Rossano Ercolini, Zero Waste Europe Foundation: “Con il progetto
Eco-Pulplast abbiamo dimostrato che dalle plastiche eterogenee è
possibile produrre prodotti di qualità. E ciò che rappresenta un
problema, lo scarto di pulper che va in discarica o incenerito, diventa
un’opportunità”
Il riciclo delle plastiche eterogenee è ancora difficile. Per quale motivo? Lo abbiamo chiesto a Rossano Ercolini, Zero Waste Europe Foundation: “Da punto di vista tecnico perché suppone processi di additivazione.
A differenza dei polimeri omogenei, le plastiche eterogenee non legano
tra di loro e hanno quindi bisogno di leganti”. Ma ciò impedisce di
fabbricare nuovi prodotti? No. “Una volta che abbiamo presente qual è il
manufatto da produrre esistono ricette, prodotto per prodotto, che
permettono di aggiungere i polimeri essenziali per dar vita a un
prodotto di plastica seconda vita. Questo tipo di produzione presuppone
un processo di estrusione integrato con lo stampaggio. La novità
importante è infatti connettere le linee di estrusione con lo stampaggio
finale in base a quello che si vuole produrre”. Se volessimo fare un
paragone culinario, come ogni piatto ha i suoi ingredienti, ogni
prodotto ha la sua additivazione.
Ci sono poi le difficoltà di mercato.
Ercolini ricorda le forme di “incentivazione dell’industria del
plasmix” che permetterebbero di avere un mercato per questi manufatti
“Andrebbe applicata la legislazione sugli acquisti verdi da parte della
pubblica amministrazione. In questo modo verrebbe fornita una sorta di
corsia preferenziale al mercato dei prodotti in plastica seconda vita.
Gli appalti pubblici, che pesano il 7% del PIL italiano, dovrebbero
prevedere l’utilizzo per almeno il 30% di prodotti ottenuti con
materiali da riciclo. Gli enti pubblici che non applicano questa norma
dovrebbero essere sanzionati, cosa che invece non avviene” sottolinea
Ercolini che si appella all’associazione dei Comuni: “L’Anci deve
chiedere che si rispetti il green public procurement e si dia più
cogenza alla normativa vigente per obbligare ad acquistare verde. Da
solo questo mercato, salvo eccezioni, ha difficoltà a superare la fase
di start up iniziale”.
Nonostante le difficoltà richiamate sopra, questi prodotti stanno diventando sempre più interessanti.
È il caso dell’arredo di parchi e giardini dove la funzionalità dei
prodotti in plastica eterogenea si fa preferire in sostituzione del
legno. Una testimonianza di riciclo delle plastiche eterogenee arriva
poi dalla zona di Lucca dove nel 2015 ha preso vita il progetto Life Eco-Pulplast per
il riciclo degli scarti plastici di cartiera. Capofila del progetto è
Selene, tra le aziende leader in Italia nel settore degli imballaggi
flessibili in plastica. Gli altri partner sono Lucense, organismo di
ricerca e soggetto gestore del Polo di Innovazione di Regione Toscana
per il settore cartario, Serv.eco., consorzio delle cartiere del
Distretto Cartario lucchese e Zero Waste Europe Foundation.
Già segnalato sul sito del Ministero dell’Ambiente come “progetto del mese”
lo scorso giugno, il progetto Eco-Pulplast ha portato all’ubicazione
nell’azienda Selene di un impianto in grado di trasformare lo scarto di
pulper che proviene dalle cartiere. Questo scarto è formato
principalmente dalla frazione plastica che impropriamente finisce nei
maceri della raccolta differenziata della carta. Si tratta di
plastica eterogenea: bustine, poliaccoppiati, sacchetti, etc. Grazie al
progetto questo scarto oggi si trasforma in centinaia di nuovi pallet
prodotti con plastica seconda vita. “L’obiettivo - afferma Ercolini - è
produrre milioni di pezzi in un anno sostituendo il ricorso ai pallet in
legno con pallet seconda vita. Dal punto di vista tecnico abbiamo visto
che è possibile. Il prodotto finale è esteticamente bello, scomponibile
e può essere soggetto a nuovo riciclo quando non è più riparabile”.
“Si
tratta certo di un progetto pilota ma abbiamo dimostrato che dalle
plastiche eterogenee è possibile produrre prodotti di qualità. E ciò che
rappresenta un problema, lo scarto di pulper che oggi va in discarica o
viene incenerito, diventa un’opportunità. Mi auguro che i soggetti
interessati inizino a prendere in considerazione il recupero del plasmix
sotto forma di materia e non di energia. Sullo sfondo - conclude
Ercolini - rimane tuttavia la troppa plastica in circolazione,
soprattutto usa e getta. Cominciamo a ridurne il ricorso così
liberistico e irrazionale che ne viene fatto. Il problema della qualità
ambientale e la tutela della biodiversità marina ci impongono una pausa
di riflessione su questo tema per investire di più sulla salute dei mari
e sulla riduzione delle plastiche”.
fonte: www.ecodallecitta.it