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Clima, oltre il blablabla

 









Avete presente la fuga disordinata e catastrofica da Kabul degli occidentali e dei loro collaboratori di fronte all’avanzata dei talebani? Non si erano preparati, nonostante tutti sapessero che gli accordi di Doha non sarebbero stati rispettati. E si sono messi in salvo – non tutti – grazie alla logistica dell’esercito USA, sconfitto in guerra ma ancora operativo da 10mila e più chilometri di distanza.

Bene, quella non è che una

Cermec, il biodigestore da 23,4 milioni di euro inizia a prendere corpo

Ciacci: «Siamo soddisfatti del percorso di progressiva conversione impiantistica verso l’economia circolare»



Da un impianto di trattamento meccanico biologico (Tmb) per i rifiuti indifferenziati a un polo industriale votato all’economia circolare, con al centro un biodigestore anaerobico in grado di valorizzare la frazione organica dei rifiuti differenziata dai cittadini: è questo il cuore del Piano industriale elaborato da Cermec – società interamente pubblica, partecipata dai Comuni di Massa e Carrara – che è entrato adesso in una nuova fase grazie alla pubblicazione di un bando di gara europeo per la progettazione definitiva, da 430mila euro come base d’asta.

«Siamo soddisfatti del percorso di progressiva conversione impiantistica di Cermec verso l’economia circolare – commenta Alessio Ciacci, amministratore unico della società – Desidero ringraziare tutti gli enti coinvolti in questo percorso e grazie ai quali stiamo costruendo questa nuova grande opera ambientale, utile al territorio, ai lavoratori e alla cittadinanza. Un ringraziamento ai soci in primis, i Comuni di Massa e di Carrara, a Retiambiente, all’Ato costa, alla Regione Toscana. La continua e proficua collaborazione tra tutti gli enti sarà fondamentale per conseguire quanto prima questo importante obiettivo».

L’organico è infatti di gran lunga la frazione più pesante della differenziata, tanto che in Toscana rappresenta il 40% dei rifiuti urbani raccolti: si tratta di circa 150 kg procapite/anno di Forsu, una quota destinata a crescere insieme alla raccolta differenziata (oggi al 60%), eppure già oggi siamo in difficoltà a gestirla perché sul territorio mancano gli impianti adeguati a valorizzarla.

Il cosiddetto “turismo dei rifiuti” impatta su molte frazioni – come l’indifferenziato – ma per quanto riguarda in particolare l’organico l’Arpat segnala criticità molto accentuate: circa il 10% di quanto raccogliamo sul territorio con la raccolta differenziata viene spedito altrove, per carenza d’impianti adeguati di prossimità. Un dato che secondo il Ref ricerche comporta uno sbilancio pari a 201.410 tonnellate l’anno.

Per colmare questo gap, Cermec – con un piano industriale illustrato per la prima volta un anno fa – prevede la realizzazione di un biodigestore anaerobico in grado di produrre energia da fonte rinnovabile (biogas e biometano) oltre a compost impiegabile anche in agricoltura biologica, miscelando adeguatamente il materiale organico in uscita dai processi di biodigestione e con sfalci e potature del verde.

Come spiegano dalla società «gli impianti di digestione anaerobica saranno in grado di trattare circa 60.000 tonnellate all’anno di rifiuti biodegradabili, è prevista l’introduzione delle tecnologia “a biocelle” per il compostaggio e la realizzazione di una linea per il trattamento dei fanghi da depurazione civile, per circa 15.000 t/anno; il tutto per un costo finale stimato di circa 23,4 milioni di euro».

L’incarico messo a gara prevede sia la progettazione sia tutti gli atti necessari a sottoporre il nuovo piano al vaglio della Regione toscana e di tutti gli enti a vario titolo competenti; per passare allo step successivo (esecutivo e affidamento opere), Cermec dovrà infatti prima ottenere le necessarie autorizzazioni (valutazione di impatto ambientale, revisione dell’Aia, Autorizzazione unica regionale.

Intanto negli uffici di via Longobarda si continua a lavorare sugli adempimenti della nuova Aia rilasciata lo scorso 16 giugno, con l’affidamento di alcune opere che ridurranno fin da subito alcuni impatti ambientali – come gli odori – così come la progettazione dei lavori per il completamento delle messe in sicurezza e bonifiche di terreni e falda: con il decreto dirigenziale n. 13635 del 4 agosto, infatti, è stato approvato il progetto di Bonifica dei suoli e sono state autorizzate le attività di Messa in sicurezza di rifiuti residui al di sotto degli edifici delle fosse di conferimento: verrà dunque realizzato un sistema di pompaggio delle acque di falda e di loro trattamento (Taf) che – dopo un periodo di verifica della funzionalità – potrà essere integrato nel più ampio progetto di bonifica della falda apuana.

fonte: www.greenreport.it


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Creata la cella solare che produce idrogeno con un’efficienza del 17,6%

I ricercatori dell’Australian National University (ANU) hanno stabilito un nuovo record nella conversione diretta della luce solare in idrogeno. Un risultato che apre nuove possibilità per la produzione del vettore a basso costo





Nuovo record mondiale in campo energetico. Un team di scienziati dell’Australian National University (ANU) ha creato una cella solare che produce idrogeno con un’efficienza del 17,6 per cento. Un valore mai raggiunto prima nelle tecnologie di conversione diretta di acqua e luce in carburanti solari. I ricercatori hanno paragonato il processo utilizzato dal dispositivo alla fotosintesi vegetale. “Un percorso elegante e potenzialmente economico per accumulare energia solare è convertire la luce solare direttamente in idrogeno in una cella fotoelettrochimica, in maniera analoga al processo di fotosintesi sfruttato dalla natura”.

Nel dettaglio, la nuova cella solare che produce idrogeno è stata creata in “tandem”, stratificando materiali di perovskite a basso costo sopra una convenzionale unità al silicio, al fine di aumentarne l’efficienza. “Ciò rappresenta la massima efficienza finora raggiunta per un sistema [fotoelettrochimico] basato su semiconduttori economici per la scissione dell’acqua”, afferma il documento di ricerca.


“L’energia generata dall’assorbimento della luce solare è proporzionale al gap di banda di un semiconduttore”, spiega la dott.ssa Siva Karuturi, co-autrice dello studio. “Il silicio, il materiale fotovoltaico attualmente più popolare sul mercato, può produrre solo un terzo dell’energia necessaria per dividere l’acqua. Se utilizziamo un semiconduttore con una larghezza di banda doppia rispetto a quella di Si, il problema si risolve”.

Tuttavia, maggiore è il gap di banda, minore è la capacità di catturare la luce solare di un semiconduttore. Per evitare questa sorta di compromesso prestazionale, il team ha impiegato due semiconduttori in tandem con intervalli di banda più piccoli che, non solo catturano i raggi in modo efficiente, ma insieme producono l’energia necessaria per generare spontaneamente idrogeno.

Fino a ieri però la tecnica fotoeletrochimica risultava proibitiva in termini di costi proprio a causa di efficienze estremamente basse. Il valore del 17,6 per cento rappresenta un progresso fondamentale anche rispetto l’obiettivo fissato dal Dipartimento dell’Energia USA per le tecnologie Solar-to-Hydrogen; secondo il DoE, infatti, per essere competitive con altri metodi produttivi di idrogeno, dovrebbero avere una resa di almeno il 20 per cento.

La ricerca è stata pubblicata su Advanced Energy Materials (testo in inglese).

fonte: www.rinnovabili.it


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