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"L'inquinamento da plastica è un problema di giustizia sociale", avverte il nuovo rapporto

 

L'inquinamento da plastica non è solo una minaccia per la vita non umana come le tartarughe e le balene. È anche un grave problema di giustizia ambientale .


Questa è la conclusione di un nuovo rapporto pubblicato martedì dal Programma ambientale delle Nazioni Unite e Azul senza scopo di lucro per la giustizia oceanica, intitolato Neglected: Environmental Justice Impacts of Plastic Pollution.

"L'inquinamento da plastica è un problema di giustizia sociale", ha detto in un comunicato stampa il coautore del rapporto e fondatore e direttore esecutivo di Azul, Marce Gutiérrez-Graudiņš . "Gli sforzi attuali, limitati alla gestione e alla riduzione dell'inquinamento da plastica, sono inadeguati per affrontare l'intera portata dei problemi che la plastica crea, in particolare i disparati impatti sulle comunità colpite dagli effetti dannosi della plastica in ogni punto, dalla produzione allo spreco".



Il rapporto fornisce diversi esempi di come la plastica danneggia le comunità vulnerabili, secondo UN News .

Produzione: la plastica proviene dal petrolio e l'estrazione del petrolio può essere un processo altamente dannoso e inquinante. Le comunità indigene sono sfollate per trivellazioni petrolifere, il fracking inquina l'acqua potabile e le raffinerie di petrolio rappresentano un rischio per la salute delle comunità afroamericane lungo la costa del Golfo degli Stati Uniti.

Uso: le donne hanno maggiori probabilità di essere esposte alle tossine derivanti dall'uso della plastica, che è predominante nei prodotti domestici e femminili.

Smaltimento: la plastica smaltita in modo improprio finisce negli ecosistemi marini, dove minaccia il sostentamento di coloro che si affidano alla pesca per sopravvivere e minaccia la salute di coloro che la consumano per errore nei loro frutti di mare. Inoltre, le persone che si guadagnano da vivere raccogliendo rifiuti sono esposte in modo sproporzionato alle sue tossine.


"L'impatto della plastica sulle popolazioni vulnerabili va ben oltre i sistemi di gestione dei rifiuti inefficienti e talvolta inesistenti", ha dichiarato nel comunicato stampa Juliano Calil, autore principale del rapporto e ricercatore senior presso il Centro per l'economia blu. "Inizia con questioni relative all'estrazione di petrolio, attraverso ambienti tossici ed emissioni di gas serra, e ha anche un impatto sulle politiche di distribuzione dell'acqua".

Gli autori del rapporto hanno notato che l'uso della plastica è aumentato solo dall'inizio della pandemia COVID-19 e sta diventando parte di una "tripla emergenza" insieme alla crisi climatica e alla perdita di biodiversità, ha detto UN News.

Per affrontare questi problemi, la relazione ha privilegiato diverse soluzioni. Questi includevano più studi sugli impatti sulla salute della plastica; migliore monitoraggio dei rifiuti di plastica; divieti di plastica monouso; e maggiori investimenti nella gestione dei rifiuti, nel riciclaggio e nel riutilizzo.

In un invito alla stampa che annunciava il rapporto, gli autori si sono anche espressi a favore di un trattato internazionale per porre fine all'inquinamento e alla produzione di plastica, come riportato da Gizmodo . David Azoulay, il direttore del programma sanitario del Center for International Environmental Law che non ha aiutato a scrivere il rapporto, ha affermato che la sua enfasi sui diritti umani potrebbe aiutare a fornire un quadro per un simile trattato.

"Considerare approcci basati sui diritti", ha detto a Gizmodo, "è un passo molto importante per lo sviluppo di un trattato che sviluppi effettivamente soluzioni".

fonte: www.ecowatch.com


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Prosperare con un obiettivo: andare verso un'economia circolare nel 2021

 


L’impegno comune per costruire un’economia più sostenibile non può nasconderci una "inevitabile" realtà: continuiamo a sprecare troppo perché gli attuali modelli economici possano davvero considerarsi sostenibili. Secondo una ricerca delle Nazioni Unite, tra oggi e il 2050 la produzione di rifiuti supererà più del doppio la crescita della popolazione.

Il tradizionale modello di produzione lineare “take, make, dispose” (estrazione, consumo, scarto) non è di fatto più sostenibile. Per creare un'economia adatta alle persone e all'ambiente, è indispensabile trovare un modo efficace per ridurre i consumi, sprecare meno e riciclare di più. Questo modello è conosciuto come "economia circolare".

Solo un'economia circolare può garantire una vera sostenibilità

In un'economia circolare, le aziende aspirano a garantire che ogni processo sia il più efficiente possibile. In HP, la strategia per creare un'economia circolare prevede tre aspetti: riparare, riutilizzare e riciclare. Questi principi risalgono al 1992, anno del lancio del programma aziendale “Design for Sustainability”.

Per ogni output realizzato - che sia un prodotto fisico o un servizio - gli input, come i materiali o l'energia, sono ridotti al minimo per ottenere il risultato desiderato. E quando un prodotto raggiunge la fine del suo ciclo vita, viene scomposto e riciclato in modo da evitare il più possibile che questo finisca in discarica.

Una parte fondamentale di questo processo è la re-invenzione del design del prodotto. In HP, infatti, la sostenibilità è già integrata nel percorso di progettazione. Fin dal primo schizzo, i nostri team valutano la quantità di energia e di materie prime necessarie per la realizzazione, il funzionamento e la gestione del fine vita dei prodotti, così come al modo in cui riciclare più materiale possibile.

Un altro elemento chiave nella realizzazione di un'economia circolare è la creazione di nuovi modelli di business e la riorganizzazione delle supply chain. Passando a modelli basati "as a service" piuttosto che transazionali, le aziende possono collaborare con i clienti per assicurarsi che i prodotti non finiscano in discarica.


Giampiero Savorelli, AD di HP ItalyIn quest'ottica, HP ha riparato e riutilizzato oltre 4,6 milioni di unità hardware e riciclato 528.300 tonnellate di hardware consumabili - con l'obiettivo di riciclare 1,2 milioni di tonnellate entro il 2025. Quasi 1 milione di bottiglie di plastica al giorno vengono convertite in nuove cartucce d'inchiostro, attraverso gli impianti di riciclo di Nashville (USA) e Thurnau (Germania).

La visione di HP comprende progetti globali e anche iniziative locali . Un esempio tutto italiano è rappresentato dalla partecipazione HP al “Bando CONAI per l’Ecodesign degli imballaggi nell’economia circolare – Valorizzare la sostenibilità ambientale degli imballaggi”; l’ edizione 2020 ha visto per il quarto anno consecutivo HP tra i brand vincitori. Questo è un altro importante e significativo risultato, che conferma l’impegno e premia la validità dei progetti HP per la responsabilità sociale e ambientale in Italia.

Nel 2019, HP infatti ha riprogettato molti sistemi di imballaggio delle cartucce di toner HP LaserJet, rimuovendo i tappi terminali in plastica e sostituendoli con cuscini in fibra modellata riciclata al 100%. Ciò riduce drasticamente la quantità di imballaggi in plastica utilizzata e aumenta la quantità di contenuto riciclato usato. Sono state anche ridotte le dimensioni e il peso della scatola, riducendo del 35% la quantità di materiale necessario e aumentando del 43% la densità per pallet.

Il processo di consolidamento di un'economia circolare è anche facilitato da nuove tecnologie industriali come la stampa 3D e l'Internet of Things (IoT). Quando i produttori adottano la tecnologia di stampa HP 3D, per esempio, possono riutilizzare fino all'80% della polvere di stampa in eccesso, riducendo gli sprechi e l'uso delle risorse. L'utilizzo della tecnologia IoT per effettuare la manutenzione anticipata diminuisce i guasti e taglia gli sprechidi energia e materiali, fino al 20%.

Insieme, abbiamo già gli strumenti necessari

Molti degli strumenti necessari alla realizzazione di un modello di economia circolare sono già a nostra disposizione. E numerose aziende li stanno già utilizzando per rendere le loro supply chain più sostenibili.

Tuttavia, la semplice adozione di questi strumenti e pratiche non è sufficiente, è infatti fondamentale la collaborazione con i player di tutta la filiera. HP, per esempio, nel 2018 ha aderito all'iniziativa di NextWave Plastics, per sviluppare la prima rete di supply chain globale per il recupero della plastica potenzialmente destinata all’oceano.

Nel contesto di questo impegno HP ha investito 2 milioni di dollari in una nuova infrastruttura di lavaggio industriale ad Haiti - che è stata completata con successo nel 2020, nonostante le enormi sfide presentate da Covid-19. La struttura raccoglie i rifiuti in plastica provenienti dalle spiagge di Haiti, li lava e li predispone per essere trasformati in prodotti e componenti HP. Questa iniziativa, oltre a rendere i prodotti dell’azienda più sostenibili e a rimuovere i rifiuti dall'ambiente, ha creato opportunità economiche per più di 1.000 haitiani, spesso donne che provvedono alle loro famiglie.

Inoltre, HP ha cooperato con Smart Freight Centre, specializzato nella riduzione delle emissioni relative alla logistica su strada. Nel quadro dell'impegno di HP per una riduzione del 10% delle emissioni di gas serra entro il 2025, la collaborazione ha contribuito ad aumentare del 31% l'efficienza delle spedizioni di laptop HP dall'Asia all'Europa.

Questo ha inoltre incrementato la percentuale di device HP spediti su rotaia dal 2% al 25%. La ferrovia, infatti, rappresenta una modalità di trasporto efficiente dal punto di vista energetico, producendo in media il 76% di emissioni in meno rispetto ai veicoli per il trasporto di merci pesanti che percorrono la stessa distanza con lo stesso carico. Per qualsiasi azienda che voglia seriamente svolgere un ruolo nella realizzazione di un'economia sostenibile post-COVID, una strategia di trasporto multimodale dovrebbe includere la ferrovia.

I servizi e i programmi di raccolta e riciclo possono essere rapidamente implementati dalle aziende per mantenere i rifiuti lontano dalle discariche e all'interno di un modello di economia circolare. In HP, la nostra gamma di programmi e servizi include HP Planet Partners, un programma di riciclo dei materiali di consumo originali HP e hardware e operativo in 76 paesi in tutto il mondo.

L'impatto ambientale rappresenta come mai prima un fattore chiave e un criterio attraverso il quale i tech user effettuano le scelte d’acquisto sulla base dei propri principi green. In questo nuovo contesto, le aziende sono chiamate a ripensare i propri modelli di business, adeguandoli a questi obiettivi e valori – che non sono solo cruciali per i profitti aziendali, ma sono fondamentali per assicurare il futuro del nostro pianeta e delle sue comunità, un fine che ognuno di noi deve abbracciare nel 2021, e oltre.

fonte: www.greencity.it


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Trovate microplastiche anche nell'uomo. "Metà popolazione potrebbe averle"

Un nuovo studio ha trovato residui di polimeri nelle feci umane. L'allarme degli scienziati: possibili collegamenti con malattie gastrointestinali














LE MICROPLASTICHE sono dentro di noi e ne ingeriamo una quantità superiore a quella prevista. Con le otto tonnellate di plastica che ogni anno finiscono negli oceani e con le analisi su pesci, sale da cucina, acqua del rubinetto e perfino quella in bottiglia, tutti contenenti residui percentuali di microplastiche, era inevitabile che anche l'uomo non fosse coinvolto direttamente con questo materiale. Adesso una nuova ricerca portata avanti da scienziati austriaci lo conferma: sono state trovate per la prima volta microplastiche anche nelle feci umane.
 
Minuscole particelle di polimeri entrare grazie alla catena alimentare, probabilmente ingerendo cibo o liquidi contenenti residui di plastica. La conclusione dei ricercatori è ancor più scioccante, anche se deve essere verificata con studi su larga scala: "Le microplastiche potrebbero essere presenti nel 50% della popolazione mondiale".
 
Lo studio per ora è stato effettuato dai ricercatori dell'Agenzia dell'Ambiente austriaca su un piccolo gruppo di otto partecipanti provenienti da Europa, Giappone e Russia. Nelle feci di tutti coloro che sono stati esaminati sono state trovate particelle di microplastiche: ben nove tipi diversi di polimeri su dieci varietà testate. Le più comuni? Polipropilene e polietilene tereftalato. Le dimensioni delle particelle andavano da 50 a 500 micrometri.  
 
In media sono state trovate 20 particelle di microplastiche (in generale si intende tutte quelle inferiori a 5mm) in ogni dieci grammi di feci. Si suppone che possano essere entrate nel corpo umano attraverso la catena alimentare o anche, in qualche modo, per prodotti legati alla cosmesi dove l'uso di microsfere di plastica, anche se presto saranno al bando in Europa, è molto comune. 
 
"Questo è il primo studio nel suo genere e conferma ciò che sospettavamo da tempo,  ovvero che la plastica alla fine raggiunge l'intestino umano" ha spiegato Philipp Schwabl, ricercatore presso l'Università di Medicina di Vienna che ha diretto lo studio,  precisando che i nuovi esami potrebbero indicare anche la possibilità che ci siano collegamenti con malattie gastrointestinali.
 
"Le particelle microplastiche più piccole sono in grado di entrare nel flusso sanguigno, nel sistema linfatico e possono persino raggiungere il fegato" ha detto Schwabl.  "Ora che abbiamo le prime prove di microplastiche negli esseri umani, abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per capire cosa questo significhi per la salute umana."
 
Da stabilire anche se le particelle influenzino la risposta immunitaria del sistema digestivo o veicolino la trasmissione di sostanze tossiche nel nostro corpo. E' stato comprovato ad esempio, nelle microplastiche trovate in mare, che metalli pesanti e policarbonati come il Pcb spesso si attaccano sulla superficie di queste particelle.
 
Gli otto partecipanti allo studio prima del test hanno tenuto un diario della loro dieta alimentare ma come siano "entrate" le particelle resta un mistero: lo studio precisa che i partecipanti non erano vegetariani e sei di loro mangiavano regolarmente pesce. 
 
Gli autori della ricerca hanno sottolineato infine la necessità di continuare a ridurre l'uso di plastica, aumentare il riciclaggio e migliorare lo smaltimento. Se in Italia, a partire dal Ministero dell'Ambiente diventato "plastic free", si stanno adottando vari metodi per cercare di frenare l'inquinamento da plastica, in Gran Bretagna lo stesso processo sta rapidamente accelerando. Monouso e cannucce di plastica potrebbero essere infatti banditi a breve, entro un anno, così come i cotton fioc.
Diverse nazioni hanno già detto addio completamente ai sacchetti di plastica e anche gli Usa, grandi consumatori di plastica, sembrano muoversi in questa direzione. Misure considerate "necessarie" seppur tardive da parte di molti ambientalisti.

fonte: www.repubblica.it