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Ripartiamo dagli esempi virtuosi



















Rifiuti zero, in una logica di recupero, ma soprattutto di prevenzione. A partire dalla promozione delle migliori esperienze di economia circolare e dal coinvolgimento di tutti gli attori che ruotano intorno al ciclo dei rifiuti, ognuno con le proprie responsabilità. L’Anci, da oggi, intraprende un nuovo percorso virtuoso, di cui si farà portatrice presso tutti gli 8 mila Comuni italiani”. Lo afferma il sindaco di Melpignano (LE) e delegato Anci ai Rifiuti, Ivan Stomeo, al termine dell’audizione dell’Anci da parte della commissione bicamerale sui rifiuti. (Vedi videodichiarazione del delegato).
Siamo stati contenti di aver potuto dare anche il nostro contributo – afferma Stomeo – che si è concentrato innanzitutto sulla volontà dell’Anci di appoggiare e perseguire gli obiettivi del nuovo pacchetto sull’economia circolare, a partire dai sistemi di responsabilità estesa dei produttori di imballaggi. Ma è anche nostra intenzione – aggiunge Stomeo – valorizzare le migliori esperienze di economia circolare messe in campo dai Comuni, ma anche all’estero”.
Secondo Stomeo, “i recenti dati sull’aumento della sensibilità dei cittadini rispetto alla raccolta differenziata testimoniano che i tempi per un cambio di paradigma sono ormai maturi: è questo il percorso che l’Anci vuole promuovere e accompagnare. Faremo in modo – conclude Stomeo – che i cittadini possano comprendere nella totale trasparenza il sistema di gestione dei rifiuti, e faremo in modo di dare un’attuazione decisa all’accordo quadro Anci-Conai preparandoci, in vista del nuovo accordo del 2019, a concordare migliori procedure ed una ridefinizione dei corrispettivi attualmente fissati, che attualmente coprono soltanto il 20% dei reali costi di gestione dei Comuni per il trattamento dei diversi materiali”.
Relazione Stomeo
Fonte: Anci

Il miglior rifiuto è quello che non c’è













Che fine fa la raccolta differenziata dei genovesi?
Lo abbiamo scoperto nell’impianto AMIU di via Sardorella, a Bolzaneto, insieme all’Associazione Amici del Chiaravagna che ha organizzato la visita nell’ambito degli eventi “A tutto Sesto”.

Questo centro per la lavorazione dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata, inaugurato nel 2013, occupa un capannone di oltre 3.000 metri quadri e opera sulla frazione secca, cioè multimateriale leggero (plastica, ferro, alluminio) e frazione cellulosica (carta e cartone).
Il vetro ha un’altra filiera che non è gestita da AMIU.

Le quantità trattate oggi si aggirano intorno alle 19.000 tonnellate all’anno per la frazione cellulosica e alle 7.500 tonnellate all’anno per la linea del multimateriale, per un fatturato che nel 2016 ha toccato i 4 milioni di euro e a fronte di un costo di esercizio pari a circa 3 milioni di euro.
La raccolta differenziata rende bene e, considerato che il centro è costato 3 milioni e mezzo di euro nel 2013 impiantistica compresa, è anche molto rapido il recupero dell’investimento.

Ma cosa succede ai materiali?
All’arrivo vengono separati e accatastati: carta e cartone da un lato e plastica e metalli dall’altro. Poi, a seconda della lavorazione, appoggiati sui nastri trasportatori e separati meccanicamente attraverso passaggi specifici a seconda che si tratti di plastica, contenitori ferrosi, alluminio, cartone oppure carta mista a cartone.
Ogni flusso subisce anche un controllo manuale: nell’impianto, infatti, si fa la pulizia del materiale, cioè si estrae la frazione estranea, e lo si rende trasportabile trasformandolo in balle pressate.
Due numeri: la frazione estranea che arriva all’impianto di via Sardorella è dell’1% per carta e cartone e sale al 30% per il multimateriale che, dopo la cernita, esce con un residuo del 14%.


Cos’è la frazione estranea?
La frazione estranea è costituita da tutto ciò che il Decreto Ministeriale 22 aprile 2014 non considera imballaggio, per esempio le custodie per cd, le posate usa e getta, i vasi da fiori o le bacinelle da bucato.
Una confusione normativa che complica la vita al cittadino e che si potrebbe superare trasformando i consorzi di filiera in consorzi di materia, così da recuperare anche tutto ciò che non è imballaggio.
Non solo. La presenza di frazione estranea incide negativamente sul corrispettivo riconosciuto ai comuni dai consorzi di filiera: quante più impurità sono contenute nel materiale conferito, tanto più bassa è la somma riconosciuta al comune.

Per saperne di più leggi l’allegato tecnico ANCI-COREPLA  e l’allegato tecnico ANCI-COMIECO (ANCI è l’Associazione Nazionale Comuni Italiani).
Come funzionano i consorzi?


Il sistema Conai – Consorzio Nazionale Imballaggi – nasce nel 1997 con il Decreto Ronchi per recepire la Direttiva Europea n. 62/1994 in tema di imballaggi e rifiuti di imballaggi.
Il Conai indirizza l’attività e garantisce i risultati di recupero di 6 Consorzi di filiera: Ricrea che si preoccupa di assicurare il riciclo degli imballaggi in acciaio, CiAl per gli imballaggi in alluminio, Comieco per il recupero e riciclo di carta e cartone, Rilegno che ha il compito di recuperare i rifiuti di imballaggio di legno, Corepla per gli imballaggi in plastica e Coreve che è responsabile del riciclo e del recupero dei rifiuti d’imballaggio in vetro.
Il sistema consortile funziona così: per ogni tonnellata di imballaggi che immettono sul mercato, i produttori versano il contributo ambiente Conaicac – al Conai, che distribuisce ai consorzi di filiera le quote spettanti.
Questo contributo è la forma di finanziamento che permette a Conai di intervenire a sostegno delle attività di raccolta differenziata e di riciclo dei rifiuti di imballaggi.
Tra le entrate del Conai si contano anche i ricavi ottenuti con la vendita dei materiali conferiti dai comuni, e dunque si riconosce a questi un corrispettivo a tonnellata per compensare gli extra costi sostenuti per la raccolta differenziata degli imballaggi.
Lo strumento attraverso il quale il sistema consortile garantisce ai comuni italiani la copertura dei maggiori oneri sostenuti è l’Accordo Quadro ANCI-CONAI, che si rinnova ogni cinque anni.





fonte: http://www.fivedabliu.it

Più risorse per la raccolta differenziata imballaggi = bollette rifiuti meno salate

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Perchè il Sindaco di Torino e Presidente dell’Anci Pietro Fassino, quando si parla di bollette rifiuti in aumento, evita di mettere in relazione le risibili risorse che l’accordo quadro Anci – Conai mette a disposizione dei Comuni per la raccolta degli imballaggi, nonostante quanto emerso dall’ultima indagine dell’Antitrust sul tema ?
Qualche giorno fa Pietro Fassino ha scritto una lettera al Direttore Calabresi di La Repubblica in risposta ad un Dossier pubblicato dal quotidiano che ha analizzato l’aumento delle imposte nelle sei grandi città che andranno al voto a giugno : Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Cagliari.
Dal Dossier emerge che nelle sei città  le tasse locali , da quelle sulla casa, ai rifiuti, all’addizionale Irpef, sono rincarate fino a +300% negli ultimi cinque anni.
Nello specifico le spese di gestione dei rifiuti sono aumentate negli ultimi cinque anni come segue: quasi del 100% a Cagliari, del 60% a Napoli, del 57,6 % a Milano, del 26,6 % a Torino e del 15,7 a Bologna.
Nella lettera Fassino afferma che i sindaci continuano ad essere rappresentati come “ossessionati dalla volontà di aumentare le tasse a tutti i costi mentre andrebbe invece apprezzato il fatto che gli incrementi fiscali sono stati contenuti in misura inferiore ai tagli subiti”. Dal 2010 ad oggi- denuncia Fassino- i Comuni hanno subito una riduzione di risorse pari circa 18 miliardi di euro che non è stata compensata dagli incrementi (molto più bassi) della fiscalità locale che sono stati necessari per garantire i servizi .
E’ risaputo che il tema dei rifiuti e dei costi correlati è sentito dai cittadini al punto che aumentare la bolletta dei rifiuti, qualora si tratti di reperire fondi per risanare un bilancio in crisi, non è l’atto che un amministratore compie con leggerezza. Non per nulla l’argomento spesso occupa un posto di rilievo se non prioritario nei programmi elettorali dei candidati sindaco, anche nelle città analizzate nel dossier.
Ma proprio perché il tema dei rifiuti e del decoro cittadino è un tema così sensibile e prioritario per tutti i Comuni non ci è ben chiaro perchè Fassino, nel suo ruolo di Presidente dell’Anci, non approfittò della nostra iniziativa del 2013 per aprire un dibattito aperto sui limiti dell’Accordo Quadro Anci Conai. “Per un nuovo AQ Anci Conai” è stata l’unica iniziativa nazionale ad oggi che, attraverso la pubblicazione di uno specifico Dossier, ha messo in luce i punti di debolezza di uno schema di accordo che si è rivelato negli anni penalizzante per i Comuni, e che necessita pertanto di modifiche strutturali. Purtroppo, anche la quarta edizione dell’accordo successivamente siglata, ricalca nella sostanza le edizioni precedenti. Pertanto i Comuni continuano a non ricevere dal sistema consortile Conai le risorse economiche necessarie per far fronte alle spese di gestione della raccolta differenziata degli imballaggi RD.
Un’importante conferma circa la fondatezza delle tesi e sulla veridicità dei contenuti presenti nel nostro Dossier si è avuta recentemente in occasione dell’esaustiva indagine conoscitiva sui rifiuti urbani IC49 voluta dall’Antitrust (Autorità Garante della Concorrenza e del mercato – AGCM-).
Dall’indagine dell’AGCOM, iniziata nell’agosto del 2014 e presentata lo scorso 10 febbraio, emerge uno scenario che, da quanto si ha modo di leggere nel capitolo dedicato ai Consorzi Conai non coincide esattamente con l’immagine estremamente positiva del settore che ci viene raccontata da anni.
In questo editoriale, che prende spunto dalla risposta del Sindaco Fassino al Dossier di Repubblica, riprendiamo principalmente uno dei risultati emersi dall’indagine dell’Antirust: e cioè in quale misura gravano i costi generati dal ciclo di vita degli imballaggi su comunità e cittadini.
SU CHI GRAVA IL COSTO DELLA GESTIONE DEGLI IMBALLAGGI ?
L’indagine risponde a questo quesito a pag. 169 dell’IC49 dove si può leggere “I sistemi di compliance all’Epr adottati a livello nazionale, tra cui anche il Sistema Conai, da un lato, hanno svolto un ruolo fondamentale e positivo nel raggiungimento degli obiettivi ambientali stabiliti dalla legislazione europea, specie per ciò che riguarda il tasso di riciclo. Dall’altro lato, tuttavia, essi non sempre riescono a garantire il raggiungimento degli altri obiettivi, in quanto, come si vedrà in particolar modo per l’Italia, l’onere ambientale derivante dal consumo degli imballaggi è tuttora sostenuto principalmente con risorse pubbliche (la tassa sui rifiuti pagata dai cittadini), mentre i produttori continuano a sopportarne solo una minima parte, peraltro identica per tutti, così che su di essi non grava il costo effettivo della specifica esternalità negativa generata dai loro prodotti. I produttori di imballaggi, in tal modo, si sottraggono alla concorrenza basata sulla produzione di beni eco-compatibili“..
I corrispettivi specificamente definiti dall’Accordo Anci-Conai coprono al più il 20% del costo dell’attività di raccolta differenziata spiega l’Antitrust. Questo significa che, sebbene la raccolta differenziata sia aumentata negli anni, e con essa quindi l’impegno di cittadini ed amministratori locali (ma anche i costi complessivi di gestione), in realtà a pagare l’80% del costo delle operazioni di gestione sono proprio i cittadini con la tariffa rifiuti.
IL RUOLO DI ANCI
L’indagine presentata a metà Febbraio è stata ripresa da una manciata di media specializzati e si può dire che sia passata sotto totale silenzio. In un paese “normale”  l’argomento avrebbe destato scalpore e i soggetti più direttamente o maggiormente interessati sarebbero intervenuti. A partire dal Conai, da Anci e a seguire dai rappresentanti del mondo imprenditoriale, politico, delle associazioni ambientaliste e dei consumatori. Anche il mondo dei media si sarebbe di conseguenza interessato e qualche giornalista ne avrebbe scritto, come d’altronde avviene ogni qual volta che l’Antitrust interviene su questioni che toccano gli interessi di altre associazioni di categoria o corporazioni di varia natura. Tuttavia forse perchè la materia è complicata, forse perchè nei cittadini e nei loro rappresentanti politici manca la consapevolezza e l’informazione necessaria, fatto stà che si continua a nascondere i problemi e le responsabilità sotto il tappeto, mentre  i costi dell’inefficenza del sistema vengono scaricati sui cittadini nel disinteresse generale. Nonostante l’immobilità di questo scenario ma soprattutto perchè siamo un’associazione di Comuni che si impegnano per gestire in modo sostenibile i propri territori, riteniamo che sia nostro dovere continuare a esprimere pubblicamente dal 2013 alcuni interrogativi che esigono una risposta, visto la posta in ballo.
IN ATTESA DI UNA RISPOSTA DOVUTA DA PARTE DI ANCI
Perché l’Anci, il suo Presidente e i Comuni in generale accettano, tutto sommato passivamente e da anni, un accordo che non li tutela per più di un motivo?
Perchè i Comuni accettano che i cosiddetti “maggiori oneri” ricevuti dai Consorzi (o attraverso altri soggetti delegati), arrivino a coprire meno di un terzo dei costi che essi sostengono per la RD degli imballaggi. E ancora perché i Comuni accettano il fatto che il sistema italiano preveda/permetta che i Comuni cedano gratuitamente i materiali differenziati ai Consorzi?. Va detto che qui non siamo in presenza di una prassi comune, come abbiamo dimostrato nel nostro Dossier. In altri paesi con un sistema simile al nostro, come ad esempio in Francia, i Comuni ricevono sia un contributo per coprire i costi di raccolta, che il corrispettivo economico di mercato per le quantità di imballaggi che conferiscono. E’ di questi giorni la notizia che i Comuni francesi non sono disposti a cedere sull’entità dei corrispettivi in negoziazione per il nuovo accordo. Insistono che dal 55% di copertura attuale dei costi della RD ( al netto della vendita dei materiali conferiti) da parte dei produttori attraverso Eco Emballages, si arrivi all’80% stabilito per legge senza compromessi.
Considerato che la raccolta differenziata degli imballaggi deve crescere in termini quantitativi -ma soprattutto qualitativi per adempiere agli obiettivi di reale riciclo nazionali ed europei-, giustamente sempre più ambiziosi, perché non si apre un dibattito pubblico nazionale e trasparente su come raggiungere tali obiettivi, analizzando quali modifiche sia possibile introdurre e quali ostacoli sia necessario rimuovere nell’attuale situazione ?
L’apertura di una fase di analisi delle criticità sulle condizioni che regolano gli accordi Anci Conai, dopo i rilievi e le soluzioni fornite da ormai due indagini dell’Antitrust sul settore dei rifiuti (1), è quanto di più logico ci si possa aspettare da parte dei vertici dell’Anci.  Tale fase che dovrebbe prevedere un’ampia collaborazione e coinvolgimento da parte dei Comuni- ma anche degli altri soggetti e operatori coinvolti nel perseguimento degli obiettivi di prevenzione e riciclo degli imballaggi- sarebbe necessaria anche per non giungere “impreparati” al prossimo accordo quadro.
Un intervento di Anci sulla questione è, a nostro modesto parere, altresì necessario per segnare un cambio di passo verso un giusto bilanciamento di interessi e obiettivi tra l’Anci e il sistema consortile Conai. Nonostante la collaborazione imprescindibile che ci deve essere tra i due soggetti per raggiungere gli obiettivi comuni, non va dimenticato che i rispettivi interessi non possono coincidere. Pena la rinuncia  di una delle controparti alla sua missione e al suo ruolo.
Comprensibile che l’Anci voglia esprimere parole di elogio per il modello italiano virtuoso, ma molto meno comprensibile è il fatto che l’Anci si schieri in varie occasioni a totale difesa dello status quo ogni qualvolta si tratti di introdurre modifiche al sistema consortile .
Il più recente esempio si è avuto nell’azione portata avanti dall’Anci in più sedi per impedire che venisse approvata un norma all’art.37 all’interno del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza. Tale disegno di legge nr. 2085 dopo l’approvazione del Parlamento sta percorrendo il suo iter al Senato.
Siccome a nostro giudizio le motivazione addotte a suo tempo dal delegato all’energia e ai Rifiuti di Anci- Filippo Bernocchi, (che paventavano perdite per i Comuni per centinai di milioni di euro, e non solo…), ci sono apparse infondate, ci siamo rivolti al Presidente Fassino per un chiarimento.
Tramite una lettera aperta pubblicata sul nostro sito (rimasta senza risposta) abbiamo chiesto di avere maggiori informazioni su tale tesi e in seconda battuta da parte di chi in Anci fosse arrivato al delegato Filippo Bernocchi il mandato per spendersi in tre audizioni: in parlamento, in senato e presso l’Agcom, ai fini di contrastarne l’approvazione.
Una posizione davvero incomprensibile quella di Anci poichè sia dalle conclusioni che emergono dall’IC49, che da quanto argomentato nel nostro Dossier, il punto non è tanto l’ammontare delle risorse che entrano nei Consorzi Conai, ma l’uso che se ne fa, e in quale misura tali risorse vengono devolute ai Comuni.
Qualora invece esistesse uno studio che dimostri l’esistenza di una diretta correlazione tra le entrate dei Consorzi e quanto i Comuni hanno ricevuto e riceveranno chiediamo nuovamente di poter prenderne visione.
Nel rimandare alla lettura di commenti già pubblicati da media del settore del riciclo sull’indagine IC49 e ad un successivo approfondimento su altri punti chiave emersi (2), rinnoviamo con l’occasione l’invito al Presidente di Anci Fassino di farsi promotore di un cambio di passo all’interno di Anci e verso la politica nazionale per garantire più risorse ai Comuni anche per la raccolta differenziata.
Torneremo prossimamente sul tema dei rifiuti in relazione al pacchetto Economia Circolare per continuare a svolgere un ruolo proattivo come associazione, soprattutto per portare l’attenzione su quelle che sono le azioni indispensabili ex ante per promuovere una reale prevenzione dei rifiuti da imballaggio.
Al tema della prevenzione in fase di progettazione di beni ed imballaggi, che è il vero motore dell’economia circolare (da non confondere con l’attuazione del mero riciclo) è infatti dedicata la nostra seconda iniziativa a lungo termine Meno rifiuti più risorse, seguito naturale di Porta la Sporta, e complementare alle tematiche “Anci -Conai”.
(1) La prima indagine IC26 fu avviata nel 2005 e si concluse nel 2008.
(2) L’indagine IC49 smentisce o ridimensiona alcune delle affermazioni più ricorrenti apparse negli anni sui media. Tra gli esempi l’avvenuto raggiungimento degli obiettivi di legge di recupero e riciclo degli imballaggi (Pag. 172, punto 599 IC49) e i diversi benefici che scaturirebbero dall’esclusivo operato del sistema consortile per Comuni, ambiente e l’economia. Da una lettura attenta si evince inoltre come sia possibile ottenere da noi quelle “performances dell’attività di riciclo italiane in linea con i migliori dati degli altri Paesi avanzati, ma con costi, per il sistema delle imprese, minori della media europea” di cui i Consorzi si fregiano in Europa.
-Leggi anche il punto di vista dei riciclatori del settore plastica espresso dall’associazione Assorimap e dei riciclatori indipendenti. 

fonte: http://comunivirtuosi.org