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Corepla multata dall’antitrust

AGCM commina una sanzione di 27 milioni al Consorzio per abuso di posizione dominante nel recupero di imballaggi in PET.









L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha inflitto a Corepla una sanzione di 27 milioni di euro per abuso di posizione dominante nel mercato italiano dei servizi di avvio a riciclo e recupero di bottiglie per acqua e bibite in PET. L'istrutturia era stata avviata dall'antitrust nell’aprile del 2019, con termine il 30 ottobre scorso, dopo due rinvii (leggi articolo).

Corepla ha preso atto del provvedimento, respingendo perà le accuse e annunciando un ricorso contro la maxi multa (leggi articolo)

La pesante sanzione giunge dopo che, nell’ottobre dell’anno scorso, l’Autorità aveva già adottato misure cautelari "per una tempestiva eliminazione delle pretese esclusive di Corepla sui materiali rinvenienti dalla raccolta differenziata urbana” (leggi articolo). In luglio Il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso presentato da Corepla che chiedeva di annullare le misure cautelari (leggi articolo).

"L’istruttoria - si legge in una nota dell’AGCM - ha accertato che Corepla ha impedito a Coripet (consorzio autonomo costituito dai produttori di bottiglie in plastica per liquidi alimentari) di accedere alla gestione dei rifiuti plastici riconducibili ai propri consorziati, sia ostacolando il raggiungimento di un accordo del nuovo entrante con l’Anci, sia rifiutandosi di stipulare con Coripet un accordo transitorio, che si era reso necessario per l’impossibilità di siglare direttamente un accordo con l’Anci".


La base giuridica è la violazione dell’art. 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, avendo Corepla " attuato un’articolata strategia volta a ostacolare l’operatività di Coripet, il consorzio costituito dai produttori di bottiglie in plastica per liquidi alimentari, in precedenza aderenti a Corepla, autorizzato ad operare in via provvisoria dal Ministero dell’Ambiente da aprile 2018 sulla base di un progetto innovativo di avvio a recupero e riciclo del PET”.
Per acquisire il diritto ad operare permanentemente sul mercato, infatti, Coripet doveva comprovare la propria capacità operativa entro due anni dalla data di autorizzazione provvisoria, "ma la sua attività è stata ostacolata da una serie di condotte abusive poste in essere da Corepla".

fonte: www.polimerica.it


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L’Antitrust boccia di fatto il sistema dei rifiuti voluto dal Pd toscano

discarica

L’Antitrust ha chiesto di riformare il sistema di smaltimento dei rifiuti.

Dopo un’attenta indagine l’autorità garante della concorrenza nel mercato ha dato vita a un documento di oltre 200 pagine in cui indica a governo e parlamento le linee da seguire per accrescere l’efficienza del settore e tagliare l’impatto dei rifiuti.

L’Antitrust ricorda che in Italia esistono circa mille e 800 aziende attive nella raccolta rifiuti. Ma sono solamente 70 quelle che hanno in dote l’85 per cento del mercato. Ecco perché l’autorità chiede agli enti locali di ricorrere a gare per il servizio con affidamenti che non superino i 5 anni. Un modello – lo ricorda l’Antitrust e lo dice da sempre il M5s – in cui raccolta e trattamento dei rifiuti siano separati.

Ma c’è dell’altro: per l’Antitrust il servizio di raccolta ottimale dovrebbe coprire aree di non oltre 90mila tonnellate o 100mila abitanti. “L’Antitrust, con l’autorevolezza del suo parere,  smentisce apertamente l’impianto della legge regionale 69 voluta dal Pd di Enrico Rossi su  A.T.O. Toscana Costa.

fonte: https://fotonewslivorno.wordpress.com

Antitrust, su gestione rifiuti c'è poca concorrenza, è indispensabile riforma

Alzare eco-tassa e regolamentazione affidata ad Aeegsi 

Antitrust, su gestione rifiuti c'è poca concorrenza, è indispensabile riforma © ANSA 
Nel settore della gestione dei rifiuti solidi urbani "ci sono numerosi blocchi alla concorrenza, e dove non c'è concorrenza si aprono spazi per il malaffare e comportamenti lesivi dell'ambiente, senza contare che con più gare si ridurrebbero i costi. Si può arrivare a una riforma organica del settore che riteniamo ormai indispensabile". Lo ha detto il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella presentando i risultati dell'indagine conoscitiva sui rifiuti urbani realizzata dalla sua autorità. Il quadro che emerge è quello di un mercato con tante imprese nane e poca concorrenza anche per colpa dei frequenti affidamenti diretti senza gare, grandi diversità locali per regole e tariffe e troppi conferimenti in discarica. L'Antitrust nel suo rapporto avanza una serie di proposte per riformare il settore. Per ridurre il conferimento in discarica, circa al 30% del totale contro valori europei inferiori all'1%, l'autorità indica un maggiore ricorso a trattamento meccanico-biologico e termovalorizzazione, "se non dovesse aumentare il riciclo - si legge nel rapporto - servirà un incremento di almeno il 50% dell'attuale capacità di termovalorizzazione" o disincentivando il ricorso alla discarica con l'eco tassa che ora presenta grandi differenze locali passando dai 25 euro a tonnellata del Friuli Venezia Giulia ai 5 della Sardegna. Un altro punto indicato dall'Antitrust sarebbe la possibilità di passare dal modello di regolazione diffuso a un modello centralizzato in cui le competenze potrebbero essere affidate all'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il servizio idrico. L'obiettivo previsto dalla direttiva europea per la quota di riciclo in Italia è pari al 50% entro il 2020, mentre nel nostro Paese è di circa il 39% (dati Eurostat 2013) contro il 65% della Germania, il 58% dell'Austria e il 55% del Belgio. La quota di differenziata e di riciclo, in base alle indicazioni contenute nell'indagine, potrebbe essere ulteriormente incrementata attraverso la raccolta "porta a porta". Per migliorare l'efficienza della filiera occorre privilegiare il ricorso alle gare mantenendo l'affidamento in house dei servizi solo a fronte di un livello medio di efficienza. Gli affidamenti comunque non dovrebbe superare i 5 anni mentre ora arrivano anche a 20 anni. L'autorità spiega poi che bisognerebbe ridefinire i bacini per la raccolta, in modo da differenziarli e ampliarli per le fasi a valle (trattamento meccanico-biologico e termovalorizzazione), con una gestione che disincentivi il conferimento in discarica. Infine l'autorità chiede una riforma del sistema consortile (Conai), al quale viene riconosciuto il merito di aver svolto finora un ruolo fondamentale nell'avvio a riciclo della differenziata, ma che dovrebbe adesso evolversi in un modello concorrenziale per garantire che i produttori di imballaggi rispettino il principio "chi inquina paga" mentre ora sopportano solo il 20% del totale dei costi. In questo modo i produttori sarebbero incentivati a produrre imballaggi facilmente riciclabili. L'autorità sottolinea che una gestione più efficiente avrebbe vantaggi dal punto di vista ambientale, della legalità ma soprattutto economico per una filiera che fattura 23 miliardi i euro l'anno.

fonte: www.ansa.it