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In Europa aumentano i rifiuti, ma crescono riciclo e compostaggio: ecco tutti i dati

Secondo gli ultimi dati Eurostat, nel 2019 la quantità di immondizia pro-capite risulta di oltre mezza tonnellata a persona, il dato più alto dal 2010. In attesa di capire come il coronavirus ha influito sui nostri consumi, lascia ben sperare la decisa diminuzione del conferimento in discarica e l'aumento del riciclaggio












La produzione di rifiuti urbani in Europa continua ad aumentare in maniera preoccupante: secondo gli ultimi dati Eurostat, infatti, nel 2019 la quantità di immondizia pro-capite risulta di oltre mezza tonnellata a persona, il dato più alto dal 2010 (503 kg). In attesa di capire come il coronavirus ha influito sui nostri consumi, il dato resta impressionante.

Negli ultimi anni c’è stato infatti un costante incremento della produzione media di rifiuti urbani e si è passati dai 478 kg del 2013 agli attuali 502 kg. Una crescita che stando ai numeri più recenti si conferma stabile anche in molti Paesi Ue: la Danimarca nel 2019 ha generato il più alto volume di rifiuti di tutt’Europa (844 kg) peggiorando decisamente le sue performance in termini di scarti urbani (814kg) rispetto al 2018 e lo stesso vale per il Lussemburgo (791 kg), la Norvegia (776 kg) e la Svizzera (709 kg).

La Germania si trova al settimo posto di questa triste classifica con 609 kg, più tre kg rispetto al 2018, e ancora in decima posizione troviamo la Francia (546 kg), cui fanno seguito Grecia (524 kg), Portogallo (513 kg) e Olanda con 508 kg.

Anche l’Italia torna in lieve crescita (504 kg) e sale al quattordicesimo posto, mentre tra i Paesi più virtuosi risultano Polonia (336kg), Estonia (369 kg), e Ungheria (387 kg).

Il nostro Paese si mantiene al di sopra della media europea che nel 2019 è di 402 kg pro capite: già partire dal 2017, infatti, i livelli di produzione di rifiuti hanno ricominciato a crescere in maniera costante e per il momento non accennano a diminuire.
Tutti i dati sul riciclo e il compostaggio dei rifiuti urbani

Numeri allarmanti, attenuati solo in parte dai dati positivi sul riciclo e il compostaggio che mostrano come dal 1995 al 2019 risultano pressoché dimezzati i rifiuti smaltiti in discarica, mentre sono addirittura triplicati i materiali riciclati, che passano da 37 milioni di tonnellate (87 kg per persona) a 107 milioni di tonnellate (239 kg a persona).

La capacità di gestione della raccolta differenziata, l’innovazione dei processi produttivi, e la crescente consapevolezza dei cittadini hanno certamente contribuito in maniera significativa a questo risultato ma per un cambio di rotta decisivo serve una strategia comune e l’adozione di modelli di economia circolare che riescano a ridurre la continua generazione di rifiuti.

Rifiuti urbani ed economia circolare: serve un cambio di paradigma

Per raggiungere quest’obiettivo, la Ellen MacArthur Foundation (Emaf) ha già stilato gli obiettivi politici fondamentali che ciascun Paese dovrebbe perseguire: ecodesign, incentivi “green”, formazione specializzata e valorizzazione dei prodotti sono solo alcune delle parole chiave che dovrebbero orientare le scelte delle prossime politiche industriali dei Paesi europei. Per l’Italia molti di questi risultati dipenderanno dalla capacità di gestione delle risorse in arrivo con il Recovery Fund e dalle strategie che il governo Draghi deciderà di mettere in campo con il nuovo Piano per la Ripresa e la Resilienza (Pnrr) approvato dal precedente esecutivo.

fonte: economiacircolare.com

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Milano e 22 città nel mondo per taglio rifiuti entro 2030

-15% quantità prodotta pro capite, -50% in discarica, +70% riciclo


















BRUXELLES - Tagliare del 15% la quantità di rifiuti prodotti da ogni cittadino, dimezzare gli scarti mandati in discarica o negli inceneritori, e aumentare fino al 70% il tasso di riciclo. Tutto entro il 2030. Sono questi gli obiettivi ambiziosi che hanno deciso di darsi 23 città e regioni di tutto il mondo, fra cui Milano, unica in Italia. La dichiarazione 'Verso zero rifiuti' (Advancing towards zero waste) è promossa dalla rete internazionale C40 che, presieduta della sindaca di Parigi Anne Hidalgo, riunisce le grandi città del mondo impegnate nella lotta al cambiamento climatico.

Le 23 firmatarie rappresentano 150 milioni di cittadini e il loro obiettivo, se raggiunto, porterà a un taglio di almeno 87 milioni di tonnellate di rifiuti entro il 2030, contribuendo anche a contenere l'innalzamento della temperatura globale entro un grado e mezzo. Fra i settori più coinvolti c'è la catena di distribuzione del cibo, evitando sprechi e sovrapproduzioni, quella dell'imballaggio, scoraggiando l'uso di plastiche monouso e altri materiali, ma anche la promozione di una cultura del riutilizzo al posto di quella dell'usa e getta. L'avanzamento dell'iniziativa sarà monitorato con relazioni biennali.

fonte: www.ansa.it

Vuoto a rendere: in UK farebbe risparmiare 39 milioni di euro














Vuoto a rendere, quanto conviene in termini economici? Secondo un nuovo studio, condotto in Gran Bretagna, si potrebbero risparmiare 35 milioni di sterline all'anno solo in Inghilterra, circa 39 milioni di euro, grazie alla riduzione delle spese di smaltimento e di conferimento in discarica e considerando anche la necessità di meno contenitori da riciclare.
Se il governo britannico introducesse il cosiddetto “deposit return scheme (DRS)”, per le bottiglie di plastica e altri contenitori destinati alle bevande, i cittadini inglesi potrebbero risparmiare quasi 40 milioni di euro.
Ieri in Italia è partita la sperimentazione del vuoto a rendere, ma in Gran Bretagna ancora si sta valutando se farlo. All'inizio di ottobre, Michael Gove, membro dei conservatori, aveva annunciato che avrebbe lavorato con l'industria per attuare questa politica in Inghilterra.
I vantaggi sono ben noti, sia sotto il profilo ambientale, contribuendo a ridurre l'inquinamento, a anche sotto il profilo economico. Tuttavia, alcune autorità locali hanno espresso preoccupazione nei confronti del vuoto a rendere perché a loro avviso i cittadini lo utilizzerebbero in alternativa al riciclo attraverso i sistemi di raccolta in uso oggi.
Il nuovo studio però ha condotto un'analisi di dati su otto città con tassi di riciclaggio sia elevati che bassi, scoprendo che, piuttosto che andare in perdita, le singole cittadine potrebbero risparmiare fra 60.000 e 500.000 sterline ciascuna soprattutto grazie alle ridotte spese di conferimento in discarica.
Allison Ogden-Newton, direttore esecutivo di Keep Britain Tidy, uno dei gruppi che ha condotto lo studio, ha spiegato
“Non c'è dubbio che l'introduzione di un sistema di rimborso come il vuoto a rendere ridurrebbe lo spreco in questo paese, ma finora c'è stata la preoccupazione di un impatto negativo. Questo rapporto mostra invece che il DRS farebbe risparmiare i governi locali”.
Più di otto milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno in mare e l'80% proviene dalla terraferma. Tanti paesi stanno iniziando a credere sempre di più nel vuoto a rendere: dietro al pagamento di un piccolo contributo cauzionale, poi restituito, si possono riutilizzare le bottiglie.
In Italia, ieri è partita la sperimentazione, che prevede il pagamento da 3 a 5 centesimi di euro. Le speranze che dopo il primo anno, l'iniziativa possa continuare sono tante. In Germania e in Danimarca, dove tale sistema funziona da tempo, vengono restituite oltre il 90% delle bottiglie. In Inghilterra, solo il 57% delle bottiglie di plastica viene riciclato.

fonte: www.greenme.it

LIGURIA: RIFIUTI, APPROVATA MODIFICA DI LEGGE SU TRIBUTO PER CONFERIMENTO IN DISCARICA DEI RIFIUTI SOLIDI. ASSESSORE GIAMPEDRONE: PREMI AI COMUNI CHE RICICLANO DI PIU’. SGRAVI FINO AL 70% DEL TRIBUTO.


Rifiuti, approvata modifica di legge su tributo per conferimento in discarica dei rifiuti solidi
















GENOVA. E’ stata approvata oggi dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore all’Ambiente e alla Protezione civile, Giacomo Giampedrone la modifica alla legge regionale 23 del 2007 relativa alle norme per i tributi previsti per il conferimento dei rifiuti solidi  in discarica. La nuova normativa prevede riduzioni del tributo per i Comuni più ricicloni, cioè che superano il 65% di raccolta differenziata, obiettivo fissato dalla normativa nazionale che doveva essere raggiunto fin dal 2012. Nello specifico i Comuni che riciclano più del 65% (dall’1 al 10%) si vedranno applicare uno sconto sul tributo del 30%, quelli che superano del 10% il quantitativo del 65% di raccolta differenziata avranno una riduzione del tributo del 40%, fino ad arrivare ad una riduzione del 70% nei casi in cui si superi del 25% il tetto stabilito del 65% di raccolta differenziata. “L’obiettivo – spiega l’assessore Giampedrone – è quello di aumentare le detrazioni  per i Comuni virtuosi che riciclano e parallelamente prevedere l’esenzione dell’addizionale per i Comuni che hanno una produzione di rifiuti inferiore di almeno il 30% rispetto alla media regionale”.  Per questi Comuni la legge prevede l’esenzione del pagamento dell’addizionale per il conferimento dei rifiuti in discarica. La normativa approvata oggi dalla Giunta Toti prevede inoltre che l’intero ammontare del gettito del tributo previsto per chi conferisce i rifiuti in discarica sia totalmente destinato a programmi ambientali. “Abbiamo portato in Giunta questa modifica di legge – spiega l’assessore Giampedrone - che va nella direzione da noi sempre auspicata di una promozione di misure di green economy, come già indicato nella nostra legge sulla raccolta differenziata, sulla base del contesto normativo nazionale ed europeo. Non ci bastava il principio del riallineamento tra le regioni, ma abbiamo voluto introdurre il concetto virtuoso degli sgravi fiscali. Alla base vi è un principio di buona amministrazione che non prevede un aumento di costi, ma la rimodulazione dei tributi in funzione dei risultati di raccolta differenziata conseguiti dai Comuni e  la non applicazione dell’addizionale in caso di minor produzione, rispetto alla media del bacino di riferimento, proprio per sollecitare un minor smaltimento di rifiuti e favorire il riciclo.  Inoltre  già dalla fine di quest’anno, sul capitolo ambientale, potranno essere a disposizione nuove risorsem,  pari a circa 5 milioni di euro, che rappresentano il gettito presunto, secondo una stima dei nostri uffici, che potrà essere destinato all’ambiente”.  Il nuovo ddl è pronto adesso a seguire l’iter in commissione per poi essere approvato in consiglio regionale. “Da parte nostra ci sarà la massima apertura ai contributi di tutte le forze politiche – conclude Giampedrone -  a patto che venga rispettata la tendenza data, fin dall’inizio, dall’attuale Giunta regionale di incentivare al massimo la raccolta differenziata e disincentivare la produzione di rifiuti”.

fonte: http://www.regioni.it/

Antitrust, su gestione rifiuti c'è poca concorrenza, è indispensabile riforma

Alzare eco-tassa e regolamentazione affidata ad Aeegsi 

Antitrust, su gestione rifiuti c'è poca concorrenza, è indispensabile riforma © ANSA 
Nel settore della gestione dei rifiuti solidi urbani "ci sono numerosi blocchi alla concorrenza, e dove non c'è concorrenza si aprono spazi per il malaffare e comportamenti lesivi dell'ambiente, senza contare che con più gare si ridurrebbero i costi. Si può arrivare a una riforma organica del settore che riteniamo ormai indispensabile". Lo ha detto il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella presentando i risultati dell'indagine conoscitiva sui rifiuti urbani realizzata dalla sua autorità. Il quadro che emerge è quello di un mercato con tante imprese nane e poca concorrenza anche per colpa dei frequenti affidamenti diretti senza gare, grandi diversità locali per regole e tariffe e troppi conferimenti in discarica. L'Antitrust nel suo rapporto avanza una serie di proposte per riformare il settore. Per ridurre il conferimento in discarica, circa al 30% del totale contro valori europei inferiori all'1%, l'autorità indica un maggiore ricorso a trattamento meccanico-biologico e termovalorizzazione, "se non dovesse aumentare il riciclo - si legge nel rapporto - servirà un incremento di almeno il 50% dell'attuale capacità di termovalorizzazione" o disincentivando il ricorso alla discarica con l'eco tassa che ora presenta grandi differenze locali passando dai 25 euro a tonnellata del Friuli Venezia Giulia ai 5 della Sardegna. Un altro punto indicato dall'Antitrust sarebbe la possibilità di passare dal modello di regolazione diffuso a un modello centralizzato in cui le competenze potrebbero essere affidate all'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il servizio idrico. L'obiettivo previsto dalla direttiva europea per la quota di riciclo in Italia è pari al 50% entro il 2020, mentre nel nostro Paese è di circa il 39% (dati Eurostat 2013) contro il 65% della Germania, il 58% dell'Austria e il 55% del Belgio. La quota di differenziata e di riciclo, in base alle indicazioni contenute nell'indagine, potrebbe essere ulteriormente incrementata attraverso la raccolta "porta a porta". Per migliorare l'efficienza della filiera occorre privilegiare il ricorso alle gare mantenendo l'affidamento in house dei servizi solo a fronte di un livello medio di efficienza. Gli affidamenti comunque non dovrebbe superare i 5 anni mentre ora arrivano anche a 20 anni. L'autorità spiega poi che bisognerebbe ridefinire i bacini per la raccolta, in modo da differenziarli e ampliarli per le fasi a valle (trattamento meccanico-biologico e termovalorizzazione), con una gestione che disincentivi il conferimento in discarica. Infine l'autorità chiede una riforma del sistema consortile (Conai), al quale viene riconosciuto il merito di aver svolto finora un ruolo fondamentale nell'avvio a riciclo della differenziata, ma che dovrebbe adesso evolversi in un modello concorrenziale per garantire che i produttori di imballaggi rispettino il principio "chi inquina paga" mentre ora sopportano solo il 20% del totale dei costi. In questo modo i produttori sarebbero incentivati a produrre imballaggi facilmente riciclabili. L'autorità sottolinea che una gestione più efficiente avrebbe vantaggi dal punto di vista ambientale, della legalità ma soprattutto economico per una filiera che fattura 23 miliardi i euro l'anno.

fonte: www.ansa.it