei era solito dire “bisogna lavorare con i giovani e tutta la popolazione a un’educazione anticipativa e partecipativa”. In quest’ottica quale pensa possa o debba essere, il ruolo dei mass media?
Per me è un ruolo fondamentale. Anche i grandi organismi delle Nazioni Unite come l’IPCC per quanto riguarda i cambiamenti climatici, sono consapevoli che ormai la scienza ha fatto la sua parte. Adesso se si vuol raggiungere dei risultati sono i cittadini che devono essere raggiunti, informati e spinti all’azione. Quindi penso che i mass media siano un anello fondamentale di questa catena che in certi casi direi proprio che manca, oppure se esiste spesso è difettoso.
Scala Mercalli non andrà in onda da uno studio qualunque…
Già, il programma verrà trasmesso dalla FAO, una delle grandi agenzie ONU che si occupa di cibo e agricoltura. Sarò con i piedi in una zona extraterritoriale, un grande palazzo a Roma dove lavorano più di duemila persone da tutto il mondo su progetti legati alla sostenibilità ambientale. Penso sia un bellissimo segnale.
Un’anticipazione sulla prima puntata?
Parleremo di clima, con un primato italiano, in fin dei conti un pezzo della meteorologia l’abbiamo inventata noi, parleremo di Peccei, del Rapporto dei limiti dello sviluppo e della sua attualità e poi vedremo degli esempi di economie alternative che non inseguono per forza la crescita.
Tratto da Oggiscienza

A Berlino si può fare parkour in un parco giochi di materiali riciclati



Arrampicarsi e lanciarsi da una corda a un muro, è il parkour, e a Berlino si fa in un parco giochi di materiali riciclati per allenarsi in modo eco-friendly.

Ormai, sul tema oggetti riciclati, di riuso di materiali di scarto ne abbiamo sentite tante, e sempre più spesso i nostri oggetti di scarto invece di finire in discarica, vengono riutilizzati in maniera creativa, come ad esempio questo parco giochi di materiali riciclati a Berlino, dove lo sport del parkour porta a nuova vita pneumatici, legno, vecchie auto e tanto altro ancora.

Che dire di questa idea tedesca per dare nuova vita agli oggetti d’epoca e ai materiali di scarto? L’oggetto che riprende vita e trasforma la sua funzione di utilizzo sicuramente l’avrete già sentita, ciò che forse risulta totalmente nuovo è la trovata di realizzare un’intero parco divertimenti sfruttando i cosiddetti oggetti da rottamare e parti d’auto da ‘sfasciacarrozze’. E’ questo quello che accade nel centrale quartiere di Mitte di Berlino.
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NCi si può esercitare anche con la bici tra vecchie Trabant e pneumatici usati

 
E’ nella capital tedesca infatti che dal 2010 è aperto un parco divertimenti dove ci si può allenare per il parkour, la disciplina inventata nelle banlieu parigine per  fare un percorso, metropolitano superando qualsiasi genere di ostacolo con la maggior efficienza di movimento possibile, adattando il proprio corpo all’ambiente circostante.
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Nel quartiere di Mitte, a Berlino, l’enorme struttura alta 13 metri permette di allenarsi al parkour

Ad un primo colpo d’occhio il parco Mount Center sembrerebbe uno di quei tanti spazi dove adulti e bambini possono mettere alla prova le proprie doti di equilibrio passando da un ostacolo all’altro a vari metri di altezza

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Mount Centef è un parco giochi di materiali riciclati
Quello che rende il parco anche molto green invece sono proprio gli ostacoli. Macchine d’epoca, come Maggiolone e Trabant originali, che pendono dall’alto, corde riciclate, tubi usati e pneumatici ricilati, posti intorno ai 13 metri di altezza, sovrastano un’area in sabbia dedicata ai bambini che possono giocare intorno ad un’arca di Noé realizzata, ovviamente, con legni di scarto.

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A Berlino si può fare parkour in un parco giochi di materiali riciclati

Chi tiene al divertimento green e low cost – il parco costa i non esagerati 20 euro al giorno – e ha voglia mettersi alla prova su vari livelli di difficoltà, sotto l’attento sguardo di guide esperte, per poi godersi l’adrenalina dell’altezza, deve assolutamente scoprire questo parco situato vicino alla stazione della metro Nordbanhof S-Bahn e un parco naturale.

fonte: www.tuttogreen.it




Stop alle trivelle in Sicilia” – L’appello di Ficarra e Picone



Noi stiamo con GreenPeace e stanno con GreenPeace anche i grandissimi Ficarra e Picone!
Vi proponiamo un video denuncia che vogliamo far girare al massimo perché non possiamo permettere che l’Italia venga devastata nell’indifferenza generale!
“Il tour di Greenpeace contro le trivellazioni petrolifere nel Canale di Sicilia contagia ed entusiasma due siciliani doc: Salvo Ficarra e Valentino Picone. Anime della comicità siciliana, i due artisti si schierano dalla parte dell’associazione e lanciano un accorato ma altrettanto divertente appello per spiegare ai siciliani, a modo loro, che “U mari nun si spirtusa” e che le trivellazioni petrolifere sono veri e propri “buchi nell’acqua” GreenPeace (Fonte Video)

Senza acqua non potremmo vivere

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L’attuale situazione di grave carenza di acqua potabile, che colpisce gran parte del sud-est del Brasile, dove sono le grandi città come San Paolo, Rio de Janeiro e Belo Horizonte, ci costringe, come mai prima, a ripensare al tema dell’acqua e sviluppare una cultura della cura, sintetizzata dalle sue famose R (r): ridurre, riutilizzare, riciclare, rispettare e riforestare. Nessuna questione è ora più importante di quella dell’acqua. Da essa dipende la sopravvivenza dell’intera catena di vita e, di conseguenza, del nostro futuro. Può essere motivo di guerra come di solidarietà sociale e cooperazione tra i popoli. Esperti e gruppi umanisti hanno suggerito un patto sociale mondiale su ciò che è di vitale importanza per tutti: l’acqua.
Intorno all’acqua si potrebbe crare un minimo di consenso tra tutti i popoli e governi, in vista di un bene comune, il nostro e del sistema-vita. Indipendentemente dalle discussioni che si fanno sul tema dell’acqua, possiamo fare una affermazione sicura e indiscutibile: l’acqua è un bene naturale, vitale, insostituibile e comune. Nessun essere vivente, umano o non umano, può vivere senza acqua. Le Nazioni Unite, il 21 luglio del 2010, hanno approvato questa risoluzione, “l’acqua potabile e sicura e i servizi igienico-sanitari sono un diritto umano fondamentale”.
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Consideriamo rapidamente i dati di base sull’acqua nel pianeta Terra: essa esiste da circa 500 milioni di anni; il 97,5% delle acque nei mari e negli oceani sono salate. Solo il 2,5% è dolce. Più dei 2/3 dell’acqua dolce si trova nelle calotte polari e nei ghiacciai e nelle cime dei monti (68.9%); quasi tutto il resto (29,9%) sono acque sotterranee. Resta lo 0,9% nelle paludi e solo lo 0,3% nei fiumi e nei laghi. Di questo 0,3% il 70% viene destinato all’irrigazione agricola, 20% all’industria e ne resta solo il 10% del 0,3% per uso umano e animale.
Ci sono sul pianeta circa un miliardo e 360 milioni di chilometri cubi di acqua. Se prendiamo tutta l’acqua degli oceani, laghi, fiumi, falde acquifere e calotte polari e la distribuíamo uniformemente sulla terra, la terra sarebbe sommerso a tre KM di profondità sotto l’acqua. Il Rinnovamento delle acque è di circa 43 mila km cubi all’anno, mentre il consumo totale è stimato a 6 mila di km cubi all’anno. Quindi non vi è alcuna mancanza di acqua.
Il problema è che non è equamente distribuita: il 60% è in soli 9 paesi, mentre altri 80 paesi hanno scarsezza . Poco meno di un miliardo di persone consumano l’86% dell’acqua esistente, mentre per 1,4 miliardi è insufficiente (nel 2020 saranno tre miliardi), e per due miliardi non è trattata, il che genera l’85% delle malattie secondo l’Oms. Si presume che nel 2032 circa 5 miliardi di persone saranno colpite da scarsità d’acqua. Il Brasile è la potenza naturale delle acque, con il 12% di tutta l’acqua dolce del pianeta per un totale di 5.400 miliardi di metri cubi. Ma non è equamente ripartita: 72% nella regione amazzonica, il 16% nel CentroOvest, l’8% nel Sud e nel Sud-Est e il 4% nel Nord-Est.
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Nonostante l’abbondanza, non sappiamo usare l’acqua, cosicchè il 37% di quella trattata viene sprecata, quantità capace di rifornire tutta la Francia, il Belgio, la Svizzera e l’Italia settentrionale. È urgente, quindi, un nuovo livello culturale nei confronti di tale elemento essenziale (vedi lo studio più minuzioso è stato fatto dal compianto Aldo Rabouças, Acque dolci in Brasile: Descrizioni, SP 2002). Un grande esperto di acqua che lavora nelle agenzie delle Nazioni Unite in materia, la canadese Maude Barlow, afferma nel suo libro “L’acqua: Patto Blu (2009)”: La popolazione mondiale è triplicata nel XX secolo, ma il consumo di acqua è aumentato di sette volte.
Nel il 2050, quando avremo 3 miliardi in più di persone, avremo bisogno dell’80% in più di acqua solo per l’uso umano; e non sappiamo da dove arriverà. Questo scenario è drammatico, in quanto mette chiaramente in discussione la sopravvivenza della specie umana e della maggior parte degli esseri viventi. C’è una corsa globale per la privatizzazione dell’acqua. Nascono grandi multinazionali come la francese Vivendi e Suez-Lyonnaise, la tedesca RWE, la britannica Thames Water e l’americana Bechtel. Si è creato un mercato dell’acqua che coinvolge più di 100 miliardi di dollari.
Sono fortemente presenti nella commercializzazione dell’acqua minerale Nestlé e Coca-Cola, che stanno cercando di acquistare fonti d’acqua in tutto il mondo, anche in Brasile. Ma ci sono anche forti reazioni delle popolazioni, come è accaduto nel 2000 a Cochabamba in Bolivia. L’azienda America Bechtel aveva acquistato le acque e aumentato i prezzi del 35%. La reazione organizzata della popolazione ha buttato fuori dal paese la società. Il grande dibattito ora infuria in questi termini: l’acqua è fonte di vita o di lucro?
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L’acqua è un bene economico naturale, vitale, comune e insostituibile o un bene economico da trattare come risorsa idrica e mettere sul mercato? Entrambe le dimensioni non si escludono a vicenda, ma devono essere giustamente correlate. Fondamentalmente l’acqua è in relazione con il diritto alla vita, come insiste il grande specialista in acqua Riccardo Petrella (Il Manifesto dell’acqua, Voci 2002). In questo senso, l’acqua potabile per uso alimentare e cura personale e abbeveraggio degli animali dovrebbe essere gratuita.
Siccome è scarsa e richiede una complessa struttura di captazione, stoccaggio, trattamento e distribuzione, implica una dimensione economica innegabile. Questa, tuttavia, non deve prevalere sull’altra; al contrario, si dovrebbe renderla più accessibile a tutti e gli utili dovrebbero rispettare la natura comune, vitale e insostituibile dell’acqua. Anche gli elevati costi economici dovrebbero essere coperti dal Potere Pubblico.
Non c’è spazio per discutere le cause dell’attuale siccità. Mi rimetto allo studio dell’importante libro dello scienziato Antonio Donato Nobre “Il futuro climatico dell’Amazzonia“, uscito a metà gennaio di quest’anno 2015 a San Paolo, dove dice che il cambiamento climatico è un fatto di scienza ed esperienza. Avverte: stiamo andando al macello. Una fame zero nel mondo, prevista dagli Obiettivi del Millennio, deve includere la sete zero, perché non esiste un cibo che possa esistere ed essere consumato senza acqua. L’acqua è vita, generatrice di vita e uno dei più potenti simboli della natura della Realtà Ultima. Senza acqua non potremmo vivere.

Leonardo Boff

fonte: comune-info.net
 

Riciclo di Olio Vegetale Esausto - Terni . Lunedì 2 marzo alle ore 9.00 - Centro Commerciale COSPEA/Ipermercato Conad di Terni



 
 
 
 
 
 
Lunedì 2 marzo 2015, ore 9
inaugurazione del primo punto di raccolta della
"Campagna del Riciclo di Olio Vegetale Esausto",
presso il Centro Commerciale COSPEA/Ipermercato Conad di Terni.
L’associazione di volontariato ambientale Ecologicpoint e la onlus Dona un Sorriso, in collaborazione con il “Centro Commerciale Cospea” e l’ “Ipermercato Conad”, danno il via alla “Campagna del Riciclo di Olio Vegetale Esausto”, mediante l’installazione di un punto di raccolta cittadino presso l’omonimo centro commerciale di via Alfonsine.
A partire da lunedì 2 marzo, all'interno della galleria del centro commerciale, si avrà un nuovo punto di smaltimento di olio di frittura usato, il primo di una lunga serie che, in seguito, verranno dislocati in diversi punti della città.
Il progetto che vede i suoi natali dopo un lungo periodo di studio ed analisi del territorio – spiega la presidente di Ecologicpoint, Serenella Bartolomei – prevede, nel breve periodo, l’installazione di nuovi punti di raccolta in aree specifiche quali: aree commerciali private e presso le scuole di Terni come da progetto già patrocinato. Il nostro obiettivo principale è quello di agevolare i cittadini nell’attività di conferimento e, conseguentemente, quello di aumentare la capillarità di raccolta, dato che al momento esistono solo punti non facilmente raggiungibili da persone anziane e cittadini logisticamente lontani.
Tutto questo – aggiunge la presidente – ha lo scopo di salvaguardare al meglio l’ambiente e contribuire a dare nuova vita all’olio che, tramite adeguato trattamento, potrà diventare un nuovo bene per la produzione di biodiesel ed altre materie prime seconde, pure, da reimmettere in produzione.”
Dopo il suo utilizzo in cucina, infatti, l’olio è considerato erroneamente un comune rifiuto liquido da smaltire nel lavandino di casa, ma è un rifiuto speciale riciclabile al 100%.
In Italia ancora non esiste un sistema di raccolta a livello nazionale per il corretto e totale smaltimento degli oli vegetali esausti, che sono altamente inquinanti per l’ambiente e comportano una grande spesa di denaro pubblico per il ripristino delle condizioni precedenti alla dispersione nell’ambiente.
Questo problema emerge anche dalle nostre esperienze dirette con i cittadini – spiega la presidente di Ecologicpoint, Serenella Bartolomei – durante lo svolgersi delle iniziative di informazione sulla Raccolta Differenziata di Qualità nel territorio.”
Presso il punto di raccolta del Centro Commerciale Cospea si potrà conferire gli oli di frittura già utilizzati, oltre a tutti gli oli di scarto alimentare prevenienti dalla conservazione dei prodotti sottolio. Più nel dettaglio, “sarà opportuno lasciare gli oli da inserire nel bidone adibito alla raccolta dentro bottiglie o contenitori di plastica ben sigillati per non disperdere il prezioso rifiuto” - specifica Enzo Catania che, ringrazia Ecologicpoint ed il Centro commerciale Cospea, per la sensibilità e l'entusiasmo nella diffusione di questo progetto educativo che, riconosce l'impegno dell'associazione Dona un Sorriso Onlus per l'attenzione all'ambiente ed allo sviluppo sociale di Terni.
Per maggiori informazioni sui soggetti promotori di questa campagna potete visitare i seguenti siti:
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La vostra mail è stata inserita nella mail list dei comunicati stampa di Ecologicpoint.

Our mailing address is:
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La "buona politica" - Due progetti da realizzare subito: più orti pubblici e parchi con giochi anche per bimbi disabili

La "buona politica" - Due progetti da realizzare subito: più orti pubblici e parchi con giochi anche per bimbi disabili
Due proposte innovative, serie e facilmente realizzabili sono state proposte in consiglio comunale dal Movimento 5 Stelle. Due progetti in grado di combattere il degrado, la crisi e per far divertire, come tutti gli altri, i nostro piccoli con varie disabilità

 La "buona politica" - Due progetti da realizzare subito: più orti pubblici e parchi con giochi anche per bimbi disabili

"Nessuno deve rimanere indietro o da solo": con questo slogan il Movimento 5 Stelle di Perugia ha lanciato due importanti progetti che molto probabilmente saranno fatti propri anche dall'amministrazione comunale e dal Pd in consiglio comunale proprio per la loro alta impronta sociale. Ha riscosso un grande successo in molti comuni d'Italia la proposta di realizzare orti urbani collettivi nelle aree verdi pubbliche degradate o abbandonate, da assegnare ad anziani e disoccupati per poter portare in tavola qualcosa di genuino e a basso costo. La stessa idea ora verrà discussa in consiglio comunale.
"Si chiede di mettere a disposizione della cittadinanza - si legge nella nota del Movimento 5 Stelle - il verde pubblico inutilizzato, e sempre più spesso lasciato a se stesso, per realizzare degli orti pubblici in cui coltivare insieme e quindi creare un nuovo modo di socializzazione. Si chiede inoltre di piantare alberi da frutto: esiste un obbligo da sempre disatteso che prevede che per ogni nuovo nato sia piantato un albero e, addirittura, che i genitori possono anche richiedere dove e quale albero corrisponda al proprio figlio. In un futuro prossimo i frutti potranno essere sia raccolti e consumati dai cittadini che donati a mense pubbliche o famiglie in difficoltà".
Di grande spessore sociale e (si tratta di) una vera e propria novità politica la richiesta - il secondo progetto stellato - di realizzare un parco giochi adatto per diverse disabilità nelle aree verdi del Comune di Perugia. "Parliamo di parco giochi inclusivo, affinché anche i bambini con varie disabilità possano fruire di giochi per loro accessibili, salvaguardando il sacrosanto diritto di avere uno spazio ludico pubblico da condividere con  gli altri coetanei.Un Parco giochi inclusivo, infatti, non è un recinto con giochi speciali per bambini disabili, ma un insieme di divertenti percorsi di gioco per tutti: altalene, scivoli, fortini, ecc.  nell’ottica del gioco libero a cui chiunque può accedere".
Un luogo quindi in cui i bambini con abilità e capacità diverse possono giocare insieme, e interagire tra loro, diminuendo  spontaneamente  le distanze con il resto della comunità: un traguardo che nessun centro specialistico e di recupero potrà mai raggiungere ad oggi.

fonte: http://www.perugiatoday.it



Rossano Ercolini mostra il Centro di riuso Daccapo #‎zerowaste‬

In occasione della visita del gruppo di Zero Waste France a Capannori Rossano Ercolini mostra il Centro di riuso Daccapo.



Zero Waste Italy

Nel giro di due anni si esauriranno le discariche italiane

Secondo il Report di Was ancora troppo sbilanciato sull’interramento il mix dei rifiuti del Belpaese. E se non si corre ai ripari...

Dal 2011 al 2013, secondo il primo report annuale del think tank sulla gestione dei rifiuti WAS, i rifiuti prodotti dalle famiglie italiane sono diminuiti, complice anche la crisi economica, passando da 31,4 a 29,6 milioni di tonnellate. La raccolta differenziata è aumentata nel triennio di quasi il 5%, ed è diminuito di oltre il 5% lo smaltimento in discarica.

Le notizie positive però finiscono qui, perché, fanno notare dalla società di consulenza Althesys, cui fa capo il gruppo di ricerca, «il mix di gestione italiano rimane ancora troppo sbilanciato sulle discariche”, visto che “in alcune aree del nostro Paese sono la destinazione finale di oltre il 90% dei rifiuti urbani prodotti (la media nazionale si attesta sul 37%)». Le situazioni più critiche, da questo punto di vista, si registrano in Sicilia, Calabria, Lazio, Puglia e Liguria, ma le cattive pratiche sono presenti, a macchia di leopardo, in buona parte del territorio nazionale.

Una dipendenza dall’interramento che si accompagna in diversi casi all’assenza di piani regionali aggiornati e strategie efficaci, esponendo l’Italia a continue emergenze. Secondo il WAS, infatti, «con i ritmi attuali di smaltimento, le discariche italiane si esauriranno entro i prossimi due anni». Nel frattempo, le criticità del sistema italiano non hanno favorito gli investimenti in impianti di trattamento dei rifiuti per l’avvio al riciclo e in quelli di smaltimento. Il sistema è rallentato dalle «incertezze circa i sistemi di finanziamento dei servizi ambientali da parte degli enti locali; i ritardi e le incoerenze della pianificazione regionale; la mancanza di chiarezza nella normativa nazionale; le opposizioni locali alla costruzione degli impianti di trattamento e smaltimento». Le società che hanno deciso di scommettere sul futuro lo hanno fatto sotto la spinta degli obiettivi di riciclo per i prossimi anni fissati a livello comunitario (il 50% di rifiuti riciclati al 2020 e il 70% entro il 2030).

Solo i 70 maggiori operatori nazionali pubblici e privati, che servono oltre la metà della popolazione, hanno così destinato alla manutenzione straordinaria e all’ammodernamento di impianti 1 miliardo di euro nell’ultimo triennio. Periodo in cui si sono verificate anche molte operazioni di aggregazione (una trentina solo nel 2013 secondo il WAS), perché oggi sono le multiutility e le aziende in grado di presidiare tutte le fasi della filiera le società più redditizie.

Investimenti e operazioni sulle quali pendono ora diversi punti interrogativi. Con la recente decisione della nuova Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker di stralciare il pacchetto di misure sull’economia circolare, che conteneva anche i target di riciclo per i prossimi anni, in molti si chiedono come reagirà il settore. L’esecutivo europeo ha depennato il dossier dal proprio programma operativo per il 2015, con la promessa – che però ha piuttosto il sapore di un pretesto – di presentare obiettivi più ambizioni entro la fine del prossimo anno. Il ritiro della proposta di direttiva era stato chiesto da BusinessEurope, l’associazione degli industriali del vecchio continente di cui fa parte anche Confindustria: eppure, oltre a danneggiare l’ambiente, la manovra di Juncker farà male anche alla green economy. «Con questa scelta si perde una grande occasione di rilancio dell’economia grazie ad una strategia virtuosa e ragionata: il raggiungimento degli obiettivi previsti per il 2030 dalle revisioni delle direttive UE - 70% di riciclo totale - avrebbe comportato benefici potenziali netti per l’Italia fino a 15 miliardi di euro circa», fa notare l’esperto di politiche ambientali e ad di Althesys Alessandro Marangoni. Un tesoretto superiore al valore della candidatura alle Olimpiadi del 2024 dell’Italia, che per ospitare i Giochi dovrebbe spendere circa 10 miliardi di euro.

fonte: www.lastampa.it

Enzo Favoino spiega, durante la visita a Milano del gruppo di Zero Waste France, la raccolta porta a porta dell'organico.#‎zerowaste‬



Zero Waste Italy

Cassonetti interrati e decoro urbano



















l'esempio di Firenze

Firenze, un giorno qualunque. La fotografia molto eloquente rappresenta lo stato dei cassonetti interrati... bello no?
Quei cassonetti interrati sono utilizzabili da chiunque senza tessera... anche da un non residente come me che mi sono trovato a passare per caso da quelle parti. Eppure non vengono usati correttamente.
Dobbiamo ammettere che, anche alla luce di questo esempio, gli abitanti del centro storico di Perugia, bocciando l'idea di Barelli dei cassonetti interrati, ci hanno visto lungo...
Mi piacerebbe invece che l'amministrazione perugina spendesse energie per migliorare il sistema di raccolta porta a porta che, per quanto ne so, con un minimo di organizzazione ha sempre dato ottimi risultati!

Roberto Pellegrino - biologo ambientalista 

fonte: http://www.latramontanaperugia.it

Rifiuti a Roma, nel 2015 arriva il primo centro del riuso.... e a Perugia, a Terni, in Umbria? (ndr)


Dopo l’analisi dei risultati della sperimentazione, condotta l'anno scorso da Zero Waste Lazio e Cittadinanzattiva con delle isole mobili, Roma è finalmente pronta per avere il suo primo centro del riuso.
In un intervista all’agenzia DIRE, l'assessore all’Ambiente di Roma Capitale Estella Marino ha dichiarato che, probabilmente, "nel 2015 riusciamo a inaugurare il primo centro del riuso. Stiamo guardando anche i finanziamenti europei e regionali su questi temi, perchè alcuni canali di finanziamento comunitari sono sul recupero e il riuso e probabilmente con un progetto possiamo attingere a questi fondi”.
La sperimentazione, condotta in 15 domeniche del 2014 per sondare il terreno durante le domeniche ecologiche di Ama nell'ambito del progetto "Te lo regalo se vieni a prenderlo Lazio" (una per ogni Municipio, ad eccezione del V e del XV dove a causa del maltempo l'iniziativa non si è svolta), ha portato a risultati davvero lusinghieri che dimostrano come il riuso e il riutilizzo possano essere un’alternativa reale al conferimento in discarica, con notevoli benefici anche per le tasche dei cittadini romani martoriati dalla TARSU.
Nello scorso anno, sono stati consegnati oltre 1.900 beni, con circa 3000 kg "riusati" (pari al 73.4% del conferito) - segnala l’assessore - “la gran parte donati a chi ne aveva bisogno, addirittura ne arrivavano alcuni ancora imballati". Nel Municipio II la migliore performance per quanto riguarda il numero degli oggetti lasciati alle associazioni di volontariato (426), mentre il primato della maggior quantità (in termini di kg) di beni riutilizzati è andato al Municipio VIII (456). Nel VII, invece, si è registrata la percentuale più alta di riuso (98%).
Secondo le analisi di Zero Waste e Cittadinanza attiva, numerose criticità sono legate al posizionamento inadeguato delle isole ecologiche, poiché le difficoltà nel raggiungerle disincentivano il conferimento, e favoriscono pratiche altamente inquinanti come la cattiva abitudine, delle ditte private, di disfarsi dei calcinacci e dei materiali di risulta affidandoli illegalmente ai nomadi.
Secondo i dati, il successo delle isole pare essere ampiamente determinato dalla loro dislocazione: quelle più centrali nei quartieri hanno registrato percentuali maggiori di utilizzo. “In due/tre Municipi abbiamo deciso che bisognerà trovare un'altra collocazione perchè quando le isole ecologiche non sono di passaggio c'è un ritorno molto più basso”, ha dichiarato l’Assessore.
Per quanto riguarda il primo Centro del riuso, da aprire entro fine anno, "stiamo ragionando con Ama perchè l'idea è posizionarlo a fianco di uno stabilimento o isola ecologica Ama, così il cittadino compie un unico percorso per portare gli oggetti all'isola ecologica o al centro del riuso", ha proseguito l'assessore.
Di gestione affidata ai privati, invece, ha parlato il sindaco Marino. "Stiamo guardando anche alle altre realtà italiane e molto spesso, al di là della proprietà, la gestione è condotta da un altro soggetto- ha spiegato- gli operai dell'Ama si occupano di spazzamento, raccolta e trattamento dei rifiuti, altrove vediamo come si affianchino nella gestione di questi centri, associazioni di volontariato e non solo che forniscono un servizio per il recupero del bene e la messa a disposizione della Comunità. Probabilmente attiveremo forme di bando o partecipazione"

fonte: http://www.romait.it

Rifiuti Zero in Piemonte... A scuola con i lombrichi

IL GLIFOSATO DI MONSANTO ANCHE NEL MIELE

GlifosatoMiele 









Il glifosato, l'erbicida brevettato dalla Monsanto, e spacciato ormai in ogni negozio di agraria sotto diversi nomi continua a impensierire. Lo abbiamo già scritto altre volte, dimostrando la sua capacità di penetrazione. Si trova nella verdura e si trova anche nel pane. Anche perché viene usato ormai ovunque, anche nelle aiuole per cercare di estirpare le erbacce. Ma adesso dagli Stati Uniti arriva uno studio che ci informa su una nuova frontiera valicata dall'agricoltura chimica e industriale: il miele!
Ricercatori della Boston University e Abraxis LLC hanno trovato tracce significative di glifosato nel miele. 
Addirittura il 62% dei mieli convenzionali risultano contaminato, ma udite udite anche il 45% dei mieli biologici sottoposti alla prova, per una presenza che possiamo considerare accidentale, ma che comunque getta forte discredito sulla convivenza delle colture ogm con quelle biologiche.
La spiegazione di questa pervasività in realtà è piuttosto semplice: un'ape può volare ogni giorno e per più volte fino a sei miglia di distanza per cercare il nettare e riportarlo indietro. Risulta davvero difficile per le api, come per tanti altri impollinatori, sfuggire a queste sostanze nei terreni urbanizzati e nei paesaggi agricoli.
L'uso degli erbicidi, riconducibili soprattutto al principio attivo noto come glifosato, prodotto di cui la Monsanto ha detenuto il brevetto esclusivo fino al 2001, e oggi commercializzato sotto diversi nomi da diverse case produttrici, viene largamente utilizzato come un prodotto innocuo. Ma c'è anche un paradosso da svelare: il glifosato purtroppo, seppur ritenuto dannoso per il sistema endocrino e riproduttivo umano (causa malformazioni nel feto, cancro, e tante altre cosucce, ndr), non capiamo bene come, in Italia non viene neppure cercato dalle autorità preposte al controllo. Come conferma l'ultimo rapporto dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) la sua presenza nelle acque è ampiamente confermata anche da dati internazionali, ma il suo monitoraggio, in Italia, è tuttora effettuato solo in Lombardia, dove la sostanza è presente nel 31,8% dei rilevamenti nelle acque superficiali. La verità è che il glifosato si ritrova ormai dappertutto, anche nel latte materno. Bisogna ridurre al più presto l'uso sconsiderato di questo erbicida: una tesi sempre più condivisa anche nel mondo della ricerca scientifica.
Articolo di Dario Scacciavento

Fonte: http://www.naturalnews.com/048661_honey_glyphosates_Roundup.html

Il 5 Marzo a Siracusa Seminario sugli Oli rigenerati negli enti locali


 RIGENERAZIONE-OLI-MINERALI-USATI
Viscolube e Ancitel Energia e Ambiente promuovono l’acquisto degli oli rigenerati negli Enti Locali. La Direttiva Europea 2008/98/CE detta infatti regole chiare e stringenti per la gestione dei rifiuti: lo scopo è ridurre al minimo le conseguenze negative sulla salute e sull’ambiente. Tale Direttiva infatti riconosce la priorità del riciclaggio nella gestione dei rifiuti.
A tale proposito Ancitel Energia e Ambiente e Viscolube, con il Patrocinio dell’ANCI e la collaborazione del Comune di Siracusa, organizzano il 5 marzo a Siracusa il primo seminario informativo gratuito dal titolo: “L’olio rigenerato: una scelta virtuosa per gli Enti locali”. L’evento si terrà dalle ore 9.30 alle 14.00 presso la Sala Borsellino di Palazzo Vermexio (Piazza Duomo, 4).
L’obiettivo è quello di coinvolgere le Amministrazioni Comunali nella sigla di un protocollo di intesa, finalizzato all’adozione di un bando di gara “tipo” per l’acquisto di prodotti green quale è l’olio lubrificante formulato con basi rigenerate, nonchè portare all’attenzione i vantaggi per il Comune che deriverebbero da una scelta virtuosa tramite acquisto di olio lubrificante rigenerato da utilizzare nel trasporto pubblico, negli automezzi dedicati al servizio di igiene urbana e al trasporto scolastico. In occasione dell’evento verrà ufficializzata la firma del protocollo di intesa dei primi Comuni siciliani che adotteranno il bando di gara “tipo”.
Inoltre il programma prevede un approfondimento sulla corretta gestione degli oli esausti nei centri di raccolta comunali con al partecipazione dei tecnici del consorzio obbligatorio COOU. Per partecipare gratuitamente al Seminario di SIRACUSA compila e invia la Scheda di Adesione a: info@ea.ancitel.it o fax. 06 68307563.
Per ulteriori informazioni contattare la Segreteria Organizzativa: tel. 06 6833058 Il Programma al seguente LINK

fonte: www.ciaccimagazine.org

Nei #‎comunivirtuosi‬ è più quello che non vedi.


"A ‪#‎Colorno‬ ci arrivi costeggiando il torrente Parma, con il centro storico sulla destra e lo sguardo rivolto a quel palazzo al quale pensavi prima ancora di essere partito; a ‪#‎Monsano‬ ci arrivi arrampicandoti sulle colline della valle dell'Esino e resti incantato dai bastioni medievali a ‪#‎Capannori‬ invece quando ci arrivi il navigatore ti indica un’uscita dell’autostrada che poi non c’è.
Anche le indicazioni stradali ti fanno pensare che sei arrivato. Poi ti accorgi che è solo un po’ più in là. Poi cerchi la città e non la trovi. In realtà la stai attraversando, ma ti accoglie con discrezione, ti avvolge e ti porta dentro di sé senza che te ne accorgi. Capannori, così come tutti i Comuni Virtuosi sono tanto di più di quel che vedi. Anzi i ‪#‎comunivirtuosi‬ sono più quello che non vedi.
E forse è per questo motivo che la strategia Rifiuti Zero, Zero consumo di suolo e tanti progetti di sostenibilità sono nati e cresciuti qui.
Strategie che guardano a quello che non c’è, che non deve esserci. La strategia della leggerezza! Luoghi ideali per meditare."
(Roberto Cavallo - Presidente di E.R.I.C.A)

Robin tax cancellata? “È il momento giusto per introdurre la carbon tax”

Il mancato gettito derivante dalla cancellazione della Robin tax si può coprire con l'istituzione della carbon tax, che andrebbe accompagnata da un taglio ai sussidi alle fossili. A chiederlo una risoluzione presentata alle Camera. In Italia la tassa sul carbonio sarebbe già prevista, ma la norma rischia di rimanere sulla carta.

Come sappiamo, una sentenza della Consulta dell'11 febbraio ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'addizionale IRES a carico dei soggetti operanti nei settori energetico, petrolifero e del gas, la cosiddetta Robin tax, introdotta nel 2008 e dal 2013 estesa anche ad alcune aziende delle rinnovabili. Per recuperare quel gettito è il momento di introdurre la carbon tax, propone una risoluzione presentata ieri alla Camera (Commissioni Finanze e Ambiente) dai deputati di Sel Zaratti, Paglia e Pellegrino (testo allegato in basso)
La sentenza della Corte Costituzionale, che non ha effetti retroattivi solo per salvaguardare il principio costituzionale dell'equilibrio di bilancio, dovrebbe infatti comportare minori introiti per le casse dello Stato per circa 1,3 miliardi di euro l'anno (non 11,3 come erroneamente riportato nel testo dell'interrogazione). La necessità di recuperare il consistente gettito che viene a mancare in conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale, deve essere l'occasione per introdurre nel nostro Paese nuove forme di fiscalità ambientale che rivedano le imposte sull'energia e sull'uso delle risorse ambientali nella direzione della sostenibilità e di una crescita verde”, si legge nel testo (allegato in basso).
Per questo la risoluzione impegna "il Governo ad avviare la revisione della disciplina delle accise sui prodotti energetici in funzione del contenuto di carbonio". Il gettito recuperato dall'introduzione della carbon tax, si legge “sia destinato prioritariamente agli interventi volti alla tutela dell'ambiente, in particolare alla diffusione delle tecnologie e delle produzioni a basso contenuto di carbonio e delle energie rinnovabili”.
Infine, dopo aver citato la stima di Legambiente di 9,11 miliardi di euro l'anno "in sussidi e finanziamenti pubblici alle fonti fossili che il Governo italiano elargisce annualmente", si chiede di “rivedere e ridurre i sussidi e i finanziamenti pubblici alle fonti fossili climalteranti che vengono destinati annualmente, a cominciare dalle industrie del carbone, petrolio e gas.”.
Nel nostro Paese una carbon tax limitata ai carburanti per atotrazione di 30 euro a tonnellata di CO2, a fronte di un rincaro della benzina di 7 eurocent al litro, pari allo 0,5%, produrrebbe entrate per 2,5-3 miliardi all'anno, stima Gianni Silvestrini, presidente del Coordinamento FREE che di recente convegno ha rilanciato la proposta.
In Italia, ricordiamo, la carbon tax è già prevista dall'articolo 15 della legge di delega fiscale (l.11 marzo 2014, n. 23). Il Governo, vi si legge, è delegato ad introdurre nuove forme di fiscalità “finalizzate a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili, e a rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull'energia elettrica, anche in funzione del contenuto di carbonio e delle emissioni di ossido di azoto e di zolfo”.  Il gettito, secondo la delega, dovrà essere destinato “prioritariamente alla riduzione della tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro generato dalla green economy, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili, nonché alla revisione del finanziamento dei sussidi alla produzione di energia da fonti rinnovabili”. Parole non a caso riprese dalla risoluzione presentata alla Camera.
Peccato che la delega in questione rischi di rimanere inattuata e dunque la tassa sulla CO2 possa non concretizzarsi: l'articolo citato infatti rimanda alla proposta di modifica della direttiva europea in materia di tassazione dei prodotti energetici (2003/96/CE). Proposta che è stata ritirata a fine dicembre.

fonte: www.qualenergia.it

Ruben, il ristorante di Milano dove si mangia con 1 euro

Centocinquanta persone, in temporanea difficoltà, cenano qui ogni sera. Un locale accogliente e luminoso, con un bacheca con le offerte di lavoro.

Ruben, il ristorante di Milano dove si mangia con 1 euro 

RUBEN RISTORANTE SOLIDALE MILANO -

Un luogo accogliente, caldo, elegante. Con quadri alle pareti, design essenziale ma raffinato, e perfino fasciatoi per le famiglie che arrivano con i neonati. Può sembrare l’ultima creatura della movida milanese, e invece è un ristorante ispirato alla solidarietà e alla lotta agli sprechi: stiamo parlando di “Ruben”, creato dalla famiglia Pellegrini, attraverso la Fondazione dedicata al patron Ernesto, che gestisce oltre cinquecento mense. Siamo nel quartiere Giambellino e “Ruben”, con un conto che non supera 1 euro, offre un menù completo (compresi i pasti per i celiaci) alle persone in temporanea difficoltà.

COME ACCEDERE A RUBEN, IL RISTORANTE SOCIALE DI MILANO -

Per entrare ci vuole una tessera che viene consegnata sulla base di alcuni requisiti, a partire appunto da una fase delicata e difficile della propria vita. Una fase temporanea, perché Ruben non fa la concorrenza ai centri della Caritas. Genitori separati, universitari che fanno fatica a pagare le rette di iscrizione, immigrati, disoccupati temporanei in attesa di un nuovo lavoro. Per loro, tutte le sere c’è il tavolo pronto, la cena servita in un posto accogliente, una piacevole compagnia per non sentirsi soli (la solitudine è il primo effetto delle difficoltà che possono stravolgere una vita).

RUBEN, IL RISTORANTE DOVE SI MANGIA A 1 EURO -

Al momento, da Ruben ogni sera vengono accolte 150 persone, ma siamo ancora nella fase sperimentale ed entro la primavera si pensa di raddoppiare i coperti con un doppio turno di cene. Un ultimo ma significativo dettaglio: sulla parete accanto alla coda per la mensa di Ruben c’è anche una bacheca con diversi annunci. La proposta di un’attività di volontario ma anche offerte di lavoro: chissà che, grazie a una cena a 1 euro, qualcuno dei frequentatori di Ruben non abbia anche la fortuna di trovare un posto.

fonte: www.nonsprecare.it

 

Per una seria opposizione alla devastazione territoriale che il Gasdotto Brindisi-Minerbio provocherà!


Sabato, 21 Febbraio 2015, alle ore 16, a Foligno -Umbria-, presso la libreria Carnevali, c'è stato un incontro riguardante il Gasdotto Brindisi - Minerbio,indetto dal Comitato No Devastazioni Territoriali Umbria.

Hanno partecipato cittadini provenienti da Gualdo Cattaneo, Foligno, Assisi, Spoleto, Perugia, Associazioni culturali e sportive, l'Associazione Casa Rossa Di Spoleto, Cobas PG, M5S di Foligno,Unione Sindacale di Base PG.
Il Comitato NO TUBO (Abruzzo Marche Umbria) No Al Gasdotto Brindisi Minerbio non ha potuto partecipare, ma c'è stato comunque un contatto telefonico con suoi esponenti.
I cittadini e le citate organizzazioni hanno deciso di mantenersi in contatto e di fare azioni comuni al fine di contrastare lo scellerato progetto.Alla fine dell'incontro, è stata stilata questa comune e pubblica dichiarazione:
 "Il Gasdotto Brindisi-Minerbio sta procedendo rapidamente verso la conclusione del procedimento per la sua autorizzazione.Infatti, è stata  fissata a Roma, presso il Ministero dello sviluppo economico, Martedì 24 Febbraio alle ore 10,00 la Conferenza dei servizi per autorizzare la costruzione del Metanodotto nel tratto 
Sulmona- Foligno, artatamente separato dall'opera definitiva, che partendo da Brindisi arriverà a Minerbio, passando, appunto, per Sulmona e Foligno.
 
Sono state convocate le Regioni ABRUZZO,UMBRIA, LAZIO, MARCHE, le Province di L'Aquila, Perugia, Macerata, Pescara ,Rieti, le  Comunità Montane ed i 26 Comuni interessati all'attraversamento dell'Opera.
Di fronte ad un Governo nazionale, che appare schiacciato sulle posizioni della Snam, impresa, che dovrebbe realizzare i lavori, e che disattende la risoluzione della Camera dei Deputati, che impegna il Governo a far modificare il percorso del tracciato, le delibere degli Enti Locali, per prime le Regioni, contrarie al progetto, possono avere un peso solo se sostenute da una conseguente azione politica e se si mettono in campo tutti i mezzi tecnici e legali atti a contrastare il devastante progetto della Snam.
 
Ma da parte delle Regioni Umbria e Marche s'è assistito solo a dichiarazioni di facciata; pertanto, rivolgiamo un appello alle categorie produttive ed alle associazioni, affinché FACCIANO SENTIRE LA LORO VOCE!I soli valori economici degli Appennini sono il Territorio plasmato dall'uomo nei secoli, il paesaggio, l'ambiente, che, ora, rischiano di venire in modo irreparabile distrutti con la costruzione dell'ennesima, inutile, costosa e supposta GRANDE OPERA.

Cittadini liberi ed indipendenti di Gualdo Cattaneo, Foligno, Assisi, Spoleto, Perugia.
Comitato No Devastazioni Territoriali Umbria
ASSOCIAZIONE CASA ROSSA DI SPOLETO
Cobas PG
M5S FolignoUnione Sindacale di Base PG.

MONNEZZA DI STATO.



Antonio Giordano, oncologo e docente alla Temple University di Philadelphia, e il giornalista Paolo Chiariello firmano un libro che ripercorre la storia dello scempio che ha portato alla terra dei fuochi tra le provincie di Napoli e Caserta, tra stato colluso, politica inerte, scienza negazionista e stampa omertosa.
Un testo in cui si evidenziano i danni incalcolabili provocati dall'interramento di rifiuti tossici prodotti da imprenditori senza scrupoli e affidati per la smaltimento ai padrini del clan dei Casalesi. Un libro in cui viene documentato con atti giudiziari, sentenze e inchieste ancora in corso, il patto scellerato siglato tra una camorra imprenditrice rapace e uno Stato rappresentato da uomini in odore di mafia o condannati per mafia.
Due competenze diverse per valutare, ciascuno dal proprio punto di vista, le cause di una catastrofe ambientale senza precedenti e per proporre le possibili soluzioni. Un libro che, nel ripercorrere alcune delle più significative vicende giudiziarie degli ultimi anni, analizza i dati scientifici relativi all’aumento di patologie tumorali e malformazioni congenite, divulgando, in modo semplice e comprensibile una realtà terribilmente complessa. «Una battaglia di verità necessaria per conoscere ed invertire la rotta dell’autodistruzione».

Qui un video di presentazione


Umbria verso Rifiuti Zero

Eternit: "Allungare la prescrizione non è sufficiente"

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Roma, - «Durissima la motivazione della sentenza della Cassazione sul processo Eternit che mette in dubbio l'intera impalcatura della procura di Torino. Noi del Movimento 5 Stelle abbiamo presentato un emendamento alla legge su ecoreati per legare la prescrizione - che comunque abbiamo raddoppiato - anche agli effetti del reato. Esistono reati istantanei con effetti permanenti», dicono i parlamentari delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato.
«Questa modifica cambierebbe l'inizio della decorrenza dei termini andando ad incidere proprio su reati come quelli legati all'amianto, che comportano malattie, come il mesotelioma pleurico, con decenni di latenza. Non basta quindi, come auspica il Pd, allungare i termini della prescrizione ma bisogna legarla agli effetti del reato».

Anche i cartoni della pizza si possono riciclare. (Non buttateli nell'indifferenziato salvo casi gravi)

In occasione della fine ormai vicina della seconda fase delle Cartoniadi, forniamo indicazioni sul corretto conferimento del cartone della pizza. Benedetto Laneri, direttore di Cartesio: "Se non è troppo imbrattato il cartone può essere conferito nella differenziata"
Anche i cartoni della pizza si possono riciclare. (Non buttateli nell 
In vista della fine, ormai non troppo lontana, della seconda fase delle CarTOniadi, un tema sempre attuale è quello riguardante il corretto smaltimento dei cartoni della pizza. Un imballaggio tra i più comuni e familiari, se si considera che in media, secondo i dati Astra, è presente nelle case degli italiani almeno una volta alla settimana. Da qui le domande: in quale cassonetto va gettato dopo l'utilizzo? Molti danno per scontato che vada nell'indifferenziato, ma non è così: è cartone.

Secondo le generali regole che si leggono che indicano il corretto comportamento, il cartone della pizza va conferito nei contenitori condominiali o stradali della carta solamente se la "carta è pulita". Una frase così semplicistica potrebbe portare ad una conclusione sbagliata, come “essendosi macchiato con l'olio o il pomodoro della pizza, allora l'imballaggio va gettato nell'indifferenziato” (o, a secondo delle scuole di pensiero, nell'umido).

Da un'indagine svolta a Torino è emerso, in effetti, che la reazione più diffusa sia proprio questa, ovvero gettare il cartone della pizza nella spazzatura indifferenziata. E a dare una risposta di questo tipo sono in primis proprio coloro che le pizze le sfornano.Eco dalle Città ha intervistato i titolari di una quindicina di pizzerie presenti nei vari quartieri del capoluogo piemontese, da “Amici Miei” a “Le Rondini”, dalla “Cantinella al “Padellino” e alla “Capricciosa”, solo per citarne alcune, e il risultato emerso è che , tra questi, solamente tre su 15 hanno dichiarato che getterebbero il cartone della pizza nella differenziata, tutti gli altri la conferirebbero, invece, insieme ai rifiuti non recuperabili.

Un dato così importante questo, quanto esemplificativo delle “cattive” abitudini che spesso i cittadini hanno nei confronti della gestione dei rifiuti. Certo il cartone della pizza va pulito, nel senso del semplice passaggio di una forchetta o tovagliolo. Ma a rassicurare sul fatto che il cartone della pizza, anche se presenta qualche alone di olio, per esempio, possa comunque “meritare” di andare a riciclo è Benedetto Laneri, direttore del servizio Cartesio di Torino, che precisa come “troppi formalismi” sul tema comportano la perdita di tanto materiale prezioso per il riciclo della carta.

Come ricorda il rifiutologo di Amiat o le regole di Comieco , il contenitore della pizza se è pulito  va, ovviamente, gettato insieme alla carta, come un normale cartone da imballaggio. Se invece è visibilmente sporco di olio, mozzarella o pomodoro, le operazioni da fare sono diverse: innanzitutto ricordarsi di “salvare” il coperchio e le parti laterali dell'imballaggio, in genere puliti. In secondo luogo, quanto alla parte su cui poggia la pizza, è necessario spendere pochi secondi di tempo per capire quale comportamento assumere. Se la parte è inesorabilmente imbrattata di cibo va tolta e buttata insieme all'indifferenziato (come indica, per esempio, il rifiutologo del comune di Torino), o nell'umido (come indica, invece, Amsa per il comune di Milano nella "guida alla raccolta differenziata"). Se, ancora, le macchie lasciate dalla pizza possono essere asportate in modo semplice raschiando con un coltello o con una forchetta, il cartone può prendere posto accanto agli altri imballaggi in carta e cartone.

Il vantaggio sarà di aver “salvato” dalla spazzatura una quantità cospicua di materiale a base cellulosica e di aver contribuito con il proprio senso civico ad avviarla al ciclo di riciclaggio.


fonte: www.ecodallecitta.it