Nel centro abitato della frazione di Trestina (Comune di Città di Castello) insiste un'industria di trattamento rifiuti speciali non pericolosi, esattamente, fanghi prodotti da un'azienda chimica, sita a Ferrara, che produce catalizzatori per la sintesi.
Dai fanghi viene ricavato “biossido di
titanio”, che, se necessario, viene pure raffinato per
evitare la formazione di grumi, e infine
insacchettato con sistemi automatici ad aria compressa
per poter essere commercializzato per
l’utilizzo nel campo dell’edilizia e dell’industria in
generale.
Nonostante l'Agenzia Internazionale per
la ricerca sul cancro abbia classificato il biossido di
titanio come “possibile
cancerogeno per gli esseri umani”( https://monographs.iar c.fr/ENG/Publications/techrep4 2/TR42-4.pdf
) e nonostante l’area, ove sono ubicati i ricettori più
prossimi all’opificio, sia classificata in classe IV
“aree di intensa attività umana” (DPCM
14.11.1997), ebbene, non ci crederete, ma l'impianto non
è mai stato sottoposto a valutazione d'impatto
ambientale (!).
La valutazione d'impatto ambientale
(VIA) è un procedimento amministrativo che serve ad
assicurare che l’attività industriale sia compatibile
con le condizioni per uno sviluppo sostenibile; da una
parte, mettendo al centro dell’attenzione l’uomo di cui
va protetta la salute e va garantita la migliore qualità
della vita attraverso miglioramenti ambientali e,
dall’altra, proteggendo e mantenendo le specie e
conservando la capacità di riproduzione degli ecosistemi
in quanto essenziali per la vita.
Con
inspiegabile sorpresa, Regione Umbria, con
determinazione dirigenziale n. 7269 del 5 agosto 2016,
ha escluso il procedimento di valutazione di impatto
ambientale (VIA) del Progetto "Modifica di impianto
autorizzato al recupero di fanghi in Loc. Trestina nel
Comune di Città di Castello", limitandosi ad affermare semplicemente che “dalle
risultanze istruttorie del procedimento è emerso che
il progetto in argomento non comporta impatti negativi
e significativi sull’ambiente”.
Tale scarna motivazione,
nonostante il contesto in cui l'opificio ricade e
l'esercizio continuo dello stesso (emissione di fumo
giorno e notte), non contiene alcuna valutazione circa l’assenza
o meno di potenziali impatti per l’ambiente e, di
conseguenza, per la salute.
Purtroppo, la Regione Umbria
troppo spesso non motiva l'esclusione della valutazione
d'impatto ambientale, emettendo provvedimenti d'identico
scarno tenore e con le solite ripetute formule di rito.
Innanzi
ad un
impianto, che ricava (produce) biossido di titanio, nel
cuore di una frazione, densamente abitata, quale
Trestina, il
provvedimento di
esclusione dalla VIA, per quanto connotato da un
amplissimo margine di discrezionalità, è comunque
sindacabile, anche sotto il profilo della palese assenza
o insufficienza della motivazione o della manifesta
carenza dei presupposti. Motivazione
che, nel caso di specie, è stata del tutto obliterata o
comunque formulata in modo alquanto lacunoso rispetto a
taluni evidenti individuabili presupposti.
Preme
sottolineare che, nel caso di specie, era tanto più
necessaria la motivazione di esclusione, ove soltanto
si consideri la presenza di criticità ambientali, in
particolare, la presenza di “aree
di intensa attività umana” nonché la classificazione
della stessa attività industriale quale
"INDUSTRIA INSALUBRE", come si legge nell'elenco delle
industrie insalubri approvato con D.M. 5/9/1994, lettera
A) "Sostanze chimiche e fasi interessate dell'attività
industriale", numero
112) "Titanio biossido: produzione" .
La
normativa prescrive il ricorso alla VIA “Se
il progetto ha possibili impatti
negativi e significativi sull’ambiente”.
Dunque
l’esclusione dalla VIA richiede un determinato grado di
certezza circa l’assenza di impatti negativi.
In
caso di incertezza o di impatto anche solo potenziale si
ricorre sempre e comunque alla VIA.
E
ciò in ossequio al principio di matrice comunitaria di
massima precauzione in materia di tutela dell’ambiente
(art. 191, par. 2, T.F.U.E.).
Proprio
perché lo stato dei fatti e degli atti non sembra
rassicurare circa l’assenza di qualsivoglia impatto
sulle matrici ambientali interessate dall'impianto, già
autorizzato con determinazione provinciale 5662 del 13
giugno 2007, corre la necessità del "Comitato Salute
Ambiente - Calzolaro Trestina Alto Tevere Sud" di
esigere e ottenere delle rassicurazione tecniche, non
unilaterali all'Azienda, come sinora si è cercato di
fare, bensì con indagini che siano garanzia
d'imparzialità o, quantomeno, compiute in
contraddittorio tra le parti.
"Comitato Salute Ambiente -
Calzolaro Trestina Alto Tevere Sud"