Carlin Petrini: Questa è la mia idea di Transizione Ecologica

 

Carlo@JenniferOlson

1) Si parla di transizione ecologica e di fondi del recovery plan: secondo lei, quali sarebbero gli interventi necessari in Italia?

Il futuro prossimo di tutta la civiltà porterà ...

grandi trasformazioni, spetterà a noi indirizzarle verso gli scenari migliori. Come è accaduto tre secoli fa con la Rivoluzione Industriale, alla quale va comunque dato merito di aver generato un più alto e diffuso livello di benessere, sono convinto che quella che noi oggi identifichiamo come Transizione Ecologica porterà forti cambiamenti al tessuto sociale ed economico mondiale. 

Se dalla seconda metà del XVIII secolo noi oggi abbiamo ereditato un modello capitalistico esclusivamente fondato su consumo e profitto e una pessima capacità di gestione di qualsiasi tipo di risorsa, con la Transizione Ecologica sarà un nostro dovere ribaltare il paradigma e rigenerare sia i pensieri che le pratiche nel segno del rispetto della nostra casa comune.

 

Questo non potrà rimanere un vezzo di pochi, ma dovrà incontrare l’impegno e le coscienze di tutti perché ad essere in forte pericolo è proprio la sopravvivenza della specie Homo Sapiens su questo Pianeta. Sono all’ordine del giorno pubblicazioni scientifiche che mostrano come ci si stia muovendo sempre più rapidamente verso catastrofi climatiche e ambientali, quindi verso un punto di non ritorno. Mi piace però sottolineare il fatto che ci siano ancora diversi scienziati che, adottando una dialettica propositiva, raccontino di come sia ancora possibile fermare tutto ciò e, con impegno e grande cooperazione, invertire la rotta.   

 

A livello politico, sia in Europa, sia in Italia qualcosa si è smosso e sarà sicuramente importante saper ottimizzare gli ingenti aiuti economici che ogni stato riceverà attraverso il Recovery Plan. Io però sono fortemente convinto che, come ogni moto rivoluzionario a memoria d’uomo, la Transizione Ecologica passi primariamente dalle case dei cittadini, dalla loro sensibilità, dall’adozione di azioni comuni e dalla consapevolezza che le piccole scelte quotidiane hanno un valore politico straordinario.

 

 

2) Economia circolare: come puo' essere parte di una risposta alla attuale crisi sistemica ed ecologica?

 

Noi oggi pensiamo all’economia circolare come un’invenzione dei giorni nostri, ma in realtà è un concetto che nelle cascine dei nostri nonni era già ben presente. 

Il recupero, il riutilizzo, il riciclo, la gestione delle risorse domestiche per minimizzare gli sprechi, sono tutti concetti che hanno caratterizzato qualsiasi famiglia contadina, e non solo, fino a circa un secolo fa. Ovvero fino a quando è stato sdoganato il concetto consumistico per cui il benessere è strettamente legato non solo al consumo ma soprattutto all’esubero dei beni che acquistiamo.

Ecco che riprendere quella sapienzialità per riadattarla ai giorni nostri non è affatto uno modo nostalgico di guardare alle cose, bensì, è sinonimo di lungimiranza. 

Da gastronomo posso dire che ancora oggi noi possiamo trovare sulle nostre tavole e nei menù dei ristoranti una quantità enorme di ricette che simboleggiano l’economia circolare popolare di un tempo. Dalle paste ripiene per recuperare carni e salumi, alle zuppe specialmente per dare una seconda vita alle verdure e legumi, oppure a tutti quei piatti in cui il pane secco, raffermo oppure grattato la fa da padrone. E questi sono solo alcuni esempi. 

 

Detto questo, ormai è sotto gli occhi di tutti che “l’economia lineare” ha fallito nel suo obiettivo di generare un benessere diffuso senza avere effetti collaterali; giunti a questo punto, il rischio di dover affrontare condizioni economiche, sociali, sanitarie e ambientali malsane è sempre più alto. 

Io credo che l’economia circolare possa davvero agevolare la Transizione Ecologica soprattutto perché riporta al centro dell’attenzione le materie prime, la loro importanza, l’impatto che possono avere e soprattutto la loro finitezza. Questo potrà cambiare radicalmente il modo di agire e di pensare della nostra società.   

 

3) Quale impegno individuale per fronteggiare la crisi climatica?

 

Come dicevo l’impegno individuale è necessario ed è l’unico vero modo per mettere in moto la Transizione Ecologica. Le buone azioni che ogni singolo cittadino può mettere in pratica quotidianamente sono moltissime, da quelle che riguardano la nostra vita domestica a quelle che dobbiamo assolutamente tenere in considerazione quando siamo all’aria aperta. Da migliore gestione dell’uso dell’acqua alla scelta consapevole dei mezzi da utilizzare per i nostri spostamenti, ma tra tutti gli oneri adottabili ritengo che il più importante sia un costante impegno da parte di chi ha già sviluppato questa sensibilità ecologica nel creare maggiore consapevolezza in amici e familiari. Una vera e propria educazione è sempre il miglior espediente; e questo lo insegna Papa Francesco, il quale per primo si è prodigato verso la sensibilizzazione e la conversione ecologica. Ritengo infatti che la sua enciclica Laudato Si’ sia un documento di un’importanza enorme: si tratta di un testo estremamente rivoluzionario che ci invita tutti a compiere i primi passi verso una maggiore cura della nostra casa comune, ma soprattutto di realizzarli insieme, nessuno escluso. Ecco che Bergoglio ha infatti compreso con estrema lucidità la profonda connessione che esiste tra ogni singola società e l’ambiente in cui essa vive e opera. La Laudato Si’ è dunque non solo un’enciclica “verde”, come è stata definita, ma anche un’enciclica sociale. 


4) Il terzo settore, quello che lavora dal basso e vicino ai cittadini,

cosa dovrebbe fare per avere più attenzioni dai media e fondi per

sostenere il proprio impegno?

 

Anche durante la fase più critica della pandemia il Terzo settore non si è mai fermato, presente anche dove lo Stato non è arrivato, è riuscito a mobilitare persone e risorse per il bene dell’intera collettività. La Riforma recentemente approvata che lo vede coinvolto, è un passo molto importante per il riconoscimento formale del ruolo integrante dell’economia civile al sistema produttivo del Paese: una preziosa opportunità per intraprendere la strada della conversione ecologica. In tutto ciò il volontariato deve farsi portavoce dei valori che da sempre lo contraddistinguono e aiutare a interpretare una nuova idea di società̀, di giustizia sociale e di economia al servizio dell’uomo. 


Questa l' intervista rilasciata dal fondatore di #SlowFood a Michele Giommini per #RifiutiZeroUmbria @Cru_rz


#RifiutiZeroUmbria @Cru_rz #DONA

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