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Smartphone e computer rigenerati: ecco quanto si risparmia e perché fanno bene all’ambiente

Dai computer agli smartphone (iphone inclusi), dalle stampanti agli elettrodomestici: sono tanti i dispositivi elettronici reimmessi nel mercato



Riparare, ammodernare e rimettere in circolo è un perfetto esempio di economia circolare.

Con l’espressione inglese “refurbished” – traducibile in italiano con “rigenerato” o “ricondizionato” – si indicano tutti quei prodotti elettronici usati – come computer fissi, laptop, smartphone, tablet e stampanti – che, dopo essere stati controllati, eventualmente riparati, aggiornati e testati sia a livello hardware che software, sono pronti per essere rivenduti.

Da dove provengono i prodotti da rigenerare

Non esiste una regola unica, ma riportiamo alcune tra le casistiche più frequenti.

Possono essere, ad esempio, i prodotti resi dai clienti nell’arco temporale offerto da alcuni negozi per esercitare il “diritto al ripensamento” o altrimenti modelli con piccoli difetti estetici ma non funzionali, prodotti con danni agli imballaggi originali (ma non al prodotto). Vi sono poi quelli restituiti in garanzia e riparati dai centri di assistenza o i device restituiti alla scadenza di un leasing o di un noleggio.

Dove acquistare computer e smartphone refurbished

Sono molte le realtà che mettono a disposizione prodotti ricondizionati. Vi sono dei negozi o delle attività specializzate proprio in refurbished come Reware, cooperativa sociale che intercetta i computer dismessi prima che diventino rifiuti prematuri. Pensate che, solo nel 2015, la cooperativa ha rigenerato quasi 6 tonnellate di apparecchiature informatiche (circa 1.500 computer) e stima di averne raddoppiato la vita utile facendola passare da una media di 4 anni a una media di 8 anni. “Vivendo il doppio” di fatto se ne riduce della metà l’impatto ambientale visto che, riutilizzando i prodotti rigenerati, si evita l’acquisto di nuovi esemplari equivalenti.

L’altro consiglio è poi quello di contattare i negozi di informatica della propria città. Sono molti quelli che, assieme ai nuovi esemplari, offrono la possibilità di acquistare i prodotti rigenerati. Spesso vi è poi un’apposita sezione anche nei negozi e negli e-commerce dei megastore.

Il caso dei ricondizionati Apple

Quali sono i prodotti ricondizionati maggiormente ricercati dalle persone? Andando ad interrogare uno dei software che registrano le ricerche effettuate sulla rete, tra le risposte più frequenti troviamo i prodotti Apple come Iphone e Mac. L’azienda di Cupertino ha una sezione dedicata proprio ai rigenerati sul proprio portale ufficiale.

Come indicato sul sito, assicurano che il dispositivo sarà “come nuovo” con uno sconto del 15%, sarà coperto da garanzia, assistenza della casa madre e con possibilità di restituzione entro 14 giorni. Visitando il portale è possibile trovare diversi modelli di iPhone, MacPro e iPad. Ovviamente non sono disponibili tutti i modelli ma, considerati gli sconti, ci si potrebbe accontentare…
Quanto si risparmia scegliendo apparecchi ricondizionati

Perché acquistare un prodotto rigenerato? Sicuramente per il risparmio ambientale considerato che, con molta probabilità, si ridurrebbe il numero di device che verrebbero buttati e quelli che sarebbe necessario costruire ex novo.

Il vantaggio che, probabilmente, viene percepito con maggiore interesse è innanzitutto quello economico: acquistando un apparecchio rigenerato si spende mediamente meno. Quanto? Dipende da molteplici varianti: sull’ecommerce di Apple lo sconto è del 15%, ma, se visitiamo l’apposita sezione sul sito di Mediaworld, noteremo che gli sconti variano dal 10 al 30%. Navigando su vari portali poi, a seconda dei modelli, si arriva a sconti ancora più alti. Ovviamente vi consigliamo di informarvi approfonditamente sulle condizioni meccanico-funzionali ed estetiche dei prodotti che vi interessano prima di procedere all’acquisto!

Quali prodotti si possono comprare rigenerati?

Fino ad ora ci siamo occupati soprattutto di computer e smartphone, ma qualsiasi apparecchio elettronico – dalle cuffie alle fotocamere, dai robot da cucina ai frigoriferi – può essere ricondizionato.
Che differenza c’è tra ricondizionati e usati?

Il prodotto usato è venduto nello stato di usura in cui si trova e non viene revisionato nella parte hardware e software. Uno rigenerato, sebbene non sia nuovo (è bene sottolinearlo), viene rimesso sul mercato “pari al nuovo” salvo eventuali difetti estetici dichiarati. In merito alla garanzia, per l’usato vale solo se residua quella originale mentre per i refurbished è prevista per legge: il vostro laptop o smartphone ricondizionato sarà garantito per 12 mesi.
Quanto vale il mercato refurbished?

È difficile tracciare una linea unica a riguardo ma riportiamo alcuni dati di recenti ricerche. In termini monetari, secondo il report Deloitte, nel 2018 il valore del mercato dei prodotti ricondizionati può essere stimato in 17 miliardi di dollari.

In un periodo in cui si registra una contrazione del mercato degli smartphone nuovi, si stima che gli esemplari usati e ricondizionati nel 2020 abbiano superato quota di 225 milioni di vendite con un +9% rispetto al 2012. Secondo il report IDC, nel 2024 arriveranno a superare i 351 milioni di transazioni per un valore di 65 miliardi di dollari.

Cosa sono le “rigenerazioni solidali”?

In alcuni casi la rigenerazione nasce per fini solidali e i dispositivi vengono raccolti grazie alle donazioni di chi possiede apparecchi funzionanti ma inutilizzati.

A seguito della pandemia, ad esempio, è nato “Device4all” – un progetto ideato da Nonna Roma, Rimuovendo gli Ostacoli e Informatici senza Frontiere – per contrastare la disuguaglianza educativa e dare supporto ai giovani che debbono seguire le lezioni in DaD ma non sono in possesso di pc o tablet adeguati.

I dispositivi elettronici donati, sottoposti alla cancellazione sicura dei dati ivi presenti e all’installazione del software, sono quindi pronti per essere consegnati alle famiglie beneficiarie.

fonte: economiacircolare.com

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iOS 14 dona un cuore nuovo ai vecchi iPhone

La prossima versione del sistema operativo mobile di Apple è compatibile con gli iPhone 6s, presentati cinque anni fa. Così l’azienda di Tim Cook risponde alle accuse di obsolescenza programmata
















La nuova versione di iOS 14, il sistema operativo di Apple annunciata alla Conferenza degli sviluppatori WWDC e che sarà disponibile per tutti gli utenti in autunno, tra le altre cose funzionerà anche su telefoni di un lustro fa. Apple infatti ha annunciato che saranno compatibili con iOS 14 i telefoni di Cupertino a partire dall'iPhone 6s. Cioè, l'ultima versione del sistema operativo potrà girare (gratuitamente) sui modelli di smartphone commercializzati a partire dal settembre 2015, poco meno di cinque anni fa. E non è una anomalia, perché anche iPadOS 14, la versione tablet del sistema operativo, funzionerà sugli iPad Air 2 (in commercio da ottobre 2014) e iPad Mini 4 e successivi (da settembre 2015) e iPad Pro (da settembre 2015).

Ecco il nuovo iOS 14, così cambierà l'iPhone

In assoluto cinque o sei anni magari non sembrano molto tempo, ma dal punto di vista tecnologico sono un’era geologica. E il punto qui non è tanto che gli apparecchi in questione funzionino ancora (ci mancherebbe altro) ma che siano capaci di utilizzare l'ultima versione del sistema operativo. I sistemi operativi sono il cuore degli apparecchi tecnologici e noi percepiamo la novità in parte sulla linea e le dimensioni (peso incluso) dei dispositivi, ma soprattutto sulle loro capacità e funzionalità. I sistemi operativi di Apple vengono rilanciati ogni anno con nuove funzionalità e nuove tecnologie. Nel 2015 fu la volta di iOS 9, la prima versione del sistema operativo disponibile fin da agosto in versione beta pubblica. Miglioramenti a Siri e al Centro Notifiche, nuova app News (mai arrivata da noi), modalità serale con luminosità ridotta Night Shift e infine il 3D Touch, la possibilità di premere con forza lo schermo per far comparire sulle icone la scorciatoia ad alcune delle possibili funzioni (mandare un nuovo messaggio, creare una nuova mail).

Il trailer di presentazione dell'iOS 14 Apple



Invece le funzionalità che l'acquirente di un iPhone 6s potrà utilizzare non erano neanche immaginabili cinque anni fa, e trasformano il vecchio telefono sostanzialmente in uno nuovo. È il contrario dell'obsolescenza programmata, quello di cui molti si lamentano e per la quale sono state fatte in passato (e sicuramente verranno fatte anche in futuro) cause alle grandi aziende produttrici di tecnologia. La pratica è sbagliata e giustamente sanzionata, non fraintendiamo, tuttavia alle volte accade anche il contrario, e vale la pena di notarlo.

fonte: www.lastampa.it



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IPhone e obsolescenza programmata, lo sviluppo fondato sull’effimero

















Nel 1924 si tiene a Ginevra la prima riunione del “cartello Phoebus” dei produttori di lampadine. I gruppi concorrenti trovano un accordo ai danni dei consumatori: invece di raddoppiare i prezzi, cosa che avrebbe fatto scendere la domanda, dimezzano la vita media di un bulbo a incandescenza, da 1.500-2.000 a 1.000 ore. In Germania tra 2004 e 2012 è salita dal 3,5 all’8,3% la quota di consumatori che ha dovuto rimpiazzare entro cinque anni gli elettrodomestici bianchi (tipo i frigoriferi) per guasti tecnici. E poco prima di Natale la Apple ha ammesso che gli aggiornamenti delle sue app servivano anche a ridurre le performance dei vecchi modelli di iPhone. La scusa ufficiale: rallentare il processore serve a evitare spegnimenti improvvisi.
Il concetto di “obsolescenza programmata” viene considerato una perversione del capitalismo. Ma è stato – ed è – uno dei cardini dello sviluppo occidentale: se le auto non si usurassero o i vestiti non si logorassero, migliaia di operai, commessi, distributori e progettisti rimarrebbero disoccupati. Da anni si discute però di come evitare che l’obsolescenza programmata diventi una pratica commerciale scorretta, un abuso dell’incapacità dei consumatori di calcolare l’ammortamento di un bene (il Mac con cui scrivo è costato 1.500 euro quattro anni fa, se morisse oggi lo avrei pagato 375 euro all’anno).
La Francia ha affrontato la questione rendendo l’obsolescenza programmata un illecito punibile fino a 300.000 euro (comunque spiccioli). A livello Ue si discute di estendere la garanzia obbligatoria e indicare sull’etichetta la vita attesa del bene. Il mercato risponde trasformando molti acquisti in noleggi a lungo termine, dalle auto agli smartphone: si paga un canone invece di un prezzo una tantum. Il punto non è però vietare l’obsolescenza programmata, ma assicurare concorrenza che tenga bassi i prezzi e garantire tutele ai clienti perché siano informati di cosa stanno comprando. E quanto durerà.

fonte: www.ilfattoquotidiano.it

Smartphone e tablet difficili da riparare: male Apple e Samsung















Apple e Samsung bocciate in quanto a riparabilità dei prodotti. A sostenerlo è Greenpeace, che ha elaborato le sue valutazione sulla base dell’indice di “riparabilità” dei vari dispositivi in commercio pubblicato dal portale specializzato iFixit. Sotto esame differenti variabili: tempistica di riparazione; potenziale aggiornamento; modularità (assemblato con componenti sostituibili); disponibilità manuali di riparazione e pezzi di ricambio.
Il punto più critico per smartphone e tablet si confermerebbe il display, risultato particolarmente costoso da sostituire in diversi dispositivi. Altro tasto dolente è la batteria, che non è rimovibile in due dispositivi su tre tra quelli presi in esame da Greenpeace e iFixit.
In quanto a difficoltà di riparazione un posto in compagnia di Apple e Samsung sembra esserselo ritagliato anche LG, mentre più in generale sono diverse le compagnie che richiedono l’utilizzo di strumentazioni speciali per riparare lo smartphone o il tablet.
Discorso a parte meritano invece compagnie come Dell, Fairphone e HP, che mettono a disposizione dei propri clienti sia dei libretti per le procedure di riparazione che di diversi pezzi utili per riparare il proprio dispositivo. Per incrementare il numero delle aziende che si rivolgono in tale maniera ai consumatori sarà necessario fare fronte comune secondo Elizabeth Jardim, Senior Corporate Campaigner per Greenpeace USA, che ha dichiarato:
Insieme possiamo cambiare il sistema. Unitevi alle centinaia di migliaia nel mondo che chiedono che le compagnie di punta come Apple, Samsung e le altre ripensino i loro prodotti tecnologici e producano dispositivi pensati per durare a lungo e che non costino la Terra.

fonte: http://www.greenstyle.it

Earth Day: Apple produrrà apparecchi con 100% materiali riciclati














Apple produrrà nuovi dispositivi realizzati al 100% con materiali riciclati. L’annuncio della casa di Cupertino è arrivato ieri ed è stato prontamente rilanciato oggi da Greenpeace in vista dell’Earth Day. Si tratta di un grande impegno, spiega l’associazione, che porterebbe il colosso statunitense ai vertici della sostenibilità per quanto riguarda il settore IT.

Quando mancano ormai pochi giorni alla Giornata mondiale della Terra (Earth Day in programma il 22 aprile) è arrivato quello che si prefigura, se confermato, come un evidente impegno per contrastare il crescente impatto ambientale derivato dalla produzione di apparecchi elettronici. A sottolinearlo è Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, che afferma:
L’impegno di Apple è molto ambizioso e conferma l’urgenza con cui un intero settore deve ridurre il consumo di risorse e la produzione di rifiuti elettronici che stanno generando un grave impatto ambientale sul nostro pianeta. L’utilizzo di materiali riciclati nella produzione avrà delle importanti ricadute positive, riducendo la richiesta di metalli rari e altre risorse preziose.

La nuova iniziativa Apple segue il già confermato impegno dell’azienda di Cupertino verso la sostenibilità ambientale, messa in atto anche e soprattutto mediante il crescente ricorso alle fonti rinnovabili. Una mossa quella appena presentata che pone la creatura di Tim Cook in prima fila, oltre quanto già affermato da Samsung nelle scorse settimane secondo quanto ha concluso Ungherese:
Mentre Samsung sta ancora cercando di riconquistare la fiducia dei propri clienti in seguito al grave problema che ha interessato nei mesi scorsi il Galaxy Note 7, Apple dimostra che è possibile fare molto di più.
La transizione all’impiego di materiali riciclati al 100% è fondamentale per ridurre l’impatto ambientale dell’intero settore, tuttavia è necessario che Apple e altre aziende dell’IT si impegnino a progettare dispositivi che durino più a lungo e siano facilmente riparabili e riciclabili a fine vita

fonte: http://www.greenstyle.it

Usa, alcuni stati spingono per il diritto alla riparazione dei prodotti elettronici. Apple si oppone

Sono otto gli stati americani che vogliono una legge nazionale sul “Right to Repair” per eliminare la prassi delle riparazioni consentite solo alla casa produttrice e ai centri autorizzati, che fa lievitare i costi. Apple sarebbe pronta a contrastarli 













In queste settimane è rimbalzata la notizia sulla legge svedese che riduce le tasse a chi ripara invece di comprare un bene nuovo. Gli obiettivi sono la riduzione degli sprechi e dei rifiuti ma anche la crescita del mercato della riparazione e dell’artigianato. La Francia ha una legge contro l’obsolescenza programmata dei dispositivi elettronici e in Italia si attendono politiche più coraggiose che premino chi sceglie la riparazione.
Ma è dagli Stati Uniti che arrivano le notizie più interessanti su questo fronte, perché coinvolgono uno dei colossi della tecnologia globale, la Apple di Cupertino.  Al centro della vicenda c'è il cosiddetto Digital Right to Repair Bill, ovvero la legge sul diritto alla riparazione. La norma ha lo scopo di obbligare i produttori a vendere i propri pezzi di ricambio autorizzati anche ai negozi di riparazione indipendenti e ai consumatori. In più i produttori dovrebbero mettere a disposizione del pubblico anche i manuali.
Il provvedimento vuole fermare la prassi del settore dei dispositivi elettronici che consente di riparare i prodotti solo dalla società di produzione o tramite centri di riparazione autorizzati. Apple chiaramente non ci sta, perché l’apertura verso processi di riparazione liberi dal giogo della casa madre è una minaccia per i propri fatturati. Facciamo un esempio. L'azienda di Cupertino è proprietaria di tutte le componenti dell’iPhone. Se il telefono ha dei problemi Apple raccomanda di rivolgersi ai centri autorizzati che però subiscono un controllo fortissimo su tutte le componenti, con la conseguente lievitazione dei costi di riparazione. Con la nuova legge questo potrebbe cambiare, perché chi compra uno smartphone, un tablet o un portatile non dovrà più pagare i prezzi ingenti imposti dalle aziende per riavere i propri dispositivi funzionanti.
Sono già otto gli stati Usa che hanno un disegno di legge sul right to repair. Secondo alcune fonti, Apple starebbe preparando una strategia di opposizione al provvedimento. Oltre allo Stato del Nebraska - che ha già programmato un'audizione per il 9 marzo - ci sono anche Minnesota, New York, Massachusetts, Kansas, Wyoming e qualche settimana fa si sono aggiunti anche Illinois e Tennessee. Dietro la presentazione dei disegni di legge c'è Repair.org, un'organizzazione molto attiva nel settore della riparazione indipendente che lamenta danni dovuti al monopolio delle attività di riparazione detenuto dai produttori.
Secondo fonti non ufficiali Apple - e probabilmente anche AT&T, una compagnia telefonica statunitense con sede in Texas - avrebbe programmato un intervento durante l’audizione del 9 marzo a Lincoln, la capitale del Nebraska, con l’intenzione di rivolgersi ai legislatori dello stato facendo leva sui pericoli che potrebbero derivare dalle riparazioni eseguite dai centri indipendenti.
Questa non è la prima volta che Apple si oppone ad un disegno di legge simile con la scusa che per motivi di sicurezza è necessario il controllo da parte del'azienda su tutta la filiera di produzione e riparazione, fino alle singole viti.  Ma Gay Gordon-Byrne di Repair.org, che testimonierà all'udienza in Nebraska del 9 marzo, sottolinea che la scusa della sicurezza è ormai diventata vecchia. Apple e le altre società che si oppongono al right to repair sono accusate di pensare più all'effetto negativo del disegno di legge sui propri ricavi miliardari, invece di prendersi cura dei propri clienti.

fonte: www.ecodallecitta.it