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Presentato al Consiglio Snpa il piano della Commissione Europea “Azzerare l’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo”




Il Consiglio straordinario odierno del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente è stato impreziosito dalla testimonianza di Silvia Bartolini (DG Ambiente, Commissione europea), che ha presentato il Piano della Commissione europea “Azzerare l’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo“.

Il presidente Stefano Laporta ha auspicato che questo confronto privilegiato con una rappresentante della Commissione europea, propiziato da Luca De Micheli (responsabile dell’area relazioni istituzionali, europee ed internazionali di Ispra), possa ripetersi anche in futuro.

In circa mezz’ora Bartolini ha condensato la visione ambientale al 2050 del Vecchio Continente, uno sguardo di prospettiva da cui ripartire per l’attività di tutti i giorni.

“La Commissione europea ha adottato il piano di azione su inquinamento zero, che si propone una visione all’orizzonte 2050: ridurre inquinamento di aria, acqua e suolo a livelli non dannosi per la salute dei nostri cittadini e dei nostri ecosistemi, nel pieno rispetto dei limiti del nostro pianeta.

Questo piano di azione rientra nel green deal europeo ed è l’ultimo tassello di una strategia che guarda a diverse sfide: cambiamento climatico, biodiversità, scarsezza delle risorse. Prende i contributi delle altre sfide, li mette insieme e li completa in una visione olistica per raggiungere l’inquinamento zero al 2050.

Un piano urgente, per due motivi, impatto sui cittadini e ragioni economiche. Dopo il cambiamento climatico i cittadini europei temono l’effetto dell’inquinamento sulla salute; nel 2015 l’inquinamento ha provocato 9 milioni di morti premature (in Europa sono 400mila all’anno); inoltre, la lotta all’inquinamento coincide con la lotta alla disuguaglianza, dal momento che le persone più colpite sono quelle meno abbienti.
Il costo dell’inazione è molto superiore a quello dell’azione. Oggi l’inquinamento dell’aria costa fra i 330 e i 940 miliardi di euro, a seconda dei parametri considerati; le misure per migliorare la qualità dell’aria “solo” 70-80 miliardi/anno. Un aumento di +3°C potrebbe portare a perdite economiche pari a 190 miliardi di euro, e a un aumento del costo dei beni alimentari del 20% al 2050. Prevenire è meglio di curare, e bisogna agire subito, perché non agire costa molto di più.

Nel piano di azione vengono ribaditi principi già presenti nelle politiche ambientali dell’UE: precauzione e prevenzione, e chi inquina paga. Ma bisogna ristabilire le priorità: prevenire alla fonte, minimizzare gli impatti per quanto possibile e solo dopo rimediare, con una responsabilità estesa del consumatore, imputando i costi a chi causa i problemi. In quest’ottica vanno le tasse sulla plastica monouso, i mozziconi di sigarette, la revisione della direttiva acque reflue, dove si andrà anche a vedere come imputare ai produttori di sostanze chimiche e farmaceutiche il rimedio all’impatto residuale che creano.

Chiari gli obiettivi del piano di azione: -55% di morti premature per inquinamento atmosferico, -25% degli ecosistemi in cui l’inquinamento atmosferico minaccia la biodiversità (è una delle 5 minacce che riguardano un milione di specie animali), -50% nell’utilizzo di nutrienti nel suolo e pesticidi chimici, -50% nella produzione dei rifiuti urbani residui, -50% di plastica in mare, -30% microplastiche, -30% di popolazione che soffre cronicamente di inquinamento acustico. Obiettivi ambiziosi e impossibili da raggiungere se non si lavora in diversi settori con approcci integrati, dal momento che è tutto interconnesso e non si può lavorare per compartimenti stagni.

Tre le aree tematiche di riferimento: migliorare la salute e il benessere delle persone, vivere nel rispetto dei limiti del nostro pianeta, cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo i nostri prodotti. Già stabilite le prossime azioni: adesso si implementa e attua la legislazione esistente, nel 2022 verranno revisionate le direttive qualità aria, reflui urbani, lista sostanze inquinanti, emissioni industriali, nel 2023 ambiente marino e acque balneari. In parallelo, bisognerà mettere ordine nel sistema di monitoraggio, concentrato in un prodotto biennale “zero pollution monitoring & outlook”, che darà una fotografia omogenea a livello continentale dello stato di acqua, aria e suolo.

Infine, è creata una piattaforma “zero pollution stakeholder platform”, per far sì che ci si possa parlare e consultare in maniera integrata, discutere quali sono gli impatti esistenti, sostenere e condividere le best practices che si stanno attuando: avere meno nutrienti o pesticidi attraverso l’agricoltura di precisione, la mobilitò intelligente, l’uso di nuove tecnologie. Tutte iniziative che verranno presentate nella settimana verde europea 2021, iniziativa di comunicazione con diverse sessioni per raccontare quali sono gli obiettivi e approfondire cosa faremo”.

Nel dibattito successivo, il presidente Laporta ha ringraziato per gli punti di riflessioni, tecnici e metodologici, ed è stata ribadita da più parti l’importanza della correlazione fra aspetti ambientali e sanitari. Bartolini ha sottolineato come la soluzione delle politiche sanitarie dei cittadini si ritrovi anche in quelle ambientali, ed ha portato quale esempio il monitoraggio dei reflui fognari per la ricerca del Sars-CoV-2, azione pilota per il monitoraggio e la sorveglianza di altre pandemie o sostanze, chimiche, stupefacenti, resistenza agli antibiotici.

fonte: www.snpambiente.it


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Controllo delle sostanze pericolose nelle acque

Avviata la collaborazione tra Arpa FVG e Arpa Umbria













Il Laboratorio di Arpa FVG ha cominciato l’attività analitica sui campioni di acque superficiali e sotterranee, campionati da Arpa Umbria nell’ambito del proprio piano di monitoraggio ambientale.

Le analisi verranno effettuate con cadenza mensile, secondo quanto previsto dallo specifico piano di campionamento di Arpa Umbria, e saranno eseguite a partire dal mese di maggio del 2021 fino ad aprile del 2022, in base a quanto stabilito dall’apposita convenzione stipulata tra le due Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente.

L’attività viene eseguita ai sensi della Direttiva 2000/60/CE, come recepita dai Decreti legislativi 152/2006 e 172/2015, e riguarda più specificatamente il monitoraggio dei Difenileteri bromurati, del Di(2-etilesil)ftalato (DEHP), dei composti del Tributilstagno e dell’Esabromociclododecano (HBCDD).

Il controllo di questi inquinanti emergenti richiede elevate prestazioni analitiche, anche perché la legislazione impone limiti di concentrazione molto bassi.

Per quanto riguarda il Tributilstagno, per esempio, lo Standard di Qualità Ambientale (SQA) è di 0,0002 µg/L, cioè la sua concentrazione non può superare due decimi di miliardesimo di grammo per litro di acqua.

Il metodo analitico utilizzato dal Laboratorio di Arpa FVG per la determinazione di questo inquinante emergente è accreditato ai sensi della norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, e garantisce un limite di quantificazione dieci volte inferiore al SQA.

La convenzione tra Arpa FVG e Arpa Umbria è stata effettuata nello spirito dell’articolo 10 della legge 132/2016, istituente la rete nazionale di laboratori accreditati nell’ambito del SNPA (Sistema Nazionale per la protezione dell’Ambiente), creata anche allo scopo di assicurare economie nelle attività di laboratorio che presentano elevata complessità e specializzazione.

Con l’avvio di questa attività il Laboratorio di Arpa FVG conferma la propria disponibilità a mettere a disposizione delle strutture afferenti al SNPA la sua capacità analitica, dimostrando ancora una volta la sua eccellenza, in particolare nell’ambito del monitoraggio degli inquinanti emergenti, avendo accumulato nel corso degli anni una notevole esperienza in questo settore.

fonte: www.snpambiente.it


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Occorrono sforzi maggiori per ottenere un Mediterraneo più pulito

Rapporto congiunto dell'Agenzia europea e di quella Onu per l'ambiente



Il raggiungimento di un Mar Mediterraneo più pulito richiede una migliore attuazione delle politiche e dati e informazioni ambientali migliorati, secondo il rapporto congiunto dell'Agenzia europea dell'ambiente EAEA) e del Piano d'azione mediterraneo del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP / MAP) "Verso un Mar Mediterraneo più pulito: un decennio di progressi".

Il rapporto fa il punto sui progressi compiuti e sulle sfide future nell'iniziativa dell'Unione per il Mediterraneo Horizon 2020 per un Mediterraneo più pulito (H2020).

Secondo il rapporto, gli attuali interventi sono efficaci per tenere il passo con le crescenti pressioni ambientali, ma la loro portata potrebbe non essere sufficiente per migliorare lo stato ambientale del Mediterraneo. Questo messaggio principale è coerente con i risultati del "Rapporto sullo stato dell'ambiente e dello sviluppo nel Mediterraneo" che sarà presto pubblicato da Plan Bleu, un Centro di attività regionale del sistema UNEP / MAP-Convenzione di Barcellona.



Il riciclaggio non riesce a tenere il passo con l'aumento della produzione di rifiuti in diversi paesi della sponda meridionale del Mediterraneo, a causa del costo relativamente elevato rispetto allo scarico aperto.

Allo stesso modo, il rapporto mostra che l'accesso a servizi igienico-sanitari gestiti in modo sicuro sta aumentando lentamente, ma almeno 5,7 milioni di persone nelle aree urbane e 10,6 milioni di abitanti rurali non hanno ancora accesso a sistemi igienico-sanitari migliorati.

Un'altra area che necessita di attenzione è la gestione integrata dell'inquinamento, comprese ad esempio politiche efficaci di riutilizzo dell'acqua che affronterebbero la crescente domanda e la diminuzione della disponibilità di acqua.



Nonostante gli sforzi per la transizione verso approcci circolari, importanti settori economici si basano ancora su modelli di business lineari che fanno affidamento su un consumo di risorse e catene di approvvigionamento non sostenibili.

La relazione rileva inoltre la necessità di una gestione più efficace dei rifiuti pericolosi. Finanziamenti adeguati e capacità di costruzione per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi in tutto il bacino sono sia critici che urgenti.

Una delle sfide principali è che il panorama politico complesso ed eterogeneo della regione rende difficile affrontare le sfide ambientali in modo olistico. La relazione chiede una migliore applicazione delle politiche, che richiede informazioni ambientali più solide e condivise, nonché lo sviluppo di capacità a livello locale, nazionale e regionale. Sebbene i sistemi di dati regionali siano migliorati in modo significativo, il rapporto indica che c'è stato uno scarso miglioramento nella disponibilità e nella qualità dei dati a livello nazionale.

Per approfondimenti leggi Verso un Mar Mediterraneo più pulito: un decennio di progressi

fonte: www.arpat.toscana.it


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