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In Polonia una fabbrica di materiali innovativi per le batterie delle auto elettriche

Sarà realizzata dalla multinazionale inglese Johnson Matthew grazie anche al finanziamento della Banca europea per lo sviluppo. Prende forma la filiera industriale europea nel campo delle batterie?



Si moltiplicano gli investimenti europei in nuove fabbriche di batterie per le auto elettriche, tanto da arrivare in Polonia, paese finora più noto per il massiccio impiego di carbone, invece che per il suo impegno nelle energie pulite.

In una nota della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (nell’acronimo inglese EBRD, European bank for reconstruction and development), si legge di un prestito complessivo da 135 milioni di euro, destinato alla costruzione di una fabbrica di componenti innovativi per batterie al litio in Polonia.

Più precisamente, 90 milioni di euro arriveranno dalla stessa EBRD, e altri 45 milioni dalla banca tedesca KfW IPEX-Bank.

Destinatario dei finanziamenti è il gruppo Johnson Matthey, multinazionale inglese specializzata nella chimica e nelle tecnologie sostenibili, che li userà per sviluppare uno stabilimento a Konin, il primo al mondo a produrre la nuova generazione di materiali per il catodo delle batterie, sviluppata dalla società con sede a Londra.

L’azienda ha diffuso pochi dettagli sulle caratteristiche di questi materiali, battezzati eLNO.

In particolare, si parla di una percentuale molto limitata di cobalto nella composizione chimica e di un’elevatissima densità energetica, che secondo Johnson Matthey consentirà di aumentare parecchio l’autonomia dei veicoli elettrici.

La fabbrica di Konin, la cui costruzione è già iniziata quest’anno, entrerà in funzione nel 2022 con una capacità pari a 10.000 tonnellate/anno di eLNO, sufficienti per circa 100.000 vetture plug-in a batteria, con il potenziale di fare economie di scala fino a decuplicare il livello produttivo, portandolo a 100.000 tonnellate/anno.

Più in generale, Johnson Matthey punta a creare una filiera delle batterie a basso impatto ambientale, utilizzando energie rinnovabili e rifornendosi di materie prime – litio, cobalto, nickel – provenienti da miniere “etiche”.

Infatti, ricordiamo che uno dei problemi principali del cobalto è la sua provenienza da siti minerari, perlopiù in Congo, in cui non si rispettano le condizioni di salute e dignità dei lavoratori.

Nei giorni scorsi è stata la svedese Northvolt a raccogliere nuovi finanziamenti per 1,6 miliardi di dollari che serviranno a realizzare due super-stabilimenti di celle/batterie al litio, in Svezia e Germania; la prima gigafactory, quella di Skelleftea, sarà operativa nel 2021 con una capacità massima annuale di 40 GWh.

Sta così prendendo forma – con questa e altre iniziative nell’ambito della Battery Alliance europea e della Global Battery Alliance (di cui fa parte Johnson Matthey) – quella filiera industriale europea nel campo delle batterie, che proverà a contrastare l’attuale dipendenza dai fabbricanti esteri, soprattutto asiatici.

Secondo Bruxelles, saranno necessarie 10-25 gigafactory al 2025 nel nostro continente per soddisfare la crescente domanda di batterie e competere con i produttori stranieri, in particolare asiatici.

fonte: www.qualenergia.it



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Perché il coronavirus non deve minare la lotta ai cambiamenti climatici

Dalla Polonia alle compagnie aeree, si moltiplicano le voci di chi, di fronte alla crisi del coronavirus, vuole ritardare gli sforzi per il clima.





A causa dell’epidemia di coronavirus, le nostre economie si ritroveranno indebolite. Le aziende non avranno sufficienti fondi per poter investire. E alcuni importanti progetti nel settore dell’energia saranno ritardati o sospesi. Questi sono problemi reali, che presto saremo chiamati ad affrontare. Di conseguenza, raggiungere i nostri obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici diventerà difficile”. Suona come una resa la dichiarazione rilasciata all’agenzia Reuters il 25 marzo dal ministro dell’Ambiente della Polonia.
La Polonia: “Col coronavirus non possiamo raggiungere gli obiettivi climatici”


Ovvero da una delle nazioni che maggiormente deve impegnarsi per rendere sostenibile il proprio sistema produttivo. Il paese europeo è ancora, infatti, fortemente dipendente dal carbone, la fonte di energia fossile più dannosa in assoluto in termini di emissioni di gas ad effetto serra.



Lo stand della Polonia alla Cop 24 di Katowice, nel 2018, era colmo di carbone. Messo in mostra dal governo di Varsavia come fosse una soluzione per combattere i cambiamenti climatici © Italian Climate Network

Basti pensare che in Polonia è presente circa la metà delle 237mila persone che lavorano nel settore carbonifero in Europa. Per questo da anni vengono esercitate pressioni sul governo di Varsavia affinché faccia la propria parte nello sforzo di limitazione della crescita della temperatura media globale.


Le compagnie aeree chiedono di sospendere l’ecotassa sui biglietti


Il rischio è che, ora, l’emergenza coronavirus possa, in nome della necessità di rilanciare le economie, far passare in secondo piano la transizione ecologica. Convinendo che sia necessario limitare gli sforzi di salvaguardia del clima. Un rischio mortale, dal quale occorre difendersi a tutti i costi.

Gli “appelli” anti-ecologisti, d’altra parte si moltiplicano. Jennifer Janzen, portavoce di Airlines4Europe, associazione che rappresenta 16 compagnie aeree europee, ha già chiesto ai governi di sospendere l’introduzione di un’ecotassa sui biglietti aerei. E, come riferito dalla stessa Reuters, “alcuni diplomatici a Bruxelles hanno segnalato la necessità di ripensare i programmi climatici a causa del terremoto economico”. Uno di loro ha dichiarato, facendo riferimento al Green new deal: “Semplicemente, non abbiamo abbastanza soldi per fare tutto”.



Alcune compagnie aeree cominciano a chiedere di sospendere l’introduzione di ecotasse sui biglietti aerei, in ragione della crisi economica che verrà provocata dal coronavirus © Pixabay

La transizione ecologica è un’occasione unica per rilanciare le economie

La realtà, però, è che proprio puntando sulla transizione ecologica si potrebbero generare milioni di nuovi posti di lavoro. Così, proprio la crisi del coronavirus potrebbe rappresentare l’occasione per virare decisamente verso un futuro sostenibile. È in questo senso che dovrebbe essere sfruttata, ad esempio, la decisione dell’Unione europea di sospendere i vincoli di bilancio imposti dal “Patto di stabilità”, liberando risorse per politiche cosiddette “anti-cicliche”, cioè in grado di contrastare la spinta recessiva.

Ed è in questo senso che si dovrebbero orientare i 750 miliardi di euro di sostegno in arrivo – sotto forma di acquisto di titoli obbligazionari pubblici e di aziende – dalla Banca centrale europea. Altrimenti, il mondo si salverà dal coronavirus, ma continuerà a correre contro un muro chiamato crisi climatica.

fonte: www.lifegate.it

Greenpeace rintraccia in Polonia 45 tonnellate di rifiuti italiani

La denuncia degli attivisti: "Cento balle di plastica destinate al riciclo sono state abbandonate in un distributore dismesso". Le autorità polacche: "Rifiuti illegali"




Quarantacinque tonnellate di plastica italiana alle spalle di un distributore di benzina dismesso. Nell'area di Gliwice, sud della Polonia. Le ha trovate Greepeace Italia, che all'inizio di settembre aveva già individuato un sito illegale di stoccaggio nella provincia di Smirne, in Turchia. La questione seria è che le ultime cento balle ammassate a Gliwice, di cui appunto almeno cinquanta di provenienza italiana, sono rifiuti riciclabili con ogni probabilità prodotti nel nostro Paese.   




La squadra investigativa di Greenpeace è salita a Gliwice e ha documentato la presenza di etichette "di noti prodotti italiani" passati, come rifiuto, dall'impianto italiano della ditta Di Gennaro spa, centro di selezione con sede a Marcianise, area industriale del Casertano, che opera anche per Corepla, il Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo.


Montagne di rifiuti italiani abbandonati in Polonia, il video denuncia di Greenpeace


"Quello che abbiamo documentato in Polonia è inaccettabile e vanifica gli sforzi quotidiani di migliaia di cittadini nel separare e differenziare correttamente i rifiuti in plastica", dice Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. "Questo caso conferma che il sistema non riesce a gestire in modo appropriato l'enorme quantità di rifiuti in plastica. Riciclare non è la soluzione, è necessario ridurre subito la produzione a partire dalla frazione di difficile riciclo, l'usa e getta".

La spedizione effettuata dall'azienda Di Gennaro, tramite l'intermediario Agf Umbria, da sedici mesi è al centro di un contenzioso tra Polonia e Italia. A giugno 2018 l'Ispettorato generale per la protezione ambientale polacco (Gios), in un dossier che ha condiviso con la stessa associazione ambientalista, ha contestato alcune anomalie nella spedizione: lo scarico dei rifiuti in un sito diverso da quello indicato nei documenti, per esempio, e un'errata attribuzione del Codice europeo del rifiuto (Cer). Le autorità polacche hanno definito il trasporto di rifiuti "illegale". Nel luglio e nel novembre 2018 l'ente polacco ha inviato due lettere alla Regione Campania. Per l'Uod, Autorizzazioni ambientali e rifiuti di Napoli, tuttavia, "le balle ritrovate sono state recuperate secondo la legge". Dello stesso avviso, spiega Greenpeace, sono le aziende Agf Umbria e appunto Di Gennaro.

"Sulla carta è previsto che chi produce un rifiuto debba anche avere comunicazione su come sia stato smaltito. Questo avviene affidandosi ai documenti, ma un controllo di tutte queste fasi non sempre c'è", ha commentato Roberto Pennisi, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia.


fonte: www.repubblica.it

In Polonia eco-prestiti per spingere il fotovoltaico domestico

La proposta del viceministro all’Energia Grzegorz Tobiszowski, prevede finanziamenti  fino a 11mila euro per l’acquisto e istallazioni di pannelli solari



















Per spingere il fotovoltaico domestico e su piccola scala la Polonia sceglie una doppia leva economica. Al sistema di feed-in-tariff, approvato nel 2015 nella prima legge polacca sulle energie rinnovabili, e a quello degli sgravi fiscali, oggi il Paese intende aggiungere anche una seconda misura di sostegno: gli ekopożyczka, letteralmente eco-prestiti. A rivelarlo è il viceministro all’Energia, Grzegorz Tobiszowski, in una recente conferenza stampa dedicata alla presentazione del documento “Politica Energetica della Polonia al 2040” o PEP2040.
Secondo la proposta presentata Tobiszowki i futuri eco prestiti polacchi offriranno fino a 50.000 PLN (ossia circa 11.600 euro) per sostenere il fotovoltaico domestico. Il finanziamento può essere chiesto sia per l’acquisto dell’impianto che per i lavori di assemblaggio dei pannelli. Il prestito dovrà essere rimborsato in 10 anni e avrà un tasso di interesse del 4,99% e una commissione dello 0,99%.
Nel 2016, abbiamo introdotto soluzioni per facilitare lo sviluppo di micro impianti micro-solari, grazie ai quali il mercato fv polacco ha iniziato a svilupparsi in maniera dinamica”, ha spiegato Tobiszowski. “L’introduzione di norme aggiuntive rafforzare lo sviluppo delle installazioni su piccola scala, sviluppate dal gruppo interministeriale presieduto dal ministro Jadwiga Emilewicz, consentirà di migliorare ulteriormente la crescita dei prosumer”. Alla fine del 2018, erano operative in Polonia 54.214 micro-installazioni – in aumento dell’88 per cento rispetto a fine 2017 e addirittura del 235 per cento rispetto a fine 2016 – con una capacità totale di 343 MW (dati del Ministero dell’Energia). Le cifre relative al primo trimestre del 2019 mostrano un ulteriore incremento delle dinamiche in questo settore: la capacità installata è lievitata di oltre 72 MW raggiungendo i 415 MW totali, mentre il numero di unità installate è aumentato di oltre 11.000 impianti.

Il solare, nello specifico, e le rinnovabili, più in generale, rivestono un ruolo importante nel PEP2040,nonostante il documento sia fortemente incentrato su carbone e nucleare. In questo senso, il programma polacco cerca di migliorare il funzionamento del mercato per i prosumer individuali e per l’industria aprendo per la prima volta alle cooperative e alle comunità energetiche.

fonte: www.rinnovabili.it

COP25 sul clima: l’ONU annuncia la roadmap

Nel corso del 2019, e prima della COP25, i rappresentanti degli Stati membri saranno coinvolti in alcuni eventi chiave, che puntano a raddoppiare gli impegni e le ambizioni a livello nazionale e ad assicurare l’inclusione di diversi gruppi nel processo di azione per il clima

















Il 2019 sarà un anno critico per l’azione climatica per questo le Nazioni Unite, in vista della COP25, in programma per il prossimo settembre in Cile, annunciano una roadmap per arrivare preparati a uno degli eventi più importanti sul clima a livello globale. Il Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU, Maria Fernanda Espinosa, ha dichiarato che, con l’imminente scadenza del raggiungimento dei primi obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che per il Segretario Generale António Guterres è “il piano delle Nazioni Unite per la pace, la giustizia e la prosperità su un pianeta sano”, il mondo si trova a un bivio. Due terzi di questi obiettivi, ha riferito la Espinosa, dipendono dagli obiettivi climatici e ambientali ed è necessario che gli impegni per raggiungere quanto stabilito dagli Accordi di Parigi del 2015 su gestione delle emissioni di gas a effetto serra, mitigazione, adattamento e finanziamento, che entreranno in vigore nel 2020, vengano almeno quintuplicati.

Nel corso del 2019, e prima della COP25, i rappresentanti degli Stati membri saranno coinvolti in alcuni eventi chiave, che puntano tutti a raddoppiare gli impegni e le ambizioni a livello nazionale e assicurare l’inclusione di diversi gruppi nel processo di azione per il clima. Il 28 marzo si svolgerà l’Assemblea generale ad alto livello sul clima e lo sviluppo sostenibile per tutti, che intende consolidare il successo della COP24 di Katowice e il regolamento stabilito in quella sede per segnalare le emissioni e i progressi compiuti nel loro taglio, ogni anno a partire dal 2024; l’incontro accoglierà i rappresentanti del settore privato, della società civile e dei giovani, gruppo, quest’ultimo, per la Espinosa ricco di entusiasmo e che sarà maggiormente colpito da un mondo in riscaldamento. Il 30 giugno, invece, è in programma un evento di “inventario” ad Abu Dhabi, seguito da un forum politico di alto livello, durante il quale si procederà a un riesame dei progressi compiuti nella realizzazione dell’obiettivo di sviluppo sostenibile 13 (“azione urgente per combattere i cambiamenti climatici e il suo impatto”). L’anno sarà completato dalla Conferenza sul clima COP25 del 2019, che si svolgerà in Cile. 

Come sostenuto dalla Espinosa, il multilateralismo è l’unico strumento efficace per combattere il cambiamento climatico, che è una delle principali sfide del mondo e può essere superato solo con contributi costruttivi da parte di tutti. “Se vuoi andare veloce – ha detto la Espinosa, concludendo con un proverbio – vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme. Viaggiamo insieme su questa strada”.

L’ambasciatore Luis Alfonso de Alba, l’inviato speciale dell’ONU che fornirà leadership, guida e direzione strategica al vertice sul clima 2019 e coinvolgerà i leader strategici dei cambiamenti climatici, inclusi i governi e le coalizioni, per stimolare l’azione climatica in vista dell’evento, ha aggiunto che il mondo sta cadendo ben al di sotto degli obiettivi di lotta al cambiamento climatico, con solo circa un terzo del lavoro necessario attualmente completato, e ha chiesto un aumento delle ambizioni, ricordando ai delegati che sono rimasti solo tra 10 e 12 anni per raggiungere gli obiettivi. L’inviato speciale ha aggiunto che, nonostante le sfide, deve essere dato un segnale ottimistico: è possibile contrastare il cambiamento climatico, godere della crescita economica e sradicare la povertà.

fonte: www.rinnovabili.it

COP 24 sul clima: A Katowice si rincorre Parigi

In chiusura la prima settima di negoziati dell’UNFCCC: si lavora sul testo da presentare ai responsabili politici ma i temi finanziari rallentano i colloqui



















Giovedì 6 dicembre è ricorso un anniversario importante:  la giornata ha segnato i 30 anni da quando l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la sua prima risoluzione sui cambiamenti climatici, con cui è stata approvata l’istituzione del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (UNFCCC) La preoccupazione che emerge dal quel primo documento sulla “protezione del clima globale per le generazioni presenti e future dell’umanità” è la stessa che si respira oggi nell’International Conference Centre di Katowice, in Polonia, dove fino al 14 dicembre si tiene la 24esima Conferenza della Parti (COP24) sui cambiamenti climatici.

Da lunedì i delegati di quasi 200 Paesi sono a lavoro sul regolamento per l’attuazione del Paris Agreement, vale a dire un insieme di norme tecniche che ne garantisca l’entrata in vigore dal 2020. Si va dalle disposizioni riguardanti la trasparenza, la contabilità e la conformità degli impegni all’uso di meccanismi basati sul mercato, passando per la valutazione periodica dei progressi collettivi.
I negoziatori stanno finalizzando i vari contributi con l’obiettivo di ottenere un primo testo entro domani e riassumere il tutto in un documento di 300 pagine per i responsabili politici che affronteranno la seconda settimana del summit. Far convergere gli interessi di ogni parte in una posizione comune richiede un delicato gioco di equilibri, soprattutto se si pensa alle posizioni di potenze come Arabia Saudita, Stati Uniti e Brasile.
Anche per questo motivo, nei primi sei giorni di COP 24 i progressi negoziali sono molti ma lenti. Ora ad esempio, c’è una prima bozza su quello che dovrebbe esserci nei piani d’impegno climatico, i cosiddetti contributi determinati a livello nazionale (NDC): 9 pagine con 188 parentesi quadre (che indicano aree di disaccordo) che riportano ad oggi le principali caratteristiche degli NDC e il sistema di contabilizzazione, stando allanalisi di Carbon Brief. Manca invece un nuovo testo sui “tempi comuni” per gli impegni dei Paesi.

A frenare la spinta negoziale è però, in modo particolare, il tema della finanza climatica come spiega bene Climate Home News. Il problema principale è sempre lo stesso: gli aiuti ai Paesi poveri. L’originale testo di 19 pagine e 408 parentesi quadre è stato convertito in due distinte bozze di progetto per un totale di 11 pagine e 185 parentesi, con molti punti lasciati in sospeso.
La cosa certa è che le economie più ricche dovranno versare 100 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti per il clima, pubblici e privati, ​​a partire dal 2020. Quello che ancora non è chiaro è come gestire e rendicontare questo obbligo. Se da un lato alcuni dei Paesi in via di sviluppo vorrebbero che i fondi fossero stanziati assieme ai piani nazionali per il taglio delle emissioni, per gli Stati dell’Unione Europea e il resto delle economie sviluppate legare il proprio bilancio nazionale al diritto internazionale rimane un problema non da poco. Ma come ha ricordato ieri Gebru Jember Endalew, presidente delle delegazioni dei Paesi meno sviluppati “Rappresentiamo quasi un miliardo di persone, quelle meno responsabili dei cambiamenti climatici, ma tra le più vulnerabili ai suoi effetti. Più le nazioni povere dovranno aspettare il sostegno finanziario, maggiore sarà il costo”.

fonte: www.rinnovabili.it

Riscaldamento del pianeta, “minaccia per l’umanità mai così grave”

L’allarme è stato lanciato dalla responsabile Clima dell’Onu, Patricia Espinosa, in apertura conferenza Cop24 in Polonia















La minaccia per l’umanità che arriva dal riscaldamento del pianeta «non è mai stata così grave», e questo deve spingere a «fare molto di più». È il messaggio lanciato dalla responsabile Clima dell’Onu, Patricia Espinosa, all’apertura della conferenza Cop24 a Katowice, in Polonia. «Quest’anno sarà probabilmente uno dei quattro anni più caldi mai registrati. L’impatto del cambiamento climatico non è mai stato peggiore. Questa realtà ci dice che dobbiamo fare molto di più, la Cop24 deve renderlo possibile», ha sostenuto di fronte ai rappresentanti di 195 Paesi. 

Il summit sul clima ospitato in Polonia arriva in un momento cruciale, con i Paesi più poveri che fanno pressioni affinché quelli più ricchi e sviluppati onorino le promesse fatte a Parigi nel 2015 quando si impegnarono a mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, puntando a limitarlo a 1,5 C. Gli effetti del cambiamento climatico sono già visibili, con incendi letali, ondate di calore e uragani resi più distruttivi dall’innalzamento dei mari. 

I presidente delle precedenti conferenze hanno esortato gli Stati a intraprendere «un’azione decisa per affrontare queste minacce urgenti». «Gli impatti del cambiamento climatico stanno aumentando a un punto difficile da ignorare», ha sottolineato in un comunicato congiunto, chiedendo «profonde trasformazioni alle nostre economie e società». 

Il 2018 era stata allora indicata come scadenza per adottare un programma di lavoro per attuare gli impegni presi: da qui, la necessità in occasione della riunione a Katowice che i 183 paesi firmatari adottino una serie di regole accettabili per tutti. Un obiettivo lontano dall’essere raggiunto, anche alla luce dell’uscita unilaterale degli Stati Uniti dall’intesa. Una decisione che è stata ribadita ieri nel documento finale della riunione del G20 a Buenos Aires, nel quale tuttavia si è anche fatto riferimento all’accordo di Parigi come «irreversibile». 

Uno dei nodi principali è come finanziare la lotta al cambiamento climatico: i Paesi sviluppati si sono impegnati a mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 per finanziare le politiche delle nazioni in via di sviluppo. Nonostante i flussi di denaro stiano aumentando secondo l’Ocse, molti Paesi del Sud chiedono impegni più chiari per mantenere questa promessa. 

fonte: https://www.lastampa.it

Con People’s Seat, la COP24 è a portata di tutti

Con l’iniziativa People’s Seat le Nazioni Unite vogliono coinvolgere le persone di tutto il mondo a partecipare alla COP24, inviando messaggi che saranno consegnati ai leader presenti da Sir David Attenborough
















Un’opportunità per le persone di tutto il mondo di partecipare alla discussione sui cambiamenti climatici più importante di questo secolo, la COP24. Con l’iniziativa People’s Seat il Segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) intende portare la voce della gente alla conferenza sui cambiamenti climatici, la COP24, che si tiene a Katowice dal 2 al 14 dicembre prossimi. L’idea, infatti è quella di coinvolgere milioni di sostenitori in tutto il mondo nell’invio di messaggi che saranno consegnati ai leader presenti alla conferenza dal famoso naturalista Sir David Attenborough, che la definisce un’azione senza precedenti necessaria per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. “Incoraggio tutti a prendere posto e a dire la sua – ha detto Attenborough – in modo che l’indirizzo del popolo rappresenti davvero un mix di voci provenienti da tutto il mondo”.

L’iniziativa è stata accolta con favore anche dal Segretario di Stato della Polonia e Presidente in carica della COP24, Michal Kurtyka, che ha ricordato quanto la Conferenza sui cambiamenti climatici intenda incoraggiare l’apertura, l’ascolto e la piena partecipazione della società civile agli sforzi globali per affrontare i cambiamenti climatici. L’appuntamento, dunque, è per tutti per la sessione plenaria di apertura della COP24, che ci sarà il 3 dicembre. La COP24 punta a concordare un piano di attuazione collettiva per l’Accordo di Parigi 2015 e aumentare le ambizioni per raggiungere i suoi obiettivi. Chiunque desideri dire la sua sull’urgente necessità di agire per combattere i cambiamenti climatici può farlo utilizzando l’hashtag #TakeYourSeat su Twitter.

The People’s Address farà scattare anche un’altra iniziativa per coinvolgere i cittadini globali: l’ActNow Bot, tramite l’account Facebook Messenger delle Nazioni Unite, il cui obiettivo è quello di far circolare le informazioni sulle azioni quotidiane che chiunque può intraprendere nella vita di tutti i giorni, come prendere il trasporto pubblico o mangiare meno carne, e tenerne traccia per mettere in evidenza l’impatto che un’azione collettiva può avere su una questione così critica.

fonte: www.rinnovabili.it

Sergio Mattarella e altri 15 presidenti lanciano appello per il clima in vista della Cop 24

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, insieme ad altri 15 capi di Stato e di governo, lancia un appello in vista della Cop 24 di Katowice: è l'ultima occasione per salvare il pianeta.















“Il cambiamento climatico è la sfida chiave del nostro tempo. La nostra generazione è la prima a sperimentare il rapido aumento delle temperature in tutto il mondo e probabilmente l’ultima che effettivamente possa combattere l’imminente crisi climatica globale”. Comincia così, con una importante presa d’atto, il documento che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato oggi, insieme ad altri 15 capi di Stato e di Governo europei: una dichiarazione d’intenti che sarà portata a Katowice, in Polonia, dove dal 3 al 14 dicembre prossimi è in programma la Cop24, la conferenza delle Nazioni Unte sul cambiamento climatico.

Le attuali misure non bastano

Il presidente Mattarella, insieme ai presidenti di altri importanti paesi tra cui Germania, Austria, Paesi Bassi, Ungheria, Portogallo, Svizzera Svezia, ma anche Cipro, Finlandia, Grecia, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania e Slovenia, ha convenuto nella dichiarazione sull’importanza degli accordi raggiunti nel 2015 dalla Cop 21 di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali, ma ha riconosciuto che, come già sottolineato dal rapporto del Panel intergovernativo sul climate change sull’impatto di un riscaldamento globale pari a 1,5 gradi, “le attuali misure adottate dalla comunità internazionale non sono sufficienti a raggiungere gli obiettivi a lungo termine stabiliti nell’accordo”. Dunque, “bisogna fare di più e l’azione deve essere rapida, decisiva e congiunta”.
I 16 capi di Stato e di Governo si dicono “convinti che efficaci misure per la lotta ai cambiamenti climatici non siano solo necessarie di per sé, ma anche che queste creeranno ulteriori benefici collaterali e nuove opportunità per le nostre economie e società. Siamo convinti che l’adozione di misure sostanziali ci aiuterà a guidare il nostro pianeta verso un futuro sicuro, pacifico e prospero”.

A Katowice la Cop 24 per costruire il futuro

In questo contesto, la Cop 24 offre alla comunità internazionale una possibile per agire immediatamente ed approntare un piano d’azione futuro, e secondo Mattarella e gli altri leader non c’è tempo da perdere:  “Sulla Cop 24 in Polonia grava una particolare responsabilità – scrivono – Sulla base delle competenze scientifiche e tecniche e dei mezzi finanziari che il mondo oggi possiede, abbiamo l’obbligo collettivo nei confronti delle generazioni future di fare tutto ciò che è umanamente possibile per fermare i cambiamenti climatici e per rispondere ai loro perniciosi effetti. Facciamo appello alla comunità internazionale e a tutte le parti dell’accordo di Parigi: agiamo insieme, in modo deciso e rapido per fermare la crisi climatica globale”.

Leggi anche: 12 anni per agire o il clima impazzirà

Per questo i leader invitano tutte le parti in causa, ovvero l’Onu, gli Stati e l’Unione europea, “a rivedere i propri contributi nazionali alla luce dei risultati della relazione speciale dell’Ipcc, al fine di aggiornare i rispettivi contributi entro il 2020, incrementando così il livello globale di ambizione nell’affrontare la sfida climatica e a formulare e comunicare, al più tardi entro il 2020, le proprie strategie di sviluppo sulle emissioni di gas a effetto serra, valide sino alla metà del secolo e per il periodo successivo”.
cop 23 bonn
Le autorità riunite per la Cop 23 a Bonn, nel 2017 © Lukas Schulze/Getty Images

La chiusura della dichiarazione è un invito a considerare il cambio di rotta non soltanto come  una necessità: “Cogliamo le molteplici opportunità che le misure per combattere i cambiamenti climatici comportano e plasmiamo un futuro positivo per il nostro pianeta. Lasciamo in eredità ai nostri figli e alle generazioni future un mondo degno di essere vissuto” dicono Mattarella e gli altri: fare di necessità virtù in pratica, aprendo le porte a una economia di tipo circolare basata sul riciclo e sull’utilizzo di energie pulite e rinnovabili che possono costituire una nuova fonte di ricchezza, oltre che di salvezza per il pianeta.
fonte: https://www.lifegate.it